Calore solare come risorsa strategica per i target energetici: perché non lo stiamo spingendo abbastanza? Se lo chiedono i player del settore rappresentati da Solterm Italia, Associazione Italiana Solare Termico, fondata circa un anno fa proprio per dare voce a un settore, quello delle rinnovabili termiche, ancora poco “ascoltato” da mercato e decision maker.
Un settore che, al contrario, ha molto da dire in tema di mix di rinnovabili sui consumi finali di energia. Considerando che non esiste solamente il vettore elettrico: il 50% di tali usi è legato al calore e solo il 10% del fabbisogno termico risulta coperto da fonti rinnovabili. Insomma, un elevatissimo potenziale di decarbonizzazione e di opportunità per l’autoconsumo e per la filiera italiana. Riflessioni, scenari e proposte confluiti nel position paper “Il solare termico per la transizione energetica in Italia” curato da Riccardo Battisti e dal direttivo di Solterm Italia e presentato ufficialmente a KEY – The Energy Transition Expo.
“La diversificazione è cruciale per costruire un sistema energetico resiliente, capace di prevenire concentrazioni di potere, squilibri economici e dipendenze industriali – spiega Zeno Benciolini, presidente Solterm Italia, nella presentazione del position paper a KEY 2025 -. Il solare termico offre oggi la più alta densità di energia per unità di superficie impiegata”. Senza nulla togliere ai vantaggi e ai traguardi del fotovoltaico, dunque, la diffusa tendenza all’elettrificazione non può risolvere, da sola, tutte le sfide della transizione energetica.
Il 74% del fabbisogno dell’industria è rappresentato dal calore. La metà di questa percentuale riguarda applicazioni a media e bassa temperatura, possibile appannaggio delle tecnologie per il solare termico già ampiamente disponibili. Allo stesso modo, oltre il 60% del fabbisogno energetico degli edifici riguarda il calore, quasi interamente a bassa temperatura.
Il solare termico non si pone più come una soluzione tra tante, bensì in qualità di componente vincente all’interno di una strategia energetica completa. Non per competere o sostituire altre tecnologie, ma per integrarsi sinergicamente a esse, contribuendo a rendere i sistemi più efficienti. Solterm evidenzia, come punto di partenza di un’analisi approfondita, quattro motivi per cui vale la pena dare più spazio a questi impianti:
In Europa non è una novità. Si contano 41 GW di potenza termica, tra tetti e suolo. Una realtà ampiamente diffusa e sicura chiamata a trovare la sua strada anche in Italia.
Attualmente, il nostro Paese ospita 5 milioni di metri quadrati di collettori solari. Che comportano un risparmio annuo di 356.765 tonnellate di petrolio equivalente e una riduzione delle emissioni di CO2 di 1.129.162 tonnellate.
“Ci sono esempi di successo in diverse regioni italiane, iniziative poco conosciute che però funzionano sul territorio. Questo evidenzia l’ulteriore problema degli stakeholder (clienti finali, amministrazioni pubbliche e soprattutto Esco) non sufficientemente coinvolti e consapevoli dei benefici di queste installazioni. Nei Paesi nordici, ma anche in Spagna e Francia, il mercato si sta già spostando dalla realizzazione degli impianti all’erogazione dei servizi. Dove le Esco, appunto, giocano un ruolo chiave. In Italia, invece, siamo “culturalmente” più orientati a osservare più i consumi del reparto elettrico e meno la voce termica”, aggiunge Benciolini.
Il solare termico richiede superfici minori di almeno 2,5 volte rispetto al fotovoltaico e di 40 volte alla biomassa. Questa tecnologia, inoltre, si integra facilmente ad altre soluzioni impiantistiche come fotovoltaico, pompe di calore e geotermico. Creando ancora una volta vantaggi dal punto di vista economico e ambientale.
Il calore solare trova certa applicazione nel residenziale (produzione di acqua calda sanitaria e riscaldamento), ma anche in ambito industriale e commerciale, nei processi a bassa e media temperatura. Così come negli impianti sportivi, negli edifici pubblici, negli ospedali e nelle strutture ricettive. Non meno importante, nelle reti di teleriscaldamento per la copertura del carico estivo e l’accumulo stagionale.
Finora abbiamo riportato vantaggi e applicazioni del solare termico. Ma come mai, dunque, la sua diffusione resta limitata? Il position paper identifica alcune barriere ancora influenti:
“Il piano Transizione 5.0 ha incluso, seppur tardivamente e dopo incessante pressing, il solare termico tra gli impianti incentivabili – aggiunge Benciolini -. Inoltre, la cumulabilità con il Conto Termico apre ottime prospettive per i progetti industriali ben strutturati. A fronte delle tensioni geopolitiche e del costo del gas è realmente possibile mettere in sicurezza la competitività della filiera produttiva italiana”. A patto, chiaramente, che si elimini la prima barriera sopra indicata, ovvero l’eccessiva convenienza dei combustibili fossili anche in ottica di defiscalizzazione.
Quali obiettivi inseguire e come arrivarci? L’associazione vede in primis l’opportunità di triplicare la capacità installata al 2030, passando da 2,8 TWh a 8,1 TWh, come previsto dal Pniec aggiornato a giugno 2024. Percorso ambizioso, che andrebbe anche a sbloccare 130mila nuovi posti di lavoro. Generando un mercato da 3 miliardi di euro e posizionando l’Italia come hub europeo a livello di filiera del solare termico.
Per liberare questo potenziale, Solterm Italia propone:
Senza tutto questo, la crescita indicata dal Pniec diventa insostenibile e irraggiungibile, soprattutto nel più ampio discorso dell’adozione di normative europee del pacchetto Fit for 55. Altro aspetto è il cosiddetto “Solar Mandate”: la normativa Ue obbliga a sfruttare appieno le coperture di edifici e parcheggi. Ma è fondamentale includere negli impianti sia fotovoltaico sia solare termico. La trasposizione italiana della norma schiuderà grandi opportunità per il comparto, a patto che il recepimento avvenga in modo coerente.
“L’associazionismo ha proprio lo scopo di mantenersi in costante colloquio con la politica e le istituzioni. Per superare le barriere amministrative e comparare una volta per tutte, nel linguaggio e nelle norme, il solare termico al fotovoltaico”, conclude il presidente.