
Una delle regole fondamentali del giornalismo è quella di distinguere sempre i fatti dalle opinioni. Cerchiamo quindi di applicarla ad uno degli argomenti più “caldi” degli ultimi mesi: spaventata dall’ostilità commerciale degli Stati Uniti, preoccupata dai segnali di recessione economica, l’Unione Europea sta cominciando a frenare la transizione energetica?
Per quanto riguarda il settore dei trasporti, si può già dare una risposta affermativa che si basa, appunto, non su opinabili analisi politiche ma sulle notizie di cronaca. L’ultima in ordine di tempo è arrivata, alla vigilia della presentazione del Piano d’azione UE per l’industria dell’auto, per bocca del presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
“Proporrò questo mese – ha annunciato von der Leyen – un emendamento mirato al regolamento sulle emissioni di anidride carbonica delle automobili per far sì che le aziende automobilistiche abbiano tre anni di tempo invece di uno per adeguarsi agli standard di conformità. Ma gli obiettivi rimangono gli stessi e dovranno essere rispettati”.
Va subito detto che non si tratta di una “frenata” di poco conto, considerato che in gioco ci sono parecchi miliardi di euro, ovvero i soldi che avrebbero dovuto versare le case automobilistiche che, alla fine di quest’anno, sarebbero risultate inadempienti al regolamento comunitario sulle emissioni di anidride carbonica.
In particolare, il regolamento prevede l’applicazione di sanzioni nel caso della vendita di vetture nuove che supereranno il limite di 94 grammi/km di emissioni CO2. Multe che, secondo le stime delle case auto, sarebbero potute arrivare fino a 15 miliardi di euro. Le stesse case automobilistiche che però adesso avranno tre anni di tempo, e non uno come originariamente previsto, per eliminare dalle proprie catene di montaggio i modelli più inquinanti.
“Gli obiettivi devono essere raggiunti – ha spiegato von der Leyen –, ma questo emendamento al regolamento significa più respiro per l’industria automobilistica”. E il presidente della Commissione Europea ha aggiunto che saranno accelerati “i lavori sulla revisione dei target 2035, con la piena neutralità tecnologica come principio fondamentale”.
E questo rappresenta il secondo colpo di freno alla transizione green nella mobilità europea, come peraltro già anticipato su questo sito. Il proposito di Bruxelles è infatti quello di fare una parziale marcia indietro sullo stop alla vendita di auto con motore termico a partire dal 2035.
Fra dieci anni, accanto alle auto a zero emissioni, dovrebbero restare in vendita anche i veicoli ibridi plug-in, vale a dire mezzi che hanno delle emissioni molto inferiori alla stragrande maggioranza delle auto ora circolanti sulle strade europee, ma sono pur sempre dotati di un motore termico alimentato da combustibili fossili, benzina o diesel che sia.
E oltre ai veicoli ibridi plug-in, potrebbero “infilarsi” fra le maglie del regolamento rivisitato sulle scadenze del 2035 anche i mezzi alimentati con gli e-fuels e i fin qui poco diffusi veicoli elettrici dotati di range extender (un piccolo motore ausiliario a benzina che ricarica la batteria).
Tornando all’intervento di Ursula von der Leyen, ha fatto riferimento anche a un’alleanza industriale europea rivolta allo sviluppo per le automobili di software, chip e tecnologia di guida autonoma. Proprio per quest’ultima si sta lavorando su un meccanismo di finanziamento dedicato, con investimenti congiunti pubblici e privati e un budget di 900 milioni di euro nell’ambito del programma Horizon Europe.
Ed ancora, von der Leyen ha dichiarato che la Commissione Europea valuterà “il sostegno diretto per i produttori di batterie appartenenti all’Unione Europea”, spiegando che nel settore sarà introdotto gradualmente il principio di “contenuto europeo per le celle delle batterie e i componenti”.
