Impianti rinnovabili e tutela ambientale, insieme si può

Presentato a KEY 2024 uno studio di Althesys che si occupa della tutela del paesaggio nella transizione energetica e sottolinea il sempre più preoccupante accumularsi dei ritardi nell’autorizzazione dei progetti rinnovabili
Impianti rinnovabili e tutela ambientale, connubio vincente

Se ne parla troppo poco anche se in un Paese come il nostro, dove il peso della burocrazia è spesso insopportabile, credere che il problema delle autorizzazioni non riguardi le fonti rinnovabili e la transizione energetica in generale è una pia illusione. Tanto più che le lungaggini procedurali trovano in molti casi un importante “alleato”, ovvero la tutela ambientale e del paesaggio.

Della questione si occupa lo studio “Lo sviluppo delle rinnovabili e il paesaggio italiano”, realizzato da Althesys in collaborazione con European Climate Foundation, i cui contenuti principali sono stati presentati durante la recente KEY Expo 2024 di Rimini nel corso di un evento dal titolo esplicito: “La tutela del paesaggio nella transizione energetica, una sfida possibile. Come unire crescita delle rinnovabili e salvaguardia del patrimonio naturale e artistico”.

Tanti progetti nell’ultimo triennio

La ricerca ha messo a confronto i progetti rinnovabili presentati dal 2021 al 2023 con quelli che sono stati effettivamente installati sul territorio. Ebbene, innanzitutto emerge che le richieste di autorizzazione raccolte in soli tre anni e soltanto per gli impianti utility scale (quelli di grandi dimensioni) sarebbero state sufficienti a centrare gli obiettivi fissati dal PNIEC per la fine di questo decennio (80 GW di potenza complessiva installata).

Il condizionale è però d’obbligo in quanto lo studio di Althesys mostra che le autorizzazioni rilasciate sono state quasi dieci volte inferiori alle richieste. Infatti, per varie ragioni, i progetti in valutazione non riescono a essere processati nei tempi previsti e le nuove installazioni in questi tre anni si sono quindi fermate a soli 10 GW.

Autorizzazioni e target per il 2030

“La pianificazione del territorio – ha dichiarato Alessandro Marangoni, il ceo di Althesys che ha guidato il team di ricerca – deve contemperare produzione energetica e tutela ambientale e del paesaggio, permettendo, al contempo, alle amministrazioni di rilasciare le autorizzazioni in modo agile e funzionale ai target fissati per il 2030”.

Un momento del convegno energie rinnovabili e tutela ambientale

Lo stesso Marangoni ha sottolineato come “le comunità sono chiamate a svolgere un ruolo attivo nello sviluppo delle energie pulite, partecipando ai processi decisionali e godendo dei benefici ambientali, sanitari ed economici creati dagli impianti che ospitano”.

Sempre più progetti in attesa

Tornando ai risultati dello studio, non soltanto i progetti autorizzati sono un’esigua minoranza, ma cresce continuamente anche il numero di quelli che sono in attesa del via libera: dai 17 progetti di taglia maggiore di 5 MW al mese del 2021 si è infatti passati ai 42 progetti in stand-by di taglia maggiore di 10 MW al mese del 2022 per finire ai 57 progetti di taglia maggiore di 10 MW al mese del 2023.

Nel complesso le richieste annue sono aumentate da poco più di 200 progetti totali del 2021 ai 500 del 2022, per arrivare a quasi 700 nel 2023. Un aspetto chiave, anche in termini di “accettazione sociale”, riguarda poi la taglia media dei nuovi progetti che per il fotovoltaico è aumentata negli anni: da 30 a oltre 40 MW per progetto, tanto che nel 2023 un terzo dei nuovi impianti rinnovabili va classificato nel comparto utility scale.

Occupazione del suolo minima

Lo studio approfondisce uno degli aspetti più gettonati fra le fila di chi osteggia le fonti rinnovabili e che può rappresentare uno dei fattori “critici” nel corso delle procedure di autorizzazione, ovvero l’occupazione del suolo da parte degli impianti green. Un argomento che, alla prova delle verifiche reali, si rivela semplicemente insussistente…

“Spesso si sente dire che vi è un’eccessiva occupazione di suolo – si legge nella ricerca Althesys –, ma alla fine del terzo trimestre 2023 risultava pari a qualcosa più di 16.000 ettari (fonte GSE). Questo significa che la superficie agricola utilizzabile (SAU) occupata dagli impianti rinnovabili equivaleva appena allo 0,13% del totale”.

I dati delle regioni

Ed ancora, analizzando la stessa superficie divisa per regioni si nota che l’area più estesa occupata da fonti rinnovabili è quella della Puglia con quasi 4.352 ettari che però sono pari al solo 0,34% del territorio agricolo regionale utilizzabile. Al secondo posto figura la Sicilia (1615 ettari, 0,12%) mentre al terzo posto c’è il Lazio (1585 ettari, 0,23%).

Un’incidenza percentuale così bassa che non preoccupa la previsione – nello scenario 2035 di completa decarbonizzazione – di un maggior ricorso agli impianti rinnovabili a terra, necessario sia per ragioni economiche che per insufficienti superfici alternative. In particolare, nei prossimi 4-5 anni si prevede una crescente entrata in esercizio di impianti a terra, andando a ribaltare l’attuale quota 40%-60% tra terrestre (incolto, terreni ex industriali e urbani abbandonati) e non (tetti residenziali, parcheggi, ecc.).

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Leonardo Barbini

Copywriter ed editorialista di Elettricomagazine.it, appassionato di tecnologia. Da anni segue le tematiche della mobilità elettrica, della transizione energetica e della sostenibilità
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