Milano non conosce crisi, anche nel ruolo di migliore smart city d’Italia confermato per il sesto anno consecutivo dal rapporto ICity Rank 2019. Fortunatamente, il primato è un po’ meno “solitario” rispetto alle precedenti edizioni: Firenze, seconda in classifica, cresce soprattutto in qualità sociale e trasformazione digitale, mentre Bologna accorcia le distanze grazie all’ottimo ranking nella capacità di governo. Sotto il podio, si fanno notare alcune città medie come Bergamo, Trento, Modena e Reggio Emilia; Roma resta quindicesima e il Sud arranca nelle ultime venti posizioni, a testimonianza di un divario ancora troppo difficile da colmare.
Questi principali movimenti dell’ultimo ICity Rank (ICR 2019), la classifica annuale elaborata da FPA tra i 107 comuni capoluogo italiani sulla base di sei indicatori smart. Al centro dell’indagine, le capacità di adattamento (intelligenza) dei centri urbani verso città più dinamiche, funzionali, sostenibili, innovative e pronte ad accogliere le tecnologie digitali.
Per completare la riflessione sui risultati del report ICR 2019, partiamo dalla top 10 delle smart city italiane.
Ecco le 10 “vere” città intelligenti:
La graduatoria annuncia una vivace evoluzione green: Trento per esempio è prima in tutela ambientale e terza per solidità economica, Venezia seconda per mobilità sostenibile, Modena quarta per trasformazione digitale.
Tornando al primato di Milano, il capoluogo lombardo conferma le migliori performance in solidità economica e mobilità sostenibile, con ottimi risultati anche nella qualità sociale e nella trasformazione digitale. Resta invece fuori dalla top 10 per capacità di governo e appare molto in ritardo nella tutela ambientale (addirittura al 54° posto).
Ciò non toglie il successo netto, ottenuto anche grazie alle componenti più innovative del panorama imprenditoriale. Quasi un quinto (1.816 su 10.320) delle start-up fotografate a maggio 2019 aveva sede nel territorio della città metropolitana di Milano, con una incidenza tripla rispetto alla media nazionale. Idem per gli spazi di coworking – 169 contro i 97 del 2018 -, che registrano una media pari a 44,2 ogni 100.000 imprese. Infine, sempre secondo i dati Unioncamere-Ist.Tagliacarne riportati da FPA, le imprese ad alta conoscenza in città sono 40.599: un’incidenza del 22,7% sul totale, rispetto al complessivo 14,3% di media.
Milano, Firenze e Bologna vanno a gonfie vele, ma il Sud fatica a trovare un percorso per città più intelligenti e sostenibili
Discorso a parte merita Roma che, nonostante le buone performance in qualità sociale (7° posto), rimane stabile in 15° posizione. La capitale italiana esprime risultati decisamente migliorabili soprattutto nella capacità di governo e nella solidità economica.
Altro aspetto poco confortante di ICR 2019 riguarda i centri urbani del Sud-Italia. Le prime venti smart city in classifica appartengono alle aree centro-settentrionali, mentre al Nord troviamo i capoluoghi più performanti rispetto al 2018 (Cuneo 23, Brescia e Rovigo 20, e Piacenza, 18). Bisogna scendere fino alla 37esima riga per leggere la prima città del Meridione e Isole, Cagliari, salita di sei posizioni. Poi, solo Pescara, Bari e Lecce riescono ad allontanarsi dalla parte bassa dell’ICity Rank 2019. Tutti gli altri 34 capoluoghi del Mezzogiorno sono fermi nelle ultime 38 posizioni in classifica: Crotone fanalino di coda, preceduta da Vibo Valentia, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Trapani, Foggia, Catanzaro, Reggio Calabria, Isernia e Brindisi.
La graduatoria ICity Rank 2019 è costruita a partire da 6 indici, con relative classifiche, associati ad altrettante dimensioni della qualità urbana.
I 6 pilastri che permettono a FPA di giudicare le smart city italiane sono:
Gli indici sono a loro volta frutto di oltre 100 indicatori tratti da fonti qualificate o da altre indagini dell’azienda. Vediamoli più da vicino, in base ai risultati evidenziati dalla classifica 2019.
Il rapporto ICity Rank 2019 giudica e classifica le smart city italiane tra 107 comuni capoluogo
Il parametro si basa su 21 indicatori di consistenza economica, opportunità di lavoro e innovazione del sistema imprenditoriale e produttivo. Milano è la realtà italiana più solida, seguita da Bologna e dalle realtà geograficamente più vicine ai due centri (Monza, Lecco, Bergamo, Modena, Parma, Reggio Emilia). Dal report emerge un nuovo triangolo produttivo composto da Lombardia, Triveneto ed Emilia-Romagna che allunga le distanze non solo dal Sud, ma anche dal resto del Centro-Nord.
L’indagine si sofferma su 16 indicatori legati a trasporto pubblico, riduzione degli impatti del traffico veicolare, gestione della mobilità e diffusione di modalità innovative. Milano guida anche questa graduatoria, grazie alla vasta rete di mezzi pubblici e al car-sharing (prima con 24,3 vetture ogni 10.000 abitanti). Nelle prime dieci posizioni si trovano altre quattro città metropolitane – Venezia, Firenze, Torino e Bologna – e cinque città intermedie: Bergamo, Padova, Mantova, Brescia e Modena. I centri più piccoli, dal canto loro, hanno promosso più percorsi socialmente coraggiosi di governo della mobilità, con ZTL e piste ciclabili, o tecnologicamente innovativi.
Il capoluogo trentino è la prima città sostenibile, soprattutto per quanto riguarda depurazione dei reflui e qualità del servizio idrico. Seguono Prato, Bologna, Pisa, Firenze, Verbania, Rimini, Biella, Macerata e Perugia. A differenza di altre dimensioni, la tutela ambientale risulta meno condizionata dalla dimensione demografica e dalla collocazione geografica delle città. Questo testimonia come l’eccellenza in un singolo aspetto non accompagni necessariamente buone performance complessive.
Firenze, Milano e Bologna occupano il podio di questa dimensione che comprende povertà ed esclusione sociale, istruzione e capitale umano e attrattività artistico-culturale. Al Sud, purtroppo, emergono solo Cagliari e Bari, virtuose nell’istruzione e nella produzione/offerta culturale, associate a valori contenuti delle criticità sociali. Emergono anche città medie come Pisa, Trento, Parma, Udine, Siena e Verona per la maggiore integrazione tra attori istituzionali e sociali e per la volontà di adottare nuove tecnologie.
I capoluoghi di questa regione occupano sei delle prime dieci posizioni della graduatoria, composta da governance, partecipazione, legalità e sicurezza. La vetta spetta a Bologna, che si distingue per partecipazione civile/coesione sociale, legalità, sicurezza e strumenti di innovazione amministrativa. Più difficili da governare sono le città metropolitane: salvo Torino, in quarta posizione, Milano si ferma al 12° posto, Roma al 29° e Napoli all’87°.
Firenze precede Bologna e Milano per quattro indicatori: app municipali, digital openess, wi-fi pubblico e trasparenza digitale. Oltre alle buone performance in banda-larga, IoT, disponibilità di servizi online e social PA, secondo un approccio olistico che coinvolge tutti i soggetti operanti nel contesto urbano. La prima città del mezzogiorno è la tredicesima Cagliari, anche se Lecce, Palermo e Bari restano fuori della top 20 per pochi punti. Gli ottimi punteggi di realtà non metropolitane come Modena, Bergamo, Brescia, Parma e Trento, indicano come l’eccellenza possa trovare spazio anche ai centri intermedi.
“Se volessimo individuare una chiave di volta nel passaggio alla smart city – commenta Gianni Dominici, direttore generale di FPA -, questa sarebbe certamente la capacità di conoscere e analizzare cosa avviene sui territori, incrociando i dati e le informazioni che arrivano da fonti diverse, utilizzandoli per rispondere in maniera tempestiva e prendere decisioni mirate”.
Dalla marea di statistiche restituite dal rapporto ICity Rank 2019 emerge un segnale chiaro: non possiamo pensare di realizzare una smart city se sappiamo come governare i dati, attraverso processi che integrano operatori pubblici e privati in virtuosi percorsi di trasformazione digitale.
La trasformazione digitale sta investendo in modo diretto i centri urbani, influenzando la produzione di beni e servizi e le relazioni sociali