Il digitale per un futuro più resiliente e sostenibile

“Mentre cerchiamo di adattarci a una nuova normalità e impariamo a vivere in modo diverso, abbiamo assistito in questi mesi all’accelerazione della digitalizzazione: un trend che ha reso possibile la gestione remota delle attività e la loro operatività continua. Uno step cruciale per comprendere e anticipare le problematiche al fine di adattarsi più facilmente a questa trasformazione”.

Con queste parole Jean-Pascal Tricoire, Presidente e CEO di Schneider Electric, ha aperto l’Innovation Summit World Tour 2020, l’evento che Schneider Electric dedica all’approfondimento del ruolo che elettrificazione, digitalizzazione, innovazione, gestione dell’energia e automazione industriale possono giocare nella transizione energetica. Quest’anno più che mai, le soluzioni digitali rappresentano lo strumento con il quale costruire un futuro più resiliente e sostenibile.
Giunto alla quinta edizione, l’Innovation Summit 2020 si svolge per la prima volta esclusivamente online.

Il digitale per un futuro più resiliente e sostenibile a Innovation Summit

Efficienza e sostenibilità in primo piano

Il Covid-19 non ha cambiato le priorità: la richiesta di maggiore efficienza è legata a una economia sempre più sotto pressione, mentre sul fronte della sostenibilità occorre tenere conto – e combattere – il cambiamento climatico. Schneider Electric non ha dimenticato la propria mission: consentire a tutti di ottenere il massimo dalle proprie energie e risorse.

E in un momento in cui non tutti comprendono la questione ecologica e l’importanza della tecnologia ad essa correlata, in Schneider Electric – con il claim Life Is On – sono convinti che sia possibile avere progresso e sostenibilità per tutti. Ciò significa portare l’energia ovunque sia richiesta e allo stesso tempo assicurarsi che il suo impatto (la cosiddetta Carbon Footprint) venga dimezzata nel corso dei prossimi 20 anni.

innovation summit Jean Pascal Trocoire

“Per realizzare questo progetto abbiamo una strategia molto chiara: diventare un partner digitale in sostenibilità ed efficienza. – ha aggiunto Tricoire – In termini pratici, tuttavia, spetta a questa generazione fare la differenza per garantire un futuro migliore e più pulito. Una sfida che vede un nemico difficile da combattere, il cambiamento climatico, ma che dal nostro punto di vista può essere affrontato anche con armi quali la trasformazione digitale e l’elettrificazione”.

Il viaggio verso la sostenibilità inizia con la digitalizzazione. Tutto deve essere misurato per essere ottimizzato e reso più efficiente. Utilizzando i dati sul consumo di energia e risorse, le aziende sono in grado di sviluppare una strategia incentrata su efficienza, elettrificazione, circolarità e decarbonizzazione. Il viaggio verso la sostenibilità è una maratona senza un traguardo. Ogni azienda può fare meglio ed essere più sostenibile nel modo in cui svolge la propria attività.

Un futuro tracciato

“In Schneider Electric – ha sottolineato Tricoire – l’impegno è quello di essere partner di chi sceglie le nostre soluzioni nella transizione verso la sostenibilità e verso un futuro tutto digitale e tutto elettrico. Il nostro compito è accelerare e migliorare questa trasformazione”.

Schneider Electric sta quindi innovando sul fronte tecnologico per un mondo più sostenibile.

Poter contare su energia più economica e più green, efficientare i processi e ridurre così l’impatto dell’attività umana sulle risorse naturali è una strada percorribile già oggi. Non importa che si parli di edifici o di industria, di città o di data center: è un obiettivo che tutti, in un modo o nell’altro, devono perseguire.

La resilienza è arrivata al vertice

“Questa non sarà la nostra ultima crisi. – ammette Tricoire – Che si tratti di salute, politica o disastri naturali, dobbiamo aumentare la nostra resilienza per poter superare qualsiasi ostacolo”.

Ma dove trovare la forza per gestire questo cambiamento? Tricoire evidenzia tre fattori. “Connettere, prevedere e prevenire. Tutto ciò che è connesso può essere monitorato rendendo l’intero sistema più resiliente; prevedere significa non farsi cogliere impreparati dagli eventi; prevenire, infine, impone scelte utili affinché almeno una parte degli imprevisti sia evitabile”.

Ogni azienda è parte di una catena del valore che include l’accesso alla rete, la distribuzione di energia, la gestione degli edifici, la gestione IT e il controllo dei processi. Una interruzione in uno qualsiasi di questi collegamenti indebolisce la resilienza dell’intera catena. Pertanto è necessario implementare automazione e analisi.
L’automazione permette di risolvere i problemi a livello locale anche senza l’intervento umano, mentre l’analisi assicura un utilizzo intelligente dei dati per intervenire in modo efficace e tempestivo dove richiesto.

Accelerare l’efficienza

L’efficienza è sempre stata fondamentale per l’industria. Ma sulla scia della crisi, è ancora più rilevante in quanto l’industria è alla ricerca di nuovi modi per ridurre i costi. La digitalizzazione è efficienza e l’efficienza può essere raggiunta attraverso:

Reinventare la rete energetica per un futuro sostenibile

In questo scenario, l’energia sta cambiando e soprattutto il modo di produrla. La rete si sta trasformando in modi che sfideranno la gestione dell’energia convenzionale. Il principale cambiamento è legato alla generazione rinnovabile e alle risorse energetiche distribuite (DER), che presto supereranno le fonti tradizionale alimentate da combustibili fossili. Le microgrid sono un perfetto esempio di una tecnologia che potrebbe facilmente diventare uno strumento chiave per la nascita di ecosistemi resilienti nel prossimo decennio.

futuro digitale e sostenibile Innovation Summit

Chi è il vincitore universale? Il digitale

Covid-19 ha reso il mondo “più vulnerabile”. C’è però un vincitore universale nella risposta a questa emergenza sanitaria.
Questo vincitore è la digitalizzazione. – ha concluso Jean-Pascal Tricoire – La necessità di digitalizzazione è stata rafforzata dal fatto che tutti gli operatori hanno avuto e hanno la necessità di svolgere molte operazioni e attività da remoto per edifici, impianti e processi. E il digitale è stato proprio la soluzione alla maggiore esigenza di resilienza”.

Ricaricare le auto elettriche: la sfida diventa Ultra Fast

Ricaricare le auto elettriche nel tempo di un caffè. Meno di 15 minuti, quasi come fare benzina, ed eccoci pronti a valicare uno dei principali ostacoli tecnici alla diffusione della mobilità sostenibile: la range anxiety.

La sicurezza di avere tempi di ricarica decisamente più veloci e comunque efficienti rappresenta la chiave di volta di questo percorso evolutivo. Un tassello che completa l’adeguamento infrastrutturale e gli incentivi all’acquisto dei veicoli green. La risposta a questa esigenza arriva dal nuovo sistema Ultra Fast Charger (UFC) di Nidec ASI.

L’obiettivo è accompagnare la transizione dei trasporti da un modello inquinante e concentrato sui combustibili fossili a un futuro elettrico e a zero emissioni

Tecnologie green per ricaricare le auto elettriche

Prima di portare la soluzione sul mercato, l’azienda ha spedito la colonnina UFC all’Università degli Studi Federico II di Napoli. Qui, i ricercatori avranno la possibilità di studiare il sistema e di sfruttarnee le batterie integrate per l’accumulo di energia da impianti fotovoltaici. Un’ulteriore sperimentazione che punta a coniugare elettrificazione dei trasporti ed energia pulita.

“Il nuovo Ultra Fast Charger vuole accelerare la realizzazione di un’infrastruttura di ricarica più efficiente – spiega Dominique Llonch, CEO di Nidec ASI e presidente di Nidec Industrial Solutions -. Questo per facilitare la diffusione capillare di una vera mobilità elettrica, in una strategia globale di sviluppo sostenibile”.

Cosa cambia in un Ultra Fast Charger

L’Ultra Fast Charger collega la rete elettrica nazionale alle colonnine di ricarica, semplificando la realizzazione delle infrastrutture e riducendone i costi operativi. Dotato di un compatto dispenser, presenta dimensioni adatte a tutte le categorie di utenti e permette anche alle persone diversamente abili di accedere con facilità al sistema.

L’efficacia si misura inoltre nella capacità di rispondere all’aumento del fabbisogno energetico nel settore trasporti e di contribuire alla stabilità della rete elettrica. Questo perché la soluzione Nidec ASI consente di ricaricare auto, autobus e veicoli commerciali senza attingere direttamente dalla rete, evitando picchi di potenza e potenziali blackout. In sostanza, una tecnologia “cuscinetto” tra la rete elettrica e la colonnina di ricarica che integra 160 kWh di batterie (modulari ed espandibili) con controlli di potenza evoluti.

Le performance di ricarica

Connessa a reti elettriche di bassa o media tensione (LV o MV GRID), la nuova generazione di charger ultraveloci consente di fornire al veicolo 320 kW a fronte di un fabbisogno energetico di soli 50 kW. Il tutto, portando le batterie all’80% della capacità in meno di 15 minuti. Non solo, gli utenti possono ricaricare veicoli in parallelo o in serie, sempre mantenendo un’efficienza del 95%.

Infine, la soluzione è già pronta per i futuri servizi Vehicle to Grid (V2G) e Battery Pack to Grid. Si conferma dunque il prossimo arrivo di un alleato sicuro e affidabile per la rivoluzione green dei trasporti.

La progettazione BIM che verrà

Ridisegnare intere città con la progettazione BIM? Piuttosto futuristico, ma fattibile. Dietro i vantaggi più evidenti di questa metodologia integrata – tempo, costi, efficienza, collaborazione – si celano nuove esperienze di tecnologia smart applicata al mondo delle costruzioni e degli impianti. Così come emergono figure professionali e opportunità lavorative nuove.

Nel precedente approfondimento Emanuele Tosatti, Global Channel Manager Smart Buildings di ABB Electrification, ci ha raccontato l’odierno potenziale del Building Information Modeling. Ora è il momento di capire cosa ci riserva il domani. “Concettualmente il BIM rimarrà quello che è, una piattaforma per digitalizzare il mondo delle costruzioni – spiega il manager -. Un po’ come nell’evoluzione di Internet, la differenza verrà fatta dalle applicazioni e dalle nuove prassi legate al suo utilizzo. Siamo solo all’inizio, tanti use case devono ancora essere scritti”. Proviamo a immaginare dove ci porteranno.

Progettazione secondo il BIM

La prossima progettazione BIM: qualche esempio

L’evoluzione di questo strumento digitale schiuderà scenari importanti, nella realizzazione dei singoli edifici come nella pianificazione urbana. Ma la rivoluzione è già in atto: lo testimoniano alcuni esempi pioneristici di progettazione integrata.

Ottimizzare le risorse in ospedale

Una recente “frontiera” riguarda la possibilità di ridurre costi operativi e personale di un ospedale partendo dall’ottimizzazione degli spazi. “Il ragionamento, in questa applicazione high cost, muove dalle risorse in campo – racconta Tosatti -. Ogni medico viene “pagato” sia quando tratta i pazienti sia quando cammina per raggiungere un altro reparto. Grazie alla progettazione BIM è stato possibile considerare gli spostamenti necessari e il costo del personale “al metro”, ottimizzando la distribuzione degli spazi”. Il risultato? A parità di superficie ed esigenze operative, il management ha potuto migliorare e aumentare il tempo che i medici possono dedicare ai pazienti, offrendo servizi aggiuntivi grazie all’ottimizzazione del tempo del personale.

Paperless building con realtà aumentata

Cosa significa paperless building? La sfida è quella di progettare interi edifici senza utilizzare un solo foglio di carta. E si può già vincere, tramite una precisa pianificazione degli oggetti BIM. Ogni operazione viene poi trasformata in realtà aumentata, utilizzando motori grafici mutuati dal mondo del gaming. In fase di realizzazione, troviamo capicantiere dotati di tablet e operai che indossano visori pronti a fornire tutte le informazioni su dove e come installare ogni singolo prodotto.

Ma c’è anche una sorta di esempio nell’esempio. Nello specifico caso raccontato dallo specialista ABB, i componenti dell’impianto di ventilazione sono dotati di QR Code. Una volta giunto nel magazzino del cantiere, il tecnico deve solo preoccuparsi di scansionare il codice: visualizzerà la posizione e le caratteristiche installative direttamente sul proprio visore.

Progettazione BIM e smart building con ABB

Nuvole, droni e dintorni

Infine, si può anche pensare alla digitalizzazione dei building esistenti a partire da nuvole di punti. Attraverso droni e tecnologia laser si acquisiscono i disegni 3D degli edifici, per poi realizzare modelli BIM.
“Visto che non parliamo di fantascienza, per il futuro posso immaginare grandi traguardi – commenta Tosatti -. Presto o tardi, se si uniscono BIM ed e-commerce, potremmo pensare di acquistare un building digitale pronto da costruire? O anche semplicemente un prodotto, come un quadro?”

Una risorsa “vivente” per il building management

Come spiegato nel primo articolo sul tema, il metodo BIM si applica efficacemente a tutto il ciclo di vita dell’edificio, notoriamente più impegnativo a livello di costi. Qui risiede una costellazione di potenzialità pronta a riscrivere anche il futuro del building management.

Le informazioni degli oggetti BIM abilitano anche nuove frontiere nella gestione efficiente e ottimizzata degli edifici

“Le informazioni inserite crescono, si sviluppano, arricchiscono l’oggetto – spiega l’intervistato -, agevolando le attività di manutenzione predittiva e preventiva. Tradotto, meno risorse umane ed economiche spese, più attenzione all’obsolescenza dei componenti e ai relativi ricambi”. Questo perché gli oggetti BIM sincronizzati con i produttori sono in grado di segnalare gli eventuali stock-out o phase-put dei modelli, dando ai manutentori il tempo necessario per organizzarne la sostituzione e la possibilità di creare un piano di manutenzione programmata automatico. Ed è solo un esempio di come il BIM possa diventare il migliore alleato del retrofit e dell’efficienza.

La progettazione BIM toglie o crea lavoro?

Al termine dell’intervista, la domanda sorge spontanea. “Non possiamo negare che la digitalizzazione del building incida sulle risorse umane, soprattutto a livello di cantiere – risponde il manager ABB -. Al contempo, tuttavia, nascono decine di figure professionali nuove, anche di alto profilo”. Ruoli già operativi nei maggiori EPC e costruttori a livello globale, per garantire una visione collaborativa e interoperabile di ogni aspetto progettuale.

I profili di riferimento sono:

“Il successo di questa metodologia dipende dalla chiara definizione dei ruoli e delle competenze – conclude Tosatti -. Per il futuro delle nostre città possiamo parlare solo di progettazione integrata, frutto di sinergie professionali”. In questa rete di player, ABB è pronta a fare la sua parte, supportando i progettisti e i facility manager, e più in generale tutti gli altri stakeholder del processo BIM, nello sviluppo di edifici efficienti.

Una Renovation Wave per cambiare faccia agli edifici europei

La definizione inglese è Renovation Wave, che in italiano si traduce con un meno efficace Ondata di ristrutturazioni. Ma al di là della questione linguistica, quel che conta è la sostanza visto che stiamo parlando di edilizia e di un piano che ha l’ambizione di cambiare volto agli edifici del nostro continente nel segno dell’efficienza energetica.

Raddoppiare i tassi di ristrutturazione nel decennio

La Commissione europea ha appena pubblicato la sua strategia per una renovation wave capace di migliorare le prestazioni energetiche degli edifici. L’obiettivo, assai ambizioso, è quello di raddoppiare i tassi di ristrutturazione nei prossimi dieci anni per ridurre il consumo di energia e risorse negli edifici. In questo modo, sottolinea l’organismo Ue, “migliorerà la qualità della vita delle persone che vi abitano e li usano, diminuiranno le emissioni di gas serra rilasciate in Europa, la digitalizzazione farà un salto in avanti e s’intensificheranno il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali”.

Possibile creare fino a 160mila posti di lavoro “green”

Nella previsione della Commissione, entro il 2030 potrebbero essere ristrutturati in Europa circa 35 milioni di edifici e creati fino a 160.000 nuovi posti di lavoro “verdi” nel settore edile. Operazione a dir poco meritevole, anche perché attualmente gli edifici consumano circa il 40 % dell’energia e rilasciano il 36 % delle emissioni di gas serra dell’Unione europea. Ciò nonostante ogni anno soltanto l’1 % di essi è sottoposto a lavori di ristrutturazione a fini di efficientamento energetico.

In povertà energetica quasi 34 milioni di europei

Dunque, un’ondata di ristrutturazioni che diventa parte integrante degli sforzi necessari per rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050. “Considerato che quasi 34 milioni di europei non possono permettersi di riscaldare adeguatamente le loro abitazioni – sottolinea la Commissione -, le politiche pubbliche che promuovono l’efficienza energetica mediante la ristrutturazione sono anche una risposta alla povertà energetica, un sostegno alla salute e al benessere delle persone vulnerabili e un aiuto a ridurre le bollette dell’energia”.

L’esortazione ad agire del vicepresidente Timmermans

Non a caso, insieme alle indicazioni per la renovation wave, la Commissione Ue ha pubblicato una raccomandazione destinata agli Stati membri sulla lotta alla povertà energetica. Per Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo occorre lavorare affinché “in Europa tutti possano illuminare la propria casa, riscaldarla o raffrescarla senza rovinarsi né rovinare il pianeta. L’ondata di ristrutturazioni migliorerà i luoghi in cui lavoriamo, viviamo e studiamo, riducendo nel contempo il nostro impatto sull’ambiente e creando posti di lavoro per migliaia di europei. Se vogliamo ricostruire meglio servono costruzioni migliori”.

Renovation wave: priorità a tre settori

In particolare, nella strategia della renovation wave viene previsto di dare priorità a tre settori:

  1. decarbonizzazione del riscaldamento e del raffrescamento;
  2. lotta alla povertà e all’inefficienza energetiche;
  3. ristrutturazione di edifici pubblici quali scuole, ospedali e uffici.

Ed ancora, la Commissione propone di eliminare gli ostacoli esistenti lungo la catena di ristrutturazione – partendo dalla concezione del progetto, passando per il suo finanziamento, fino al completamento dei lavori – adottando una serie di misure politiche, strumenti di finanziamento e dispositivi di assistenza tecnica.

Cà de Alemanni, bolletta dimezzata con i moduli fotovoltaici Panasonic

L’azienda agricola Cà de Alemanni di Malagnino, in provincia di Cremona, ha avviato un percorso verso la sostenibilità nel 1999 con la produzione biologica di prodotti locali, come la coltivazione agricola e la produzione di latte e formaggio.

Come ulteriore passo, nel 2020 sono stati installati i moduli fotovoltaici Panasonic utili per ridurre le emissioni di 2.057 tonnellate in 25 anni e dimezzare la bolletta elettrica annuale.

La svolta green di Cà de Alemanni

agriturismo cà de alemanniCon l’obiettivo di affiancare alla produzione biologica la sostenibilità ambientale, l’azienda agricola Cà de Alemanni ha scelto nel 2020 di produrre energia green.

Si è quindi affidata a Ecocasa, attiva nel settore fotovoltaico dal 2006 e Premium Installer Gold di Panasonic, che ha progettato e installato un impianto fotovoltaico da 110,5 kWp che alimenta le ventole, le celle frigorifere e l’impianto di mungitura, coprendo così il 50% del fabbisogno energetico aziendale. L’impianto, realizzato con 330 moduli Panasonic HIT, è stato dimensionato sulla base di un consumo annuo di 259 MWh di cui 80 MWh in fascia F1 ed è posizionato su un’unica falda di tetto esposta a sud.

“Abbiamo scelto Panasonic per l’affidabilità del brand e del prodotto. – spiega Pietro Ghidoni, Amministratore Delegato di Eco Casa – I moduli HIT utilizzano la tecnologia di eterogiunzione, che combina tecnologia cristallina e film sottile. A questo si aggiunge la garanzia di 25 anni, molto apprezzata dai clienti”.

“Rispetto al consumo degli anni precedenti, abbiamo registrato un risparmio del 50% in bolletta. Si tratta quindi di una componente molto importante per il bilancio aziendale. – conferma Beatrice Santini, socia della società agricola Ca’ de Alemanni – Il percorso verso la sostenibilità di questa azienda ha raggiunto il proprio apice con l’installazione di questo impianto fotovoltaico, che conferma l’etica aziendale di sostenibilità”.

I moduli solari HIT 330, installati in Cà de Alemanni, hanno una potenza di 330 Watt e un’efficienza del 19,7%. Grazie alla cornice rinforzata hanno una capacità di carico garantita di 5400 Pa (Newton/mq), adatta a sopportare elevate quantità di neve o forte vento. Tutti i moduli HIT sono equipaggiati con il sistema di drenaggio dell’acqua agli angoli della cornice per evitare depositi, migliorando così l’autopulizia.

I dati ENEA sull’andamento dell’Ecobonus

Ormai è chiaro che fra qualche anno si guarderà al passato recente dividendo il flusso degli eventi con un grande spartiacque: prima e dopo la pandemia. Ebbene, in quest’ottica l’evento streaming appena organizzato da ENEA, con la presentazione dei rapporti sull’andamento dell’ecobonus e dell’efficientamento energetico, rappresenta una pietra miliare, con tutta una serie di consuntivi che arrivano, appunto, fino al 2019.

Il numero di interventi a partire dal 2007

In tema di ecobonus, particolarmente significativa è la rilevazione relativa al periodo 2014-2019 nel quale sono stati realizzati circa 2,2 milioni di interventi, di cui 400.000 l’anno scorso. In particolare, nel 2019 circa 146.000 richieste sono pervenute sia per la sostituzione dei serramenti sia per la sostituzione dell’impianto di climatizzazione invernale, altre 76.000 per l’installazione di schermature solari.

Allargando il quadro temporale, a partire dal 2011, sono poco più di 3 milioni gli interventi effettuati, mentre si arriva a poco più di 4 milioni complessivi spostandosi ulteriormente all’indietro fino all’avvio del meccanismo d’incentivazione avvenuto nel 2007.

Interventi eseguiti con le detrazioni fiscali

In sei anni investimenti per oltre 20 miliardi

Sul fronte degli investimenti, negli ultimi sei anni l’ammontare complessivo supera i 20 miliardi di euro. Si arriva invece a 30 miliardi di investimenti a partire dal 2011, che diventano circa 42,3 miliardi di euro prendendo in considerazione il totale dall’avvio del meccanismo di incentivazione nel 2007.

Molto sostenuto l’andamento degli investimenti registrati l’anno scorso, pari a circa 3,5 miliardi di euro, di cui oltre 1,3 miliardi destinati alla sostituzione dei serramenti, circa un miliardo sia per la sostituzione dell’impianto di climatizzazione invernale, sia per gli interventi di coibentazione dell’involucro, riqualificazione globale e nei condomini.

Interventi eseguiti con le detrazioni fiscali

I risparmi energetici ottenuti con l’Ecobonus

Altrettanto interessante, poi, è l’analisi dei risparmi energetici ottenuti con il ricorso all’ecobonus, suddivisa secondo le diverse tipologie di intervento previste. Il trend di crescita globale osservato su tutto il periodo è abbastanza uniforme, con 1.254 GWh/anno ottenuti nel 2019. Nel periodo 2014-2018 il risparmio energetico complessivo supera i 7.100 GWh/anno, mentre partendo dal 2011 il risparmio energetico supera i 11.350 GWh/anno. Infine, considerando l’avvio del meccanismo d’incentivazione nel 2007, il risparmio complessivo è pari a circa 17.650 GWh/anno.

risparmi conseguiti con l'Ecobonus

Migliori risparmi con sostituzione serramenti e coibentazione

Nel dettaglio, i risparmi ottenuti negli ultimi sei anni sono associabili soprattutto alla sostituzione di serramenti (oltre un terzo del totale) e alla coibentazione di solai e pareti (poco meno del 29%). Fra l’altro si tratta di tipologie di interventi che, insieme alla riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento dell’intero edificio, risultano essere caratterizzate dal miglior costo-efficacia, con un costo sostenuto tra gli 8 e i 12 centesimi di euro per ogni kWh di energia risparmiato durante tutta la vita utile dell’intervento.

La suddivisione per interventi specifici

In termini di interventi specifici eseguiti grazie al ricorso all’ecobonus, nel 2019 circa 1,5 miliardi di euro sono stati destinati alla sostituzione dei serramenti, oltre 420 milioni di euro a interventi su pareti orizzontali e inclinate, e circa 360 milioni a interventi su pareti verticali.

Analizzando invece l’intero periodo 2014-2018, la quota principale delle risorse stanziate, pari a circa 8,8 miliardi di euro, ha riguardato la sostituzione di serramenti, mentre più di 3,2 miliardi sono stati destinati all’installazione di caldaie a condensazione. Ed ancora, oltre 3 miliardi di euro sono stati indirizzati a interventi sulle pareti orizzontali e più di 2,3 miliardi per quelli destinati alle pareti verticali.

Allegato: Rapporto sulle detrazioni fiscali di Enea – 2020

Domina Smart di Ave: non solo illuminazione intelligente

L’offerta per l’illuminazione di Ave è ampia. Non si tratta semplicemente di accendere o spegnere una luce: è regolabile utilizzando i dimmer e può essere arricchita con lampade anti-blackout, torce estraibili e luci segna passo/gradino. Ed è intelligente grazie a Domina Smart.

Luce intelligente, dentro e fuori casa

luci segnapasso segnagradino Ave Domina SmartDomina Smart permette di incrementare il comfort i utilizzo dei sistemi per l’illuminazione riducendo nel contempo gli sprechi. La luce resta accesa solo quando serve e si attiva solo se necessaria, ovvero in funzione della presenza di persone e della quantità di luce naturale presente nel locale.

Il dispositivo Luce Amica permette infatti di rilevare il movimento di una persona e verificare se la quantità di luce presente è insufficiente, accendendo di conseguenza l’illuminazione artificiale per il solo periodo in cui è realmente necessaria.
Lo stesso può essere previsto anche per l’illuminazione esterna: in presenza di persone o in base della quantità di luce rilevata (funzione crepuscolare), si avrà la luce perfetta per ciascun momento della giornata senza sprecare energia.

Un ampio ventaglio di possibilità con Domina Smart

Ave illuminazione smartIl sistema Domina Smart permette di gestire le luci dell’intera abitazione tramite l’apposito touch screen o via smartphone, anche se si è fuori casa. La stessa app consente di verificare quali luci sono accese e quali spente e gestirle di conseguenza (accenderle, spegnerle o regolarne l’intensità luminosa).

La funzione Scenari è pensata per rendere ancora più semplice e intuitivo l’utilizzo di Domina Smart, temporizzando o personalizzando l’accensione delle luci in base alle proprie abitudini.

Domina Smart è inoltre compatibile con gli assistenti vocali più diffusi e permette di gestire con comandi vocali tutte le funzioni domotiche: non solo illuminazione, quindi, ma anche la gestione di tapparelle, termostati, diffusione sonora, ventilazione, irrigazione ecc.

L’economizzatore domotico Ave si occupa infine del controllo dei carichi, prevenendo l’intervento per sovraccarico dell’interruttore limitatore di corrente.

La gestione differenziata dei vari dispositivi permette di sfruttare al meglio le formule contrattuali “biorarie” molto diffuse nel mercato dell’energia.

Comoda anche la funzione di visualizzazione dei consumi (non solo di elettricità, ma potenzialmente anche di acqua e gas). Una funzione particolarmente utile, che permette per tempo di accorgersi di eventuali malfunzionamenti quali perdite o dispersioni, prima che si traducano in problemi con costi d’intervento maggiori.

Prospettive europee della mobilità: il ruolo dell’auto elettrica

La transizione verso l’auto elettrica è un fenomeno ormai avviato e destinato a crescere. È ciò che è emerso in occasione del webinar “Prospettive europee della mobilità: il ruolo dell’auto elettrica”, organizzato lo scorso giovedì 8 ottobre per presentare ExpoMove 2021, l’evento italiano sulla mobilità elettrica e sostenibile in programma a Firenze dal 13 al 15 maggio 2021. Molti i punti trattati nel corso della diretta online: dalle sfide che si delineano per la diffusione dell’E-Mobility fino alle policy adottate e da sostenere per un ulteriore sviluppo della mobilità elettrica. Ecco un resoconto dei principali temi analizzati.

Prospettive della mobilità elettrica

I numeri riguardanti la diffusione delle auto elettriche negli anni a venire sono più che incoraggianti. Le motivazioni che si celano dietro il trend ascendente sono svariate. L’aumentata diffusione delle vetture elettriche si deve in parte a una maggiore offerta. Ma a incidere sul trend positivo sono anche i nuovi limiti che vengono progressivamente stabiliti a livello europeo rispetto le emissioni di CO2. Allo stato attuale, la media delle emissioni deve rientrare nei limiti di 95 g/km. Nel 2030 si dovrà invece rientrare nei limiti di 59 g/km, probabilmente destinati a diventare 47 g/km perché la Comunità Europea si sta già esprimendo per una restrizione ulteriore.

Per il 2020 si prospetta una esplosione nelle vendite delle auto elettriche e ibride. Un dato che riguarda da vicino anche l’Italia. Si stima che nel nostro paese le vendite di questi veicoli siano cresciute di ben il 237% negli ultimi tre mesi. Uno scenario simile fa riflettere sulla necessità di spingere sulla contemporanea diffusione delle infrastrutture per supportare la mobilità elettrica. Il focus deve essere indirizzato sulla installazione di colonnine di ricarica, concentrandosi in particolar modo sulle vie ad alto scorrimento e sulle cosiddette aree di sviluppo.

Sviluppo dell’E-Mobility: le sfide

mobilità elettricaAd oggi la presenza di colonnine di ricarica nelle grandi città, come Roma, Milano e Torino, può essere comunque considerata un buon inizio. Come evidenziato da Angelo Sticchi Damiani, Presidente ACI, la “vera scommessa da parte di tutti è quella di poter convincere gli automobilisti del fatto che l’adozione di un’auto elettrica non si limiti al solo utilizzo cittadino ma con una vettura di questo genere sia possibile viaggiare anche fuori dai contesti metropolitani”. Sotto questo risvolto, si riscontra infatti una certa arretratezza in Italia.

Analizzando i dati relativi ai modelli di auto elettrica venduti finora, si intuisce chiaramente che si tratta di scelte effettuate per avere determinati vantaggi nelle grandi città, come il beneficio di poter entrare nei centri storici o quello di non dover pagare il parcheggio sulle strisce blu. Esiste tuttavia una fascia di consumatori chiaramente convinta dell’efficacia dell’E-Mobility come soluzione di tutela ambientale.

Un altro obiettivo essenziale è la necessità di poter alimentare le colonnine di ricarica con fonti energetiche rinnovabili, così da rispondere in maniera efficiente all’urgenza di ridurre le emissioni di CO2, ponendosi in linea con gli Accordi di Parigi. Un aspetto in cui il nostro paese si dimostra ancora molto indietro.

Inoltre, come puntualizzato da Martin Koers, Managing Director VDA-German Association of the Automotive Industry, nel ventaglio di sfide da affrontare rispetto all’E-Mobility, un ruolo strategico è ricoperto dal processo di digitalizzazione applicato all’industria automobilistica, a partire dalla automatizzazione fino alla connettività.

Altrettanto cruciale appare l’urgenza di diffondere infrastrutture moderne, così da rendere le città sempre più smart e capaci di comunicare con i diversi veicoli circolanti. Agendo in tal senso, i centri urbani potranno così divenire sempre più vivibili, sostenibili nonché sicuri.

Policy per la diffusione della mobilità elettrica

In Italia, gli incentivi hanno finora dato un notevole impulso alle vendite delle auto elettriche. Ma per una capillare diffusione dell’E-Mobility queste agevolazioni non rappresentano le uniche strategie su cui focalizzare l’attenzione.

Focus sulle infrastrutture

Sono varie le condizioni abilitanti su cui lavorare per fare in modo che lo sviluppo della mobilità elettrica nel nostro paese avvenga ancor più rapidamente. Come precisato da Gianmarco Giorda, Managing Director ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), “la prima area su cui agire è quella delle infrastrutture”. Appare ad esempio fondamentale un intervento per allineare i costi della ricarica dei veicoli nelle aree pubbliche e private alle tariffe residenziali.

Detrazioni fiscali

Un’altra policy da migliorare è la detrazione fiscale per aumentare i punti di ricarica privati. Dai dati disponibili emerge infatti che il 90% dei possessori di auto elettriche mira a ricaricare le proprie vetture anche presso i rispettivi domicili. Appare perciò essenziale favorire la diffusione di Wallbox in ambito privato, snellendo nel contempo tutte le pratiche burocratiche che ad oggi costituiscono un grosso ostacolo per la diffusione di queste soluzioni domestiche.

Sostegno alla domanda

Altro punto cruciale su cui concentrare le forze è il sostegno alla domanda. L’Ecobonus ha avuto un effetto dirompente per ciò che riguarda l’aumento della domanda di auto elettrificate. La proroga del provvedimento negli anni a venire rappresenta certamente una valida iniziativa da perseguire come policy per lo sviluppo dell’E-Mobility. Per favorire un’ulteriore spinta, l’incentivo può essere inoltre allargato ai veicoli commerciali leggeri.

Stanziamento di risorse

Accanto al prolungamento di tali misure, fondamentale risulta l’aumento della dotazione finanziaria a sostegno dell’industria. A livello industriale, l’ANFIA suggerisce lo stanziamento di risorse importanti per sostenere la partecipazione delle aziende italiane ai progetti finanziati dall’Unione Europea riguardanti i veicoli autonomi e connessi, le batterie ma anche la tecnologia dell’idrogeno.

“In assenza di un atteggiamento proattivo da parte del Governo, accompagnato ovviamente da azioni importanti intraprese dall’industria”, ha evidenziato Giorda, “il rischio che si corre è di perdere dei tasselli importanti della nostra manifattura”. Tra le priorità assolute in tal senso, c’è quella di ripensare i modelli produttivi di quelle imprese che attualmente appartengono all’ambito più tradizionale dell’automotive. Per restare competitive, nei prossimi anni queste aziende dovranno necessariamente riconvertire la propria filiera basandola su nuove tecnologie.

Capitale umano

Per favorire la diffusione dell’E-Mobility è importante investire anche sul capitale umano, ovvero su tutti quei lavoratori impegnati nel settore automobilistico, introducendo percorsi formativi mirati e agendo simultaneamente sull’istruzione secondaria e terziaria, così da preparare in maniera adeguata i futuri professionisti operanti nella mobilità.

Strumenti negoziali

Un’altra area di intervento cruciale per offrire una spinta decisiva alla mobilità elettrica consiste nel rivisitare tutti gli strumenti negoziali. È il caso dei contratti di sviluppo che sono di estrema utilità per favorire l’attrazione di investimenti in Italia, da mettere in campo soprattutto per coprire dei gap di filiera presenti nel nostro tessuto industriale, altrimenti difficilmente colmabili.

Operazioni di aggregazione

Altrettanto essenziale risulta infine un’azione volta a identificare degli strumenti finanziari che favoriscano l’aggregazione di aziende italiane di piccola e media entità, così da renderle sempre più preparate nell’affrontare l’arena competitiva, destinata a divenire sempre più agguerrita.

È necessario far crescere la nostra industria attraverso operazioni di fusione, garantendo appositi benefici fiscali per chi desideri intraprendere tali percorsi e intervenendo nel contempo sulla mentalità imprenditoriale, che in Italia non è sempre aperta a questo genere di iniziative.

Buildings of the Future: digitale ed elettrico si fondono

Schneider Electric presenta la nuova vision “Buildings of the Future” che consente di immaginare e realizzare edifici più sostenibili, resilienti, iper-efficienti e in grado di garantire comfort e benessere alle persone. Come? Grazie ad un’infrastruttura IoT che integra soluzioni digitali e distribuzione elettrica smart e il giusto software.

Presentata durante il digital Innovation Summit World Tour ha l’obiettivo di aiutare le aziende del settore ad affrontare le nuove esigenze degli edifici e ottenere risultati efficienti e sostenibili. “Buildings of the future” permea tutte le fasi: dalla progettazione e costruzione, fino alla loro messa in opera, e in tutte le fasi del ciclo di vita, manutenzione inclusa

“Ci sono nuove e vecchie necessità che stanno cambiando il modo in cui, nel mondo, si pensa agli edifici – ha evidenziato Laurent Bataille, executive vice-president della divisione Digital Energy di Schneider Electric -. Con il giusto approccio di progettazione e utilizzando le nuove tecnologie digitali è possibile rispondere alle necessità di chi sviluppa progetti immobiliari, di chi gestisce gli edifici e di chi li occupa.

Più digitale, più elettrico

Le sfide ambientali hanno costretto le aziende rivalutare il ruolo che gli edifici hanno nelle emissioni di anidride carbonica e nello spreco delle risorse. Secondo i dati dell’International Energy Agency (IEA), gli edifici consumano circa il 30% di tutta l’energia mondiale e contribuiscono per circa il 40% alle emissioni globali di gas serra.

Ma la tecnologia ha la possibilità di modificare questi dati e aiutare nella lotta al cambiamento climatico soprattutto puntando sul digitale e sull’elettrico.

Gli edifici devo essere non solo efficienti e confortevoli, ma anche sicuri e salubri: la recente epidemia ha impattato anche sugli edifici e soprattutto su chi li deve gestire. Nuove esigenze operative, nuovi tassi di occupazione, gestione ottimale di tutti gli impianti e ovviamente gestione operativa. Schneider Electric è un partner in grado di affiancare nel rendere gli edifici più flessibili e adattabili a qualsiasi cambiamento.

Buildings of the Future: le tecnologie necessarie

Ad esempio, EcoStruxure Power digitalizza l’infrastruttura elettrica per renderla più affidabile, aumentarne la disponibilità e stabilizzare le reti con il controllo delle armoniche, l’utilizzo di unità di alimentazione di emergenza (UPS) e con soluzioni per mitigare i rischi elettrici. Con la soluzione BMS Connected Room Solution invece si modernizza l’infrastruttura dell’edificio, rendendolo pronto al futuro, potendo cambiare rapidamente i set-point di regolazione degli impianti HVAC e luci in base alla ridefinizione dei layout degli spazi, scalando verso l’alto o verso il basso in base alle necessità.

Un edificio efficiente e pienamente operativo deve avere ovviamente impianti che possano essere gestiti in modo flessibile: EcoStruxure Building mette a disposizioni soluzioni che integrano distribuzione e gestione dell’energia, automazione di edificio, sistemi IT per catturare e analizzare i dati, prendere le migliori decisioni e ottenere livelli di efficienza più elevati.

Ultimo tassello della visione “Buildings of the Future” sono le persone. La maggior parte del nostro tempo si passa all’interno degli edifici ed è fondamentale che questi ultimi siano al servizio di chi li vive per garantire benessere, comfort. Elementi che devono essere tenuti in considerazione da chi li gestisce.

Schneider Electric offre strumenti come Engage Enterprise App ed EcoStruxure Workplace Advisor: una app per erogare servizi digitali di gestione delle risorse dell’edificio (sale riunioni, postazioni di lavoro, regolazione luci e temperatura) e di un software cloud per l’analisi e l’ottimizzazione dello spazio-uffici. Inoltre EcoStruxure Building Advisor, una suite di servizi analitici di monitoraggio, aiuta a monitorare i sistemi HVAC e ad assicurare che i flussi d’aria, di vitale importanza, siano gestiti in modo corretto in base all’effettiva permanenza delle persone e ai livelli di ventilazione necessari.

Le proposte di ANIE per il rilancio dell’economia

La relazione annuale del presidente dell’ANIE rappresenta per le aziende del settore elettrotecnico ed elettronico un autentico termometro dello stato di salute del settore. Quest’anno la temperatura non poteva che essere calda, considerate le vicissitudini della pandemia, eppure per Giuliano Busetto è già il momento di guardare avanti, con le imprese della Federazione che anzi torneranno prima delle altre in piena salute, pronte a fare da traino per la ripresa dell’economia italiana.

Tecnologia al centro del dibattito sulla ripresa

Giuliano BusettoDa qui, nel documento presentato e letto nel corso dell’assemblea annuale, l’esposizione specifica delle proposte per la ripartenza. “Per le imprese di Federazione ANIE – ha spiegato Busetto – è essenziale progettare lo sviluppo della domanda nei mercati finali delle nostre quattro aree, industria, building, energia e trasporti“.

Una capacità progettuale che ha però bisogno del sostegno istituzionale, con ANIE che chiede al governo “un quadro normativo chiaro che consenta alle imprese di accedere alle straordinarie risorse date dal recovery fund con rapidità ed efficacia. La tecnologia deve essere nuovamente al centro del dibattito sulla ripresa. La tecnologia è al centro delle nostre proposte”.

Priorità al comparto industriale

In questo contesto l’attenzione sull’industria deve rappresentare il primo gradino nelle priorità nazionali, con risorse significative provenienti dal recovery fund che vanno quindi utilizzate per favorire e accelerare il processo di digitalizzazione.

“Come Federazione ANIE – ha dichiarato il presidente -, in primo luogo chiediamo un rafforzamento del Piano Transizione in termini di aumento delle aliquote e dei massimali di spesa degli incentivi fiscali (beni materiali, immateriale e R&S). Riteniamo poi indispensabile un prolungamento del periodo finanziato con una copertura economica assicurata per tre, possibilmente cinque anni”.

settori Anie Economia

Building, estendere il Superbonus a tutte le tecnologie

Ed il processo di digitalizzazione deve arrivare velocemente nel settore delle costruzioni: “Come Federazione ANIE chiediamo che Casa 4.0 sia una priorità del governo garantendo una parte dei fondi e una sua introduzione nella prossima legge di bilancio. Quindi, innanzitutto che il meccanismo del superbonus si applichi (oltre che alla domotica, impianti fotovoltaici e ricarica elettrica) anche a tutte le tecnologie, apparecchiature, soluzioni impiantistiche innovative, intelligenti ed energeticamente performanti, ovvero impianti di sicurezza, illuminazione, ascensori, fino agli elettrodomestici”.

Ed ancora, per ANIE è necessario “che si riconsideri di introdurre nell’ordinamento nazionale l’indicatore digitale (SRI), ovvero l’indicatore di valutazione dell’intelligenza di un edificio previsto nella legislazione europea che consentirebbe di avere un parametro per misurare il grado di interconnessione degli edifici, aumentandone anche il loro valore”.

Sfida senza precedenti nel settore energetico

Nel settore energetico è in corso una sfida senza precedenti e, nella visione di Busetto, si stanno compiendo grandi progressi proprio grazie all’innovazione tecnologica. “Come Federazione chiediamo al governo che metta in campo una serie di misure concrete per attuare quanto già oggi previsto dal Piano Nazionale Clima ed Energia iniziando dalla semplificazione burocratica e autorizzativa. Inoltre, serve fornire supporto economico per gli impianti di piccola taglia e per il recupero ambientale di quelle aree dismesse che necessitano di bonifica, altresì, serve impiegare altre aree che possano accogliere anche il fotovoltaico a terra”.

In relazione agli elementi fondanti del PNIEC, eolico, fotovoltaico, sistemi di accumulo e mobilità elettrica, “andrebbe seriamente valutata una misura che promuova la filiera produttiva di componenti e sistemi innovativi, ivi incluse le batterie. Analogamente lo sviluppo infrastrutturale delle reti necessita di maggiori investimenti in ottica smart grid”.

Trasporti, piena implementazione del piano ERTMS

Last but non least i trasporti, settore nel quale, ha sottolineato il presidente ANIE, “le nostre industrie progettano, ingegnerizzano e producono i loro prodotti e sistemi in Italia. Sono molto attive nello sviluppo del sistema ERTMS (European Rail Traffic Management System), un sistema interoperabile a livello europeo in grado di migliorare sicurezza, prestazioni, affidabilità, puntualità e di ridurre i costi di manutenzione”.

Da qui la richiesta al governo “di garantire la copertura economica per la piena implementazione del piano di sviluppo ERTMS che permetterebbe di avere una rete all’avanguardia nel panorama europeo oltre che un’ampia ricaduta in termini economici sul sistema industriale italiano”.