Per ripartire, il Piano Transizione 4.0 potrebbe cambiare, con nuovi vantaggi per le imprese che vogliono investire in innovazione e sviluppo. Nel segno di un aggiornamento più favorevole per le imprese, già per la seconda metà del 2020, di tetti e aliquote del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali, e per le attività di ricerca e innovazione.
L’emergenza Coronavirus ha paralizzato l’attività produttiva di gran parte delle imprese italiane: il Centro Studi di Confindustria ha stimato che nel primo semestre del 2020 si potrà registrare un calo del Pil del 10%, mentre nel periodo di quarantena più stretta contro il virus è stato operativo solo il 40% delle aziende manifatturiere. La conseguenza è che le imprese hanno dovuto rinviare gli investimenti, sfruttando ben poco la copertura finanziaria del Piano Transizione 4.0 prevista per quest’anno. Il che lascia spazio a un forte rafforzamento già da subito.
Confindustria ha chiesto al Governo di potenziare gli incentivi fiscali alle imprese per gli investimenti privati, a partire proprio dal Piano Transizione 4.0, per il quale si auspica “un incremento delle aliquote dei crediti di imposta già previsti”, e con “un orizzonte temporale non inferiore a 3 anni”. E il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha rilevato: “questa crisi può essere l’occasione per stanziare definitivamente le risorse per rendere gli incentivi triennali, dopo che la Manovra 2020 aveva stabilito un primo impegno su questo punto”.
Gli incentivi fiscali dello Stato per sostenere e incoraggiare l’innovazione tecnologica del Paese sono iniziati con il Piano Industria 4.0 nel 2016, per poi proseguire con il Piano Impresa 4.0, e arrivare così a quest’anno con il Piano Transizione 4.0.
Ma ciò che imprenditori, industriali e aziende chiedono da tempo è proprio il fatto di andare oltre a misure e incentivi che durano sempre lo spazio di una Manovra, di una legge di Bilancio, che non ‘vede’ oltre la fine dell’anno a cui si riferisce, per ottenere e arrivare finalmente a misure più strutturali e di più ampio respiro. Ad esempio, di durata almeno triennale. Altrimenti le imprese devono sempre correre per cogliere al volo l’opportunità degli incentivi fiscali, senza mai sapere cosa accadrà subito dopo. Come se incentivare e sostenere l’innovazione e lo sviluppo tecnologico del Paese fosse come una promozione conveniente al supermercato, che dura poco e tutti devono affrettarsi alle casse.
Ora sono richiesti sforzi e reazioni straordinarie. In più, visto il blocco su vasta scala delle attività, e l’incertezza per il futuro, in questa fase le imprese non hanno investito né in 4.0 né in altri beni strumentali. È quindi evidente che ci sono gli spazi finanziari per aumentare in modo molto significativo nel secondo semestre la capacità di incentivazione del Piano Transizione 4.0. L’ipotesi è quella di ridistribuire sul secondo semestre dell’anno i 7 miliardi di euro previsti dalla legge di Bilancio per l’intero 2020 – rimasti finora in gran parte inutilizzati –, e avere quindi un sostanziale rafforzamento del Piano a costo in pratica pari a quasi zero.
Il Piano Transizione 4.0 (ex Industria 4.0 e Impresa 4.0) attualmente prevede diversi incentivi, tutti sotto forma di crediti d’imposta, sia per gli investimenti in beni strumentali, sia per le attività di ricerca, sviluppo, innovazione e design. Per quanto riguarda l’acquisto di beni strumentali, gli incentivi prevedono:
Per quanto riguarda invece l’attività di ricerca, sviluppo, innovazione e design, le misure attualmente previste nella Manovra 2020 consistono in:
Un adeguamento e aggiornamento del Piano Transazione 4.0 porterebbe all’aumento di aliquote e tetti degli incentivi per l’acquisto di beni strumentali per la Manifattura e le aziende. In particolare, un’idea è quella di aumentare in modo consistente l’aliquota dei crediti d’imposta per i beni strumentali generici, attualmente al 6%. Un valore piuttosto basso, e che può essere rafforzato. Per quanto riguarda invece gli investimenti sui beni 4.0, per i quali il Piano Transazione 4.0 prevede un’aliquota già abbastanza alta al 40%, sono più probabili ritocchi marginali.
In questo caso l’idea è di lavorare sui tetti degli investimenti incentivabili. Attualmente il tetto massimo è di 10 milioni di euro, ma potrebbe essere raddoppiato a 20 milioni, tornando a quello che era il tetto originario ai tempi dell’Iperammortamento. Anche la soglia dei 2,5 milioni – il limite per accedere all’aliquota massima del 40% – potrebbe essere alzata, allargando così la platea di acquisti che potrebbero sfruttare un incentivo maggiore.
Confindustria e Governo stanno anche pensando di ritoccare le aliquote dei crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 4.0 per le attività di Ricerca e Sviluppo. Attualmente sono al 12%, nel limite massimo di 3 milioni di euro per periodo d’imposta. Una percentuale che, anche in questo caso, potrebbe anche raddoppiare. Tutto ciò con quali tempistiche? Le modifiche alle aliquote dei crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 4.0 potrebbero essere previste in un intervento del Governo che vedrà la luce nel corso di maggio. Le priorità per la ripartenza, secondo gli esperti, devono essere, nell’ordine, liquidità, riapertura e poi investimenti.