Tecnologie V2X: l’evoluzione della mobilità connessa si fa strada

Prosegue il lavoro di ricerca e sviluppo sulle tecnologie V2X, grazie a cui si potranno avviare nuovi servizi e creare le basi per le auto a guida autonoma. Tuttavia, occorre sciogliere diversi nodi, come si è rilevato al convegno su Connected Car & Mobility
Tecnologie V2X: come stanno evolvendo per la guida autonoma

Nel contesto delle auto connesse e della smart mobility, le tecnologie V2X (vehicle to everything) si fanno strada, promettendo una significativa evoluzione nel modo in cui intendiamo il concetto di mobilità. È bene parlare di smart mobility, in quanto l’ambito V2X – che comprende tecnologie wireless che consentono a un veicolo di connettersi e di scambiare dati con i veicoli vicini, ma anche con i pedoni, – sta facendo progressi importanti, rendendo più “intelligente” il modo di muoversi.

Tecnologie V2X: a che punto siamo e le fasi di sviluppo

Le tecnologie V2X permettono all’auto di scambiare dati con altre auto e con l’ambiente circostante, gettando le basi per i sistemi di trasporto intelligenti cooperativi (C-ITS) mediante cui sarà possibile erogare svariati servizi per la mobilità, spaziando dalla sicurezza stradale alla futura guida autonoma.

Tecnologie V2x sviluppi

“Per rendere possibile la comunicazione tra veicoli, oggi (Day 1) si adottano le tecnologie già presenti sul mercato. Nella fase successiva (Day 2), i veicoli saranno equipaggiati con sensori LiDAR, radar, videocamere, che un giorno condivideranno anche il campo di visione, con sistemi di visione di bordo, per realizzare una visione cooperativa”, ha spiegato Monica Nicoli. La docente di Communications Engineering al Politecnico di Milano, ne ha parlato nel corso del convegno di presentazione della ricerca condotta dall’Osservatorio Connected Car & Mobility, di cui è responsabile scientifica.

A tal fine servono sistemi di comunicazione 5G e più avanzati. Nella fase Day 3, i veicoli, sempre più automatizzati, potranno condividere le intenzioni di guida, le traiettorie pianificate, fino a coordinarsi e a sincronizzarsi, giungendo alla fase Day 4, di piena automazione.

La ricerca in Italia

Oggi la ricerca sta lavorando su più fronti, per arrivare a veicoli che possano tenere conto di tutti i fattori oggi presenti nella circolazione stradale. Tra questi, Nicoli ha ricordato il lavoro condotto dal Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile (MOST). “Si sta analizzando il vantaggio di usare V2X per informare gli utenti della corsia d’emergenza, attraverso una comunicazione direttamente al veicolo anziché solo attraverso pannelli a messaggio variabile, fornendo così una maggiore efficienza ed efficacia nella comunicazione”.

sperimentazione MOST lidar_GNSS

Anche nel caso del monitoraggio delle merci pericolose, è possibile mettere in atto tecnologie V2X: già oggi i veicoli, debitamente equipaggianti, trasmettono periodicamente messaggi relativi alla loro posizione in tempo reale e informazioni fondamentali come le merci che trasportano. Così è possibile pensare di controllare il rispetto del mantenimento della distanza di sicurezza. “Ciò rappresenterebbe un grosso vantaggio, tenendo conto che attualmente circolano ogni anno oltre 4mila veicoli per il trasporto di merci pericolose (ADR)”. Questo è uno dei servizi che si possono abilitare attraverso tecnologie V2X, ed è già al centro dell’analisi di Autostrade per l’Italia.

Cooperative sensing

Guardando ancora più avanti, in tema di smart mobility, è possibile parlare di cooperative sensing, soluzione che consente ai veicoli di scambiare informazioni raccolte da sensori locali, ponendo i fondamenti per la creazione di veicoli autonomi cooperativi, in grado di migliorare notevolmente la sicurezza del traffico, l’efficienza e il comfort del conducente.

Un caso di sperimentazione è stato condotto dal MOST, al Politecnico di Milano, in collaborazione con il Dipartimento di Meccanica, il Dipartimento di Elettronica e Informazione e Bioingegneria e l’IoT Lab. Esso ha evidenziato che il V2X consente la condivisione dei dati dei sensori (Lidar + sistema satellitare globale di navigazione GNSS) di più veicoli, aumentando la percezione dell’ambiente di guida e migliorando il livello di precisione della posizione. “Il tema della localizzazione è un’informazione fondamentale per la guida autonoma e quindi per tutti i servizi avanzati relativi”, ha sottolineato l’esperta.

Cosa serve ora per passare dalla sperimentazione alla realtà

Le soluzioni ci sono, in tema di tecnologie V2X e non solo: resta da sciogliere il nodo legato alla necessità di realizzare le infrastrutture, valorizzare il dato e creare piattaforme per erogare i servizi C-ITS. È una fase complessa, ma i cui risultati prefigurano scenari di grandi opportunità.

“Si tratta di un cambiamento sostanziale – rileva Nicoli –. Siamo passati da una gestione della mobilità, in cui l’infrastruttura di gestione delle informazioni proveniva dalle persone alla guida, a un tipo di gestione (caratteristica degli anni tra 1990 e 2010) in cui le informazioni provenivano dai dispositivi dei veicoli geolocalizzati. Ora si avranno a disposizione sempre più dispositivi. Occorre realizzare sistemi di gestione che sappiano basarsi su un nuovo ecosistema, da creare, sotto forma di piattaforme per gestire lo scambio di dati tra veicoli, utenti, operatori stradali, autorità. C’è bisogno, quindi, di armonizzare i dati, di rendere i sistemi interoperabili. Occorrerà creare un digital twin per la gestione di queste informazioni che siano affidabili, tempestive e rilevanti. Infine, va considerato il tema della regolamentazione. Quindi, ci troviamo di fronte a una grande sfida, ma siamo nella direzione giusta”.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
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