Performance, efficienza e qualità delle utility italiane dipendono (molto) dalla loro sostenibilità. Un obiettivo che le imprese di servizi pubblici legati ad acqua, energia e rifiuti perseguono come consapevole acceleratore di aspetti tanto etici quanto sociali ed economici.
Non a caso, l’associazione italiana di riferimento Utilitalia apre il suo ultimo report sul tema con queste parole: “sappiamo di operare in un quadro di nuove sfide, come sistema di imprese troviamo nella sostenibilità la risposta più naturale e la chiave per fronteggiarle”. Vediamo come, nell’analisi “Misurarsi per migliorare” elaborata in collaborazione con The European House – Ambrosetti.
Lo studio considera le tre dimensioni della sostenibilità – economica, sociale e ambientale – per ottenere una rappresentazione trasparente del settore
In primis, Utilitalia prende in esame 19 indicatori chiave su un campione di 100 utility, relativamente a quanto registrato nel 2018. Sebbene faccia riferimento al 22% delle aziende associate, queste ospitano l’84% dei lavoratori del sistema (circa 80.000 unità). Inoltre, vantano un capitale sociale di 11 miliardi di euro (il 69,8% detenuto da azionisti pubblici), 31 miliardi di ricavi e 9,1 miliardi di valore aggiunto distribuito.
Tra le 100 realtà, gli analisti hanno inoltre identificato le 15 utility più evolute nell’impegno per la sostenibilità, in funzione di quattro fattori:
In tutti e tre i settori di riferimento, “blue” per i servizi idrici, “green” per quelli di igiene urbana e “yellow” per i servizi di distribuzione gas ed energia elettrica, le aziende maggiormente impegnate nel campo della sostenibilità ottengono risultati migliori.
Partiamo dall’acqua e dagli investimenti sostenibili: ponendo come obiettivo i 90 euro per abitante dei migliori Paesi europei, l’Italia è al 44,6%. Ma il dato sale al 45,6% per le “Utilitalia 100” e al 53,4% per le “Utilitalia 15”. Per quanto riguarda le perdite idriche di rete, il report pone l’ambiziosa meta del 25% (Classe A Delibera RQTI ARERA) ed evidenzia l’attuale 42,4%. Le 100 imprese campione registrano una media del 40,8%, che scende al 37,8% se si analizza il gruppetto di utility più votate alla sostenibilità.
Inoltre, in Italia la conformità dell’acqua potabile ai parametri dettati dalla normativa è superiore al 96%, a fronte del ben più sfidante 99,5% stabilito dall’ARERA. Per i gestori Utilitalia analizzati, il dato si attesta al 98% dei campionamenti e al 99,2% per la top 15.
Competitività, sicurezza e sostenibilità sono i concetti chiave delle politiche energetiche. Si evidenziano in particolare le migliori performance ottenute dalle aziende propense alle fonti rinnovabili e ai contatori del gas elettronici. Il 49,8% della produzione complessiva di energia elettrica da parte delle aziende intervistate viene da fonti rinnovabili (prevalentemente idroelettriche), per un totale di oltre 20 TWh. Nelle realtà più sostenibili la quota scende al 38,9%, comunque in aumento del 4% rispetto all’anno precedente.
Quanto allo smart metering del gas, siamo al 47,8% sul totale dei contatori installati dalle aziende Utilitalia. Significativo il balzo delle 15 utility più sostenibili, che passano dal 26,7% del 2017 al 48% del 2018. La performance migliore si registra nel Centro Italia, che supera di cinque punti percentuali il target nazionale del 50% previsto entro il 2018.
Nel campo della raccolta differenziata dei rifiuti, le utility italiane si collocano al 58,1% rispetto all’obiettivo del 65% del Codice Ambiente (66,6% per le top 15). Se si analizza invece lo smaltimento in discarica, ponendo come obiettivo la discesa al di sotto del 10% entro il 2035 (pacchetto Ue sull’economia circolare), l’Italia è attualmente al 22%, rispetto al 18,5% delle “Utilitalia 100” e all’8,3% delle migliori 15.
A che punto siamo e dove vogliamo arrivare? Le utility italiane impegnate in percorsi sostenibili ottengono competitività, credibilità e fiducia dei consumatori, senza dimenticare naturalmente i benefici ambientali. Siamo sulla strada giusta, considerando che le 100 aziende analizzate forniscono servizi idrici a 37 milioni di cittadini, servizi ambientali a 22 milioni e servizi energetici a 18 milioni di persone in Italia.
Ma l’Agenda 2030 dell’Onu richiede strategie ancor più coraggiose…