L’acronimo POR (Piano Operativo di Ricerca) è oggettivamente uno dei più “stimolanti” nell’ambito della transizione energetica. Riguarda, infatti, quello che è stato da tempo individuato come il vettore energetico non inquinante per eccellenza, ovvero l’idrogeno verde, dove il colore sta a indicare il fatto che l’elemento base dell’universo viene ottenuto da fonti rinnovabili con processi, appunto, che non generano CO2.
Ebbene, la notizia è che trascorsi i mesi necessari per la sua messa a punto, da parte di ENEA e con il finanziamento del ministero della Transizione Ecologica, il POR è adesso attivo con “il compito di svolgere attività di ricerca, sviluppo e innovazione nell’intera catena del valore del vettore energetico che comprende produzione, stoccaggio, distribuzione e usi finali”.
ENEA per raggiungere questi obiettivi – valendosi della collaborazione di CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e RSE (società di ricerca controllata dal Gestore dei Servizi Energetici) – potrà contare su risorse complessive per 110 milioni di euro. In particolare, 75 milioni verranno gestiti direttamente dall’Ente, che avrà la responsabilità dell’attuazione del POR e del coordinamento delle attività, 20 milioni spetteranno invece al CNR e i restanti 15 milioni a RSE.
C’è poi un altro tipo di suddivisione di cui tener conto. Il POR, infatti, ripartisce queste risorse in:
Va ricordato che l’ammontare di 110 milioni di euro è pari a circa il 70% dei fondi per la ricerca sull’idrogeno stanziati nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Nel dettaglio, la Componente 2 della Missione 2, denominata “Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile”, prevede complessivamente uno stanziamento di 160 milioni per ricerca e sviluppo sull’idrogeno.
Giorgio Graditi, il direttore del Dipartimento ENEA di Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili, nonché responsabile del POR Idrogeno, ha sottolineato come “si tratta di un risultato di assoluto rilievo che ha richiesto la messa a sistema di competenze e di esperienze multi-interdisciplinari, laboratori e infrastrutture, con l’obiettivo di massimizzare le ricadute delle attività di ricerca previste, per favorirne il trasferimento tecnologico alle filiere industriali e manifatturiere”.
Ed ancora, il dirigente ha evidenziato come “questa iniziativa scientifica contribuirà a rafforzare ulteriormente la cooperazione con CNR e RSE, oltre a garantire un coordinamento organico con gli obiettivi di Mission Innovation e della Ricerca di Sistema elettrico la cui programmazione 2022-2024 è in fase d’approvazione, a valle della consultazione pubblica. In questo modo, saremo in grado di perseguire con maggiore efficacia i traguardi di decarbonizzazione fissati dal PNRR e dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima”.
ENEA ha fornito ulteriori dettagli tecnici del POR: “La realizzazione dei progetti dovrà contribuire a favorire la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili e da energia elettrica di rete e attività legate all’idrogeno, in modo da soddisfare il requisito di riduzione delle emissioni di gas serra nel ciclo di vita del 73,4% per l’idrogeno e del 70% per i combustibili sintetici a base di idrogeno rispetto a un combustibile fossile di riferimento”.
Le attività di ricerca indicate nel Piano Operativo di Ricerca si svolgeranno lungo un quadriennio ed una volta concluse, entro il 2025, ENEA, CNR e RSE si occuperanno di diffondere e trasferire i risultati conseguiti “a beneficio dell’industria italiana e, in generale, della transizione energetica del nostro Paese”.
Precisazione, quest’ultima, che rimanda a quanto espressamente previsto dal PNRR in relazione all’obiettivo della ricerca sul vettore energetico: “Sviluppare un vero network sull’idrogeno per testare diverse tecnologie e strategie operative, nonché fornire servizi di ricerca e sviluppo e ingegneria per gli attori industriali che necessitano di una convalida su larga scala dei loro prodotti”.