La transizione energetica ed ecologica degli edifici italiani non fa bene solo all’ambiente. Dagli interventi di efficientamento e dalle nuove costruzioni di net-zero building, possono infatti nascere nel nostro Paese oltre 250.000 posti di lavoro.
Chi lo dice? Lo studio “Building a Green Future: Examining the Job Creation Potential of Electricity, Heating, and Storage in Low-Carbon Buildings”. Realizzato da Schneider Electric Sustainability Research Institute (SRI) e Boston University Institute for Global Sustainability, il documento open access, unico nel suo genere, indaga le cifre di questo potenziale.
I dati riguardano in specifico il potenziale lavorativo legato all’adozione di:
Il tutto, nell’ottica di ottimizzare l’uso dell’energia rinnovabile autoprodotta ed essere dei perfetti prosumer (produttori-consumatori). “Grazie alle moderne tecnologie è fattibile una transizione rapida verso il net-zero nel settore degli edifici. Ciò di cui spesso non ci rendiamo conto è che questo passaggio porta con sé benefici socioeconomici significativi”, spiega Vincent Petit, Senior Vice President of Climate and Energy Transition Research di Schneider Electric e responsabile del Sustainability Research Institute.
Così, lo studio parte dall’analisi di archetipi di edifici di vario genere (case, condomini, ospedali, hotel, uffici, negozi, scuole, ecc.), in diverse aree del Nord America, dell’Europa e dell’Asia. Dettagliando poi il potenziale di creazione di nuovi posti di lavoro generato dall’evoluzione verso edifici a basse emissioni. I nuovi posti di lavoro si concretizzeranno appieno in un arco temporale in linea con gli obiettivi mondiali net-zero del 2050. Un lasso di tempo ritenuto ragionevole anche per arrivare alla riqualificazione del 100% degli edifici datati.
Per l’Italia, come accennato, gli esperti stimano l’avvento di 252.000 posti di lavoro. In Francia se ne calcolano 295.000, in Germania 257.000, nel Regno Unito 347.000, in Spagna 212.000 e in Olanda 66.000. Anche negli Stati Uniti il potenziale è elevato: 642.900 posti di lavoro distribuiti in tutta l’ampiezza territoriale.
Il dato più elevato deriva in particolare dall’adozione di pompe di calore nei grandi edifici. E anche dalle soluzioni di energy storage in regioni caratterizzate da ampia esposizione ai raggi solari. In media, negli immobili residenziali abbiamo un’aggiunta media di 0,05 posti di lavoro per struttura. Nel terziario, si va da 0,3 a 4,7 posti di lavoro per ciascun edificio.
Inoltre, il percorso verso edifici net-zero potrebbe generare, nelle aree considerate, oltre 141 milioni di anni-lavoro. Cosa significa? L’unità di misura indica gli anni cumulativi di lavoro (full time equivalent – equivalente a tempo pieno) in un certo periodo di tempo. In questa sede si tratta della cifra totale legata a un progetto, dal picco occupazionale delle fasi di costruzione alla stabilizzazione durante il funzionamento, che può continuare per 20 anni o più.
La ricerca si unisce alle informazioni sulle opportunità della transizione green degli edifici precedentemente elencate dalle ricerche dello Schneider Electric Sustainability Institute. Per esempio, le soluzioni green possono ridurre di oltre il 60% le emissioni. E la riqualificazione smart degli edifici adibiti a uffici può tagliarle fino al 70%.
Alla luce di ciò, comprendere anche il potenziale occupazionale di questo processo potrebbe aiutare i decisori politici a guidare con più efficacia la transizione energetica. Ma anche permettere ai manager delle aziende coinvolte di definire piani di investimento e di gestione del ciclo di vita degli edifici net- zero.