Il futuro del mondo imprenditoriale italiano ha molto a che fare con il concetto di transizione verde e digitale. Una traiettoria concreta di sviluppo che guarda alla fabbrica connessa con gli occhi della sostenibilità.
Quanto vale, oggi, la cultura sostenibile in azienda? Qual è il ruolo della formazione e quali sono le competenze della nuova industria green 4.0? Gli imprenditori coinvolti nell’Osservatorio Mecspe del primo trimestre 2021, presentato alla Milano Digital Week, continuano a credere nella digitalizzazione e nell’efficientamento dei processi industriali. Ma anche nel potenziale del capitale umano: figure “connesse” e pronte ad affrontare le sfide di questa trasformazione.
L’evoluzione del comparto manifatturiero viaggia sui binari dell’integrazione e della sostenibilità, ma con diverse declinazioni. Guardando alle misure di incentivazione e sostegno previste dal Governo, le aziende intervistate prediligono:
Il quadro tracciato dall’Osservatorio mostra la maggiore sensibilità delle aziende ai temi green. Nonostante le difficoltà del periodo, infatti, il 31% delle realtà manifatturiere dichiara di avere implementato processi volti alla sostenibilità.
Al primo posto c’è la riduzione dei consumi, nel 42% dei casi, seguita dall’attenzione a inquinamento e impatto ambientale, al 36%. Cresce anche l’orientamento verso l’eco-sostenibilità dei prodotti, con il 17% delle risposte.
Una fetta importante del piano 2021, poi, riguarda l’ambito di ricerca e innovazione, fondamentale per rispondere alla crisi e sostenere lo sviluppo economico italiano. Il 52% i rispondenti prevedono di destinare entro l’anno fino al 10% del proprio fatturato in R&D. Ma il 19% andrà oltre, in un range tra l’11% e il 20%.
Nel 2021 aumentano gli investimenti in ricerca e innovazione, ma anche l’approccio a una cultura green industriale
I maggiori investimenti riguardano:
L’ultimo tassello della transizione industriale è la formazione. La migliore strategia per valorizzare il capitale umano aziendale secondo il 45% degli intervistati. I giovani, in primis, si confermano un asset strategico. Il 56% delle aziende conferma infatti di avere assunto nell’ultimo anno personale under 35. Il motivo? Sono le figure più “responsive” alla rapida corsa dei processi digitali in fabbrica. Il 27% dei partecipanti alla survey sta anche valutando di introdurre giovani specializzati in tecnologie 4.0 provenienti da ITS o università, ma con un minimo di esperienza lavorativa. Il 16%, invece, assumerà anche senza una precedente formazione scolastica o professionale, predisponendo un calendario interno di training. Il 13%, infine, sta avviando percorsi formativi dedicati ai dipendenti più giovani.
Quali sono le competenze più richieste? Più che la tecnica, conta la capacità di lavorare in gruppo (28%). Importanti anche le skill di vendita e post-vendita e l’utilizzo di macchine CNC, entrambe indicate dal 25% delle aziende. Servono inoltre capacità nell’assistenza tecnica e manutenzione (21%) e nel marketing digitale (17%). L’8% delle realtà manifatturiere italiane, inoltre, cerca figure dedicate ai percorsi di sostenibilità ambientale ed economia circolare.
Il settore, dunque, si conferma in movimento. La transizione verde e digitale può – a maggior ragione oggi – cambiare il volto delle città, delle imprese e del tessuto socio-economico italiano.