Smart City Index 2020: sostenibilità e resilienza

Trasformare le città in Smart City significa renderle intelligenti ed efficienti, attraverso l’uso della tecnologia, ma non solo. Alla base dello sviluppo delle città, infatti, sta l’evoluzione delle infrastrutture che la servono. Proprio per questo, lo Smart City Index 2020 di EY le analizza secondo una particolare chiave di lettura, individuando quattro driver:

  1. l’accessibilità,
  2. l’inclusività,
  3. la resilienza;
  4. la sostenibilità.

Le infrastrutture sono alla base del funzionamento delle città ed è per questo che vengono analizzate la rete dei trasporti, le infrastrutture per l’energia, le reti di comunicazione, le infrastrutture sanitarie, le reti ambientali e l’insieme di sensoristica e di controllo con i quali si raccolgono dati e informazioni.

La sostenibilità nelle città italiane

Come anticipato prima della pubblicazione del rapporto, la sostenibilità è uno dei principali driver per lo sviluppo della Smart City e mette sul podio Trento, Torino e Bologna. Gli interventi effettuati in questo ambito riguardano le reti dei trasporti, con la riduzione del numero di veicoli inquinanti, la crescita della mobilità sostenibile (elettrico, sharing, ciclabile e pedonale), l’uso di mezzi di trasporto pubblici e il rinforzo delle infrastrutture esistenti.

L’impegno delle città si riversa anche in progetti per il risparmio energetico e per un uso più efficiente delle risorse. Ad esempio, sono sempre più diffusi gli interventi per la riqualificazione dell’illuminazione pubblica con l’installazione di lampioni a LED, che in Italia sono ormai il 36,5% del totale. Per il risparmio energetico è importante anche il contributo del settore edile, che ha visto negli ultimi 7 anni la realizzazione di quasi tremila interventi di qualificazione nei capoluoghi italiani. Cresce anche il consumo di energia rinnovabile e in 5 anni quella prodotta da fotovoltaico è aumentata del 17,4%, quella da impianti eolici del 31% e quella da bioenergie del 53%.

Progetti per la Smart City

Telecomunicazioni e resilienza

Lo Smart City Index 2020 valuta la resilienza nei 109 capoluoghi italiani sulla base di 70 indicatori, mettendo al primo posto Milano, seguita da Venezia e Torino.

Oggi, la resilienza assume un rilievo particolare e le nostre città sono state realmente messe alla prova.

Per questo, i risultati del report sono stati messi a confronto con i dati relativi alla diffusione della pandemia, individuando 4 situazioni per la ripartenza: facile, lenta, frenata e critica. Tanto più è alto il livello di resilienza, tanto più è agile la ripartenza (come per Cagliari o Bari, con basso contagio), frenata eventualmente da un elevato contagio (come è per Milano, Bergamo o Brescia). Viceversa, la situazione più critica riguarda le città con un contagio elevato e una scarsa resilienza (ad esempio Cremona e Lodi). Infrastrutture sanitarie adeguate, digitalizzazione dei servizi, comunicazione efficace e digitale, telecomunicazioni, sistemi di controllo avanzati, sono alcuni dei fattori che legano la resilienza alla prontezza della città per affrontare la ripartenza.

Ma come si valuta la resilienza di una città? Nello Smart City Index, oltre alle infrastrutture sanitarie, si prendono in considerazione la flessibilità delle infrastrutture dei trasporti e la resilienza delle reti di comunicazione, fondamentali per la gestione di una crisi, per la continuità delle informazioni, ma anche per supportare tutte le attività che, da fisiche, diventano digitali. In questi mesi, infatti, l’Italia (e non solo) è stata costretta ad una forte accelerazione nella digitalizzazione di molte attività, di cui sono esempi lo Smart Working e la Smart Education.

È così che sono emersi diversi limiti infrastrutturali, con una copertura di rete insufficiente o non omogenea. Sono tecnologie come FTTH (Fiber to the home) e 5G, soprattutto nel Nord Italia, a rendere accessibili ai cittadini servizi digitali avanzati. La fibra ottica fino all’utente, in particolare, è sempre più diffusa e secondo il report è presente in 72 capoluoghi e supera il 50% di copertura in 48 abitanti.

Il ruolo di sensoristica e IoT

IoT, sensoristica e Big Data sono oggi una realtà in moltissimi centri urbani. Secondo lo Smart City Index, la possibilità di poter contare sulla raccolta di molti dati, adeguatamente analizzati, per le città può fare la differenza in questa Fase 2. Anche in questo casa, le città del Nord Italia vedono una maggior diffusione dell’uso di sensori in ambito urbano, così come di applicazioni IoT e di Big Data.

Gli esempi principali riguardano applicazioni di videosorveglianza, Smart metering, telecontrollo dell’energia elettrica, semafori e lampioni intelligenti, sensori per le Smart Grid, sensori per il rilevamento dell’inquinamento atmosferico o del traffico, monitoraggio degli allagamenti e centrali per la mobilità. Anche se dalla somma dei punteggi di tutti gli indicatori, le prime in classifica sono grandi città, quelle più avanzate nel controllo urbano attraverso la sensoristica sono di medie dimensioni e in testa ci sono Ferrara, Trento, La Spezia, Reggio Emilia e Modena.

Povertà energetica: di che cosa si tratta e cosa si sta facendo

Non esiste una vera e propria definizione di povertà energetica, ma con questo termine si indica generalmente la difficoltà delle persone ad accedere all’energia e ai servizi che ne derivano. Questa difficoltà può essere dovuta alla somma di più fattori e spesso si traduce in un eccessivo dispendio economico per avere i servizi energetici basilari, come riscaldamento e illuminazione. Con eccessivo dispendio economico si intende che il costo sostenuto, in relazione alle possibilità delle persone, non è socialmente accettabile.

La povertà energetica ha una conseguenza diretta sul benessere delle persone e sulla qualità della vita, in quanto l’energia è fondamentale per il soddisfacimento di diversi bisogni essenziali. La situazione è aggravata dall’elevato numero di edifici energivori e inefficienti, che causano consumi eccessivi. Secondo l’Osservatorio Europeo sulla Povertà Energetica, solo in Europa sarebbero più di 50 milioni le famiglie a soffrire di povertà energetica. Se si sposta la stima a livello mondiale, i numeri crescono in maniera esponenziale, a causa delle condizioni di estrema povertà che caratterizzano la maggior parte dei paesi in via di sviluppo. In questo caso, il problema è ancora più complesso, in quanto le barriere di accesso all’energia non sono solo di tipo economico, ma riguardano anche la mancanza di adeguate infrastrutture.

La situazione in Italia

In Italia, secondo le stime della Strategia Energetica Nazionale (SEN), le famiglie che si sono trovate in condizioni di povertà energetica negli ultimi anni sono circa l’8,6%. Questo dato, in realtà, è minore rispetto alla media stimata dalla Commissione Europea, che si attesta invece intorno al 17%. Nel nostro Paese, la povertà energetica sembra connessa a diversi altri fenomeni sociali, tra cui l’elevato invecchiamento demografico, che ha fatto crescere il numero di anziani soli e in difficoltà. Inoltre, sono moltissimi gli edifici che richiederebbero adeguati interventi di ristrutturazione ed esistono interi quartieri, spesso abitati da persone a basso reddito, il cui livello di qualità edilizia è davvero molto scarso, con edifici insalubri e male isolati.

Questo comporta che le famiglie con minori disponibilità economiche, siano paradossalmente costrette a pagare di più per l’energia necessaria, a causa degli elevati consumi. Il costo dell’energia, inoltre, è in aumento e il numero di famiglie che non può contare su riscaldamento, acqua calda e luce è cresciuto di quasi 2 punti percentuali rispetto al 2014.

Perché e come combattere la povertà energetica

L'accesso all'energia è ancora difficoltoso per molte personeLa povertà energetica ha conseguenze sullo stato di salute delle persone e trovare una soluzione a questa problematica permetterebbe di ridurre sia i costi sanitari, che quelli sociali per il sostentamento di migliaia di famiglie.

Garantire a tutti l’accesso all’energia, anche pulita e sostenibile, rientra anche negli obiettivi europei per lo sviluppo sostenibile. Proprio per questo è auspicabile anche che l’Unione Europea definisca indici di calcolo uniformi per la stima della povertà energetica, attualmente assenti.

Per quanto riguarda le misure attuate in Italia, i principali strumenti messi in campo per la lotta alla povertà energetica sono sostanzialmente dei bonus per il pagamento delle bollette (bonus elettrico e bonus gas) e più flessibilità sulle morosità. In realtà, uno degli interventi chiave per la lotta alla povertà energetica dovrebbe essere la riqualificazione degli edifici, che permetterebbe di ridurre notevolmente i fabbisogni energetici, con conseguenze positive anche per la lotta all’inquinamento atmosferico, spesso dovuto ad impianti di riscaldamento vetusti ed inefficienti.

Per favorire questa direzione, è importantissimo anche lavorare sulla consapevolezza dei benefici derivanti da un intervento di riqualificazione, sia in termini di risparmio energetico, che di comfort interno. Infatti, ancora oggi, la maggior parte degli italiani sottovaluta o non conosce l’importanza di una strategia strutturata a favore del risparmio energetico e in molti non conoscono i propri consumi domestici. Ma accanto ad un percorso di sensibilizzazione e di acquisizione di consapevolezza, è importante proseguire con strumenti come l’Ecobonus, un valido aiuto per favorire in più ambiti la riqualificazione energetica degli edifici. La cessione del credito e la possibilità dell’edilizia pubblica di accedere all’incentivo sono due esempi di come il bonus possa diventare uno strumento accessibile e di concreto aiuto in molte situazioni.

programma povertà energetica di Schneider Electric

Accesso all’energia – Life Is On

Per Schneider Electric è fondamentale che l’accesso all’energia sia un diritto umano imprescindibile. Per questo motivo ha iniziato un programma ambizioso chiamato Access to Energy nel 2009 che unisce investimenti nell’imprenditorialità, soluzioni tecnologiche e formazione. Da allora, il programma ha aiutato 27 milioni di persone ad accedere all’energia.

Schneider Electric per assicurare l’accesso a un’energia affidabile, sicura, efficiente e sostenibile sviluppa prodotti e soluzioni che soddisfano una vasta gamma di necessità sia per le aree off-grid, sia per situazioni di emergenza, si sta impegnando per fornire accesso all’elettricità in luoghi in cui non è disponibile.
Oltre alle attrezzature, collabora con organizzatori di istruzione non profit locali e globali per formare i residenti di queste comunità nel campo delle energie rinnovabili e supporta gli imprenditori nel settore energetico.

Ventilazione personalizzata per gli spazi commerciali

LG Electronics introduce la Cassetta Dual Vane, una cassetta a 4 vie dotata di doppie alette su ogni lato (8 alette) che assicura una regolazione personalizzata della ventilazione.
La Cassetta Dual Vane è particolarmente indicata per le strutture commerciali e pubbliche come uffici, centri medici, bar e scuole grazie alla capacità di offrire un flusso che evita di orientare l’aria in maniera diretta per molte ore consecutive. Le innovative otto alette consentono di offrire sei diverse modalità di personalizzazione del flusso d’aria.

6 modalità per ottimizzare i flussi d’aria

Smart Mode (Uffici) – regola il flusso d’aria automaticamente per mantenere una temperatura confortevole e sempre costante. Raggiunta la temperatura impostata, si disattiva, per riattivarsi poi automaticamente nel caso in cui la temperatura subisca delle modifiche.

Up/Down Swing (Bar/Caffè) – crea un ambiente piacevole sfruttando le otto alette è possibile controllare con precisione la direzione dell’aria.

Power Cooling/Power Heating (Negozi) – questa modalità eroga un flusso d’aria potente che riduce il tempo di raggiungimento della temperatura impostata del 40%, consentendo un notevole risparmio di energia. Assicura un raffreddamento e un riscaldamento rapido degli spazi, senza perdere di vista il risparmio energetico.

Direct Wind (Hall/Ingressi) – eroga un flusso d’aria che raggiunge i 5 metri dall’unità, adattandosi a spazi con soffitti alti come gli ingressi degli edifici.

Indirect Wind (Ospedali) – regola l’angolazione della ventilazione per fornire e mantenere la temperatura più piacevole.

Refresh Mode (Scuole) – favorisce la concentrazione sfruttando variazioni di temperatura, ventilazione e direzione dell’aria, utilizzando le otto alette.

La Cassetta Dual Vane è particolarmente indicata per le strutture commerciali e pubblicheCassetta Dual Vane intelligente

La Cassetta Dual Vane si presenta con un design adatto a qualsiasi ambiente grazie al colore bianco brillante e all’elegante griglia.

Il nuovo ventilatore Full 3D migliora le prestazioni aumentando la potenza della ventilazione e riducendo la rumorosità a 45 dB(A). Inoltre, le superfici di ripresa (+33%) e mandata (+100%) dell’aria sono state aumentate per accelerare il raffrescamento e il riscaldamento.

Le doppie alette su ciascun lato rendono questa nuova cassetta intelligente grazie a una serie di sensori:

Inoltre, il sensore abilita l’accensione e lo spegnimento in base alla presenza o assenza di persone con un risparmio energetico fino al 54%.

La Cassetta Dual Vane assicura la sterilizzazione dell’aria al 99% grazie a un potente sistema di purificazione in quattro fasi.

Il riconoscimento facciale: che cos’è e che applicazioni ha

Parlare di riconoscimento facciale significa affrontare il tema della biometrica, una tecnica che permette di riconoscere le persone sulla base di tratti fisiognomici. Anche se l’ampia diffusione del riconoscimento facciale è un evento recente, ci sono dispositivi biometrici il cui uso è ormai consolidato. Un esempio? I lettori per impronte digitali o il riconoscimento vocale.

Chiaramente, negli anni, lo sviluppo di queste tecnologie si è posto l’obiettivo di raggiungere risultati sempre più precisi, individuando e riconoscendo dettagli unici della fisionomia delle persone e offrire un riconoscimento certo e affidabile, grazie ad appositi algoritmi intelligenti per la mappatura del volto. L’esigenza di accuratezza e affidabilità è più che comprensibile se si pensa che tra i principali utilizzi del riconoscimento facciale, la maggior parte riguarda applicazioni per la sicurezza.

Rilevamento e riconoscimento del viso umano

Se pensiamo ai diversi utilizzi che oggi si fanno della tecnologia del riconoscimento facciale, è possibile individuare una prima grossa differenza tra il rilevamento facciale e il riconoscimento facciale. Nel primo caso, si parla di un riconoscimento facciale di base che, individuando alcuni elementi principali come bocca, naso e occhi, individua il volto umano. Questa tecnologia è alla base di applicazioni come i filtri disponibili su alcuni social network.

Le tecnologie più avanzate, invece, riconoscono il volto individuato, ovvero riconoscono la sua identità. Ciò avviene attraverso l’analisi di una grossa quantità di fattori del viso, che appunto lo rendono unico. Il rilievo si basa sull’analisi di vari punti nodali e di misure del viso, che vengono trasformati in vere e proprie coordinate che permettono così un riconoscimento univoco. Inoltre, anche se molte tecnologie si basano ancora su una mappatura in 2D, la tecnologia sta facendo enormi passi in avanti con il riconoscimento del volto in 3D, che permetterebbe di superare alcuni limiti delle immagini in 2D.

Il riconoscimento facciale in 3D

Il riconoscimento facciale nei dispositivi mobile

Un tempo era protagonista dei film di fantascienza, oggi è una tecnologia implementata in diversi modi. Tra le applicazioni più semplici e “a portata di mano”, ci sono sicuramente quelle utilizzate dai dispositivi mobile. Talvolta, lo scopo è banalmente ludico, come avviene per esempio con i già citati filtri dei social network.

Attraverso la telecamera ci si deve inquadrare il viso e, tramite gli algoritmi di riconoscimento facciale, il dispositivo individua il volto ed applica di conseguenza effetti di vario tipo. I dispositivi mobile utilizzano il riconoscimento facciale anche per funzionalità come lo sblocco dei dispositivi o le agevolazioni per le transazioni, permettendo pagamenti online solo agli utenti riconosciuti.

In sostanza, gradualmente sta sostituendo la lettura dell’impronta digitale e l’inserimento di password e codici, ovvero i sistemi utilizzati finora per identificare gli utenti.

Molti operatori del mercato stanno investendo su questa tecnologia, rilevando molte possibilità di sviluppo del riconoscimento facciale nel mondo del mobile.

Le applicazioni nel settore della sicurezza

Il settore della sicurezza, sia pubblica che privata, è tra i più interessati dallo sviluppo del riconoscimento facciale. In alcuni paesi del mondo si sono già utilizzate tecnologie di questo tipo per sistemi di videosorveglianza nei luoghi pubblici, con lo scopo di prevenire rischi e pericoli, oltre che intervenire in modo tempestivo nel caso di situazioni di emergenza. È possibile valutare la densità di persone in un luogo, effettuarne un conteggio, limitare gli accessi o ancora interpretare eventuali comportamenti pericolosi.

Proprio in questo ambito, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e delle reti neurali, possono aumentare le possibilità di utilizzo, rendendo sempre più veloce il riconoscimento, correggendo le informazioni e riducendo sempre più il possibile margine di errore. Questo tipo di utilizzo, però, apre il dibattito sulla privacy e sulla sicurezza dei dati, in quanto vengono processati milioni di dati e volti di cittadini, di cui non sempre si ha l’autorizzazione.

Con la crescita delle Smart Home e degli Smart Building, gli edifici sono sempre più connessi e tecnologici e, anche nel campo della sicurezza privata, il riconoscimento facciale è una delle tendenze del settore. Permette di andare oltre la semplice registrazione di immagini dei sistemi di videosorveglianza. Le registrazioni possono essere avviate o bloccate sulla base dei volti riconosciuti, le notifiche e gli allarmi possono dipendere dalle persone rilevate nei pressi dell’edificio. Il riconoscimento facciale, infine, può essere utilizzato anche per la gestione e il controllo degli accessi all’edificio o ad alcune parti di essi, sia in ambito domestico, che lavorativo.

I pannelli Vision 60 di Solarwatt sono in classe A antincendio

Solarwatt ha comunicato il conseguimento della nuova certificazione classe A antincendio, secondo lo standard IEC 61730-2 (UL 790) per i prodotti Vision 60.
I pannelli fotovoltaici di Solarwatt, realizzati con la caratteristica di avere un doppio vetro, soddisfano i più elevati requisiti di sicurezza in caso di esposizione al fuoco.

Test antincendio pannelli Vision 60 Solarwatt_2Il certificato riguarda l’intera gamma di prodotti Vision 60; più elevato è il livello di classificazione raggiunto (le classificazioni vanno dal range A-C), maggiore è il livello di sicurezza per il cliente.

I pannelli Solarwatt garantiscono ancora più efficienza e sicurezza grazie a questa nuova certificazione. Si tratta di un risultato notevole per l’azienda, ma anche per i suoi partner, per gli installatori e per i clienti finali, poiché premia il costante impegno volto a migliorare i propri prodotti.
In precedenza, infatti, i pannelli in vetro-vetro detenevano il certificato di classe di fuoco C.

“È importante sottolineare – spiega Norbert Betzl, Product Manager di Solarwatt – che dopo aver passato i test e tutte le prove al fuoco, i pannelli fotovoltaici testati hanno mantenuto la produzione di due terzi della loro potenza originale”.

 

Vision 60 conformi alla norma IEC 61730-2

La procedura del test, norma IEC 61730-2, prevede diversi passaggi. Descrive innanzitutto i requisiti essenziali dei materiali e componenti e dell’intero modulo fotovoltaico. Dopodiché vengono eseguiti due test con precise procedure per certificare la classe al fuoco dei moduli fotovoltaici.

Nel test di propagazione della fiamma per la classe A, la superficie dell’elemento fotovoltaico selezionato viene esposta a una fiamma di gas con una potenza di combustione di 378 kW per 10 minuti aggiunta all’esposizione al vento. Il laboratorio di prova lo utilizza per valutare la diffusione della fiamma sia nella parte superiore del pannello che tra la copertura e i pannelli solari montati sulla parte superiore. Durante la prova del fuoco, un blocco di legno posto sul modulo viene acceso e si osserva se un fuoco esterno con l’intervento del vento fa bruciare i moduli. Per superare il test, nessuna parte incandescente o che brucia deve cadere dal banco di prova e i danni al modulo devono essere ridotti al minimo.

Massima integrazione per la pompa di calore aria-acqua Auriga

7 modelli compongono la nuova gamma di pompe di calore aria-acqua monoblocco inverter monofase e trifase Auriga di Baxi, che soddisfa le esigenze di riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria. Tutti caratterizzati da semplicità di installazione che si traduce in riduzione di tempi e costi.
La pompa di calore aria-acqua ad alta efficienza energetica presenta elevate prestazioni in raffrescamento, fino a 46° C, e riscaldamento a bassa temperatura con aria esterna fino a -25° C-
I modelli 5M/7M/9M hanno un’efficienza pari a A+++ secondo i parametri ErP Energy Labelling (Regolamento UE 2017/1369).

Massima integrazione in ottica green

Auriga è adatta all’integrazione con terminali radianti, fan coil e impianti misti, ma non solo, infatti consente la gestione integrata con diversi tipi di impianto (integrazione caldaia, integrazione fonti ausiliarie, gestione ACS e pompa circuito secondario).  La gamma di pompe di calore utilizza, inoltre, il refrigerante R32 a basso GWP.

Le componenti di Auriga

Le pompe di calore della gamma Auriga assicurano efficienza energetica e risparmio grazie a soluzioni innovative e componenti di qualità:

Le pompe di calore della gamma AurigaMonitoraggio da remoto

Il pannello di comando consente di gestire direttamente il riscaldamento/raffrescamento con 16 diverse curve climatiche per modalità), il bollitore per l’acqua calda sanitaria, l’integrazione caldaia e la resistenza elettrica di backup, la funzione antilegionella, la modalità eco (con doppio setpoint impostabile), la modalità silenziosa (con 2 livelli di silenziosità), la modalità vacanza. Tra gli optional, invece, il pratico kit di resistenza elettrica.

Il pannello di comando remoto consente la programmazione e la verifica dei parametri, mentre il collegamento attraverso il protocollo di comunicazione rapida Modbus assicura l’integrazione a sistemi BMS (Building Management System), ai sistemi di controllo computerizzato installati all’interno degli edifici e al monitoraggio delle apparecchiature meccaniche ed elettriche.

In Italia sviluppo delle infrastrutture energetiche a prova di pandemia

Non capita spesso di completare uno studio e rendersi conto di come le considerazioni conclusive, forzatamente riscritte per via di avvenimenti recenti, finiscano per diventare più importanti dell’indagine stessa. È quanto accaduto, naturalmente a causa del coronavirus, al lavoro svolto da Confindustria Energia, che ha dovuto prendere atto di come la pandemia possa impattare sulle tendenze apparentemente consolidate relative allo sviluppo energetico nel nostro Paese, green economy in primis.

Previsioni per il prossimo decennio coerenti con gli scenari del PNIEC

Lo studio si chiama “Infrastrutture energetiche per l’Italia e per il Mediterraneo” ed approfondisce i piani di investimento delle aziende energetiche in infrastrutture primarie fino al 2030 secondo gli scenari del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), misurandone l’impatto sugli indicatori macroeconomici, sociali e ambientali, le potenzialità e le esperienze maturate dalle imprese nazionali nell’economia circolare, nonché il ruolo che il sistema industriale italiano può svolgere per uno sviluppo energetico sostenibile nella regione del Mediterraneo.

Un’indagine che è stata realizzata da Confindustria Energia con il contributo delle associazioni rappresentate, tra cui Elettricità Futura, Terna, SNAM, OME, e il supporto analitico di PwC Strategy&. Importante, come detto, la tempistica, visto che si è sviluppata tra ottobre 2019 e inizio marzo 2020, quest’ultimo il periodo nel quale la pandemia ha cominciato a dispiegare i suoi disastrosi effetti nel nostro Paese.

Più 14,6% rispetto agli investimenti indicati nello studio 2018

Lo studio sottolinea come i consuntivi 2018-2019 sommati alle previsioni aggiornate dei nuovi investimenti per il prossimo decennio portano ad un valore globale di 110 miliardi gli investimenti per le infrastrutture energetiche primarie nel periodo 2018-2030, con un incremento del 14,6% rispetto ai valori quantificati nel precedente studio compiuto nel 2018.

Vengono fra l’altro individuate delle differenze significative per alcune filiere. “In considerazione – si legge – dei nuovi obiettivi PNIEC, le Fonti Rinnovabili presentano stime in crescita di circa il 30% per impianti solari ed eolici, bioenergie e biometano. In aumento anche gli investimenti per tutte le altre filiere, ad eccezione degli investimenti del settore di Produzione Idrocarburi che registrano una riduzione di circa il 25% a causa dei provvedimenti del governo del 2019/2020 che limiteranno nel futuro le attività Oil&Gas nazionali”.

investimenti infrastrutture energetiche Rapporto Confindustria Energia

Conseguenze importanti sul Pil e sull’occupazione

Un decennio di sviluppo delle infrastrutture energetiche che, tradotto in indicatori macroeconomici, significherà ricadute complessive degli investimenti per 350 miliardi di euro durante la fase di realizzazione e di esercizio delle opere con un effetto positivo pari ad un incremento medio dello 0,8% sul Pil nazionale nei prossimi dieci anni, al netto di entrate fiscali ed oneri concessori e senza impatto sul debito pubblico.

E si annuncia significativo anche l’impatto in termini occupazionali: sarà infatti necessario l’impiego in media di 135 mila unità lavorative annue durante la costruzione e la vita utile degli impianti, con il ricorso a competenze qualificate per le tecnologie innovative e i sistemi digitalizzati.

Dal COVID-19 possibili impatti sul breve periodo

Altro elemento importante evidenziato dallo studio è quello geografico: “L’Italia, grazie al suo percorso virtuoso nell’ambito delle strategie europee in tema di energia e clima potrebbe fungere da traino per favorire un’accelerazione della transizione energetica sostenibile nel contesto regionale del Mediterraneo. La sua localizzazione, le sue relazioni storiche con i Paesi mediterranei e il dinamismo del suo settore industriale la rendono un partner affidabile per lo sviluppo di progetti comuni basati sull’utilizzo del gas e delle fonti rinnovabili ed in accordo con i modelli di efficienza energetica e di economia circolare”.

Senonché, come detto, l’arrivo del COVID-19 a studio quasi ultimato pur non lasciando traccia nelle statistiche ha reso necessaria un’opportuna riflessione. Confindustria Energia spiega che “tentare di quantificare esattamente quali potrebbero essere le potenziali conseguenze che questo momento storico avrà sul settore energetico è prematuro. …si ritiene che gli oltre 100 miliardi di investimenti previsti in Italia tra il 2018 e 2030 continueranno ad essere un riferimento valido pur considerando alcuni rallentamenti per la realizzazione dei progetti nel breve periodo”.

Infrastrutture energetiche per l’Italia e per il Mediterraneo: Ruolo dell'Italia

Necessarie semplificazioni per autorizzare gli investimenti

In particolare, tali investimenti “saranno una leva importante per favorire la ripartenza economica con un non trascurabile impatto sulle aziende che operano nella filiera energetica comprese le piccole e medie imprese della supply chain aiutandole a superare la contrazione di attività e di fatturato nel 2020 e a partecipare alla prevista ripresa nel 2021″.

Centrale, in questo contesto, il ruolo della green economy, anche se “con l’obiettivo di una rapida ripresa degli investimenti saranno maggiormente necessarie le semplificazioni autorizzative e criteri di economia circolare che garantiscano la tempestività degli investimenti e la loro sostenibilità ambientale e sociale nel territorio”.

Sostenibilità al primo posto per Schneider Electric

Che ruolo assume oggi la sostenibilità per una global company come Schneider Electric? I risultati del primo trimestre 2020 parlano di azioni immediate, volte a ridisegnare un ecosistema di ripartenza green e impegno socio-economico.
Lo confermano gli obiettivi di sviluppo sostenibile misurati nell’indice non finanziario Schneider Sustainability Impact (SSI), che segna 7.15 punti su 10.

Ogni trimestre, infatti, Schneider Electric rende pubblico lo status dei 21 indicatori rispetto agli ambiziosi obiettivi di sostenibilità dell’azienda nel periodo 2018 – 2020. Traguardi che quantificano gli impegni presi in occasione del COP 21 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDG).

Fare sostenibilità con nuove strategie

La leggera e comprensibile frenata dell’ultimo report SSI non rallenta la strategia sostenibile dell’azienda. Anzi, stimola azioni concrete per rilanciare uno sforzo sociale ed economico senza precedenti.

“Viviamo una sfida che coinvolge miliardi di persone e la sostenibilità è sempre importante – commenta Gilles Vermot Desroches, Sustainability Senior VP di Schneider Electric -. Sono convinto che insieme potremo arrivare più lontano e più velocemente ai nostri obiettivi globali”. Un esempio? La Fondazione Schneider Electric ha immediatamente reagito all’emergenza lanciando il Tomorrow Rising Fund. “Un acceleratore di misure concrete – aggiunge Desroches –, che abbiamo dedicato alla ripartenza sociale e allo sviluppo di atteggiamenti sociali resilienti”.

Indice Schneider Sustainability Impact Q1 2020

I 4 pilastri della “reazione” sostenibile

Schneider Electric ha quindi deciso di rispondere alla crisi sanitaria ed economica con una precisa pianificazione basata su 4 quattro pilastri.

I passi avanti misurati nel report riflettono l’impegno solidale dei dipendenti e dei partner di Schneider Electric

Sostegno ai dipendenti

La priorità è assicurare salute e sicurezza a tutti i dipendenti nel mondo, implementando misure in linea con le direttive locali. Il gruppo ha rafforzato i benefit standard a livello globale (vita, salute e cura familiare) per tutti i dipendenti e per tutta la durata della crisi.

Passi avanti pronti a integrarsi ad altri due programmi di “salute ed equità” del report Schneider Sustainability Impact: la parità salariale di genere e il programma Global Familiy Leave erano già vicini al 100% di copertura a fine 2019.

Sostenere società ed ecosistema

Altrettanto importante, assicurare la continuità di servizio in tutti i Paesi e in tutte le comunità in cui Schneider Electric opera. Parliamo di manutenzione operativa per le infrastrutture critiche, nel rispetto delle normative sanitarie e delle indicazioni delle istituzioni pubbliche nazionali e locali. Questo, collaborando in modo sinergico con l’intero ecosistema di business: fornitori, partner e distributori.

Sempre in tema tecnologico, l’azienda offre opportunità formative a dipendenti e partner attraverso piattaforme online. Oggetto dell’e-learning, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu e altri argomenti di attualità.

Sostenibilità solidale: Tomorrow Rising Fund

Il fondo sostiene azioni di ricostruzione a breve e a lungo termine, invitando manager, dipendenti e stakeholder esterni a contribuire. A ogni donazione, ne corrisponderà un’altra da parte di Schneider Electric.

Non mancano, inoltre, le iniziative dei vertici aziendali: il Presidente & CEO Jean-Pascal Tricoire contribuirà personalmente con il 25% del suo salario base, per la durata della crisi epidemiologica. Anche i membri del Comitato Esecutivo si sono impegnati a donare al fondo il 10% dello stipendio.

Tra gli altri esempi virtuosi:

Promuovere la ripartenza green

Quarto e ultimo pilastro, il rilancio di un’economia basata sulle “tre D”: decarbonizzazione, decentralizzazione e digitalizzazione. Per questo Schneider Electric si è unita alla Green Recovery Alliance, promossa dal Parlamento Europeo per condividere piani di investimento in ottica green.

Si conferma l’impegno per gli investimenti “verdi” e il supporto a chi si trova in prima linea per superare la crisi in atto

In tema di sostenibilità ambientale e inquinamento, infine, l’azienda ha sottoscritto il documento European Plastics Act, varato lo scorso 6 marzo a Bruxelles per accelerare azioni di economia circolare sulla plastica.

Webinar CEI-Prosiel: Fiber To The Home

Le connessioni da casa via internet: questa la tematica del Webinar “Fiber To The Home – Soluzioni multiservizio e fibre ottiche” che si terrà Giovedì 28 maggio, dalle ore 14.30 alle 16.30.

Realizzato da Prosiel, Associazione senza scopo di lucro in prima linea nella promozione della cultura della sicurezza e dell’innovazione elettrica, in collaborazione con il CEI – Comitato Elettrotecnico Italiano, il webinar tratterà un argomento particolarmente sentito in un momento come questo dove – sia per le esigenze di lavoro sia per quelle scolastiche – la connettività è fondamentale.

Le connessioni a banda larga e ultralarga hanno posto in evidenza la sostanziale differenza fra le connessioni su rete in fibra ottica e quelle dove manca la fibra o comunque dove la banda disponibile è limitata.

Tematiche trattate nel Webinar Fiber To The Home

Il webinar della durata di due ore (dalle 14.30 alle 16.30) affronta i diversi aspetti legati alle connessioni da casa via internet:

Al termine dell’incontro verrà presentata una rappresentazione sintetica degli scenari di mercato e dei servizi potenziali.

Informazioni per partecipare

Per partecipare al webinar “Fiber To The Home – Soluzioni multiservizio e fibre ottiche” è obbligatoria l’iscrizione.
È possibile iscriversi compilando la scheda presente sul sito CEI alla voce Eventi > Seminari e altri Convegni entro il 27/05/2020.
Il webinar gratuito si svolgerà il 28 maggio, dalle ore 14.30 alle 16.30.
Il link per partecipare all’incontro verrà inviato via email il pomeriggio precedente all’evento.

Sensori e IoT per rendere le città meno inquinate

Lo scopo di rendere intelligenti le città è quello di migliorare la qualità della vita delle persone che le abitano, rendere efficienti i servizi, favorire nuove forme di socialità e di partecipazione, incoraggiare una governance trasparente e innovativa, nuovi modelli economici, ma anche di trovare un equilibrio tra l’uomo e l’ambiente, rispettando e proteggendo quest’ultimo. Il tema ambientale è sempre più rilevante e, soprattutto in città, la lotta all’inquinamento si fa sempre più difficile e in città la qualità dell’aria è una delle principali questioni da affrontare.

Anche se negli ultimi anni si sono intraprese diverse azioni per ridurre l’inquinamento atmosferico, come la realizzazione di piste ciclabili o l’introduzione dei veicoli elettrici, lo smog rimane un grande nemico della salute dei cittadini di tutto il mondo. Si stima che i tre quarti della popolazione urbana siano esposti a livelli eccessivamente alti rispetto alle indicazioni dell’OMS sui livelli di concentrazione nell’aria di polveri sottili. I danni sulla salute sono ingenti e le morti premature dovute all’inquinamento superano ogni anno i 60 mila casi. Tra gli inquinanti che si tengono monitorati ci sono le polveri sottili (Pm), il biossido di azoto e l’ozono troposferico.

L’IoT aiuta nel monitoraggio e nella raccolta dei dati

L’Internet of Things e i Big Data offrono la possibilità di attuare sistemi di monitoraggio e di raccolta dati complessi e precisi. La direzione presa è quella di moltiplicare i sensori presenti in città, per diversi scopi, al fine di poter monitorare tutti i fenomeni che si ritiene opportuno controllare. È chiaro che più sensori si predispongono, più dati si raccolgono e di conseguenza vanno analizzati e tradotti in informazioni utili per una migliore gestione della situazione monitorata. Nel caso dell’inquinamento atmosferico, oggi si utilizzano solo stazioni meteo statiche.

Ma la concentrazione atmosferica di queste sostanze può variare molto da zona a zona e per questo servirebbe un monitoraggio capillare. L’IoT, in un certo senso, permette di sensorizzare intere città ed avere aggiornamenti in tempo reale e completi sul livello di inquinamento dell’aria in ogni area. Questi sensori, proprio come le stazioni metereologiche, possono integrare anche la raccolta di dati come la temperatura, l’umidità e la pressione.

L’IoT, in sostanza, crea una rete di “stazioni metereologiche” comunicanti tra loro e diffuse sul territorio. I dati raccolti attraverso il monitoraggio della qualità dell’aria, potrebbero poi essere incrociati con i sistemi e i servizi legati alla gestione del traffico urbano, pianificando in modo più efficace le azioni utili a rendere più sostenibile la mobilità.

Città più pulite, con edifici più intelligenti

L’Internet of Things ha trovato ampia applicazione negli edifici, sia domestici, che dedicati al lavoro. Grazie all’IoT tutte queste strutture possono diventare più intelligenti, con grandi vantaggi in termini di comfort delle persone, ma anche di rispetto dell’ambiente. I sistemi domotici e di building automation, infatti, permettono di monitorare i consumi domestici e il funzionamento degli edifici, risparmiando energia e riducendo di conseguenza anche le emissioni. Quando si parla di smog si pensa molto più spesso al traffico, dimenticando che proprio le nostre case e i nostri uffici, sono tra i principali responsabili dell’inquinamento cittadino. Poter contare su un patrimonio immobiliare meno energivoro e più efficiente, potrebbe aiutare molto a ridurre l’inquinamento, dato che secondo il rapporto della Global Alliance of Buildings and Construction l’edilizia è responsabile di circa il 39% delle emissioni globali di anidride carbonica.

Non solo inquinamento dell’aria…

Le città, purtroppo, non sono vittime solo dell’inquinamento atmosferico. Un altro tipico problema dei centri urbani, ad esempio, è rappresentato dall’inquinamento acustico, causato dalla vicinanza di grandi infrastrutture, dal traffico e da varie attività presenti in città. L’inquinamento acustico può essere causa di stress e patologie cardiovascolari, quindi avere effetti sia fisici, che psichici.

Anche in questo caso, l’IoT e la sensoristica permettono di monitorare costantemente i valori sonori, elaborare i dati raccolti e relazionarli ad altri fenomeni, ad esempio alla rilevazione del numero di auto di passaggio in una strada trafficata. L’integrazione di diversi sensori e dispositivi, permette quindi di approfondire un determinato fenomeno, comprendendo anche le relazioni con altri aspetti della realtà. Nel caso dell’inquinamento acustico dovuto al traffico, ad esempio, i sensori e l’IoT permettono di rilevare il rumore ed intervenire in modo mirato, regolarizzando il flusso del traffico e riducendo le problematiche anche sul lungo periodo.