Sostenibilità ambientale: 23 metriche per misurare l’impatto del data center

Per sostenere le aziende nei loro piani di miglioramento, Schneider Electric ha identificato 5 aree e 23 metriche per misurare in modo oggettivo, trasparente e comparabile i risultati raggiunti
Misurare l’impatto ambientale del data center

In un mondo sempre più digitale, i data center sono elementi imprescindibili per il funzionamento dell’intera società. Da loro dipendono comunicazioni, elaborazioni, analisi, archiviazione e riutilizzo di dati di ogni genere. Per poterne mantenere ininterrottamente l’operatività, resistere a problemi di ogni genere e garantire servizi sempre attivi hanno bisogno di molta energia, sia per il funzionamento vero e proprio di server e storage sia per il loro raffreddamento. Questo porta i data center nel loro complesso a essere responsabili di circa il 2 per cento delle emissioni mondiali di gas a effetto serra, al pari del traffico aereo.

Ecco perché è fondamentale l’inserimento di queste strutture all’interno degli obiettivi aziendali di sostenibilità. In questo più ampio concetto si inseriscono l’ambiente, il sociale e la governance (e infatti si parla di programmi ESG: Environmental, Social, and Governance). Parlando di data center, il capitolo a cui fare riferimento è ovviamente quello ambientale.

Data center: le metriche

Il problema, però, è capire come si possa misurare l’impatto di tali strutture e come si possano soprattutto valutare i passi in avanti nel corso del tempo. Un metro di misurazione che è entrato in vigore nel 2007, e che alla fine è diventato un punto di riferimento per la comunità globale, è il PUE, lanciato da The Green Grid (TGG). Prima che venisse messo a punto il sistema che valuta la Power Usage Effectiveness, ovvero l’efficienza nell’utilizzo dell’energia elettrica, non c’era un modo univoco e chiaro di capire l’impatto delle differenti strutture. Il valore PUE è il rapporto tra la potenza totale assorbita dal data center e quella usata dai soli apparati IT, e il valore ottimale è 1, indicante che tutta l’energia assorbita dall’impianto viene utilizzata per gli apparati IT.

Ovviamente in un data center entrano in gioco consumi di ogni genere, che vanno dall’illuminazione al raffreddamento, e quindi l’obiettivo di questo indice è quello di avvicinarsi il più possibile a 1. L’undicesima edizione del rapporto annuale Global Data Center Survey realizzato dall’Uptime Institute mostra che dal 2007 al 2021 il valore è passato in media da 2,5 a 1,57, anche se con un considerevole rallentamento negli ultimi anni.

I passi per ottimizzare la sostenibilità di un data center

I passi per ottimizzare la sostenibilità di un data center

Dalla terra all’acqua

Ma per capire l’impatto ambientale di un data center, parlare di energia non è sufficiente. Così Schneider Electric ha deciso di creare una vera e propria guida che propone metriche standard per la valutazione di aspetti come il consumo di acqua, le emissioni di gas, la gestione dei rifiuti e l’impatto su terra e biodiversità. Insieme all’energia, sono cinque macro-temi su cui trovare delle metriche condivise, e quindi confrontabili sia nel tempo sia rispetto ad altri soggetti, è fondamentale per una misurazione efficace della sostenibilità ambientale.

Parlando di acqua, le torri di raffreddamento e altri sistemi evaporativi sono tecniche molto diffuse per l’espulsione del calore generato dai data center. Queste soluzioni sono rinomate per la loro efficienza, ma i consumi di acqua sono enormi. Sempre secondo l’Uptime Institute, un data center da un megawatt utilizza circa 25 milioni di litri d’acqua all’anno. Usare acqua rigenerata o riciclata invece di acqua dolce (acqua potabile) aiuta a ridurre la pressione sulle risorse idriche locali.

L’importanza dell’economia circolare

Le emissioni di gas a effetto serra (GHG) non hanno bisogno di spiegazioni, mentre vale la pena spendere qualche parola per la gestione dei rifiuti. I data center, infatti, generano rifiuti significativi sia durante la loro costruzione sia mentre sono in attività. È quindi importante ridurre al minimo la produzione di rifiuti dalla catena di approvvigionamento ricorrendo a riutilizzo e riciclaggio. In questo contesto, metodologie e processi di progettazione tipici dell’economia circolare possono essere di grande aiuto.
Infine, un discorso a parte è quello che riguarda l’impronta fisica dei data center sul terreno, che è sicuramente limitata pensando al solo edificio, ma che può diventare considerevole se si aggiungono al conto anche parchi solari o eolici dedicati.

Tre livelli di evoluzione

In totale, sono state identificate ben 23 metriche differenti, che possono essere utilizzate per confrontare i risultati raggiunti. Non tutte le aziende che affrontano i temi ESG sono però allo stesso livello di implementazione, e Schneider fa quindi una distinzione in base al livello di evoluzione raggiunto nel percorso verso la sostenibilità ambientale:

  • principianti,
  • avanzati,
  • leader.

Nel primo gruppo, per il quale sono considerate 11 delle 23 metriche, si valutano i temi di energia, acqua ed emissioni; le aziende che fanno parte del gruppo centrale aggiungono alcune metriche relative a questi ambiti e si occupano anche della gestione dei rifiuti, per un totale di 18 elementi di valutazione; infine, quelle più coinvolte in piani di sostenibilità affrontano anche il tema della terra e della biodiversità.

Una guida per orientarsi

Indipendentemente dalla fase in cui si trovano, tutti i data center dovrebbero, come minimo, eseguire il reporting sulle 11 metriche fondamentali. Per conoscere, interpretare e applicare correttamente tutte quelle identificate, Schneider Electric ha messo a punto un corposo white paper intitolato Guida alle metriche di sostenibilità ambientale per i Data Center. Nel documento, a ognuno dei 23 parametri viene abbinato il quadro o lo standard di riferimento, e per ognuno di questi ultimi si specifica per quale funzione o scopo sono indicati.

Tre le categorie previste:

  • definizione degli obiettivi,
  • reporting,
  • certificazione.

Con questo importante strumento a disposizione, i responsabili dei data center possono così indirizzare in maniera efficace tutte le attività a supporto del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Le metriche così definite sono un valore determinante, costituto dalla trasparenza, che permette di promuovere i miglioramenti sia all’interno dell’azienda sia esternamente.

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Paolo Galvani

Nato nel 1964, è giornalista professionista dal 1990 e si occupa di tecnologia dalla fine degli Anni ’80, prima come giornalista poi anche come traduttore specializzato. A luglio 2019 ha lanciato il blog seimetri.it, dedicato alla vita in camper, e collabora con diverse testate giornalistiche specializzate nel settore del turismo all’aria aperta.

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