Le imprese italiane sotto la lente delle diagnosi energetiche

Il Rapporto annuale sull’efficienza energetica di ENEA fa il punto sulle certificazioni di diagnosi energetica che sono state presentate nel 2021 dalle grandi imprese e da quelle con forte consumo di energia
Le imprese italiane sotto la lente delle diagnosi energetiche

“L’attuale situazione energetica mondiale è caratterizzata da un incremento senza precedenti dei costi delle forniture energetiche. Tale situazione sta creando notevoli problematiche per le imprese, che non riescono a far fronte a tali aumenti perdendo competitività”. Un estratto che basta, e purtroppo avanza, per far comprendere come nell’11° “Rapporto annuale sull’efficienza energetica” messo a punto da ENEA assume ancor più importanza il capitolo dedicato alla situazione delle imprese.

Un settore, quello industriale e produttivo in generale, con delle dinamiche peculiari che si riflettono anche nelle modalità con cui viene analizzato. “L’efficienza energetica – si legge nel Rapporto – rappresenta uno strumento essenziale per ottimizzare i consumi energetici nei siti produttivi e la diagnosi energetica è di sicuro lo strumento più idoneo per identificare gli interventi di efficienza energetica nelle imprese”.

Diagnosi energetiche: il portale ENEA Audit102

Dunque, in relazione ai consumi energetici delle imprese, il focus resta sull’andamento delle diagnosi energetiche. Quest’ultime, lo ricordiamo, rappresentano dalla fine del 2015 un obbligo per le grandi imprese e le imprese a forte consumo di energia. In particolare, la diagnosi energetica dei siti produttivi interessati va redatta e inviata ogni quattro anni al portale ENEA Audit102.

Una prima considerazione contenuta nell’ultima edizione del Rapporto è che “anche nel 2021, terzo anno di obbligo del secondo ciclo di diagnosi obbligatorie, così come avvenuto per il 2020, il numero di diagnosi pervenute ad ENEA è stato nettamente inferiore al 2019, primo anno di obbligo del secondo ciclo, in quanto la gran parte delle imprese aveva già realizzato la diagnosi nel 2019”.

Diagnosi energetiche presentate dalle industrie
Le diagnosi energetiche presentate nel settore industriale nel 2021

Grandi Imprese e Imprese Energivore

Nel 2021 complessivamente sono state caricate sul portale ENEA 629 diagnosi energetiche da parte di 469 imprese (l’anno precedente c’erano state 759 diagnosi da parte di 495 imprese). Fra queste aziende, 174 si sono dichiarate “Grandi Imprese” e 271 si sono dichiarate “Imprese Energivore” (imprese a forte consumo di energia iscritte agli elenchi della Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali – CSEA), mentre soltanto 24 imprese si sono dichiarate contemporaneamente Grandi Imprese ed Imprese Energivore.

Il Rapporto precisa che delle 629 diagnosi energetiche presentate, “280 risultano afferenti a siti caratterizzati dalla presenza di Piani di Monitoraggio dei Consumi, come indicato e prescritto dalle Linee Guida ENEA per il Monitoraggio per tutte le imprese che erano alla seconda tornata di diagnosi energetiche”. E fra questi siti caratterizzati dal monitoraggio, 140 diagnosi sono relative ad imprese energivore.

Diagnosi energetica: scomposizione per settore

Effettuando invece una scomposizione per settore di attività economica (in base alla classificazione ATECO) si osserva come i settori maggiormente rappresentati sono quello delle attività manifatturiere (settore C, 393 diagnosi, quasi il 63% del totale delle diagnosi) e quello che comprende fornitura d’acqua, reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento (settore E, 56 diagnosi, l’8% del totale).

A seguire troviamo il commercio all’ingrosso e al dettaglio (settore G, 42 diagnosi, quasi il 7% del totale). Congiuntamente, le sezioni C, E e G totalizzano quasi l’80% di tutte le diagnosi energetiche pervenute ad ENEA nel corso del 2021. Il manifatturiero nel suo complesso si conferma, quindi, il settore maggiormente interessato.

Distribuzione delle diagnosi energetiche in base al codice ATECO
Distribuzione delle diagnosi energetiche in base al codice ATECO

Tipologia degli interventi effettuati

Per quanto riguarda gli interventi effettuati e individuati, così come indicati nelle diagnosi energetiche presentate nel 2021, possono essere suddivisi in interventi che producono risparmi di energia finale e interventi associati a risparmi di energia primaria, riconducibili a loro volta alle due aree di intervento Cogenerazione/Trigenerazione e Produzione da fonti rinnovabili.

Gli interventi effettuati, suddivisi nelle due categorie sopra descritte, hanno consentito il raggiungimento, rispettivamente, di un risparmio di energia finale di 2,8 ktep/anno e di un risparmio di energia primaria di 19,3 ktep/anno. Ed ancora, sempre in base alla precedente categorizzazione, si ottiene in media un risparmio di 0,01 ktep/anno di energia finale e di 0,54 ktep/anno di energia primaria per intervento.

Ripartizione regionale dei risparmi

In relazione alle specificità e agli andamenti territoriali, il Rapporto ENEA sottolinea che “la suddivisione regionale dei risparmi potenziali di energia finale e primaria degli interventi individuati, è sicuramente legata al numero di diagnosi pervenute per ciascuna regione ma anche alla specializzazione produttiva dei diversi territori”.

Relativamente ai risparmi potenziali di energia primaria, la Campania è la regione con quota maggiore (36,5%) seguita dalla Lombardia (17,8%) e Veneto (12% circa).

Diversamente, per quanto riguarda i risparmi potenziali di energia finale, la Lombardia è la regione con quota maggiore (19,5%), seguita da Emilia-Romagna e Abruzzo, con 13,4% e 11,4%.

Risparmi di energia primaria e finale

Le medesime ripartizioni territoriali sono disponibili andando a prendere in considerazione non più i risparmi potenziali ma quelli conseguiti dagli interventi effettuati. In quest’ottica, la regione con i maggiori risparmi conseguiti di energia primaria è la Toscana (25,5%), seguita da Veneto (13,4%) e Campania (12% circa).

Anche in questo caso la graduatoria cambia se si vanno a guardare i risparmi conseguiti di energia finale da parte delle imprese. Infatti, ad avere la quota di gran lunga maggiore è la Lombardia (con circa il 53,7%), seguita dal Veneto (13,8%) e dalla Toscana (7,8%). Significativa anche la quota di risparmi potenziali del Lazio (7,3%).

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità

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