“Efficienza energetica first”, ma con gli edifici digitali. Perché l’indice SRI – Smart Readness Indicator può essere la chiave dello sviluppo sostenibile italiano. Perché la transizione energetica passa anche dalla riqualificazione di un patrimonio immobiliare obsoleto ed energivoro. Perché normative, finanziamenti e incentivi possono concretamente guardare alla digitalizzazione come motore del rilancio green della nostra economia.
Tradotto, è necessario fare efficienza portando innovazione. L’appello del gruppo di lavoro “Efficienza Energetica e Trasformazione Digitale” di Kyoto Club si rivolge in primis alle istituzioni italiane, per fare sì che gli obiettivi di decarbonizzazione e smartizzazione maturino, insieme, nel panorama regolatorio dell’edilizia sostenibile, assumendo il giusto peso nell’attuale discussione sul Recovery Fund.
“Considerando lo status e l’età del parco immobiliare italiano, l’efficienza energetica è fondamentale. Ma bisogna anche puntare sul massimo livello di integrazione delle tecnologie a disposizione – spiega Laura Bruni, Direttore Affari Istituzionali Schneider Electric e coordinatrice del gruppo di lavoro di Kyoto Club -. Una missione possibile solo attraverso un uso mirato dei fondi del Recovery Plan per rendere gli edifici italiani all’avanguardia in termini di benessere, sicurezza, tutela ambientale e flessibilità gestionale”.
Come procedere per favorire tutto questo? Le direttrici tracciate dai relatori dell’incontro virtuale promosso Kyoto Club sono due. Da un lato, implementare al più presto il recepimento della direttiva europea EPBD 3 (Energy performance of buildings directive) e del suo Smart Readness Indicator. Dall’altro, promuovere concretamente l’innovazione tecnologica verso gli smart building, soprattutto nell’edilizia pubblica.
Quanto cambierà, dunque, il settore delle costruzioni italiano? Il superbonus 110% ha aperto la strada della ripartenza, ma tanto dipenderà dal saper cogliere le opportunità generate dall’indice SRI. L’indicatore introdotto dalla EPBD 3 per valutare la predisposizione all’intelligenza degli edifici rappresenta infatti un utile strumento di informazione e valutazione sia per gli immobili nuovi sia nel caso di riqualificazione.
Il tutto, secondo tre obiettivi principali:
Per individuare e standardizzare il sistema di calcolo dello SRI, Enea ha partecipato allo studio tecnico promosso dalla DG Energy della Commissione europea. Analizzando i servizi intelligenti e di rispettivi sotto-servizi, è nato un approccio “check-list” che assegna al building un punteggio complessivo tramite un metodo di valutazione multicriterio.
Le premesse ci sono, ma servono ulteriori sforzi per agevolare l’avvento dello Smart Readness Indicator in Italia. “Il DL 2020/48 dello scorso 10 giugno ha decretato il recepimento della direttiva EPBD, ma restano diversi aspetti da definire – conferma Nicola Badan, Business Director Emergy Lighting di Schneider Electric -. Per questo siamo in attesa dei decreti attuativi, una leva importante per accelerare lo sviluppo sostenibile e digitale del parco immobiliare italiano. Riteniamo infatti urgente rafforzare una strategia di transizione energetica a lungo termine e mettere in campo azioni immediate”.
I principali nodi da affrontare, secondo gli esperti di Schneider Electric, sono:
Al momento, poi, lo Smart Readness Indicator è “fermo” all’adottabilità su base volontaria. “L’indice SRI andrebbe invece valorizzato come potenziale motore della trasformazione digitale degli edifici ed elemento premiante di incentivazione in relazione alle performance – aggiunge Andrea Natale, Business Development Manager EcoBuilding -. Un asse strategico per un efficace utilizzo dei fondi NextGenEU e una risorsa utile alla ripresa green del settore immobiliare”.
Insomma, ci troviamo nel mezzo di una confluenza di sistemi, finanziamenti e normative che dobbiamo “cavalcare” per rilanciare il Paese. Per farlo, il gruppo di lavoro guidato da Laura Bruni propone un percorso incentrato sulle sinergie pubblico-privato. E sulle buone pratiche di efficienza energetica, digitalizzazione ed economia circolare che già rappresentano il fiore all’occhiello della tecnologia italiana.
Le 5 strade per un Recovery Plan concreto ed efficace sono:
“Kyoto Club vuole accompagnare l’approvazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) come amplificatore di soluzioni concretamente attuabili – conclude Laura Bruni -. Sempre nell’ottica di generare una sostenibilità che porti sviluppo sostenibile. A beneficio dell’ambiente, dell’economia e delle future generazioni”.