Gli italiani non di rado finiscono con lo stracciarsi le vesti per gli errori e i ritardi accumulati nel processo di evoluzione tecnologica del Paese. Però è anche giusto sottolineare quando non si figura nella lista dei “cattivi” e si può invece esibire un comportamento virtuoso. Che poi è proprio quello che emerge andando a valutare il comportamento dei Paesi dell’Unione Europea in relazione alla definizione e all’aggiornamento dei propri obiettivi di efficienza energetica da conseguire entro la fine del decennio. L’Italia è uno dei pochi paesi europei ad aver aggiornato il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (PNEC).
Per comprendere la dinamica dei fatti occorre partire dalla nuova Direttiva sull’efficienza energetica (EED) , il provvedimento comunitario varato dopo una complessa negoziazione che fissa l’obiettivo di ridurre il consumo energetico a livello europeo di almeno l’11,7% entro il 2030.
Ma per concretizzare questo traguardo green ancora più ambizioso occorre il recepimento della Direttiva nelle legislazioni delle 27 nazioni aderenti all’Unione Europea interessate dal provvedimento. Tradotto in pratica, gli Stati membri avrebbero già dovuto presentare alla Commissione europea i rispettivi progetti di Piani Nazionali per l’Energia e il Clima entro il 30 giugno del corrente anno.
Il condizionale però è d’obbligo, considerando che questa data è stata rispettata soltanto da una parte delle nazioni interessate, fra l’altro presentando dei PNEC quasi sempre inadeguati rispetto a quanto stabilito dalla Direttiva. Che cosa è accaduto lo ha documentato di recente la Coalition for Energy Savings, un gruppo no-profit che comprende imprese, autorità locali, agenzie energetiche, comunità energetiche e altre organizzazioni.
In particolare, la Coalizione per il Risparmio Energetico “si impegna a fare dell’efficienza e del risparmio energetico il primo obiettivo delle politiche energetiche e la forza trainante verso un’Unione Europea capace di essere sicura, sostenibile e competitiva”.
Ebbene, in un report dal titolo esplicito, “Pianificazione per l’EED 2023: i Paesi europei sono all’altezza del compito?”, la Coalition for Energy Savings sottolinea innanzitutto che ben 11 Stati membri dell’Unione risultano ancora inadempienti rispetto alla presentazione dei loro progetti di PNEC aggiornati in base alla direttiva.
Ma, come detto, la situazione non migliora di molto andando a guardare il contenuto dei piani che invece sono stati recapitati a Bruxelles: “Nessuno dei 16 progetti di PNEC presentati finora è pienamente conforme alla direttiva aggiornata sull’efficienza energetica. Soltanto quattro Paesi – Italia, Lituania, Lussemburgo e Spagna – hanno i piani meno distanti dai requisiti della direttiva aggiornata”.
Dunque, e veniamo a quanto scritto in apertura, questa volta il nostro Paese non finisce dietro la lavagna anche se non si trova in una posizione del tutto virtuosa. Infatti, senza fare distinzioni, nel report viene evidenziato che “i piani già presentati sono ancora lontani dal soddisfare le aspettative europee e necessitano di essere ulteriormente rivisti”.
Del resto, per capire quanto molte altre nazioni si trovino ancora in alto mare, è sufficiente quanto riferito dalla Coalizione riguardo i PNEC presentati da Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia: “I loro piani – si legge – non riflettono affatto i requisiti della nuova EED. Nella migliore delle ipotesi, riconoscono che è stata adottata una nuova Direttiva, ma non aggiornano le loro bozze in base alle nuove disposizioni”.
Gli 11 Stati membri dell’Unione completamente inadempienti sono: Germania, Francia, Polonia, Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Irlanda, Grecia, Lettonia e Romania. Invece, in relazione ai 16 progetti di PNEC che sono stati presentati, la Coalition for Energy Savings ha redatto una classifica di merito giudicandone la compatibilità con i principali requisiti indicati dalla nuova Direttiva sull’efficienza energetica.
In particolare, si è giudicato, procedendo ad assegnare dei relativi punteggi, in base a:
I progetti di PNEC ritenuti completamente non aggiornati sono appunto risultati quelli di Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia.
Parzialmente aggiornati sono invece i piani di Portogallo, Slovenia e Slovacchia.
Mentre il giudizio di “aggiornato ma in modo insufficiente” ha riguardato i PNEC di Croazia, Ungheria, Estonia e Cipro.
Quasi conformi ai requisiti richiesti, come detto, i progetti di piano presentati da Italia, Lituania, Lussemburgo e Spagna.
A questo punto, la Commissione europea ha tempo fino alla fine dell’anno per valutare ciascun progetto di PNEC individualmente e fornire quindi delle raccomandazioni specifiche per ogni Paese. Il tutto sei mesi prima della scadenza ultima per la presentazione della versione definitiva dei PNEC, fissata per il giugno 2024.