Cupio dissolvi, dicevano i latini, con un’espressione che è rimasta nel nostro linguaggio comune e sta a significare il desiderio di scomparire. Ebbene, seppur chiaramente destinato a scomparire nel giro di un paio d’anni per volontà del governo (a seguire spiegheremo con quali modalità), il Superbonus non manifesta alcuna “accettazione” della sua prossima dipartita, ed anzi ha appena chiuso l’anno raggiungendo una cifra monstre per quanto riguarda le risorse finanziarie che ha movimentato.
I dati sull’andamento della maxi-agevolazione sono come di consueto quelli rilevati da ENEA che sin dal 2021 monitora l’evoluzione del Superbonus con la quantificazione dell’ammontare economico dei lavori, la ripartizione per tipologia di immobile degli interventi effettuati (condomini, edifici unifamiliari e immobili funzionalmente indipendenti), nonché l’individuazione della loro dislocazione sul territorio nazionale.
Ebbene, al 31 dicembre del 2023 il totale degli investimenti effettuati in regime di Superbonus ammessi a detrazione ha superato una quota stratosferica, quella dei cento miliardi di euro, per la precisione 102miliardi e 681 milioni di euro. Di questo ammontare circa il 90% è relativo a cantieri ormai conclusi, con un controvalore di 91 miliardi che ha già generato detrazioni per 99 miliardi a causa del recupero fiscale al 110%.
Andando invece a vedere la ripartizione finanziaria per tipologia di immobile (461.433 quelli complessivamente oggetto di intervento fino al termine dell’anno scorso), l’ammontare maggiore riguarda i condomini: 64 miliardi di investimenti ammessi a detrazione generati da lavori in quasi 105mila edifici condominiali.
Superiore il numero di edifici unifamiliari coinvolti, 240mila, ma con un corrispettivo economico comprensibilmente inferiore, circa 27 miliardi e mezzo per gli investimenti ammessi a detrazione. Quest’ultimi totalizzano invece 11,2 miliardi di euro per quanto riguarda i 116mila immobili funzionalmente indipendenti oggetto di lavori in regime di Superbonus.
Un’altra rilevazione interessante è relativa all’investimento medio nei lavori compiuti in regime di Superbonus, che viene anch’esso scomposto a seconda della tipologia d’immobile. L’importo maggiore riguarda anche in questo caso i condomini, con una media di quasi 615mila euro per intervento, cifra che scende a 117mila euro nel caso degli edifici unifamiliari mentre l’importo medio degli investimenti relativi alle unità immobiliari indipendenti è di circa 98.500 euro.
Nell’analisi ENEA non manca il monitoraggio territoriale del Superbonus. Trattandosi di un’agevolazione che ha riscosso successo in tutto il Paese, i numeri maggiori fanno inevitabilmente riferimento alla regione di gran lunga più popolata, la Lombardia, dove a fine 2023 si è arrivati a quasi 20 miliardi di investimenti ammessi a detrazione.
A seguire troviamo Veneto (quasi 10 miliardi), Emilia-Romagna (circa 9 miliardi e mezzo) e Lazio (quasi 9 miliardi). Nel Meridione la regione con più investimenti ammessi a detrazione è la Campania, circa 7 miliardi e mezzo, seguita dalla Sicilia con più di 6 miliardi.
Oltrepassata quota 100 miliardi il Superbonus è adesso destinato ad una inevitabile frenata della durata di due anni fino alla sua scomparsa, salvo ormai improbabili colpi di scena, fissata alla fine del 2025. Per cominciare, dal primo gennaio l’aliquota di recupero fiscale ha subito una robusta sforbiciata scendendo al 70%, che poi diventerà il 65% l’anno venturo.
La sua minor convenienza mette quindi la maxi-agevolazione (ma l’accrescitivo appare ormai improprio) “in concorrenza” con altri incentivi, come l’Ecobonus, che pur offrendo minori opportunità di applicazione sono molto più facilmente accessibili per quanto riguarda la documentazione richiesta ai cittadini per poter avere il beneficio.
Cala la convenienza fiscale e si restringe anche la platea dei possibili aventi diritto al Superbonus. Infatti, dal mese di gennaio l’agevolazione è riservata soltanto ai condomini e ai proprietari di edifici da 2 a 4 unità immobiliari. Di contro, il Superbonus non può più essere richiesto nel caso degli edifici unifamiliari e degli immobili funzionalmente indipendenti.
Infine, va ricordato che la cessione del credito e lo sconto in fattura – due modalità di recupero delle spese che hanno contribuito non poco al successo del Superbonus – non sono più disponibili e che l’unico modo per recuperare le spese rimane il meccanismo annuale della detrazione fiscale.
Al riguardo resta sostanzialmente da risolvere il problema di coloro che hanno iniziato i lavori in regime di 110% ma si ritrovano a concluderli oltre il 2023 e quindi con il recupero fiscale ribassato. Il rischio concreto è che in assenza di una soluzione efficace si inneschi una spirale di contenziosi legali.