
L’industria del riscaldamento italiano è una realtà che conta circa 11mila addetti e genera un fatturato di circa 3 miliardi di euro. È anche il mercato più grande d’Europa per quanto riguarda le caldaie a condensazione, ricorda Assotermica – ANIMA Confindustria, nel presentare i dati di settore, al termine del 2024, nella conferenza stampa dedicata.
Le caldaie a condensazione sono state l’elemento più citato all’evento e non poteva essere altrimenti. Proprio l’industria aveva chiesto, invano, pochi giorni fa al Governo di non approvare una modifica legislativa alla legge di Bilancio che avrebbe escluso le caldaie a condensazione dalle prossime misure d’incentivazione. Così non è stato ed è un danno a un settore che vede nell’Italia un Paese leader.
Con oltre 831mila caldaie murali vendute, tra gennaio e novembre 2024, per il 93% delle quali di potenza inferiore a 35 kW, si comprende quali conseguenze potrà avere il provvedimento.
Partiamo, nella disamina sulla situazione dell’industria del riscaldamento italiano, dai dati di mercato relativi a gennaio-novembre. Marcello Chiriacò, responsabile dell’Ufficio statistica di Anima Confindustria, ha illustrato l’andamento dei principali prodotti rappresentati dall’associazione. “Emerge un quadro variegato, con le tecnologie basate sull’uso di energia rinnovabile particolarmente in affanno”. È da notare la sostanziale stabilità delle caldaie murali (–0,1%, per 831.438 unità), mentre si registrano decrementi più sensibili nel caso delle caldaie a basamento (–9,3% e 7706 unità) e delle caldaie soffiate (–12,2%; 3882).
È certamente rilevante il decremento dei pannelli solari termici (–36,3%), passato da 152.619 mq del 2023 ai 97.261 mq dell’anno in corso.
Fanno eccezione i bruciatori (+2,1% e 21.868 unità), mentre colpisce il tonfo dei sistemi ibridi (–64% e 6.871 unità). Anche le pompe di calore elettriche, per il solo uso di scalda acqua sanitaria, incassano un –24%.

Nel commentare la decisione del Governo di eliminare gli incentivi alle caldaie a condensazione, il presidente di Assotermica, Giuseppe Lorubio, a nome dell’industria del riscaldamento italiano, ha rimarcato “un cambio di rotta importante dopo che l’Italia e l’Ungheria erano stati gli unici Paesi a pronunciarsi contro l’approvazione della direttiva EPBD”.
I dati parlano chiaro: nello specifico, se si guarda all’andamento delle caldaie murali a condensazione – classe A – negli undici mesi considerati si è giunti a 770.880 unità vendute, con un picco sensibile di vendite tra ottobre e novembre, quando è cominciata a circolare l’ipotesi di una sospensione della misura incentivante. In generale, il 2024 che si avvia alla conclusione si è rivelato un buon anno: per il comparto si è segnato un incremento del 2%.
In particolare, Per la taglia “≤ 35 kW” la variazione tendenziale, inizialmente negativa, è stata seguita da un recupero piuttosto evidente nel corso dell’anno.

La decisione dell’Esecutivo rischia di affossare un intero settore che anche quest’anno ha mantenuto pressoché inalterate le vendite (il calo è stato solo dello 0,1%), rischia di minare “il percorso di transizione energetica del nostro Paese, che vede tra i propri pilastri la riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale, oltre a indebolire un comparto di eccellenza che può offrire soluzioni utili alla decarbonizzazione”, ha scritto in una nota la stessa Associazione.
Oltre che primo mercato in Europa delle caldaie a condensazione, l’Italia è un Paese basato su gas, con un’infrastruttura importantissima, fanno notare in Assotermica. L’ultimo studio di BIP Consulting, metteva in luce come le caldaie a gas metano/biometano o GPL/bioGPL, avessero quali punti forti i costi di investimento contenuti (circa 2mila euro per l’acquisto), la buona efficienza (95-97%) e gli ingombri ridotti.
In ogni caso Assotermica non è soltanto sinonimo di caldaie, come ha sottolineato Lorubio all’inizio della conferenza stampa. “Se è vero che le caldaie rappresentano il cuore del nostro comparto, la maggior parte dei gruppi merceologici che rappresentiamo è focalizzato sulle tecnologie rinnovabili. Noi crediamo fermamente nell’efficienza energetica e nello sviluppo delle rinnovabili e abbiamo un ventaglio di soluzioni tecnologiche allineato a questo scenario evolutivo”.
Valentina D’Acunti, capocomparto e capogruppo Caldaie a gas per usi residenziali e assimilati, è netta nel proprio commento ai dati: “in questa giornata in cui siamo a commentare i dati di mercato, abbiamo avuto la notizia del taglio degli incentivi alle caldaie. Siamo molto amareggiati di questa decisione”, concordando con le parole del presidente Lorubio.
“Si tratta di una scelta in totale contraddizione con i programmi fatti fino a pochi giorni fa. Non solo: è totalmente contrario all’industria italiana. La nostra è una filiera tutta italiana, saremo pesantemente in difficoltà. Rischiamo di trovarci di fronte al cosiddetto effetto Cuba”, riferendosi al Paese dell’America centrale dove circolano auto decisamente datate perché le famiglie non si possono permettere di acquistare quelle più moderne. Il rischio che possa accadere anche con le caldaie è sensibile.
“Siamo orgogliosi di rappresentare, come Assotermica, il comparto caldaie. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Anche se sono poco di moda, sono pur sempre la tecnologia trainante in questo momento”. D’Acunti ricorda che il gas è ancora il combustibile preponderante: oltre il 70% delle abitazioni sono riscaldate con soluzioni a gas.
Tuttavia, rimarca il fatto che le caldaie – pur funzionando a gas – possono essere alimentate con combustibili rinnovabili, come biometano o idrogeno verde.

“Vorrei ricordare, inoltre, le caratteristiche delle caldaie a condensazione che – in sostituzione a quelle convenzionali – possono consentire un risparmio di almeno il 20%, contando anche – se si passasse a fonti rinnovabili – che si potrebbe ottenere una cospicua riduzione in termini di emissioni di CO2”.
Si tratta, quindi, di una decisione che va contro l’industria italiana, e che dimostra poca visione e ancora meno strategia. “A mio parere è importante che si torni a fare politica industriale in Italia, che si tenga in considerazione l’esigenza del Paese, perché in questo modo si sta andando verso un approccio che è perdente. L’eliminazione degli incentivi alle caldaie a condensazione avrà un effetto boomerang sugli obiettivi di efficientamento energetico, sull’industria e sul sistema Paese”.
Malgrado sia una tecnologia prettamente made in Europe, l’industria del riscaldamento italiano incassa un duro colpo dal calo del solare termico. Nell’anno in corso sono stati venduti circa 52mila metri quadrati in meno rispetto al 2023.
“È un peccato e un dispiacere – ha commentato Giovanni Fontana, capo comparto e capogruppo Solare termico di Assotermica, – soprattutto perché è una tecnologia made in Europe”. Ma lo è, in particolare, considerando che si tratta di una tecnologia con un’efficienza media che può raggiungere l’80%. Purtroppo, temiamo che la spinta all’elettrificazione la metta in contrasto con il fotovoltaico. “È un peccato perché stiamo parlando, nel caso del solare termico, di una tecnologia sostenibile e circolare, che spesso viene penalizzata dalla mancanza di spazio a disposizione sui tetti, cannibalizzata dal fotovoltaico”.
Nell’EPBD si parla genericamente di tecnologia solare: “ci auguriamo che l’Italia riconosca finalmente il contributo che il solare termico può dare alla decarbonizzazione e alla transizione energetica in atto”, ha concluso Fontana.
