Che in Cina accadano delle cose spesso molto diverse da quelle cui siamo abituati nelle nazioni occidentali non è di per sé un fatto sorprendente. Quel che però sta succedendo nel settore fotovoltaico del Dragone, da anni reputato di gran lunga il più forte e competitivo a livello globale, suscita legittimamente un certo stupore. Sembrerebbe, infatti, che anche dalle parti di Pechino… il troppo stroppia.
Ad occuparsi della “questione cinese” sono stati, più di recente, degli articoli di Bloomberg e Reuters, che a loro volta hanno rappresentato lo spunto per ulteriori approfondimenti sui media internazionali. Ad essere finita nel mirino è la difficile situazione provocata dalla crescita vertiginosa del settore fotovoltaico in Cina, alimentata per anni dai prezzi molto bassi degli impianti e dal grande sostegno politico.
Uno sviluppo continuo e “gonfiato” che naturalmente non poteva protrarsi all’infinito, ma il cui inevitabile rallentamento sta adesso avvenendo con modalità e velocità tali da mettere a repentaglio non soltanto il mercato nazionale cinese ma l’intero settore fotovoltaico mondiale in virtù del peso specifico di Pechino.
A raccontare la dinamica dei fatti ci sono naturalmente i numeri: l’anno scorso, la Cina ha incrementato ulteriormente il proprio installato fotovoltaico, addirittura del 55%. Una corsa che è peraltro proseguita a ritmi sostenuti anche nei primi due mesi del 2024, fino ad arrivare, però, a quella che non può certamente essere definita come una frenata controllata.
Infatti, nello scorso mese di marzo le installazioni fotovoltaiche in Cina hanno fatto registrare un autentico crollo, considerato che i 9 GW di nuova potenza sono un ammontare del 32% inferiore rispetto a quanto avvenuto nello stesso mese dell’anno precedente. Inoltre, il dato di marzo 2024 rappresenta il livello più basso delle nuove installazioni fotovoltaiche in Cina negli ultimi 16 mesi.
“In Cina l’espansione dell’energia solare sta rallentando – si legge nell’articolo di Reuters – e questo a causa dei limiti più severi alla fornitura di energia in eccesso dai pannelli solari alla rete, oltre che dei cambiamenti nei prezzi dell’elettricità che stanno rendendo meno conveniente l’installazione dei nuovi progetti solari”.
Il principale fattore che rallenta l’espansione del solare distribuito, ovvero quello installato su impianti costruiti vicino al punto di utilizzo, soprattutto sui tetti, è l’insufficiente capacità di stoccaggio o di trasmissione dell’energia in eccesso che viene generata quando splende il Sole. Un limite che sta convincendo i regolatori cinesi a eliminare parte degli incentivi all’installazione.
In particolare, a far comprendere ciò che sarebbe accaduto ben prima del brusco arresto nel mese di marzo, c’erano i risultati di un sondaggio sulla capacità di sei province cinesi di assorbire il solare distribuito. Condotta lo scorso anno dall’ente regolatore energetico cinese, l’indagine aveva rilevato che ben cinque di queste province avrebbero imposto restrizioni su nuovi progetti solari nel 2024.
Ma, come anticipato, il vistoso collo di bottiglia che si sta creando nel mercato fotovoltaico cinese non è affatto un problema che riguarda soltanto la Cina. Occorre tener presente che la vertiginosa crescita degli ultimi anni è stata facilitata dal sostegno del governo che ha incoraggiato e incentivato un autentico boom nella produzione dei componenti per impianti fotovoltaici con conseguenze che si sono propagate in tutto il mondo.
L’iper produzione (overcapacity) fotovoltaica ha infatti fatto crollare i prezzi globali dei pannelli solari sbilanciando i principali mercati internazionali. Una situazione che ha portato i produttori europei in prima linea nel denunciare la poco ortodossa concorrenza cinese e chiedere misure protettive, come l’introduzione di dazi sui componenti fotovoltaici, in primis i pannelli, che vengono importati da Pechino.
Senonché, proprio la brusca frenata del mercato cinese potrebbe complicare ulteriormente le cose. Le previsioni per il 2024 mostrano che la crescita delle installazioni fotovoltaiche in Cina sarà ampiamente superata dall’incremento della capacità produttiva dei moduli fotovoltaici. E questo squilibrio costringerà quindi i produttori cinesi a cercare di esportare ancora di più verso mercati come l’Europa e gli Stati Uniti.