Da D-Link nuove videocamere di sorveglianza con motion-tracking avanzato

D-Link ha ampliato la propria offerta di telecamere per videosorveglianza mydlink con due nuovi modelli pensati per le esigenze delle smart home o di piccoli uffici. Tra i plus della nuova gamma troviamo la tecnologia motion-tracking bastata su Intelligenza artificiale.

Videosorveglianza avanzata con motion-tracking

I due nuovi modelli D-Link – DCS-8526LH Full HD Pan & Tilt Wi-Fi Camera e DCS-8627LH Full HD Outdoor Wi-Fi Spotlight Camera – sono pensati per la sorveglianza interna ed esterna, controllabile anche da remoto.

Telecamera da interni D-Link DCS-8526 tilt panEntrambe le videocamere sono dotate di un sistema di rilevamento del movimento basato su Intelligenza Artificiale (motion-tracking) per distinguere gli oggetti in movimento tra umani e non umani. Questa funzionalità è integrata nella telecamera, a tutto vantaggio della rapidità di esecuzione e del ridotto utilizzo di banda (non occorre inviare i fotogrammi a un server remoto per l’analisi, pensa a tutto la telecamera).

Queste telecamere possono funzionare in sinergia con un’ampia gamma di dispositivi per la smart home mydlink e sono compatibili con Amazon Alexa e Google Assistant, offrendo la comodità aggiuntiva del controllo vocale. Entrambe sono inoltre conformi al profilo ONVIF Profile S: in altre parole, gli utenti hanno una maggiore flessibilità nell’integrazione con i videoregistratori di rete (NVR) e con i sistemi di gestione video (VMS) compatibili.

Più funzioni per le nuove telecamere

Telecamera da esterni D-Link DCS-8627LHLa DCS-8526LH utilizza un sensore Full HD 1080p con sistema Pan & Tilt motorizzato per offrire una visione nitida a 360° della stanza. La selezione dell’angolo di visione panoramico consente di spostare rapidamente la visuale della telecamera in un’area specifica. Inoltre, la funzione Auto Motion Tracking muove automaticamente l’obiettivo della telecamera per seguire un oggetto in movimento. Per gli ambienti che richiedono una connessione cablata, la telecamera è anche dotata di una porta Ethernet integrata.

La DCS-8627LH è stata progettata per fornire una videosorveglianza completa 24/24 grazie al faretto a LED da 400 lumen con funzione colore e visione notturna a infrarossi. La certificazione IP65 la rende ideale per resistere anche alle condizioni atmosferiche più avverse.

La DCS-8627LH include inoltre caratteristiche interessanti quali il rilevamento delle rotture di vetri e un altoparlante/sirena con audio a due vie (che consente alla telecamera di rispondere e segnalare le minacce alla sicurezza nel momento in cui viene rilevata un’attività insolita).

Entrambe sono gestibili e comandabili attraverso la app mydlink per smartphone e tablet. Le registrazioni possono essere affidate al servizio mydlink Cloud Recording di D-Link: gratuito per i video registrati nelle ultime 24 ore oppure, a pagamento, con piani che prevedono la conservazione delle registrazioni fino a 30 giorni.

Lo stato della Smart Mobility: i progetti, le sfide e le nuove opportunità

La Smart Mobility è un ambito in costante fermento che sta riscontrando una crescente diffusione anche nel nostro paese. Dello stato della mobilità intelligente in Italia, di quelli che sono i progetti in corso, delle difficoltà incontrate e delle nuove opportunità in prospettiva, anche a seguito dell’emergenza Covid-19, si è discusso in occasione del convegno “Connected Car & Mobility: un nuovo inizio”.

L’evento è stata l’occasione per presentare i risultati della ricerca realizzata dell’Osservatorio Smart & Connected Car della School of Management del Politecnico di Milano, progetto nato nel 2019 con il fine di rispondere all’interesse di imprese pubbliche e private verso le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie applicate ai settori dell’auto e della mobilità.

Addentriamoci ora nel merito, scoprendo come si configura il quadro della Smart Mobility nella nostra penisola.

La Smart Mobility nello scenario pre-Covid

La Smart Mobility non è di certo una novità nel nostro paese ma costituisce una tematica molto rilevante fin dallo scenario pre-Covid, con diversi progetti avviati non solo nei grandi Comuni ma anche in quelli con una popolazione superiore ai 25.000 abitanti.

La diffusione di tali iniziative è attribuibile essenzialmente a due motivi:

Le ragioni degli investimenti nella Smart Mobility

Ma quali sono le principali ragioni che stimolano le Amministrazioni locali ad avviare questi progetti? Nel ventaglio di obiettivi perseguiti dai Comuni, il primo posto è occupato dai benefici legati alla sostenibilità ambientale (28% dei casi), con lo scopo di ridurre le emissioni inquinanti nell’area urbana.

Lo stato della Smart Mobility

“Connected Car &; Mobility: un nuovo inizio” – Lo stato della Smart Mobility in Italia

Un forte traino per l’inizio dei progetti è inoltre rappresentato dalla possibilità di ottimizzare i servizi offerti ai cittadini. Le Municipalità si mostrano interessate non solo a migliorare i servizi già esistenti (24%) ma anche ad attivarne di nuovi (12%), una volontà che riguarda in special modo tutti quei piccoli Comuni dove in passato si è lavorato un po’ meno sull’aspetto della mobilità.

Anche il tema della sicurezza stradale (14% dei casi) si dimostra una motivazione importante, che acquista ancor più rilevanza se si considerano le risposte dei Comuni con oltre 80.000 abitanti (20%).

Le sfide

Quali sono invece le principali difficoltà che le Amministrazioni locali si ritrovano a fronteggiare nel momento in cui decidono di sviluppare progetti di Smart Mobility? Tra le principali sfide che i Comuni dichiarano di dover affrontare, la collaborazione tra Municipalità e privato risulta la più insidiosa per almeno il 33% delle realtà locali. Da un lato emergono le complessità di interazione con gli attori privati che gestiscono parzialmente la mobilità. Dall’altro si riscontrano ostacoli nella partecipazione dei cittadini, sia nelle fasi iniziali di progettazione sia in quelle successive di lancio delle nuove soluzioni di mobilità. Un dato che cresce fino a raggiungere il 48% se si guarda ai Comuni più piccoli, con popolazione compresa tra 25.000 e 40.000 abitanti.

Diversamente, per le città con più di 80.000 abitanti la difficoltà maggiore si riscontra nell’estensione del progetto pilota a tutta l’area urbana (47%), segno di come risulti ancora difficoltoso per i grandi centri passare da una sperimentazione concentrata su alcuni quartieri a un vero e proprio progetto esecutivo capace di coinvolgere l’intera comunità.

La tecnologia, di contro, non è più percepita come un problema. Emerge una evidente consapevolezza sul fatto che le soluzioni esistono e che possono essere utilizzate.

Le nuove opportunità nello scenario di ripartenza post-Covid

La più grande sfida che si troverà a sostenere la mobilità nel futuro più imminente sarà invece quella di gestire non solo l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ma anche la successiva fase di ripresa. In realtà, questo contesto apparentemente spinoso offre molte opportunità, supportate da altrettante soluzioni tecnologiche di efficacia. L’elenco è piuttosto ampio e include, ad esempio:

Nello scenario di ripartenza post-Covid, una ulteriore nuova opportunità che potrà favorire lo sviluppo delle Smart Mobility sarà legata all’introduzione di specifici incentivi messi a disposizione dal Governo, ovvero bonus destinati all’acquisto di biciclette, ai servizi di Sharing e alla rottamazione di auto e motocicli.

Altrettanto importante come spinta propulsiva sarà l’assunzione dei cosiddetti “Mobility Manager”, figure professionali responsabili della gestione della nuova mobilità. Questi professionisti dovranno essere presenti nelle aziende e nelle Amministrazioni con oltre cento dipendenti di tutti i Comuni che contano più di 50.000 abitanti.

il bike sharing è una soluzione per le smart city

Gli sviluppi della Sharing Mobility

Una volta superata la fase di quarantena legata all’emergenza sanitaria in cui sono diminuite le esigenze di mobilità, la domanda di servizi di Sharing è apparsa subito in aumento. Nel prossimo futuro si attende un’ulteriore crescita di questa mobilità, considerata come alternativa ai mezzi pubblici o alla necessità di dover acquistare una vettura privata.

Non ci si limiterà ai soli servizi di Car Sharing ma maturerà anche l’interesse nei confronti di opzioni di noleggio a lungo termine. Tuttavia, ad aumentare sarà soprattutto la domanda sul fronte del Bike Sharing, che sarà affiancata dall’introduzione di interventi volti a semplificare la circolazione delle biciclette all’interno delle città.

L’interesse dei consumatori verso la Sharing Mobility risultava in realtà piuttosto forte anche nella fase precedente lo scoppio dell’epidemia. In base ai dati raccolti dall’Osservatorio, nel 2019 quasi il 40% dei consumatori aveva già utilizzato un servizio di Sharing o perlomeno di Pooling, in taluni casi per risparmiare, in altri per semplice comodità e in determinate situazioni perché privi un mezzo di trasporto di proprietà.

Smart Mobility, un universo in evoluzione

Il quadro tracciato permette di concludere che il tema della Smart Mobility appariva già cruciale nella fase pre-Covid e che ora è destinato a esserlo sempre di più, con l’aprirsi dello scenario post-pandemia. Per gli sviluppi venturi del settore risulterà necessario impostare migliori schemi di collaborazione tra ambito pubblico e contesto privato. Occorrerà inoltre stabilire come le future innovazioni tecnologiche saranno in grado di ottimizzare ulteriormente la mobilità intelligente.

I vantaggi dei dispositivi wearable nel mondo del lavoro

I dispositivi wearable sono oggetti intelligenti e connessi che possiamo indossare. Possono essere considerati un’applicazione di Internt of Things, che estende il mondo di internet agli oggetti. Ne esistono di diverse tipologie e anche gli usi che se ne possono fare sono vari, dal tempo libero al mondo del lavoro. In un certo senso, questi oggetti permettono un “potenziamento” delle nostre capacità e ci offrono ulteriori strumenti per svolgere anche normali attività.

La diffusione dei dispositivi wearable in Italia sta vivendo una grande crescita, confermando il trend internazionale che vede una spesa superiore ai 40 miliardi per l’acquisto di oggetti come smartwatch, vestiti smart o auricolari. Tra gli esempi più noti ci sono i dispositivi per il monitoraggio dell’attività fisica e dei parametri vitali, come le pulsazioni, il sonno, la velocità o la durata di un esercizio fisico. Alcuni smartwatch permettono anche di ricevere notifiche, leggere mail o messaggi e puntare sveglie e promemoria.

Perché utilizzarli anche nel mondo del lavoro?

I dispositivi wearable stanno attirando sempre più interesse anche nel mondo del lavoro, ampliandone man mano l’utilizzo. Sono utili sul lavoro in quanto permettono:

Tutti questi vantaggi stanno favorendo, quindi, l’adozione di dispositivi come braccialetti, smartwatch, smart glass, sensori, indumenti intelligenti anche nelle aziende. Inoltre, considerando la rapida evoluzione della tecnologia, è lecito pensare che nei prossimi anni gli sviluppi del settore saranno davvero ancora molti.

Lo smartwatch è uno dei dispositivi wearable più diffusi

Dispositivi wearable per la sicurezza in azienda

Le applicazioni dei wearable nel settore sicurezza sono tra le più indagate e possono riguardare il tracciamento della posizione delle persone, il monitoraggio dei parametri vitali ed eventuali alert in caso di pericolo. Poter tracciare la presenza e l’attività degli operatori è molto utile soprattutto nel caso di un grave incidente o durante un evento come un incendio, in cui conoscere in tempo reale la posizione e le condizioni di salute delle persone è importantissimo.

Dispositivi come occhiali o braccialetti, invece, possono rilevare aspetti come la stanchezza, il malessere o uno stato alterato o di ansia, spesso molto rischiosi sul lavoro. Esistono sensori che possono essere inseriti in vari dispositivi, tra anche caschi o abiti, e che sono in grado segnalare ai lavoratori l’esposizione a un rischio, sia di natura ambientale, che causato da eventuali altre attrezzature.

Monitorare e migliorare le attività lavorative

Il vantaggio della connessione costante dei lavoratori può aiutare a monitorare, riorganizzare ed ottimizzare le attività lavorative. Ad esempio, fornire smartwatch ai lavoratori permettere di comunicare loro costanti aggiornamenti e informazioni, li aiuterebbe a gestire da qualsiasi luogo le attività e riorganizzare eventuali priorità.

Dispositivi indossabili e connessi possono essere utilizzati per monitorare e raccogliere dati dai vari processi industriali, come i tempi di esecuzione delle varie operazioni produttive, tra cui ad esempio il montaggio o lo stoccaggio della merce in magazzino. Inoltre, grazie alla costante connessione degli operatori è possibile analizzare la distribuzione delle risorse sulle diverse operazioni, valutando eventuali inefficienze, mancanze e riorganizzando i flussi di lavoro. I dispositivi wearable possono essere utilizzati anche come “chiavi” elettroniche personali, regolando gli accessi, riconoscendo gli individui e segnalando eventuali anomalie.

visore di realtà aumentata

Nuovi modi per fare formazione e training

I dispositivi indossabili intelligenti sono un valido aiuto anche in ambito formativo. Da un lato, come anticipato, si possono utilizzare per fornire costantemente informazioni agli operatori, in relazione alla loro mansione o all’ambiente in cui si trovano. Inoltre, specifici strumenti come i visori di Realtà Aumentata sono permettono un approccio completamente nuovo alla formazione, in quanto le persone si immergono in una realtà potenziata, ricca di informazioni, istruzioni e dati aggiuntivi, così da assorbire questi dati in modo rapido, anche se relativi ad attività complesse. Anche il modo di esporre presentazioni, slide o ricerche viene arricchito grazie all’uso di questi nuovi strumenti.

Wavin Risponde: la consulenza digitale

Parte Wavin Risponde, il servizio gratuito di consulenza personalizzata per progettisti e installatori. Wavin Italia, la filiale italiana attiva nello sviluppo di sistemi di tubazioni plastiche nel settore edilizio e nelle infrastrutture, infatti propone un nuovo servizio di consulenza.

Wavin Risponde si configura come un canale di comunicazione dedicato agli operatori del settore termoidraulico che desiderano approfondire la conoscenza delle soluzioni dell’azienda.

Come è strutturato Wavin Risponde

Progettisti e installatori possono ricevere le informazioni tecniche attraverso video consulenze individuali. Gli esperti del servizio sono in grado di soddisfare le esigenze relative a sistemi per la climatizzazione radiante, ventilazione meccanica e controlli, adduzione idrica, gestione delle acque meteoriche… Inoltre vengono fornite tutte le indicazioni per l’utilizzo delle librerie BIM per Revit delle soluzioni dell’azienda.

Come usufruire del servizio

Per usufruire del servizio è sufficiente visitare la pagina dedicata del sito di Wavin Italia, selezionare la soluzione da approfondire, scegliere una data tra quelle disponibili. Fissato l’appuntamento sarà possibile parlare con un esperto e ottenere informazioni specifiche sui prodotti e supporto per la scelta delle soluzioni in base ai progetti

Smart[4]: luce connessa ed efficiente

Soluzioni ottiche performanti, incremento dell’efficienza, elevata resistenza nel tempo, eccellenti prestazioni luminose: queste le caratteristiche della gamma a LED Smart[4] di Gewiss per la luce connessa.

Smart[4] è la nuova famiglia di apparecchi illuminotecnici sviluppati con LED di ultima generazione disponibile in tre taglie ma in grado si trasformarsi in tantissime versioni per soddisfare ogni esigenza di applicazione. Qualità elevata di tutti i componente, LED di ultima generazione, driver con alte prestazioni, per questo Gewiss è in grado di garantire l’intera gamma Smart[4] per 5 anni.

Tra i plus la capacità di rendere smart ogni tipo di impianto illuminotecnico, consentendone una gestione semplice, flessibile ed efficiente grazie alla possibilità di dialogare con i prodotti Interactive.

La luce connessa con Smart[4]

Grazie alla possibilità di dialogare con i sistemi Interactive, è possibile gestire le programmazioni in termini di accensioni e regolazioni, controllo dello stato e configurazione di scenari complessi, tutto tramite interfaccia web o smartphone.

Al fine di offrire una soluzione di Building Automation completa con la gestione integrata delle componenti IoT, le Versioni Dali consentono di interfacciarsi con protocolli KNX e Lorawan,.

Ideali per il relamping

Gli apparecchi Smart[4] sono provvisti di kit di montaggio per poter effettuare – senza difficoltà – la sostituzione di apparecchi obsoleti in ambito industriale, senza la necessità di modificare l’impianto elettrico e meccanico esistenti. La maggior parte dei kit di montaggio è già presente nelle confezioni per la massima flessibilità, convenienza e facilità di installazione.

Gewiss rinnova la gamma di apparecchi a LED Smart[4]

3 taglie con infinite applicazioni

Smart[4] è disponibile in tre dimensioni (1 modulo, 2 moduli e 4 moduli), con diverse opzioni di temperatura di colore (3000K, 4000K, 5700K), sia nella versione HE (High Efficiency) che HLO (High Lumen Output), entrambe con possibilità di luce di emergenza. Tutti gli apparecchi della famiglia sono disponibili con funzione On/Off o DALI 2 e per installazione Stand Alone o in fila continua con cablaggio passante.

La famiglia prevede inoltre le versioni ATEX e HT per installazione in industrie chimiche o siderurgiche, oppure le versioni Haccp per l’industria alimentare.
I tre formati:

Ampia gamma di lenti e sistemi ottici: lenti a fascio stretto (30°), medio (60°) e largo (90°), oltre a tre tipologie di distribuzioni luminose, una ellittica, una asimmetrica e una diffondente array. L’ampia varietà di ottiche abbinata all’elevata prestazione delle stesse, consente di ottenere un flusso luminoso fino a 36.400 lm, per applicazioni con installazione superiore ai 10m di altezza.

La gamma Smart[4] fa parte della linea Endurance, caratterizzata da flessibilità, modularità e connettività: per una gestione della luce perfetta in ogni contesto, anche nei termini di benessere delle persone, efficientamento energetico e riduzione delle emissioni inquinanti. Valori che trasformano un semplice impianto illuminotecnico in un  Smart aprendo la strada alla luce connessa ed efficiente.

Guardare Industria 4.0 con gli occhi della redditività aziendale

Cosa hanno in comune redditività aziendale, smart manufacturing ed efficienza energetica? Più di quanto si possa pensare, soprattutto in questo periodo economicamente incerto per l’industria globale. La priorità odierna è tutelare la salute e la sicurezza dei dipendenti, ma non dimentichiamo la grande sfida legata all’ottimizzazione dei costi e dei processi aziendali.

Parliamo di garantire produttività, abbassare i costi e aumentare i profitti. Questo paradigmatico obiettivo sottende la terza giornata virtuale degli Innovation Talks di Schneider Electric, lo scorso 25 giugno, focalizzata proprio sul legame tra digitalizzazione, efficienza e profitti in ambito industriale.

Meno consumi, più redditività aziendale

Già imprescindibile nell’era pre-covid, il tema della profitability assume oggi ulteriore rilevanza. Frontiere chiuse, ritardi nelle spedizioni, carenze in magazzino ed evoluzione della domanda: il progressivo “sgretolamento” della supply chain globale fa tremare anche i più solidi modelli di business.

Smart manufacturing, Industrial IoT e gestione dell’energia possono fare la differenza nel tutelare la “profitability” delle aziende in tempo di crisi

Sophie Borgne, Senior VP, Digital Plant LoB di Schneider ElectricCome reagire alla crisi, sfruttando al meglio il capitale già investito? Risponde Sophie Borgne, Senior VP, Digital Plant LoB di Schneider Electric. “La proposta è identificare le aree di risparmio attraverso l’ottimizzazione dei consumi e delle risorse strategiche – spiega la manager francese -. Ci si arriva attraverso l’integrazione tra aspetti energetici e processi produttivi, che porta molteplici vantaggi in termini di redditività operativa ed efficienza”.

Le operazioni industriali si fanno smart

Partiamo dalle basi dell’industria digitale: le smart operations. Il passaggio dai normali processi industriali alla fabbrica connessa si gioca su tre livelli, dal generale al particolare:

Ottimizzare significa dunque associare a ogni risorsa aziendale una “gemella” digitale. Dal singolo asset all’intero impianto produttivo, fino alla supply chain: la convergenza tra OT e IT può aumentare del 30% l’Overall Equipment Efficiency (OEE).

… poi tocca alla digital energy

La redditività aziendale deve guardarsi le spalle anche un’altra minaccia: i consumi energetici. Per intenderci, il 25% dell’energia complessivamente impiegata da una normale fabbrica serve per alimentare gli impianti della struttura (luce, HVAC, sicurezza, ecc.). La digitalizzazione, in questo caso, abbraccia con successo diverse soluzioni di building management.

Ma cosa accade al rimanente 75% dedicato ai processi industriali veri e propri? Ottenere efficienza e risparmio energetico, qui, significa combinare sapientemente tre aspetti:

Tutto questo è possibile affidandosi a un ecosistema smart di soluzioni integrate e integrabili.

Che tecnologie usare? Ecco EcoStruxure for Industry

La ricetta di Schneider Electric per proteggere competitività e redditualità si chiama EcoStruxure for Industry. Un’architettura aperta, resiliente e pronta all’uso che porta l’innovazione digitale su tutti i livelli, dai prodotti connessi all’edge control, fino ad app, cloud e strumenti analitici. Accade così che prodotti come attuatori, smart meter e power meter siano in grado di monitorare flussi e consumi fino al livello dei singoli device in campo.

Questo significa avere a disposizione tutti i dati relativi agli asset industriali e alla gestione energetica della fabbrica connessa. L’integrazione si completa sfruttando la suite di software SCADA per controllare processi e consumi.

Piattaforma EcoStruxure di Schneider Electric

Il ruolo dei dati nella redditività aziendale

L’ultimo tassello dell’Industria 4.0 targata EcoStruxure “sposa” smart operations ed energia digitale. Dall’ulteriore connessione tra questi sistemi nasce un livello di analisi dei dati che consente di ottimizzare l’impiego di energia nel contesto delle operazioni. Informazioni preziose, che aiutano i clienti finali a controllare i consumi e i costi dell’energia a livello di processo.

“Torniamo a parlare di convergenza tra IT e OT – conclude Sophie Borgne -, con un corposo flusso di dati che passa attraverso standard aperti, sicuri e sostenibili. E con tutta l’intelligenza implementabile grazie alle soluzioni e ai partner di EcoStruxure, dal singolo asset alla struttura industriale nel suo complesso”. Ecco come rispondere alla crisi con sistemi produttivi interconnessi e facilmente adattabili alle mutevoli esigenze del mercato.

Smart & Connected Car: quale evoluzione futura?

Nonostante un 2020 che risentirà del periodo eccezionale legato all’emergenza sanitaria, il mercato delle auto connesse è destinato a crescere nei prossimi anni, sia in Italia sia a livello globale. Ma quali saranno i principali trend tecnologici che coinvolgeranno il mondo delle Connected Car negli anni a venire? Della prospettiva tecnologica che riguarderà il futuro dei veicoli intelligenti si è discusso in occasione del convegno “Connected Car & Mobility: un nuovo inizio”.

L’evento è stata l’occasione per presentare i risultati della ricerca realizzata dell’Osservatorio Smart & Connected Car della School of Management del Politecnico di Milano, progetto nato nel 2019 con il fine di rispondere al crescente interesse di aziende pubbliche e private verso le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie applicate ai settori dell’auto e della mobilità.

Vediamo ora che tipo di evoluzione tecnologica si delinea per le auto connesse.

Prospettiva tecnologica delle Connected Car: principali trend

L’attuale modello di mobilità personale su strada è caratterizzato da quattro aspetti fondamentali. I veicoli che transitano sulle nostre arterie sono principalmente:

Nei prossimi 20 o 30 anni questa realtà sarà completamente rivoluzionata, per passare a un nuovo modello caratterizzato da veicoli:

Come puntualizzato da Sergio Savaresi, Professore Ordinario di Ingegneria dell’Automazione al Politecnico di Milano, “il vero catalizzatore di questo nuovo modello di mobilità sarà l’automazione del veicolo”. L’auto autonoma permetterà uno sviluppo molto rapido della cosiddetta servitizzazione della mobilità, che a sua volta condurrà a una riduzione della dimensione del veicolo e a una sempre più facile elettrificazione.

Robo-taxi e veicoli emozionali

Nei prossimi anni si assisterà a una sorta di biforcazione, partendo dal tipo di veicolo generalista che conosciamo oggi. Da un lato, la guida autonoma abiliterà l’utilizzo di massa dei cosiddetti “robo-taxi”. Dall’altro, ci saranno i veicoli emozionali che saranno soprattutto auto di proprietà privata, corrispondenti essenzialmente a prodotti di lusso.

Convegno Smart & Connected CarÈ interessante notare che la quantità dei robo-taxi sarà largamente inferiore rispetto all’attuale numero di veicoli privati. Dall’analisi compiuta sui dati di mobilità derivanti da recenti studi, emerge infatti che l’adozione di massa del modello robo-taxi porterà a una cospicua riduzione della quantità dei veicoli, che dovranno però essere costruiti per effettuare un numero maggiore di chilometri complessivi e dovranno soprattutto essere dotati di tecnologie molto avanzate per la guida autonoma.

Architettura dei veicoli del futuro

Le vetture connesse del futuro sono perciò destinate a essere molto più sofisticate ed equipaggiate sotto il profilo tecnologico. Allo stato attuale delle cose, un veicolo interamente autonomo può essere stratificato in tre anelli di controllo annidati, dal punto di vista architetturale:

Il livello di controllo riguardante la navigazione rappresenta l’aspetto più critico sotto il profilo della sensoristica. Le tecnologie attuali si stanno concentrando sull’uso di sensori “ego”, ossia sensori installati sulla vettura che cercano di posizionarla correttamente e di percepire sia gli ostacoli fissi sia quelli mobili e dinamici, come ad esempio le altre automobili, i pedoni e i ciclisti. L’ambiente circostante e gli ostacoli sono quindi considerati oggetti passivi che gli “ego-sensors” cercano di individuare.

È tuttavia possibile utilizzare un flusso inverso: sia l’infrastruttura stradale sia gli ostacoli dinamici possono cioè divenire elementi attivi che trasmettono al veicolo informazioni sulla propria posizione e sui propri movimenti. Si parla nel caso specifico di “X2V-sensors”.

Una delle sfide del prossimo decennio sarà di integrare al meglio gli “ego-sensors” e gli “X2V-sensors”, puntando sullo sviluppo di tecnologie di trasmissione dirette “V2V” (Vehicle-to-Vehicle) o di reti globali quali ad esempio la rete 5G.

Automatizzazione del trasporto delle merci

Un altro trend che sta emergendo e a cui il Covid-19 ha contribuito a fornire un significativo impulso, riguarda lo spostamento dei problemi di mobilità fisica dalle persone alle cose. La nuova limitata mobilità personale sta accrescendo in maniera esponenziale la richiesta di consegna di oggetti acquistati attraverso le piattaforme di e-commerce.

Anche in questo caso, la rete di trasporto per la logistica e per la consegna delle merci sarà contraddistinta da una massiccia automazione dei sistemi di guida. Tra gli aspetti tecnologici dominanti dei prossimi decenni, ci sarà inoltre spazio per la “dronizzazione” della rete di trasporto per la logistica relativa all’ultimo miglio, che sarà concretizzata principalmente attraverso droni terrestri.

Un notevole processo di automatizzazione e di dronizzazione interesserà anche il comparto agricolo, dove si riscontrerà un forte sviluppo di robot trasportatori e di robot operatori caratterizzati da tecnologie molto simili a quelle dei veicoli autonomi.

Al via il nuovo programma Fronius System Partner

Il mondo dell’energia sta cambiando: la digitalizzazione e nuove tecnologie per l’efficienza energetica stanno creando nuove opportunità di business. L’impianto fotovoltaico è un vero e proprio sistema che si integra con le altre tecnologie per l’efficienza energetica.
Ma sono necessarie nuove competenze e strumenti innovativi per rispondere alle sfide del nuovo paradigma energetico. Per questo motivo Fronius ha migliorato e ampliato il programma Fronius System Partner rivolto agli installatori del settore fotovoltaico. L’obiettivo dell’azienda è – da sempre – quello di offrire soluzioni affidabili e performanti, accompagnate dal miglior servizio possibile.

Perchè aderire al programma

Negli ultimi 10 anni, questo programma ha contraddistinto il concept di assistenza post-vendita di Fronius accompagnando gli installatori nella scelta dei prodotti e nell’installazione. In questi ultimi mesi, Fronius ha deciso di potenziare i servizi e i benefit come i servizi di assistenza per la fase di pre-vendita. Inoltre, gli installatori che aderiranno al nuovo programma Fronius System Partner potranno accedere a un percorso di incentivazione che premia la fedeltà al marchio Fronius.

L’idea è nata in occasione di uno degli incontri che l’azienda dedica ai propri installatori che possono visitare la sede austriaca a Wels. Qui si possono interfacciare con i tecnici aziendali, scoprire le novità e condividere successi ed esperienze.

I 5 vantaggi di Fronius System Partner

Informazione – grazie ai corsi di formazione Fronius è possibile acquisire le conoscenze e competenze tecniche per offrire un servizio di qualità, dalla fase di prevendita fino all’assistenza post-vendita. Aderire significa anche scoprire tutte le novità in anticipo!

Supporto tecnico dedicato – accesso a un servizio esclusivo per i progetti più importanti e alle componenti di ricambio dei prodotti

Sempre al fianco degli installatori – assistenza pre e post-vendita con nuovi strumenti e servizi che possono renderla più proattiva, tra questi un sopporto per le attività di marketing

Condivisione – eventi dedicati e riservati ai Fronius System Partner per fare network con altre aziende e per condividere esperienze

Far crescere il business – il portale Fronius Solar.web è uno strumento di analisi utile per crescere sul mercato

il concetto del programma Fronius System Partner

Per fare Industria 4.0 ci vuole formazione tecnica 4.0

Le tecnologie industriali parlano di integrazione, le aziende chiedono competenze multidisciplinari: la scuola non può che rispondere al cambiamento offrendo nuovi modelli di formazione tecnica 4.0. La conseguenza sembra logica, ma sottende una visione didattica inedita e lungimirante. Un percorso evolutivo dove aziende, rete educativa e territorio intrecciano esperienze e intenti per traghettare gli studenti verso l’impiego ideale nella fabbrica connessa.

Utopia? No, realtà ben radicata in diversi contesti italiani. Come all’ITS Lombardia Meccatronica di Sesto San Giovanni (MI), dove il nuovo laboratorio “digitale” realizzato da Schneider Electric dona ulteriore concretezza a un ventaglio di strumenti formativi già attenti all’attuale mercato del lavoro.

Formazione 4.0 significa sinergia tra scuola e impresa

Raffaele Crippa - ITS Lombardia MeccatronicaAbbiamo chiesto a Raffaele Crippa, direttore della Fondazione “Istituto Tecnico Superiore Lombardo per le Nuove tecnologie Meccaniche e Meccatroniche” il segreto di questa best practice educativa. “La sinergia tra imprese, formazione e associazioni di categoria, di cui siamo virtuosi rappresentanti, è la chiave della nostra missione – spiega il direttore –. Lavoriamo per traghettare i ragazzi al termine dei corsi annuali e biennali con la certezza che ad attenderli ci siano importanti opportunità professionali. E questo avviene perché ogni iniziativa è guidata dalle esigenze concrete delle aziende del territorio”.

La fondazione integra le migliori espressioni locali in termini di istituti tecnici, università, enti di ricerca e di formazione accreditati, amministrazioni locali e industria. Più di 120 soggetti, tra i quali figura anche Schneider Electric, uniti per perfezionare quella complessità di risorse che genera i veri professionisti della trasformazione digitale.

Come nasce la didattica integrata

Lo showcase dedicato all’industria digitale è solo l’ultimo tassello della collaborazione tra Schneider Electric, ITS Lombardia Meccatronica e tutto il mondo formativo salesiano. Una rete consolidata nel 2014, anno di fondazione dell’ITS lombardo, che abbraccia l’intero territorio regionale nell’evoluzione del fabbisogno formativo. Dalla scuola secondaria al concetto terziario di istruzione tecnico-professionale, la global company si conferma pienamente allineata agli obiettivi strategici della realtà post-diploma.

“Negli ultimi sei anni abbiamo registrato una crescita quantitativa e qualitativa, passando da due a 15 corsi – racconta Raffaele Crippa -. Questo per soddisfare la richiesta di professionisti che sappiano applicare le competenze base della meccatronica alle moderne tecnologie digitali per ottimizzare i processi aziendali, ottenere risparmio energetico e fare manutenzione preventiva. Schneider Electric fornisce il sistema nervoso di questo ecosistema di soluzioni. Anzi, la linfa che sottende ogni applicazione smart, ovvero l’efficienza energetica e operativa in ogni sua forma”.

Non solo tecnologia, ma competenze trasversali

La carta vincente resta quindi il modello didattico: progettare piani di studi ad hoc attraverso un’attenta analisi del fabbisogno, guidati da un comitato tecnico-scientifico che valuta skill necessarie e percorsi formativi per ottenerle. “Solo così nascono dei tecnici che possiamo definire fautori del cambiamento, in possesso dei driver necessari per sostenere la digitalizzazione delle imprese, soprattutto quelle medio piccole, in un approccio tecnologico e culturale a 360 gradi”, aggiunge il direttore dell’ITS Lombardia Meccatronica.

Cos’hanno di speciale questi giovani? L’ingrediente segreto è rappresentato dalle soft skills. La complessità dell’approccio digitale richiede competenze orizzontali e poliedriche, utili a superare la verticalizzazione settoriale della formazione secondaria. Parliamo di integrazione tecnologica e visione impiantistica d’insieme, unite al lato “umanistico” delle capacità relazionali e manageriali.

Una lezione di formazione tecnica 4.0 in Schneider Electric

La formazione tecnica 4.0 si completa in azienda

Questa completezza passa attraverso un approccio didattico applicativo, basato su case history, progetti e presenza di tecnici in aula. Oltre il 50% dei docenti proviene dal mondo del lavoro, così come è forte la proposta formativa “on the job”. Infatti, il 40% delle ore (minimo 800 per i biennali e 400 per i corsi annuali) si svolge in azienda attraverso tirocinio e apprendistato.

“L’impresa diventa parte integrante del mondo scolastico, garantendo la massima individualizzazione del percorso formativo – commenta Crippa -. Ospitando i ragazzi per così tante ore, le realtà imprenditoriali come Schneider Electric contribuiscono alla costruzione del loro profilo personale e professionale”. Altro aspetto di quella formazione su misura che proietta i giovani verso l’inserimento diretto in azienda.

Sesto San Giovanni protagonista digitale

Pannello EcoStruxure all'ITS Lombardia Meccatronica per la formazione tecnica 4.0Il cambiamento dell’industria italiana richiede dunque soluzioni tecnologiche avanzate e competenze integrate. Punto d’incontro di questo movimento sinergico è il nuovo showcase di Sesto San Giovanni. “Lavoriamo, insieme, sul tema della filiera professionalizzante dell’industria manifatturiera – precisa il direttore -. Il laboratorio di Schneider Electric non è funzionale solo alla proposta formativa dell’ITS, ma a tutti i corsi attivati, a seconda del tipo di percorso didattico”.

Nasce così un servizio formativo integrato al mondo imprenditoriale che affonda le proprie radici nella storica vocazione manifatturiera della città lombarda. Un matrimonio tuttora felice, nonostante gli anni del boom economico siano un ricordo lontano.

“Nella sede di Sesto San Giovanni tutto risponde alle finalità dei giorni nostri, siamo driver per tutta la filiera formativa – conclude il direttore -. Lo showcase coinvolgerà infatti diversi settori per valorizzare l’integrazione tecnologica targata EcoStruxure unita alla dimensione creativa di una vera formazione tecnica 4.0”.

Con Italia 1.5 grandi benefici per occupazione e costi di bilancio

Una delle parti più interessanti contenute in “Italia 1.5”, lo scenario di rivoluzione energetica presentato da Greenpeace Italia, è quella che si sofferma sulle conseguenze economiche legate a una decisa accelerazione nella transizione verso il green del nostro Paese. Un’analisi che prende in considerazione sia i riflessi sull’occupazione sia quelli sulla bilancia dei pagamenti nazionale.

Fino a 65mila posti di lavoro in più nel 2030

Lo studio di Greenpeace sottolinea innanzitutto come nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, presentato in forma definitiva dal governo all’Ue nel gennaio 2020, viene previsto nel prossimo decennio un leggero aumento dell’occupazione nel settore energetico. Infatti, si passerebbe dagli 88mila occupati del 2017 fino ai 98 mila preventivati per il 2030. Negli scenari di Italia 1.5 vengono invece contemplati degli aumenti molto più rilevanti, ovviamente legati a un maggiore numero di occupati nel settore green delle rinnovabili.

In particolare, se l’Italia scegliesse di adottare piani più ambiziosi ed efficaci per affrontare l’emergenza climatica, potrebbe arrivare ad avere un totale di 135 mila occupati nel 2030, dunque con 37 mila posti di lavoro aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal piano di governo, nell’ambito dello scenario E[R] illustrato da Greenpeace, quello che prevede la decarbonizzazione totale del Paese nel 2050. Se poi ci si muovesse nell’ottica dello scenario Adv E[R], nel quale la completa decarbonizzazione viene realizzata nel 2040, i posti di lavoro salirebbero a quota 163mila alla fine di questo decennio, di cui l’86,5% nei settori delle fonti rinnovabili (con un incremento di ben 65mila posti di lavoro rispetto allo scenario governativo).

report Italia 15 GreenPeace - occupazione

Risparmi enormi dall’eliminazione dei combustibili fossili

Per quanto attiene l’analisi economica dei costi/benefici per il sistema Paese, lo studio di Greenpeace contiene delle considerazioni niente affatto scontate. Se appare chiaro che per realizzare uno dei due scenari alternativi al piano del governo servono degli investimenti, anche cospicui, non va però dimenticato che allo stesso tempo si realizzerebbero dei notevoli risparmi dovuti al minor consumo di gas fossile, petrolio e carbone. E su queste premesse si potrebbe persino parlare di una rivoluzione energetica a costo zero, se non addirittura con saldo positivo.

Nel dettaglio, in base ai consumi attuali, già nello scenario E[R] il risparmio sui costi di petrolio, gas o carbone viene stimato in circa 31,9 miliardi di euro nel decennio 2020-2030. Ma, secondo lo scenario più virtuoso, l’Adv E[R], nello stesso periodo con un investimento aggiuntivo quantificato in circa 37 miliardi di euro si otterrebbero risparmi sui costi dei combustibili fossili fino a 36,5 miliardi di euro. Pertanto, quest’ultimi coprirebbero quasi del tutto i costi degli investimenti aggiuntivi, da qui il concetto di rivoluzione a costo zero. Ed in ogni caso, tra il 2030 e il 2050, in entrambi gli scenari E[R] e Adv E[R] i risparmi sui costi dei combustibili fossili supererebbero i costi di investimento necessari per la produzione di energia.

report Italia 1.5 - Gli investimenti