Le auto elettriche in Italia non decollano. Eccetto la Spagna, che fa peggio, l’Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa per quanto riguarda la loro diffusione sul mercato. Per ogni mille abitanti si contano 8,2 passenger car elettriche; la Norvegia, prima in classifica, ne conta 157 ogni 1000. Certo, quello norvegese è un caso straordinario, ma l’Italia è comunque ben inferiore alla media europea (20 passenger car elettriche ogni mille abitati).
Lo scenario europeo nel 2024 mostra una frenata nelle immatricolazioni, in decisa controtendenza rispetto al 2023 in cui l’andamento era stato positivo, tanto che quasi un quarto delle auto immatricolate (23%) risultava elettrico (full electric e ibrido plug-in).
Nel calo generale, l’Italia si fa notare in modo negativo. “Nonostante il potenziamento delle infrastrutture di ricarica e l’innovazione tecnologica, il nostro Paese fatica a tenere il passo con l’elettrificazione del parco auto. Il mercato italiano delle auto elettriche mostra – caso unico in Europa – segnali di profonda stagnazione”. Così si legge nello Smart Mobility Report, presentato dall’Energy&Strategy – School of Management Politecnico di Milano.
Per colmare il gap con gli altri Paesi europei e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione previsti per il 2030, l’Italia dovrà immatricolare in media più di 800mila veicoli elettrici all’anno, un numero decisamente superiore ai livelli attuali.
Il 2023 è stato un anno d’oro in Europa per quanto riguarda le immatricolazioni di auto elettriche. Tra full electric e ibride plug-in ne sono state immatricolate circa tre milioni (il 67% delle quali sono BEV), facendo segnare un +16% rispetto al 2022.
Il peso dell’elettrico sulle immatricolazioni auto complessive nel Vecchio Continente è quasi di un’auto su quattro (23,4%), considerando che il mercato europeo si attesta poco sotto i 13 milioni di auto/anno. In un 2023 decisamente roseo, l’Italia ha immatricolato 137mila auto elettriche, il 47% delle quali BEV, facendo segnare un +16,5% rispetto al 2022.
Tuttavia “l’elettrico ha rappresentato l’8,6% delle immatricolazioni totali – circa 1.6 milioni di auto immatricolate. Quindi già qui emerge una propensione all’elettrico nel nostro Paese un po’ diversa da quella che nel resto d’Europa”, ha sottolineato Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy.
Nelle considerazioni di mercato, si è passati ad analizzare i primi otto mesi del 2024. In questo periodo si nota un’inversione di tendenza anche in Europa. La frenata delle immatricolazioni è giunta nel secondo quadrimestre, dopo un aumento nel primo quadrimestre del +7,2%, rispetto all’analogo periodo 2023. Il calo, brusco, si segnala tra giugno e agosto: -13,5% rispetto a giugno-agosto 2023.
Nei primi otto mesi, in Italia, le immatricolazioni mensili sono sempre state in calo, tranne a giugno, ma in generale il decremento rispetto ai primi otto mesi del 2023, tra gennaio e agosto 2024 è stato pari a -12,3%.
Tornando sul mese di giugno, l’incremento registrato di immatricolazioni BEV (+118% rispetto al 2023) è motivato dall’effetto ecobonus. Il contingente per i veicoli a emissioni zero, pari a 240 milioni di euro, è stato esaurito in un solo giorno con circa 25mila veicoli prenotati (di cui 13mila auto elettriche).
Da qui una considerazione, posta da Energy & Strategy – ma largamente condivisa da molti addetti ai lavori –: sono necessari incentivi stabili e su un orizzonte pluriennale in modo da stimolare una crescita organica del mercato delle auto elettriche.
Nella considerazione dei dati relativi all’incidenza delle immatricolazioni di passenger car elettriche sul totale nei primi otto mesi dell’anno in corso si sta assistendo a un calo generalizzato in Europa. Il problema, però, è che in Europa l’incidenza dell’elettrico è pari a 21,2% tra gennaio e agosto, mentre in Italia l’incidenza si ferma al 7,2%.
Alla scarsa penetrazione di auto elettriche in Italia, si aggiunge anche una visione della mobilità elettrica che, nel complesso, non incide. Nell’analisi focalizzata sul 2023, la quota di veicoli leggeri (LDV) elettrici immatricolati ha raggiunto il 3,7%, segnando un timido aumento (+0,6%) rispetto al 2022. Se però li si considera in termini di percentuale di EV circolanti sul totale dei veicoli circolanti al 2023, la loro percentuale raggiunge lo 0,5%.
Decisamente peggio va ai veicoli pesanti (HDV) elettrici, la cui percentuale di immatricolazioni è prossima allo zero: nel 2023 ne sono stati immatricolati solo 72. Per quanto riguarda i bus, i mezzi elettrici immatricolati (410) nel 2023 corrispondono all’8% in termini di percentuale EV sul totale immatricolato. Se si guarda ai bus EV circolanti al 2023 si contano poco meno di 1200 mezzi, che corrispondono all’1,2% sul totale dei veicoli circolanti.
Come si spiega il rallentamento delle immatricolazioni delle auto elettriche in Italia? Nello Smart Mobility Report, si pongono gli alti costi d’acquisto iniziali, pur con gli incentivi, e una percezione ancora limitata dei benefici a lungo termine della mobilità elettrica, cui si aggiunge una politica di sostegni economici discontinua, che ha contribuito a rendere incerto lo sviluppo del mercato.
Nemmeno la crescita delle infrastrutture di ricarica (+35% rispetto al 2022 quelle ad accesso privato, salite a mezzo milione anche grazie al Superbonus e ora pari a un decimo di quelle ad accesso pubblico) ha convinto gli italiani a passare all’elettrico.
Come ha spiegato Davide Chiaroni, vicedirettore di E&S e responsabile dell’Osservatorio, “se questo divario persiste si rischia di avere una rete di ricarica sottoutilizzata che non potrà supportare pienamente la transizione elettrica”. Per garantire lo sviluppo coordinato del mercato e delle infrastrutture “occorre una pianificazione strategica a lungo termine e vanno adottate politiche pubbliche più incisive e continuative per favorire concretamente l’acquisto di veicoli elettrici, anche sotto il profilo della semplificazione burocratica, e promuovere la fiducia dei consumatori. Diversamente, l’Italia non sarà mai protagonista della transizione verso la mobilità sostenibile”.
Anche a livello europeo, per invertire la rotta occorre fare delle considerazioni approfondite. Nelle proprie conclusioni, Vittorio Chiesa ha affermato che “si pone un tema drammatico di politica industriale da parte dell’Europa, che deve fare delle scelte. Credo che la scelta dei dazi sia perdente: veniamo da una storia in cui i dazi sono inefficaci in economia globale. Inoltre, sono dell’idea che le le imprese vadano aiutate, ma vada fatta una scelta di politica industriale che è una delle grandi aree in cui l’Unione Europea ha rinunciato a prendere delle decisioni”.