Economia circolare, nove priorità per la ripresa post COVID

Creata nel 2018, ICESP rappresenta la “Piattaforma Italiana degli attori per l’Economia Circolare”. Un organismo che nasce, sotto la spinta di ENEA, quale implementazione nazionale dell’analoga iniziativa europea ECESP (European Circular Economy Stakeholder Platform). Da tre anni il suo compito è quello di fare da catalizzatore in Italia delle iniziative e prospettive in tema di economia circolare, un bagaglio di esperienze da contestualizzare nell’ambito europeo con l’obiettivo di sviluppare azioni per promuovere l’ulteriore diffusione dell’economia circolare nel nostro Paese.

Prima delle festività natalizie ICESP ha organizzato in modalità virtuale la sua terza conferenza annuale, un appuntamento che è stato preceduto da un’articolata preparazione. Sono infatti ben sette i gruppi di lavoro interni alla Piattaforma, con 200 organizzazioni e 550 esperti che partecipano all’attività, a loro volta espressione delle istituzioni pubbliche (locali e nazionali), di imprese e associazioni di categoria, del mondo della ricerca e della società civile.

Infografica ECESP per economia circolare

Aggiornamento degli obiettivi

Una conferenza, quella del 2020, che ha rappresentato l’occasione per aggiornare in tempi di pandemia gli ambiti di intervento prioritari contenuti nell’Agenda strategica italiana dell’economia circolare che era stata presentata nell’edizione precedente del 2019. Sono state quindi formulate varie proposte di intervento “che identificano temi sistemici, strumenti e azioni su cui intervenire per una ripresa post COVID-19 ispirata ai principi di modelli circolari e sostenibili di crescita”.

9 ambiti prioritari d’intervento

In particolare, sono nove gli ambiti prioritari d’intervento identificati da un Piano che ha come primi destinatari i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico. Nel dettaglio, si tratta di:

  1. governance,
  2. formazione e cultura,
  3. infrastrutture,
  4. strumenti economici,
  5. strumenti normativi,
  6. strumenti di misurazione,
  7. eco-progettazione e consumo circolare,
  8. mercato dei sottoprodotti e riciclati,
  9. pianificazione integrata e gestione urbana-territoriale.

“Strategia nazionale per l’economia circolare”

Roberto Morabito, direttore del dipartimento ENEA di Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali e presidente ICESP, ha spiegato che “l’Italia deve dotarsi di una strategia nazionale per l’economia circolare e di un piano di azione con chiari target e step di realizzazione”. È inoltre necessario “un istituto di coordinamento dell’economia circolare, sfruttando competenze e strutture esistenti, con principale ruolo di supporto a pubblica amministrazione centrale e locale, alle imprese e ai cittadini”.

Strategie per la ripresa post COVID

In relazione ai fattori strategici capaci di innescare una ripresa post COVID, durante la conferenza è stata sottolineata la necessità di orientare i sistemi di produzione e consumo verso nuovi modelli circolari in grado di “coinvolgere attivamente anche i consumatori, potenziando il diritto di accesso a informazioni e servizi trasparenti anche attraverso la digitalizzazione e l’IoT (acronimo di Internet delle Cose)”.

“Sarà fondamentale – ha aggiunto Morabito – avviare un vero e proprio cambiamento culturale, intervenendo in modo trasversale a livello di educazione primaria, secondaria, accademica e aziendale allo scopo di creare nuove figure professionali, sia nel pubblico che nel privato”.

Logiche di circolarità nei centri urbani

Un altro aspetto emerso durante la conferenza è il processo di trasformazione della città con “le logiche della circolarità che devono entrare di diritto all’interno della pianificazione urbana e territoriale, nelle strategie e nei programmi delle funzioni e dei servizi urbani”.

Nel documento conclusivo stilato al termine dei lavori si sottolinea poi come “occorre sistematizzare una coordinata ed integrata gestione e programmazione degli interventi, che contempli tutti i settori: ciclo dei rifiuti, mobilità, gestione della filiera agroalimentare, utilizzo delle materie per la produzione e il consumo dei beni, urbanistica e regolamento edilizio”.

Dunque una complessa strategia urbana in tema di circolarità, per realizzare la quale sarà necessario ricorrere a interventi di efficientamento, recupero e risparmio di risorse, nonché a provvedimenti relativi alla destinazione d’uso del suolo.

La strada della sostenibilità passa per la digitalizzazione

Non possiamo parlare di sostenibilità, oggi, senza pensare alla trasformazione digitale. Perché tra gli obiettivi di quest’ultima c’è il miglioramento dei processi, dei servizi e dei flussi di informazioni. Un’ottimizzazione di risorse tecnologiche, energetiche e operative che genera, appunto, sostenibilità su tutti i fronti.

Abbiamo approfondito il potenziale degli investimenti smart, nella rilancio e nella competitività delle attività aziendali, con Laura Bruni, Direttore Affari Istituzionali di Schneider Electric Italia.

Sostenibilità: oltre il 2020 con nuova resilienza

Il 2020 è stato un anno diverso, difficile ma per certi versi unico. Un anno che saputo mettere in difficoltà tutti, chi più chi meno, evidenziando le fragilità di molte aziende. Ma l’improvvisa accelerazione delle necessità digitali ha anche premiato le realtà lungimiranti, già coinvolte in progetti innovativi.

Laura Bruni Schneider Electric

Laura Bruni – Direttore Affari Istituzionali di Schneider Electric

È qui che il concetto di resilienza ha assunto pienamente il proprio significato. Quando tutto funziona al meglio e non ci sono “scossoni” è facile lavorare bene, ma cosa succede quando subentra una nuova variabile? E se questa nuova variabile fosse così consistente da mettere in dubbio tutte le nostre certezze? Ci sono scelte sempre più difficili da compiere, in tempi ridotti. E le conseguenze possono avere effetti diametralmente opposti.

Se il margine di errore è prossimo allo zero, dunque, come decidere la direzione da imboccare? Ancora una volta, ci aiutano i numeri. “Conoscere e comprendere i fatti, grazie alle tecnologie digitali, mette i manager nelle condizioni di prendere la decisione più corretta in funzione dell’obiettivo prefissato – spiega Laura Bruni -. Non solo, avere gli strumenti giusti per controllare ogni fattore in campo – Industria 4.0 e applicazioni IoT – consente alle aziende di rispondere alle nuove esigenze del mercato”. Con evidenti vantaggi in termini di competitività ed efficienza.

Il ruolo per l’energia digitale nella sostenibilità

La digitalizzazione è un tema caldo soprattutto nel mondo dell’energia, e lo è per diversi motivi. Innanzitutto, perché ogni processo dipende da una fonte energetica: controllare con precisione la produzione, l’erogazione, la trasmissione e l’utilizzo dell’elettricità è fondamentale.

Nel corso del nuovo millennio sono cambiate anche molte carte in tavola: le energie rinnovabili hanno raggiunto quote prima inimmaginabili e le reti di distribuzione si stanno “organizzando” per fronteggiare le sfide della produzione decentralizzata. Non si tratta più semplici reti, ma di veri e propri organismi in grado di funzionare e regolarsi tramite algoritmi in costante evoluzione. La mobilità elettrica, con punti di ricarica capaci di erogare centinaia di kW, ha reso il tutto ancora più complesso. Questa epocale evoluzione non sarebbe stata possibile con i vecchi strumenti, adatti a soddisfare vecchie necessità. La parola chiave è dunque digital energy.

Essere green per essere migliori

La sostenibilità, poi, non è solo questione di ambiente o di costi. Le aziende green crescono di più e meglio. “Le soluzioni che aumentano la sostenibilità del business – aggiunge Laura Bruni -, sono anche soluzioni strategiche per la sua crescita. Le aziende diventano infatti più competitive, in virtù di processi e modelli migliori, controllabili, circolari ed efficienti. La digitalizzazione è parte integrante di questo trend in quanto motore dell’innovazione”.

Restando in tema di energia digitale, poi, un concetto parzialmente errato è quello di puntare al minor consumo possibile in assoluto. In realtà, si rischia di guardare solo un lato della medaglia: occorre anche consumare meglio. Analizzando la produttività per Watt consumato, emerge ad esempio che impegnare nel modo corretto le risorse a disposizione porta benefici tangibili. Come si è giunti a queste valutazioni? Digitalizzando i processi, estraendo dati da analizzare per trasformarli poi in informazioni utili per ottenere le giuste risposte.

Il consumatore apprezza

Le ricadute di tutto questo si notano, anche nell’atteggiamento dei clienti. I consumatori tendono infatti a scegliere, a parità di qualità, le aziende che fanno della sostenibilità uno dei propri pilastri. Lo si nota ormai da tempo, persino nelle pubblicità: spesso si sente la necessità di sottolineare l’utilizzo di elettricità autoprodotta o di origine rinnovabile.

Ma non è marketing, non è semplicemente un riconoscimento: essere sostenibili in questo particolare momento storico rappresenta sì un vantaggio sul piano dei valori, ma anche su quello economico. Le aziende energivore sono ancora molte e la loro bolletta energetica rappresenta un valore importante nella voce dei costi. A maggior ragione, dunque, conviene valutare dove e come si stanno spendendo i propri soldi, per avere la certezza di non sprecarli.

Agevolare l’industria del futuro

Come accelerare questo percorso inderogabile? Aziende, istituzioni, utenti: è importante che tutti remino nella stessa direzione, della crescita sostenibile e digitale. In ambito industriale, per esempio, il Piano Transizione 4.0 raccoglie l’eredità delle precedenti misure per aiutare le aziende a compiere il passo decisivo verso la digitalizzazione. Bisogna poi sfruttare appieno le potenzialità del Recovery Plan e “vigilare” che lo sviluppo del Green Deal segua la complementarietà dei due binari.

In realtà, si tratta di un approccio che non stravolge il concetto di base, come evidenziato da Jean-Pascal Tricoire, Presidente e CEO di Schneider Electric, in occasione dell’Innovation Summit World Tour. “Non dobbiamo cambiare i nostri obiettivi o le priorità. – conferma Tricoire –. Serve porre al centro delle nostre riflessioni la sostenibilità e, per farlo, occorre puntare sulle soluzioni digitali utili per costruire un futuro più resiliente e, appunto, sostenibile”.

Illuminazione smart a Gran Canaria con Interact City di Signify

GC-1 è il nome della più importante autostrada dell’isola spagnola Gran Canaria.
Di recente il comune dell’isola ha deciso di rendere smart l’illuminazione autostradale e, per farlo, si è appoggiata alle soluzioni Interact City di Signify.

Una guida più sicura con Interact City

Interact City consente di guidare lungo l’autostrada in maniera più confortevole: l’illuminazione è infatti tarata su una temperatura colore di 2700K per garantire una visione ottimale del cielo notturno.

Inoltre, questo tipo di illuminazione rispetta pienamente la biodiversità locale, riduce le emissioni di CO2 e migliora l’impatto ambientale dell’isola senza compromettere la sicurezza e l’esperienza di guida.

La storia dell’illuminazione di questa autostrada, che collega Las Palmas de Gran Canaria (capitale dell’isola) e il suo aeroporto internazionale alle destinazioni turistiche situate sul versante sud dell’isola, parte 30 anni fa, nel 1990; allora la scelta per l’illuminazione è caduta sui lampioni Philips Traffic Vision.

Oggi, con l’evolversi della tecnologia, è stato scelto di migliorare le prestazioni di illuminazione e ridurre nel contempo il consumo energetico installando i nuovi apparecchi Led Philips DigiStreet, compatibili con il software gestionale di illuminazione connessa Interact City.

Illuminazione sotto controllo

Grazie a Interact City, il comune di Gran Canaria potrà monitorare l’illuminazione in tempo reale, raccogliere e analizzare dati e assegnare specifiche attività di manutenzione al personale addetto. Inoltre, gli apparecchi Led Philips DigiStreet non causano effetti di abbagliamento, migliorano il comfort visivo, offrono una distribuzione della luce più uniforme e assicurano una migliore resa dei colori. Infine, la combinazione di luci Led Philips DigiStreet Large con connettori Zhaga standardizzati e Interact City offre agli operatori autostradali il massimo controllo sull’intero sistema di illuminazione.

Il sistema di illuminazione consente una manutenzione semplice, una gestione mirata e una possibilità di intervento in tempo reale per far fronte a qualsiasi tipo di situazione in autostrada. Ad esempio, è possibile aumentare la luce in un’area in cui si è verificato un incidente oppure ridurla al 30% quando non ci sono veicoli sulla carreggiata.
Il sistema di illuminazione stradale di Signify offre inoltre funzionalità aggiuntive abilitabili in un momento successivo.

Inquinamento luminoso

Un altro aspetto importante del progetto riguarda le normative locali riguardanti la salvaguardia del cielo notturno. Le Isole Canarie sono, infatti, famose per avere i cieli più bui d’Europa, offrendo condizioni ideali per osservare le stelle.
Per questo motivo sono presenti sull’isola diversi osservatori. Gli apparecchi per l’illuminazione devono pertanto essere conformi alle normative disposte dall’Instituto Astrofísico de Canarias (IAC) e alle disposizioni sull’inquinamento luminoso per le Isole Canarie.

Made Expo 2021 si sposta a novembre

Made Expo 2021, la fiera dedicata al settore delle costruzioni, si terrà dal 22 al 25 novembre 2021 a Fiera Milano (Rho) e non a marzo come pianificato confidando in una ripartenza reale a livello globale.

MADE expo 2021 cambio dataMade Expo 2021 rappresenta il palcoscenico dove raccontarsi e dove presentare le innovazioni di prodotto ad un network di professionisti, progettisti, imprese di costruzione e produzione, artigiani, serramentisti, contractor e buyers.

Il settore delle costruzioni rappresenta uno degli asset per il rilancio dell’economia, anche la legge di bilancio approvata a fine 2020 sostiene il comparto e proroga a tutto il 2021 la validità di bonus e incentivi e del Superbonus 110%.

Queste agevolazioni a novembre 2021 saranno ancora nel pieno della loro funzione e a Made expo 2021 verranno fornite risposte e soluzioni a Bonus, Superbonus 110%, Ecobonus, Bonus Facciate, SismaBonus.

Grazie all’innovativa Fiera Milano Platform, espositori, buyers e visitatori potranno vivere l’appuntamento fieristico sia in un formato fisico, sia in una versione digitale: la multicanalità terrà connessi tutti gli attori dalla nuova App di manifestazione al My Matching, dai Webinar & le Live Chat al Blog di Manifestazione.

Restano confermati tutti gli eventi dedicati alle tematiche tecnologia & digitale, effetto clima, risorse & riciclo e verrà dato spazio a Next Living, un focus su come saranno gli edifici, le case, gli uffici, gli alberghi e le costruzioni abitative.

Città a zero emissioni? Serve un approccio integrato

Migliorare la produttività energetica, elettrificare i trasporti, efficientare gli edifici, decarbonizzare gli impianti termici: ecco le principali sfide delle città a zero emissioni. Per vincerle, serve un approccio integrato alla progettazione e alla gestione dei contesti urbani.

Lo sostengono Schneider Electric, il Gruppo Enel e il World Economic Forum (WEF) nel nuovo reportNet Zero Carbon Cities: An Integrated Approach”. Un primo e concreto passo sinergico verso ulteriori iniziative volte ad accelerare la transizione alla neutralità climatica di 100 città entro il 2030.

Perché servono città a zero emissioni

Il documento “programmatico” si apre con un’innegabile constatazione: i centri urbani sono responsabili della maggior parte dei consumi di energia e delle emissioni di CO2. In sostanza, le città coprono il 3% della superficie terrestre ma producono oltre il 70% delle emissioni inquinanti. Qui, edifici, energia e trasporti consumano anche il 78% dell’energia primaria globale.

C’è poi la questione demografica: il 54% degli “abitanti” del mondo vive in città. Ma la percentuale è destinata a toccare il 68% entro il 2050. Con la crescita della popolazione, aumentano le nuove costruzioni e, di conseguenza, le emissioni di anidride carbonica. Sul fronte climatico, poi, continua la corsa contro il tempo per mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C. Una missione possibile solo se le nostre città tagliano il traguardo delle zero emissioni entro il 2050. Come se non bastasse, in questo scenario si innesta l’emergenza covid-19, con le relative frenate economiche e sociali.

Città a zero emissioni: si parte dagli edifici ultra efficienti

La soluzione si chiama efficienza sistemica

A fronte di una palese necessità – massimizzare gli sforzi e ridurre i tempi della transizione energetica – il report raccomanda un approccio energetico integrato.

Il concetto di efficienza sistemica comprende:

Il tutto sotteso da un preciso programma di digitalizzazione e interconnessione di edifici, energia, trasporti e sistemi idrici.

Sicure e resilienti: tutti i plus delle città a zero emissioni

“La crisi causata dal Covid-19 ha amplificato l’importanza delle partnership globali, negli sforzi profusi per rendere i centri urbani più sostenibili, inclusivi e resilienti – spiega Jean-Pascal Tricoire, Presidente e CEO di Schneider Electric -. Per ottenere città a zero emissioni bisogna intervenire con urgenza. Si tratta di un obiettivo ambizioso, che richiede la collaborazione di tutti gli stakeholder, operatori pubblici e privati, imprese e cittadini”.

Il rapporto nasce proprio per definire in modo realistico e olistico come raggiungere questa efficienza sistemica. Ovvero come ripensare le infrastrutture urbane e garantirne uno sviluppo verde, intelligente, equo e resiliente. Ma non finisce qui: il documento è solo il primo di una serie di strumenti e iniziative che Schneider Electric ed Enel illustreranno il prossimo 25 gennaio durante The Davos Agenda, nel panel “Building “Net-Zero Cities”.

Sonepar Italia, al via l’iniziativa Ecobonus 110% per i clienti

Il 78% del patrimonio edilizio italiano è stato costruito almeno 35 anni fa, il 50% degli edifici è in classe energetica G o F (dati CRESME 2015); gli edifici a destinazione d’uso residenziale sono 12,2 milioni e corrispondono complessivamente a 31 milioni di abitazioni (censimento Istat 2011).

Sulla base di queste premesse Sonepar Italia, con oltre 70.000 clienti e 110 punti vendita, scende dunque in campo per fornire una consulenza ai professionisti del mondo elettrico, per orientarsi nella gestione delle pratiche e proporre interventi da realizzare, usufruendo dell’Ecobonus 110%.

L’offerta di Sonepar Italia

Sonepar Italia Ecobonus 110%Obiettivo di Sonepar, con questa iniziativa, è offrire ai clienti un percorso semplificato per la gestione del processo con due piattaforme online: 6net, che mette in relazione circa 700 professionisti, tra commercialisti, progettisti e asseveratori, e la piattaforma di Deloitte, partner dell’Agenzia delle Entrate, dedicata alla gestione dei documenti con rilascio del visto di conformità (se previsto).

L’azienda ha creato un sistema incentivante per l’acquisto e si propone come acquirente del credito d’imposta per tutti i tipi di interventi, anche quelli di edilizia, pagandolo ai clienti a un tasso pari al 103%.

Tra gli interventi “trainanti” con aliquota al 110% si ricordano: l’isolamento termico delle superfici opache, la sostituzione di caldaie esistenti in condomini che hanno impianti centralizzati con caldaie a condensazione (minimo classe A), impianti a pompa di calore, ibrida o geotermica e impianti di micro cogenerazione. Sono inclusi la sostituzione di caldaie in edifici unifamiliari con pompa di calore anche ibrida o geotermica e impianti di micro cogenerazione.

“Vogliamo essere un partner qualificato per i nostri clienti. – dichiara Sergio Novello, Presidente e AD di Sonepar Italia – L’Ecobonus è un’ottima opportunità per il settore ed è importante essere preparati ed attenti nel cogliere tutti gli stimoli che vengono dal mercato. L’intento di questa nostra iniziativa è aiutare piccoli e grandi installatori ad orientarsi in questo contesto relativamente complesso, offrendo un percorso guidato per arrivare alla realizzazione degli interventi”.

SIAPE: che cos’è il sistema informativo per gli Attestati di Prestazione Energetica

L’Attestato di Prestazione Energetica, il cui acronimo è APE, è un documento redatto da un tecnico qualificato e che riporta tutte le informazioni relative alle prestazioni energetiche di un edificio o di un’unità immobiliare. Questo significa che tutti, tramite l’APE possono conoscere il fabbisogno energetico di un edificio, ovvero l’energia consumata per il suo funzionamento, e le relative emissioni di CO2.

L’Attestato di Prestazione Energetica: quando serve

L’obbligo di APE è stato introdotto con la Legge 63/2013 e il DM 26 giugno 2015 ha uniformato le modalità di calcolo, fornendo uno standard di riferimento a livello nazionale. L’Attestato di Prestazione Energetica è in vigore dal mese di ottobre del 2015 ed è obbligatorio per tutti gli edifici di nuova realizzazione (o sottoposti a demolizione e ricostruzione), per quelli esistenti oggetto di compravendita o contratto di locazione e per tutte le opere di ristrutturazione importante. Infine, si sente parlare sempre più spesso di APE perché è richiesto anche per accedere alle detrazioni fiscali, come l’Ecobonus o il Superbonus 110%.

Attestato di Prestazione Energetica: quando serve

Una raccolta nazionale degli APE: il portale SIAPE dell’Enea

Proprio per la crescente importanza degli Attestati di Prestazione Energetica, fondamentali per una maggior consapevolezza delle prestazioni energetiche del patrimonio edile italiano, il decreto ha introdotto anche il SIAPE, ovvero un Sistema Informativo per gli Attestati di Prestazione Energetica.

Questo strumento è stato introdotto con il decreto del 2015 e viene gestito da ENEA; l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Lo scopo è proprio quello di raccogliere, a livello nazionale, gli APE redatti e fornire informazioni complete in merito allo “stato energetico” del parco edilizio italiano.

Il portale è aperto a tutti, tecnici, cittadini, imprese ed Enti pubblici. Regioni, Province Autonome e Comuni hanno accesso ad una specifica area di gestione degli attestati di competenza, con il compito di alimentare man mano i database.

Tutti gli altri, invece, potranno comunque beneficiare del monitoraggio di questi dati, avendo così informazioni rispetto al numero di APE caricati, ai livelli di prestazione energetica raggiunti e alle emissioni di CO2.

Attualmente, sono stati presentati 1.669.176 APE, con un graduale aggiornamento in atto dei dati per Regione. Ad ora, secondo quanto presentato, l’indice medio di Prestazione Energetica Globale non rinnovabile (EPgl,nren) è di 242,4 kWh/m2anno, l’Indice di Prestazione Energetica Globale rinnovabile (EP gl,ren) è di 21,9 kWh/m2anno e le emissioni di CO2 medie 49,5 kgCO2/m2 anno.

Misurare efficienza energetica degli edifici

Perché raccogliere gli APE

Gli Attestati di Prestazione Energetica, al di là dell’obbligo normativo, rappresentano uno strumento utile per restituire in modo chiaro il livello di efficienza energetica degli edifici in Italia. Si tratta di dati e informazioni che è importante raccogliere e rendere disponibili.

Perchè? Innanzitutto, la possibilità di conoscere le prestazioni degli edifici a livello nazionale permette di accrescere la consapevolezza e l’informazione sul tema del risparmio energetico, sempre più importante per gli obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere nei prossimi anni. Inoltre, un monitoraggio costante dei risultati in ambito energetico permette di valutare che impatto hanno le varie misure introdotte per incentivare la riqualificazione del patrimonio edilizio.

I meccanismi che permettono ai cittadini di beneficiare di detrazioni fiscali e bonus per l’efficientamento energetico sono vari e tutti finalizzati a incentivare la riqualificazione degli edifici. Conoscere l’andamento dell’indice medio di prestazione energetica può quindi essere utile a capire come questi meccanismi influenzano il mercato della rigenerazione degli edifici.

Infine, una mappatura dello stato di fatto a livello nazionale, permetterà anche di mettere in evidenza i “punti deboli”, ovvero le zone e i settori più energivori e che, quindi, richiedono la massima attenzione, attraverso strategie, programmi e politiche mirate. In sostanza, la condivisione e la visibilità dei dati raccolti dovrebbe favorire anche la sinergia dei diversi soggetti della filiera, favorendo gli interventi sul territorio e lo sviluppo di prodotti e tecnologie ad hoc per l’efficienza energetica, con una sempre maggior consapevolezza dell’importanza del tema anche nei cittadini.

Da Omron un relè compatto da 500 VCC per circuiti di ricarica

Omron ha annunciato un nuovo relè compatto di alimentazione da 500 VCC destinato ai circuiti di precarica presenti in caricatori per veicoli elettrici, sistemi per batterie di backup per pannelli solari e altre applicazioni CC ad alta corrente.

Un relè compatto dalle grandi prestazioni

relè compatto Omron G2RG-XGrazie all’elevata capacità di commutazione e all’elevato isolamento, il nuovo relè compatto Omron G2RG-X è ideale per il controllo della corrente di spunto. Questo relè può essere utilizzato, ad esempio, nella protezione dei circuiti periferici quando viene attivata la carica della batteria di accumulo, nei sistemi di accumulo dell’energia, negli inverter, nei servocomandi, negli alimentatori e negli UPS.

Il relè Omron G2RG-X raggiunge una significativa capacità di commutazione (500 VCC, 10 A) a fronte di un corpo estremamente compatto: 13,5 mm x 29 mm, con un’altezza di 26,5 mm.

Le prestazioni di questo piccolo componente sono il risultato della struttura di controllo dell’arco di Omron e di una distanza di contatto di soli 3 mm. Altre caratteristiche includono un elevato livello di isolamento grazie a una distanza di isolamento di oltre 8 mm e a una tensione di tenuta all’impulso di 10 kV tra bobina e contatti.

Il G2RG-X presenta un basso consumo energetico (0,8 W). Essendo dotato di una sola bobina, rispetto alle due delle soluzioni alternative, la perdita di energia all’interno del dispositivo risulta ulteriormente ridotta. Certificato UL e TÜV, il relè compatto G2RG-X è progettato per il cablaggio in serie a 2 poli: in questa configurazione garantisce una durata elettrica di 10.000 operazioni.

Città digitali che cambiano, tra smart working e resilienza

Esigenze, servizi, priorità: perché non possiamo descrivere le città digitali di oggi utilizzando criteri che fino a qualche mese fa ci sembravano assodati? Il 2020, lo abbiamo sperimentato, è stato l’anno della consapevolezza digitale. L’emergenza sanitaria ha stravolto le abitudini lavorative e private degli italiani e, di conseguenza, i fattori chiave del concetto di smart city.

Un cambio di prospettiva evidenziato anche da ICity Rank 2020, la classifica delle città italiane più intelligenti e sostenibili realizzata da FPA. Vediamone le principali novità.

Nuove città digitali: quando smart fa rima con responsive

Il comune più digitale è Firenze, che spodesta Milano, la regina degli ultimi anni, in terza posizione dietro Bologna. Ma c’è di più: se il covid-19 ha accelerato la trasformazione smart delle nostre città, non lo ha fatto in modo uniforme. Si conferma infatti la profonda differenza tra Nord e Sud, con speranzose eccezioni, mentre si rafforza il ruolo guida dei capoluoghi metropolitani. Importante anche la reazione “adattiva” dei centri urbani più colpiti dalla pandemia.

Prima, un cambio di prospettiva

Le misure restrittive e il distanziamento sociale hanno sottolineato nuovi aspetti dell’organizzazione urbana, attivando reazioni e stimolando la ricerca di soluzioni intelligenti. In particolare, hanno reso fondamentale la possibilità di svolgere attività online quali smart working, didattica a distanza, e-commerce e diversi servizi pubblici. Le amministrazioni locali hanno poi dovuto implementare il monitoraggio digitale dei servizi e delle attività urbane.

“Il processo di trasformazione digitale delle città italiane non si è arrestato in questo anno terribile. Anzi, anzi per molti versi ha ricevuto una spinta che ha consentito di superare resistenze organizzative e culturali – spiega Gianni Dominici, Direttore generale di FPA -. Chi si trovava già a uno stadio avanzato, ha confermato i progressi, ma arrivano segnali confortanti anche da aree meno mature, con quattro città del Sud che entrano nelle prime venti classificate”.

Gli 8 indicatori di ICity Rank 2020

Insomma, la crisi ha corroborato il valore dei modelli di smart city più flessibili e resilienti. Per questo, le performance digitali dei 107 comuni capoluogo analizzati da ICity Rank sono state valutate quest’anno secondo 8 indicatori completamente aggiornati.

I nuovi parametri della digitalizzazione sono:

Città digitali italiane: la graduatoria del 2020

Top10 e oltre: quali sono le migliori città digitali

L’indice di trasformazione digitale, media aritmetica degli 8 indicatori settoriali, permette di costruire il ranking delle città più digitali d’Italia. La top 10 è composta da Firenze, Bologna, Milano, Roma Capitale, Modena, Bergamo, Torino, Trento, Cagliari e Venezia, con un livello di digitalizzazione “molto avanzato”. Segue un gruppo di altre 15 città di livello “avanzato”: Parma, Reggio Emilia, Palermo, Pavia, Brescia, Genova, Lecce, Cremona, Prato, Bari, Pisa, Verona, Vicenza, Bolzano e Forlì.

Nel ranking ci sono poi 23 città con un livello “discreto”: Rimini, Mantova, Livorno, Monza, Piacenza, Piacenza, Siena, Ravenna, Treviso, Udine, Perugia, La Spezia, Napoli, Ferrara, Novara, Pordenone, Padova, Trieste, Lodi, Arezzo, Pesaro, Ancona, Verbania, Lecco. E ancora 24 capoluoghi di livello “intermedio” e altri 27 con una digitalizzazione solo “avviata”. Chiudono la classifica 8 città principalmente del Sud: Taranto, Avellino, Caserta, Carbonia, Nuoro, Enna, Chieti e Agrigento.

Città digitali: le migliori del Mezzogiorno nel 2020

Le migliori città digitali del Sud Italia

Cosa fanno Firenze, Milano e Bologna

Firenze svetta con un punteggio di 872 nell’indice di trasformazione digitale. Il primato è generato soprattutto dalle performance in app municipali, open data, trasparenza, wifi pubblico. Al secondo posto c’è Bologna, con un punteggio di 866, grazie ad app municipali (a pari merito), piattaforme abilitanti, social media. Milano, è terza con 855 punti, distinguendosi in particolare per piattaforme digitali, open data e trasparenza, ma anche per una buona disponibilità di wifi pubblico.

Quattro eccellenze del Sud

C’è ancora molto da fare per colmare il gap fra Nord e Sud nei processi di trasformazione digitale. Due terzi dei capoluoghi meridionali, infatti, si collocano nelle zone più basse della graduatoria. Eppure, alcune eccezioni confermano che l’innovazione può progredire anche in contesti più complessi dal punto di vista economico e sociale. Cagliari, con il 9° posto in classifica, è la prima città del Sud, ma si segnalano anche i casi virtuosi di Palermo (13), Lecce (17) e Bari (20).

ICity Rank 2020: le tendenze settoriali

Guardando i singoli indicatori del report, Pisa si distingue per il secondo posto nella graduatoria dei servizi online, subito dopo Roma. Trento guadagna il primato nelle app municipali, insieme a Bologna, Firenze e Modena, mentre Cremona è la prima città d’Italia nelle piattaforme digitali con Bologna e Milano.

Palermo è al top per disponibilità di open data, accompagnata da Firenze e Milano, Bergamo e Venezia sono al secondo posto per wifi pubblico e Bolzano e Mantova evidenziano i migliori risultati nell’IoT. La classifica della trasparenza vede in prima linea Bari, Benevento, Catanzaro, Latina, Novara, Padova e Trento (oltre a Milano e Firenze).

Bene i servizi online

L’accesso online allo Sportello Unico per le Attività Produttive è ormai una realtà diffusa: solo 3 su 107 città non lo hanno attivato. All’opposto, un servizio anagrafico relativamente “semplice” come il cambio di domicilio o residenza risulta oggi digitalizzato in meno di un terzo dei comuni capoluogo. Il servizio più performante, nell’ultimo periodo, è quello della gestione/pagamento della TARI. Qui si sono aggiunti 11 comuni, portando il totale da 44 a 55. A livello geografico, quasi la metà dei capoluoghi del Nord si collocano nella fascia alta della classifica e più della metà delle città del Mezzogiorno sono invece in quella più bassa.

Città digitali: la top 10 2020 per i servizi online

Anche le app avanzano

I risultati della rilevazione effettuata da FPA su 73 comuni per i quali è stato possibile reperire dati aggiornati, indicano la forte crescita delle app gratuite di pubblica utilità. Il settore con la maggiore frequenza è ancora quello culturale-turistico, seguito da mobilità (trasporti pubblici e parcheggi) e rifiuti (raccolta differenziata). Il 2020 di pandemia ha siglato anche il boom delle app legate alla sicurezza e alla comunicazione diretta tra cittadini e istituzioni.

Anche qui, la discriminante territoriale è rilevante. Solo sei capoluoghi del Meridione si trovano nella fascia più elevata (poco più del 15%), mentre sono 24 (oltre il 50%) quelli del Nord.

Città digitali: geografia delle reti wi-fi pubblicheCome va il Wi-Fi pubblico?

Da due anni FPA rileva sistematicamente i dati sulla consistenza sulla consistenza delle reti wifi pubbliche organizzate o sostenute dalle amministrazioni comunali. Nell’ICity Rank 2020, il numero di città con più di 10 punti di accesso è salito da 61 a 73.

Tra i capoluoghi meridionali, oltre a Cagliari solo Lecce è presente nella fascia alta della classifica. Ma anche i comuni del Centro risultano distribuiti meno bene di quelli del Nord. I sette capoluoghi metropolitani del Centro-Nord sono tutti nella parte alta, quattro tra quelli del Mezzogiorno si collocano nella fascia intermedia e due in quella più bassa.

IoT e reti intelligenti

La rete di illuminazione pubblica è una delle più importanti infrastrutture abilitanti per le responsive city. Secondo FPA, il numero delle città capoluogo dove è stata sperimentata l’istallazione di lampioni smart è salito dai 17 del 2017 (dato Istat) ai 27 del 2020. Dopo Cagliari, solo tre capoluoghi meridionali raggiungono il primo terzile della classifica (Bari, Siracusa e Lecce). Anche la distribuzione dei capoluoghi centrali è decisamente meno positiva di quella del Nord. Otto capoluoghi metropolitani sono nella parte alta della classifica, cinque in quella intermedia e uno in quella inferiore.

Per fare città digitali serve cultura digitale

Cosa emerge dunque dalla corposa analisi di ICity Rank 2020? La digitalizzazione delle attività amministrative e del rapporto con i cittadini appare ben avviata, pur nelle difficoltà delle aree deboli. Il problema cruciale resta quello della diffusione di una cultura digitale, tra i dipendenti delle amministrazioni comunali come tra i cittadini.

Quanto all’integrazione e alle reti IoT, invece, la strada è ancora lunga. Ecco perché le risorse del Recovery Plan rappresentano una grande opportunità di innovazione e digitalizzazione di tutte le città italiane.

Smart home, i brand e le tecnologie più apprezzati in Italia

La smart home piace sempre di più, in Europa così come in Italia.
Ma quali sono i brand più diffusi, e quali i più apprezzati?
A porgersi questa domanda è stato reichelt elektronik, distributore europeo online di elettronica e tecnologie IT, che ha incaricato OnePoll di realizzare un sondaggio su un campione di 4.000 persone (dei quali circa 1.000 italiani) per capire quali siano i dispositivi più diffusi, i produttori più radicati nel mercato italiano e il grado di soddisfazione degli utenti.

Smart home, un mercato da 53 miliardi

Infografica sondaggio reichelt elektronik

Complice anche la situazione sanitaria attuale e la maggiore permanenza a casa, c’è stato un significativo incremento nel mercato globale dei dispositivi per la smart home.
Secondo i dati della società di ricerca Statista, si prevede che entro il 2022 verranno spesi globalmente circa 53,45 miliardi di dollari.

L’indagine svolta per conto di reichelt elektronik indica come i dispositivi multimediali rappresentino ad oggi le soluzioni preferite dalla maggior parte degli intervistati italiani: il 59% dei rispondenti ha infatti affermato che device quali Smart TV, assistenti vocali, sistemi audio e prodotti affini si posizionano al primo posto, seguiti da quelli per il controllo e la gestione dell’illuminazione dell’ambiente domestico (52,5%). Questi dati dimostrano come l’intrattenimento e un adeguato livello di illuminazione della casa siano il fulcro principale per la casa intelligente.

Il 48% dei rispondenti italiani ha inoltre dichiarato di avvalersi di dispositivi per la sicurezza (come telecamere, rilevatori di fumo, sistemi automatici di chiusura porte) per la gestione energetica e dell’impianto di riscaldamento (38,7%) e per la climatizzazione (38,4%).

I brand più diffusi

Per quanto riguarda il controllo dell’illuminazione, il brand più apprezzato è Philips, con il 49,3% degli utenti italiani che afferma di essere molto soddisfatto dei suoi dispositivi. Al secondo posto c’è Ikea: circa un intervistato su tre si è definito molto soddisfatto dei sistemi di controllo dell’illuminazione del produttore svedese.
Per quanto riguarda i dispositivi per la multimedialità il brand più apprezzato è Samsung, che registra il 61,8% di utenti altamente soddisfatti, seguita da Sony (49,8%) e LG (43,1%).
Tra gli assistenti vocali più popolari e soddisfacenti sul mercato italiano, i dati confermano Alexa di Amazon (64,6%), Google Assistant (45,8%) e Siri (34,7%).

Parlando invece di sistemi per la gestione della Smart Home, le percentuali si assottigliano. È Bosch Smart Home a salire sul gradino più alto del podio per il 28,3% degli intervistati italiani, seguito da Homematic IP (20,9%).
Fritz!Dect, rete domestica completa con il controllo tramite un Fritz!box, è invece scelto dal 18,6% degli intervistati, seguito da Shelly (18,5%).

I dati evidenziano inoltre come, tra i brand più diffusi e apprezzati dagli italiani per la pulizia della casa, vi siano iRobot (42,4%), Xiaomi (34,5%) e Roomba (32,7%). Nell’ambito della sicurezza, i produttori più apprezzati dagli intervistati sono Somfy (19,7%) e Netatmo (18,5%).

I criteri di scelta

Ma cosa spinge un utente italiano a scegliere un determinato prodotto?
In primo luogo il prezzo: più del 71% degli italiani intervistati li valuta innanzitutto per il costo di acquisto. Seguono la compatibilità con altri sistemi o dispositivi (66,9%) e la facilità di installazione e configurazione (65,5%), mentre il 51,7% degli intervistati si concentra sulla sicurezza dei dati e la tutela della privacy.