Le Smart City in Italia: che cosa sta cambiando?

Le Smart City crescono, sono sempre di più le città italiane che riescono ad innovare in diversi ambiti e ogni anno vengono pubblicati analisi e studi che monitorano lo stato dell’arte. Effettivamente, proprio per lo stretto legame che sussiste tra città intelligenti e tecnologia, il settore vive cambiamenti repentini e le novità si susseguono una dopo l’altra.

Il concetto di Smart City stesso si evolve nel tempo e, se ci guardiamo intorno, scopriamo che le nostre città (e di conseguenza anche i cittadini) stanno cambiando molto di più e molto più in fretta di quanto si pensi.

Uno dei rapporti che studia lo sviluppo delle città intelligenti in Italia è lo Smart City Index, un lavoro di analisi sui capoluoghi della penisola svolto dalla società di consulenza EY. Nelle prime edizioni del report il principale indicatore su cui ci si concentrava era l’intelligenza delle città, dando molto rilievo alle infrastrutture abilitanti, alle tecnologie e alle applicazioni. Invece l’ultima edizione (2020), non ancora pubblicata integralmente, mostra un leggero cambio di rotta e porta l’attenzione sul concetto più ampio di sostenibilità urbana. I risultati delle città per questa categoria sono già stati anticipati, mentre si attende la pubblicazione integrale per conoscere quelli relativi a resilienza urbana, accessibilità e inclusività.

La classifica delle città italiane, dal 2018 a oggi

concetto di sostenibilità urbanaSecondo il ranking nazionale proposto dallo Smart City Index 2018, sul podio si trovavano 3 città di grandi dimensioni: Milano, Torino e Bologna, con un importante dominio del Centro-Nord. Nelle prime dieci posizioni c’erano solo alcune città di medie dimensioni, come Modena (4°), Trento (5°), Bergamo (6°) e Parma (9°), mentre la prima delle città minori a comparire in classifica era Mantova, che dal 4° posto scendeva al 22°. Il motivo del divario tra “grandi e piccole” si riconduceva alla maggior difficoltà dei centri minori a raccogliere tutte le risorse, sia economiche che umane, necessarie allo sviluppo e alla crescita della Smart City.

Secondo la classifica parziale del nuovo Smart City Index 2020, complice probabilmente il cambio di prospettiva, emergono nuovi e interessanti dati. Primo fra tutti, l’arresto del primato milanese, che per la categoria della sostenibilità urbana, si ferma solo al quinto posto. La città più sostenibile, infatti, sarebbe Trento, seguita da Torino, Bologna e Mantova. Per valutare la sostenibilità urbana si sono presi in considerazione diversi ambiti, tra cui la mobilità, l’energia e l’ambiente (acqua, verde e rifiuti).

Le prime venti città della classifica hanno anche dimostrato che lo sviluppo è avvenuto in modo uniforme in tutte le 3 categorie considerate e proprio questo ha permesso loro di posizionarsi nei primi posti. Inoltre, secondo il nuovo parametro della sostenibilità urbana, le città di medie dimensioni iniziano a colmare il divario con le città metropolitane. Infatti, nella classifica del report del 2020, la città più sostenibile per trasporti, energia e ambiente è, appunto, Trento.

Ma nelle prime venti posizioni si trovano ben altre 12 città di medie dimensioni, tra cui Mantova (4° posto) Brescia, Bergamo, Bolzano e Ferrara. Si potrebbe pensare che queste città siano oggi in grado di sfruttare i vantaggi della loro dimensione ridotta rispetto ai centri metropolitani. Un’ipotesi potrebbe essere che le dimensioni minori permettano una struttura più snella e quindi in grado di facilitare l’avvio di progetti e sperimentazioni in modo più agile e a scale più gestibili.

Aumentano i progetti di Smart Mobility e i trasporti diventano “green”

Il Bike Sharing è un indicatore per le Smart CitySoprattutto nelle città metropolitane si sono fatti molti investimenti per promuovere soluzioni funzionali alla riduzione della congestione del traffico e, di conseguenza, dell’inquinamento atmosferico. La Smart Mobility, infatti, continua ad essere un punto forte di grandi città come Milano, Torino e Bologna. Ad esempio, Milano, grazie anche alle soluzioni di sharing mobility, è riuscita ad eliminare dal centro urbano circa 100.000 veicoli, potendo contare su circa 3.000 auto in sharing di sei diversi operatori e 4.800 biciclette. Aumentano in tutta Italia anche le piste ciclabili e le aree pedonali, favorendo così la mobilità dolce.

I maggiori investimenti rispetto agli anni precedenti, però, si sono registrati nel settore della mobilità elettrica: le colonnine sono cresciute in due anni di più del 90% e il numero dei veicoli elettrici e ibridi circolanti sono triplicati negli ultimi quattro anni. Va però sottolineato che, se si parla di mobilità elettrica e sostenibile, i numeri cambiano molto analizzando la situazione del Sud Italia, dove addirittura si registra un aumento del numero di auto circolanti tradizionali in città come Messina o Reggio Calabria.

Cosa cambierà nella mobilità urbana dopo il Coronavirus

Il Covid-19 ha modificato radicalmente molte delle abitudini della nostra quotidianità. Non ne è rimasta esclusa la mobilità urbana che subirà anch’essa inevitabili mutamenti una volta che la crisi sarà superata e si tornerà alla normalità. O per meglio dire, alla nuova “normalità”.

Cosa cambierà nella mobilità urbana dopo il Coronavirus è stato uno dei punti trattati in occasione del Webinar intitolato “Città e nuova mobilità: è ora di cambiare aria”, svoltosi martedì 7 aprile 2020. L’appuntamento è stato organizzato da Motus-E, la prima associazione italiana costituita su impulso dei principali operatori industriali, del mondo accademico e dell’associazionismo ambientale e d’opinione per favorire la transizione del settore nazionale dei trasporti verso l’adozione massiva di mezzi sostenibili, in collaborazione con Kyoto Club e CNR-Istituto sull’Inquinamento Atmosferico.

Hanno partecipato al Webinar, come relatori, Anna Donati, Responsabile Mobilità del Kyoto Club, Francesco Petracchini, Direttore del CNR-IIA, e di Maria Lapietra, Assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità nel Comune di Torino.

Proprio l’Assessore torinese si è occupata di focalizzare l’attenzione sulle novità che potranno riguardare la mobilità alla fine dell’emergenza Covid-19. Addentriamoci nel merito.

Coronavirus e mobilità urbana: le ipotesi per ripartire

Come ripartire da un settore già in pieno fermento come quello della mobilità? Come puntualizzato dall’Assessore La Pietra, il comparto dei trasporti dovrà essere riconsiderato nella sua totalità. Con ogni probabilità, al momento della ripartenza si utilizzerà maggiormente il mezzo privato. Il trasporto pubblico tenderà, infatti, a incutere paura tra i cittadini, intimoriti dalla possibilità di un rischio di contagio.

Sarà perciò compito delle Amministrazioni rendere il trasporto pubblico il più sicuro possibile. Nel contempo, occorrerà promuovere la diffusione di mezzi privati più sostenibili. Tra i risvolti positivi dell’emergenza Coronavirus, vi è infatti quello di aver contribuito a diffondere una maggiore consapevolezza sull’importanza di ambienti urbani più sani, dove l’aria risulti respirabile.

Per raggiungere l’obiettivo, tra le varie proposte che stanno emergendo a livello globale, esiste l’ipotesi di rendere le strade cittadine delle grandi corsie ciclabili. Uno dei punti su cui focalizzarsi potrà essere quindi il trasporto individuale su mezzi quali monopattini e biciclette.

L’uso dello Sharing potrà però divenire più complesso, per la necessità di una maggiore sanificazione.

“La sanificazione”, infatti, ha spiegato l’Assessore, “è un altro aspetto fondamentale”. Oltre a essere efficiente, il trasporto pubblico in futuro dovrà presentare degli standard molto più elevati, che prevedano nuove linee e mezzi sanificabili quotidianamente mediante sistemi innovativi quali l’ozono.

Queste importanti accortezze motiveranno i cittadini a salire sui veicoli di trasporto pubblico che, tuttavia, non potranno più essere sovraffollati come accadeva prima dell’esplodere della pandemia. Sarà di conseguenza necessario aumentare anche la frequenza dei mezzi pubblici circolanti, in modo tale da garantire ai passeggeri adeguate distanze di sicurezza, evitando pericolose congestioni.

Il trasporto pubblico dovrà quindi puntare su parole chiave quali la salubrità, la sicurezza e la sostenibilità, grazie a mezzi che non creino inquinamento. Una bella sfida che, ci auguriamo, venga accolta e messa in atto.

Melchioni Ready pronta per la distribuzione multicanale

Fondatori Melchioni ReadyMelchioni Ready è una azienda che si è inserita nel panorama della distribuzione online di componenti elettronici, elettromeccanici e di attrezzature industriali in qualità di e-commerce 100% italiano.
Disponendo di una gamma di soluzioni che include decine di migliaia di prodotti dei maggiori marchi, Melchioni Ready si è da subito distinta come canale di fornitura B2B in grado di offrire in breve tempo anche ridotti quantitativi di materiale.

L’integrazione del ramo Elettronica Professionale di Melchioni permette oggi a Melchioni Ready di rivolgersi non solo ai liberi professionisti dotati di Partita Iva, ma anche al mercato del retail (rivenditori e grossisti di componenti elettronici e materiale elettrico) con un’offerta personalizzata. In questo modo l’azienda può garantire, anche ai negozi di elettronica, un servizio e-commerce HSL (high service level) in grado di offrire un ampio magazzino, vantaggi su una vasta gamma di prodotti, un servizio efficiente e una spedizione rapida per ciascun ordine.

Da Melchioni Ready componenti, attrezzature e accessori

Grazie a questo importante cambiamento, inoltre, l’offerta di Melchioni Ready si amplia con l’introduzione di una serie di prodotti per la manutenzione, la riparazione e la progettazione, aprendo nuove prospettive di crescita per l’azienda: l’attuale gamma prodotti, che include 30.000 articoli, è prevista in espansione con ulteriori 50.000 codici in arrivo entro fine anno, raggiungendo così un totale di 80.000 articoli a catalogo.

Parallelamente, l’azienda gestisce ora anche la rete di vendita diretta che prima faceva capo a Melchioni Elettronica Professionale. Gli obiettivi di Melchioni Ready per il prossimo futuro includono un allargamento del mercato a livello europeo, potendo contare su un’infrastruttura scalabile, pensata per un approccio volto a soddisfare le esigenze dell’intero mercato del continente.

Da Hisense novità per la climatizzazione residenziale e commerciale

Hisense amplia il suo portfolio e introduce per l’ambito residenziale due nuovi modelli a parete – Silentium Pro e Energy Pro – che racchiudono elevata tecnologia e design elegante, due nuove unità esterne multi dual da 3,5 kW e penta da 12,5 kW.

Novità per il residenziale da Hisense

Hisense Silentium PROLa serie Silentium Pro si compone di due unità interne da 2,5 e 3,5 kW, collegabili a sistemi Mono e Multisplit. La soluzione è dotata del sensore di presenza Smart Eye che, tramite scansione a infrarossi, è in grado di individuare la posizione delle persone e l’attività in corso e di adeguare così il funzionamento e il flusso d’aria del climatizzatore. Grazie alla tecnologia TMS basata sull’Intelligenza Artificiale, Silentium Pro rileva temperatura, umidità, ventilazione e irradiazione termica e si regola in automatico per assicurare le giuste condizioni di benessere.
Silentium Pro è inoltre dotato del sistema di purificazione dell’aria nanoe, brevettato da Panasonic, che deodora, inibisce la crescita di batteri e virus ed elimina la polvere e le muffe per creare un ambiente in cui vivere in modo fresco e pulito.

La gamma Energy Pro è disponibile, invece, nelle taglie da 2,5 kW a 5,0 kW nelle versioni Mono e Multisplit. Per massimizzare la qualità dell’aria, integra 4 filtri, il dispositivo Cold Plasma che ionizza l’aria a beneficio della salute e la tecnologia TMS per creare e mantenere il clima domestico sempre confortevole.

Silentium Pro e Energy Pro vantano la massima classe di efficienza energetica (A+++) e utilizzano il gas ecologico R32. Entrambi le soluzioni sono smart (con WI-FI integrato) e possono essere gestite da remoto tramite l’applicazione HiSmart Life e usando solo la propria voce, grazie alla compatibilità con Amazon Alexa e Google Assistant.

La gamma commerciale diventa smart

Novità anche in ambito commerciale: tutta la gamma diventa intelligente, grazie alla compatibilità di tutte le unità interne con il modulo Wi-Fi.

È possibile installare il modulo Wi-Fi che permette di collegare tutte le unità interne della gamma in modo wireless alla rete e gestire il sistema da remoto sempre tramite l’app HiSmart Life.

Tutti condizionatori di Hisense sono coperti da 3 anni di garanzia gratuita sul sistema e 5 anni di garanzia sul compressore.

Riscaldare con l’elettricità: quando conviene?

Decidere quale sia il miglior tipo di riscaldamento per la propria casa non è sempre semplice, in quanto la scelta può effettivamente dipendere da diversi fattori, come la posizione geografica e la tipologia di edificio. Negli ultimi anni è cresciuta la sensibilità al tema ambientale e, di conseguenza, alle soluzioni per risparmio energetico anche nella propria casa. A ciò, si somma lo sviluppo di tecnologie alternative sempre più efficienti.

Oggi, ad esempio, una delle possibili questioni è proprio la valutazione di abitare e vivere un edificio completamente elettrico. Questo significherebbe rinunciare del tutto al gas come fonte energetica. Ma quando vale davvero la pena di considerare questa opzione? Ecco alcune riflessioni.

Quando conviene valutare il riscaldamento elettrico

Ci sono alcune caratteristiche che un’abitazione dovrebbe avere affinché sia sensato valutare un impianto di riscaldamento elettrico, in quanto, in alcuni casi, la scelta sbagliata potrebbe risultare costosa e inefficiente. Per questo, decidere quale sia l’impianto adatto richiede sempre una valutazione delle prestazioni dell’edificio in cui deve essere installato.

Il riscaldamento elettrico può essere una valida alternativa al gas, ma prima di tutto, è necessario assicurarsi che l’edificio sia ben coibentato e il suo fabbisogno energetico contenuto.

Il tema del riscaldamento elettrico anziché a gas, infatti, assume sempre più rilievo con la diffusione degli edifici a energia quasi zero e delle case passive. In molti di questi casi, infatti, si scelgono il piano a induzione e una pompa di calore, proprio con lo scopo di eliminare la necessità di usufruire del gas e di soddisfare in modo alternativo il limitato fabbisogno energetico della casa. Inoltre, a rendere appetibili i sistemi a elettricità sono anche la semplicità di utilizzo e la possibilità di combinarli in modo vantaggioso con la produzione di energia rinnovabile.

Gli impianti di riscaldamento elettrici, poi, sono generalmente facilmente installabili, adatti alle ristrutturazioni e spesso sono anche la scelta ideale per integrare un impianto esistente. Molto spesso, ad esempio, le soluzioni elettriche vengono scelte per scaldare ambienti piccoli, evitando così di eseguire lavori più impegnativi per estendere o modificare l’impianto esistente a gas.

Come riscaldare casa con l’elettricità

riscaldamento a pavimentoAnche se aumentano i casi di edifici 100% elettrici, in Italia la soluzione più diffusa in ambito residenziale è ancora la caldaia a gas. Anche nei nuovi edifici, spesso gli utenti scelgono di installare una caldaia a condensazione, magari abbinata a un sistema di riscaldamento a pavimento. Lo stesso vale per gli interventi di ristrutturazione.

Soprattutto per questo secondo caso, se si sta valutando un impianto completamente elettrico, è necessario mettere in conto di interviene in modo profondo sull’edificio, con una completa riqualificazione energetica. Anche se le nuove pompe di calore hanno un coefficiente di prestazione elevato, queste non lavorano in modo ottimale con le elevate temperature. Per cui è indispensabile mettere mano all’intero impianto di distribuzione, sostituendo i termosifoni con un sistema radiante o al massimo dei fancoil. Diversamente, è più conveniente scegliere una caldaia a condensazione.

Altri sistemi elettrici per il riscaldamento, come stufe e radiatori elettrici, sono più indicati come sistemi integrativi, ad esempio in punti in cui non è possibile collegare altri impianti o per integrare il funzionamento di quello principale. Un’ultima considerazione riguarda la tipologia di risparmio che offrono i due sistemi.

In un edificio con un basso consumo energetico, la pompa di calore abbinata ad un sistema a bassa temperatura permette alla lunga un risparmio maggiore. Allo stesso tempo, però, richiede un maggior investimento iniziale per l’acquisto e l’installazione. Inoltre, se si sta costruendo un nuovo edificio, anche il costo di costruzione per una struttura efficiente e con un impianto interamente elettrico, è leggermente superiore rispetto all’edilizia tradizionale, ma offre vantaggi economici nel tempo, quindi durante la fase di utilizzo.

Vantaggi crescono se si autoproduce energia

fotovoltaico - energia rinnovabileSi può concludere parlando dell’importanza di integrare dei sistemi di produzione di energia rinnovabile con l’impianto di riscaldamento e di produzione dell’acqua calda sanitaria. Infatti, la scelta di eliminare il gas in favore dell’elettricità, viene fatta nei nuovi progetti di edifici energeticamente efficienti anche per la sempre più diffusa installazione dei sistemi fotovoltaici e termici.

In questo caso, infatti, il vantaggio è sia economico che ambientale, in quanto si abbattono i costi per i consumi energetici e si utilizza energia verde. Il costo dell’investimento per il fotovoltaico, nei casi in cui tutta l’energia usata in casa è elettrica, viene recuperato anche molto in fretta.

Un’ultima attenzione va posta alla potenza del contatore, anche se negli edifici residenziali è generalmente sufficiente un contatore da 4,5 kW.

Easergy P5: relè di protezione digitali per reti MT

Easergy P5 è un relè di protezione per applicazioni complesse in media tensione. Utilizzando una connettività avanzata, questo prodotto offre funzionalità dedicate per i relè di protezione di ultima generazione, riducendo i rischi e migliorando l’affidabilità. Easergy P5 di Schneider Electric fa parte della gamma di soluzioni PowerLogic per il monitoraggio e il controllo dell’energia, creato per rispondere alle esigenze sempre più complesse delle utility elettriche nell’era dell’IoT.

Questo prodotto rappresenta un importante passo avanti nei relè di protezione e riunisce in un unico dispositivo una serie di funzioni d’eccellenza offrendo più sicurezza, semplicità e affidabilità.

Easergy P5: relè di protezione digitali per reti MTFunzioni di protezione all’avanguardia

Easergy P5 è stato progettato per offrire protezione e controllo degli asset più critici con un’esperienza che sfrutta le potenzialità del digitale offrendo ottengono la migliore protezione per le applicazioni più esigenti.

Tra le funzioni disponibili (in opzione), la protezione da arco elettrico: gli archi elettrici restano attivi anche durante la commutazione o in condizioni inaspettate. La funzione di protezione rileva l’eventuale esistenza di un arco elettrico e si attivano in millesimi di secondo aprendo l’interruttore interessato, cioè impedendo che l’energia dell’arco elettrico aumenti e provochi interruzioni di corrente o rischi inattesi.

Sicurezza informatica avanzata

Conformemente allo standard IEC 62443, Easergy P5 è dotato di un pacchetto di sicurezza informatica opzionale per una minore esposizione alle minacce informatiche e una maggiore sicurezza operativa.

Grande semplicità nell’uso quotidiano

Grazie a una maniglia integrata nella struttura è possibile scollegare o sostituire rapidamente Easergy P5 per velocizzare la manutenzione. Cablaggio, dati, comunicazione e regolazioni (back-up compreso) possono essere salvati nel case del relè e saranno visibili una volta ricollegato il nuovo relè. Per questo processo si impiega un tempo di recupero record, appena 10 minuti, che riducono il downtime al minimo.

manutenzione semplificata con Easergy P5

3 plus: affidabile, efficiente, connesso

Affidabile: i sensori connessi al prodotto, associati all’adozione di EcoStruxure Asset Advisor, permettono di realizzare una manutenzione predittiva del quadro; i dati di umidità e temperatura permettono di individuare connessioni che presentano problemi o condizioni ambientali che potrebbero essere dannose.

Efficiente: EcoStruxure Asset Advisor consente agli operatori di occuparsi della manutenzione solo quando serve davvero, risparmiando tempo e costi. Quando è necessario intervenire, P5 offre un livello di sicurezza best-in-class, con protezione dagli archi elettrici che minimizza l’esposizione a condizioni pericolose.

Connesso: Easergy P5 potenzia le possibilità di connessione del sistema grazie a sette protocolli di comunicazione nativa, web server integrato, fino a 3 indirizzi IP e 3 protocolli supportati nativamente ed un’esclusiva App per gestire il quadro da distanza di sicurezza

Easergy P5: strumenti digitali

Easergy P5 è dotato di funzionalità di protezione all’avanguardia integrate da un set completo di strumenti disponibili su dispositivi mobili, quali smartphone o tablet e desktop computer. Il risultato è una semplificazione in termini di installazione, configurazione e manutenzione, con un conseguente risparmio di tempo. Le funzioni di comando tramite App e monitoraggio consentono di azionare integralmente il dispositivo tramite la comunicazione wireless e da una distanza sicura. Gli strumenti digitali comprendono:

Essendo una soluzione dell’ecosistema EcoStruxure, i vantaggi offerti da Easergy P5 a livello digitale crescono grazie al miglior monitoraggio delle condizioni delle apparecchiature delle sottostazioni.
La gamma scalabile di relé di protezione Easergy di Schneider Electric include anche il modello Easergy P1 e Easergy P3.

Sensori per la building automation e il rilevamento ambientale

Omron Electronics Components Europe propone le nuove soluzioni a sensore basate su tecnologia MEMS, adatte ad applicazioni di building automation, digital signage e sistemi di rilevamento ambientale.

Tra le novità la versione ultragrandangolare a 32×32 elementi, dei sensori termici MEMS D6Tche permette di raggiungere il campo di visione più ampio. Il nuovo D6T-32L-01A opera in un campo di rilevamento di 90 gradi quadrati e può includere un’ampia area, come ad esempio un’intera stanza, da un singolo punto.
Dal rilevamento di temperature anomale sulla linea di produzione negli impianti industriali al monitoraggio del cibo e di altre temperature all’interno di una cucina, il D6T può dare un sostanziale contributo in termini di sicurezza – identificando potenziali problematiche.

La seconda generazione di Omron Human Vision Components HVC-P2 offre una velocità di riconoscimento 10 volte superiore a quella del suo predecessore.
Questo modulo integrato include una fotocamera e una piattaforma di elaborazione immagini.

È dotato di dieci funzioni di rilevamento delle immagini per utilizzi in applicazioni di segnaletica digitale, di automazione di casa e ufficio e di sicurezza; includono rilevamento del corpo, riconoscimento facciale, rilevamento delle mani, stima dell’età, del genere e dello stato d’animo. I risultati possono essere visualizzati tramite un’interfaccia UART o USB.

Sensore per rilevamento ambientale

Tra le soluzioni per i progettisti, il sensore ambientale multifunzione 2JCE che permette di monitorare rapidamente sette parametri. Il sensore ambientale Omron è disponibile per la prima volta in formato USB, con dimensioni di soli 14.9 x 29.1 x 7.0 mm ed è in grado di monitorare:

Il sensore può accumulare dati per una durata di circa tre mesi (sulla base di una frequenza di una comunicazione ogni cinque minuti) e connettersi con più dispositivi, come nel caso degli smartphone, via Bluetooth 5.0.

Tour Virtuale dello stand di Performance iN Lighting

Era tutto pronto per presentare al mercato soluzioni illuminotecniche innovative ed efficienti, ideali per ridurre i consumi e personalizzare gli scenari luminosi sia per l’illuminazione Outdoor, sia Indoor.

Purtroppo l’appuntamento la Fiera Light + Building 2020 – dedicato all’illuminazione e all’edilizia intelligente di Francoforte – è stato rimandato alla seconda parte dell’anno, a causa delle contingenze del momento dovute dalla diffusione del COVID-19.

Performance iN Lighting ha deciso di non fermarsi e presentare ai visitatori tutte le sue novità di prodotto attraverso un tour virtuale. Grazie all’utilizzo di software dedicati per la progettazione e la visualizzazione architetturale (BIM Revit) è stato ricreato lo spazio di oltre 600 m2 previsto per il salone di Francoforte.

Un’esperienza unica per immergersi comodamente da casa e scoprire le nuove collezioni e gli ampliamenti di gamma per apparecchi di illuminazione in grado di esaltare gli spazi interni ed esterni creando volumi, evidenziando dettagli e offrendo nuove visioni di progetto. Gli apparecchi di Performance iN Lighting si integrano perfettamente negli spazi regalando nuovo senso all’architettura e agli ambienti da vivere e garantendo efficienza e versatilità.

Stand Performance in Lighting a Light + Building di Francoforte

Come scoprire le novità Performance iN Lighting

Performance iN Lighting dà la possibilità di richiedere un appuntamento dedicato con un referente tecnico/commerciale per scoprire nel dettaglio le caratteristiche di tutti i prodotti esposti.

Sei interessato ad un tour virtuale è sufficiente scrivere a marketing.it@pil.lighting e richiedere un appuntamento, specificando nome, cognome, azienda, professione e zona di provenienza nel corpo della mail.

Il coronavirus taglia la crescita dell’energy storage

La data esatta del recente report di Wood Mackenzie è quella del primo giorno del corrente mese, ed in effetti soltanto qualche settimana fa il suo contenuto sarebbe potuto sembrare un classico pesce d’aprile… Peccato, però, che il coronavirus stia trasformando rapidamente in realtà scenari prima ritenuti altamente improbabili, come quello, appunto, che indica per il fiorente mercato globale dell’energy storage una flessione fino al 19% rispetto alle prime stime di valore effettuate per il 2020.

L’indagine individua vari fattori economici innescati dall’epidemia che rischiano di avere pesanti conseguenze sull’energy storage. Il primo in ordine temporale è stato il calo della produzione e fornitura di batterie al litio da parte della Cina, il primo Paese che è dovuto ricorrere al blocco di intere filiere produttive per arginare il diffondersi del COVID-19. Questo fattore, però, non sembra destinato a rappresentare l’elemento negativo più importante nel consuntivo globale di fine anno, anche perché in Cina la ripresa dell’attività sta procedendo spedita con gli impianti di produzione già tornati al 60/70% della loro capacità pre-virus.

Recessione impatterà sia sulla domanda dei privati sia sui grandi progetti

Un discorso simile si può fare per la produzione degli inverter destinati ai sistemi di accumulo così come per l’altra componentistica proveniente dall’Estremo Oriente e necessaria alla realizzazione di soluzioni di energy storage. Nei prossimi mesi, invece, a pesare sulla crescita del mercato dovrebbero esserci soprattutto fattori non legati all’offerta ma alla domanda, con dinamiche, peraltro, comuni a molti altri comparti economici.

L’analisi di Wood Mackenzie sottolinea come l’incombente recessione globale impatterà anche sui consumatori privati che avevano in animo di introdurre soluzioni di energy storage nelle abitazioni. Previsioni negative pure per i progetti su più larga scala, legati a decisioni di investimento e finanziamento di maggiore portata. Molti di questi, infatti, subiranno dei rinvii a causa del clima di incertezza determinato dalla pandemia, una dinamica che si protrarrà finché il tasso di rischio economico non sarà ritornato su valori normali.

Dati mercato energy storage Wood Mackenzie

Dimensioni del mercato dell’energy storage

Va ricordato che lo stravolgimento delle previsioni iniziali non dovrebbe in ogni caso impedire al mercato dell’energy storage di mettere a segno una performance storica nel 2020. Infatti, la stima aggiornata di una flessione del 19% causa coronavirus va a tagliare il dato iniziale pari a 15,5 GWh di capacità disponibile globale. Ed i 12,6 GWh risultanti rappresentano comunque un enorme balzo in avanti rispetto ai 5,3 GWh registrati nel 2019. Quest’ultimo un anno particolarmente negativo, con una caduta di quasi 1 GWh (6,2 GWh nel 2018) dovuta soprattutto a flessioni nei mercati di Cina, Corea del Sud, Gran Bretagna e Canada.

Quindi un 2020 con luci e ombre, dove Wood Mackenzie individua un possibile elemento positivo nella prevedibile discesa dei tassi d’interesse, legata alla recessione, che potrebbe in qualche modo sbloccare gli investimenti sull’energy storage considerati finanziariamente più rischiosi. Infine, l’emergenza coronavirus non va ad intaccare la rosea visione di medio periodo sul settore. In particolare, dai 18 miliardi di dollari del 2019 gli investimenti globali dovrebbero salire in modo vorticoso raggiungendo i 100 miliardi nel 2025, quando le dimensioni del mercato saranno cresciute di ben 13 volte fino a quota 230 GWh.

IoT e sensori per la salute e la sicurezza delle persone

I dispositivi connessi aumentano sempre di più e trovano applicazione in diversi settori, dal lavoro al tempo libero. Gli oggetti vengono connessi in rete e, grazie ad appositi software e sensori, sono in grado di raccogliere dati, scambiare informazioni e comunicare tra loro e con l’utente. L’IoT, oltre che in casa o in città, risulta particolarmente utile anche nel campo della salute e della sicurezza.

Le applicazioni possono essere infinite e, ancor più che in altri settori, assume un ruolo sempre più importante il tema della cybersecurity.

Le applicazioni di IoT per la saluta e la sicurezza sul lavoro

Il benessere dei lavoratori deve essere una priorità del Datore di Lavoro, che è tenuto ad aggiornare e rispettare determinati obiettivi nel campo Health&Safety. Anche se più recenti che in altri settori, le applicazioni IoT possono fare quel passo in più all’uomo non riesce. L’Internet of Things, infatti, permette di monitorare e mitigare in modo accurato i rischi legati agli ambienti di lavoro.

Appositi sensori sono in grado di rilevare la presenza di sostanze chimiche o inquinanti nell’aria, la temperatura, l’umidità e la luminosità di un ambiente. I dispositivi indossabili possono poi aiutare a monitorare l’attività delle persone, anche in relazione al contesto in cui si trovano. Tutti questi dati sono utili sia a una migliore gestione della salute e sicurezza dei lavoratori, sia a gestire in modo più efficace eventuali situazioni di emergenza.

L’IoT può prevenire i pericoli e gli incidenti, avvisando gli operatori in caso di rischio o di situazioni come fughe di gas, incendi o esplosioni, ma anche malori del lavoratore stesso. Anche nei DPI possono essere integrati sensori IoT, così da poter “parlare” al lavoratore in caso di pericolo. Un esempio? Si è parlato di caschi da lavoro in grado di monitorare lo stato psicofisico del lavoratore, così da regolarne l’attività e prevenire pericolose situazioni di stress. Oppure di dispositivi che segnalano la vicinanza a oggetti e macchine in movimento, piuttosto che la mancanza di altri DPI, come scarpe o guanti.

monitorare e mitigare in modo accurato i rischi legati agli ambienti di lavoro con l'IoT

Ideale per la manutenzione predittiva

L’IoT favorisce anche l’automazione dei processi e delle macchine, semplificando molte operazioni e introducendo il tema della manutenzione predittiva. A differenza della manutenzione ordinaria, grazie alla connessione delle macchina, è possibile intervenire prima che avvenga un guasto o una rottura, possibili cause di incidenti o infortuni. Va detto che in tutte queste applicazioni è importantissimo lavorare per la sicurezza dei dispositivi stessi e per la privacy dei lavoratori, anche se con alcuni di questi dispositivi non si raccolgono dati personali.

IoT e sanità

L’IoT può avere moltissime applicazioni in ambito sanitarioL’IoT può avere moltissime applicazioni in ambito sanitario, soprattutto grazie alla diffusione dei dispositivi wearable.

Uno dei primi passi è stato l’applicazione di questa tecnologia nel campo dello sport e del fitness, con dispositivi che monitorano l’attività fisica, ma anche i principali parametri vitali. Tutti i dati sono raccolti e tradotti in un monitoraggio della propria forma fisica. Proprio partendo da qua, si moltiplicano gli utilizzi, ad esempio Holter per l’ECG dinamico, dispositivi per il monitoraggio della pressione sanguinea o perfino pacemaker e altri dispositivi interni intelligenti.

Sono sempre di più gli operatori del settore medicale che lavorano al fine di integrare in un solo dispositivo il monitoraggio di più parametri, che sfruttando i Big Data possono portare alla creazione di banche dati virtuali. In un certo senso, danno origine a cartelle cliniche costantemente aggiornate e analisi statistiche che possono avere anche lo scopo di rilevare in tempi molto brevi l’insorgere di malattie. Proprio come nel campo industriale si parla di manutenzione predittiva, in quello sanitario si introduce il tema della diagnosi preventiva. I dati raccolti possono anche essere incrociati con esami specialistici, al fine di fornire le basi per diagnosi più complete ed accurate.

Supportare le persone anziane

Un altro tipo di applicazione, invece, riguarda la produzione di dispositivi pensati appositamente per gli anziani, una fascia fragile e sempre più ampia della popolazione italiana. L’IoT potrebbe aiutarli nel prendere i farmaci quotidianamente, con allarmi e avvisi, ma anche agevolare il monitoraggio e la raccolta di dati relativi a parametri vitali, agevolando molti esami di routine.

I dispositivi indossabili possono servire per lanciare allarmi o contattare i parenti in caso di emergenza, sia nel caso di malessere, che nel caso in cui l’anziano si allontani o esca di casa. Tutte le applicazioni di questi dispositivi, chiaramente, non sostituiscono il medico o, in generale, gli operatori sanitari, ma grazie alla costante raccolta di dati, sono in grado di agevolarne il loro lavoro.