Era il lontano 2019 quando veniva realizzata la prima edizione del rapporto di cui ci accingiamo a parlare. Lontano, ancor più che per il lasso di tempo trascorso, perché l’argomento cardine, l’economia circolare, alla fine dello scorso decennio era pressoché sconosciuto al grande pubblico.
Ma da allora molta, moltissima acqua è passata sotto i ponti, con l’Italia che ha saputo ritagliarsi un indiscusso ruolo di leadership nel settore. A certificarlo è l’attuale sesta edizione del rapporto, realizzato come di consueto dal Circular Economy Network (CEN) con la collaborazione di ENEA e il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nonché del ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Un primato, quello del nostro Paese nell’economia circolare, che assume ancor più valore considerando che in questa edizione del rapporto cambiano i criteri di giudizio. Infatti, per quanto riguarda i cinque principali Paesi dell’Unione Europea analizzati (Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia), sia la valutazione comparativa delle performance di circolarità nel più recente anno disponibile (il 2022), sia il trend degli ultimi cinque anni, sono stati ottenuti utilizzando per la prima volta gli appositi set di indicatori pubblicati dalla Commissione europea.
In particolare, i tecnici di Bruxelles hanno messo a punto gli indicatori raggruppandoli in cinque dimensioni di ampio respiro. Si tratta di:
E ognuno di questi indicatori, come accadeva anche con i precedenti criteri di giudizio, esprime un punteggio per ogni performance nazionale.
Ebbene, anche applicando il nuovo set europeo di indicatori per l’economia circolare, risulta confermato, come anticipato, il primato dell’Italia che nel 2022 ha totalizzato 45 punti, seguita dalla Germania con 38 punti e dalla Francia a quota 30 punti. Chiudono la classifica relativa ai grandi Paesi europei, con 26 punti a pari merito, Polonia e Spagna.
Se invece si guarda agli indicatori di trend della circolarità, basati sulla dinamica degli ultimi cinque anni, emerge una certa difficoltà dell’Italia a mantenere la sua posizione di leadership. Il nostro Paese resta infatti in testa, ma con soli 41 punti, subito seguito da Germania e Spagna a 40 punti. Decisamente più staccate restano, invece, la Polonia e la Francia, rispettivamente in quarta e quinta posizione con 25 e 21 punti.
Andando a guardare più nel dettaglio il “comportamento” dei vari indicatori, emerge innanzitutto che cosa determina l’ottima prestazione dell’Italia, che nel 2022 ha staccato di sette punti la seconda classificata. Il nostro Paese si giova soprattutto del buon risultato raggiunto nella dimensione che raccoglie gli indicatori nazionali che fanno riferimento alla Gestione dei rifiuti, dove totalizza 18 punti.
Non vanno però trascurate, sempre relativamente all’Italia, le performance realizzate nelle dimensioni della Produzione e consumo (10 punti) e della Competitività e innovazione (10 punti). Siamo invece vistosamente più deboli nel caso delle Materie prime seconde (solo 3 punti) e della Sostenibilità ecologica e resilienza (4 punti).
Il rapporto compie un medesimo lavoro di analisi anche nel determinare la seconda classifica, quella che analizza i trend di circolarità negli ultimi cinque anni. In questo caso, pur avendo un analogo risultato complessivo relativamente al nostro Paese, in prima posizione grazie ai 41 punti totalizzati, emergono delle significative differenze, anche se rimangono immutati l’apporto primario dell’indicatore Gestione dei rifiuti (14 punti) e il ruolo negativo delle Materie prime seconde (3 punti).
Le differenze per l’Italia consistono innanzitutto nell’apporto ancor più importante che nel quinquennio è stato fornito da Competitività e innovazione (14 punti), mentre si capovolge la valenza sia di Sostenibilità ecologica e resilienza (sale a 9 punti) che di Produzione e Consumo (scende a un solo punto).