Quando siete in compagnia e passate vicino ad un lago, in Italia ce ne sono davvero tanti, provate a fare una specie di esperimento. Rivolgetevi a chi vi sta accanto e chiedetegli: “Pensa a quanta energia si poterebbe ricavare mettendoci sopra tanti pannelli fotovoltaici”. A quel punto il vostro interlocutore molto probabilmente risponderà: “Eh sì, non è una cattiva idea, chissà perché non ci ha ancora pensato nessuno…”. Ebbene, per quanto si tratti di una risposta comprensibile, possiamo affermare che è sicuramente sbagliata: non soltanto al fotovoltaico sui laghi, piuttosto che nei bacini artificiali, si sta pensando anche nel nostro Paese, ma l’installazione di impianti di questo genere è espressamente prevista in una (quasi) legge dello Stato.
Il provvedimento in questione è il Decreto FER 2, ed il fatto che abbiamo parlato di una quasi legge è dovuto al relativo iter che, dopo il via libera della Commissione Europea alla bozza conclusiva, è ormai prossimo alla conclusione con il varo ministeriale e la trasmissione alla Corte dei Conti per la registrazione e la successiva pubblicazione.
L’intento del Decreto FER 2 è quello di promuovere “la realizzazione di impianti di produzione da fonti rinnovabili non pienamente mature o con costi elevati di esercizio”. Il tutto con l’obiettivo di realizzare 4,6 GW aggiuntivi entro il 31 dicembre 2028 grazie alle nuove installazioni. E nell’articolata lista della tipologia di tecnologie incentivate figurano, appunto, gli “impianti fotovoltaici floating (galleggianti), sia in mare che nelle acque interne”.
Per capire meglio il potenziale degli impianti fotovoltaici galleggianti (FPV) ci viene in soccorso una recente ricerca condotta da scienziati delle università di Bangor e Lancaster, assieme al Centro britannico per l’ecologia e l’idrologia. Uno studio che ha il pregio di fornire sia il risultato teorico, immaginando che sia possibile collocare pannelli in tutti i laghi del mondo, sia quello reale, prendendo in considerazione soltanto i bacini dove l’operazione è effettivamente possibile e vantaggiosa.
La premessa è che il fotovoltaico galleggiante su laghi e bacini artificiali in tutto il mondo è destinato ad una crescita continua considerando i circa 5 milioni di chilometri quadrati della superficie terrestre che è coperta da questi specchi d’acqua. Un’espansione che potrebbe consentire agli FPV di soddisfare una percentuale considerevole della domanda energetica attuale e futura su scala locale e regionale.
“Tuttavia – si legge nella ricerca –, ad oggi non abbiamo una comprensione del potenziale FPV globale che vada oltre le considerazioni sulla capacità massima teorica. Comprensione invece necessaria per prendere in considerazione l’impatto di fattori determinanti come la dimensione e l’idoneità del corpo idrico, le entrate di energia solare, le condizioni climatiche e la domanda di energia”.
Per quanto riguarda la capacità massima teorica degli impianti fotovoltaici galleggianti, nella ricerca si considera la loro installazione su tutto il milione e oltre di corpi idrici presenti in tutto il mondo. Ne consegue un potenziale di generazione di energia dal solare galleggiante pari a ben 14.906 TWh. Si tratta, per intenderci, di un valore superiore alla metà della generazione elettrica globale nel 2022 (29.165 TWh).
A questo punto, però, i ricercatori sono passati dalla fantasia alla realtà escludendo dal computo, come detto, i laghi e i bacini artificiali inadatti ad ospitare gli FPV. E si è trattato di un taglio davvero cospicuo considerato che è “sopravvissuto” soltanto il 6% circa degli specchi d’acqua interna che hanno contribuito a determinare il risultato teorico di cui sopra.
In particolare, il lavoro di filtro è stato condotto applicando quattro criteri:
I laghi e bacini d’acqua che si trovano in almeno una di queste quattro condizioni sono stati quindi depennati dall’elenco di quelli potenzialmente oggetto di un’installazione FPV. Nel dettaglio, la principale causa di esclusione è rappresentata dall’eccessivo periodo di congelamento (quasi 700mila casi), seguita dalla troppa lontananza dai centri abitati (più di 400mila casi). A seguire, la collocazione in area protetta (quasi 180mila casi) e il prosciugamento in atto (più di 100mila casi).
Dunque, effettuata la selezione, lo studio indica che “i siti idonei a ospitare impianti fotovoltaici galleggianti sono rimasti un totale di 67.893, ovvero il 94% dei corpi idrici studiati non erano idonei secondo i criteri applicati”. Per ciascuno dei corpi idrici rimasti è stata quindi ricalcolata la potenza totale prodotta dall’installazione FPV, il che ha portato a quantificare una produzione globale annua totale di energia pari a 1.302 TWh.
I ricercatori precisano che “una parte considerevole della produzione di energia globale derivante dall’installazione di impianti fotovoltaici galleggianti sarebbe generata da corpi idrici situati all’interno di Paesi specifici, compresi quelli di più grandi dimensioni come la Cina (252 TWh), il Brasile (170 TWh) e gli Stati Uniti (153 TWh)”.
Allo stesso modo, nella ricerca viene sottolineato che anche alcuni Paesi comparativamente più piccoli possono produrre una quantità considerevole di elettricità da FPV. Ad esempio, la nazione con la dodicesima maggiore produzione di energia totale stimata da FPV è la Papua Nuova Guinea (19 TWh). Altri Paesi con potenziale FPV importante sono la Bolivia (i cui 9 TWh soddisferebbero quasi l’attuale domanda energetica totale) e l’Etiopia (con addirittura il 129% dell’attuale domanda).