Conosci già tutto su riscaldamento ibrido e pompe di calore?

Caldaia a gas, pompa di calore, o entrambe? Scegliere il riscaldamento ibrido o avventurarsi nell’elettrificazione degli impianti termici? Partiamo da un presupposto comune: tutte e due le soluzioni consentono di sperimentare nuove frontiere di efficienza energetica, sostenibilità ambientale e risparmio economico.

Riscaldamento ibrido ed elettrico: la direzione del PNIEC

Se il cambiamento climatico è il nostro peggior nemico dei nostri tempi, serve anzitutto ridurre le emissioni di gas serra. La stessa CO2 è ritenuta responsabile del 63% del surriscaldamento globale causato dall’uomo, trainata proprio dalle emissioni generate dal riscaldamento.

Ecco perché il Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) definisce strategie urgenti per la riduzione dei combustibili fossili non solo nei trasporti e nell’industria, ma anche nella climatizzazione degli edifici. Protagonista di questa trasformazione elettrica, nonché tecnologia abilitante per raggiungere gli obiettivi nazionali ed europei, la pompa di calore.

Ma il percorso sostenibile è supportato anche dall’ottima posizione dell’Italia nelle rinnovabili: siamo ai primissimi posti nella quota di energia elettrica da fonti green, con un 35% composto da idroelettrica, eolica, fotovoltaica, geotermica e bioenergia.

La pompa di calore è la tecnologia chiave per raggiungere gli obiettivi del PNIEC legati alla climatizzazione degli edifici

I vantaggi della casa full-electric (o quasi)

I vantaggi del riscaldamento ibrido o del tutto elettrico trovano piena corrispondenza nelle proposte Daikin Altherma 3 H HT e Daikin Altherma H Hybrid: la pompa di calore elettrica, da sola o abbinata a una caldaia a condensazione in un sistema ibrido, preleva il calore naturalmente presente nell’ambiente, riducendo il consumo di energia primaria e abbattendo le emissioni di CO2. Il che si traduce in minori costi in bolletta, accesso agli ecobonus e nuova classe di efficienza energetica per l’edificio.

Perché cambiare impianto?

Entrambi i sistemi Daikin sono denominati H (Hydrosplit) e richiedono solo collegamenti ad acqua in fase di installazione, senza bisogno di alcuna connessione del refrigerante. Inoltre, i radiatori possono essere tenuti come terminali, non sono quindi necessari interventi invasivi di ristrutturazione.

In cifre, il riscaldamento green comporta:

Cogliere gli incentivi statali

Altro motivo per scegliere pompe di calore o sistemi ibridi: entrambe le ipotesi impiantistiche danno accesso agli incentivi statali, al conto termico o alle detrazioni fiscali per riqualificazione energetica, che consentono di detrarre in 10 rate annuali il 65% delle spese totali sostenute.

Riscaldamento ibrido con Daikin Altherma H Hybrid

Riscaldamento ibrido, arriva l’efficienza di Daikin Altherma H HybridSi tratta della soluzione ottimale per la sostituzione della vecchia caldaia in appartamenti e case indipendenti medio-piccole, poiché unisce la tecnologia e l’innovazione di una pompa di calore elettrica a una caldaia a condensazione a gas, garantendo alti livelli di comfort tutto l’anno.

La combo è composta da una pompa di calore esterna da 4 kW e da una caldaia a condensazione a gas da 28 o 32 kW, che offre i vantaggi della condensazione non solo in riscaldamento ma anche in produzione acqua calda sanitaria, prodotta con un’efficienza fino al 20% superiore rispetto ai sistemi tradizionali. L’unità interna risulta estremamente compatta, con gli stessi ingombri di una classica caldaia: non richiede particolari spazi di installazione laterali o sottostanti e può essere installata all’interno di un mobile da cucina oppure a incasso nel muro esterno.

Daikin Altherma H Hybrid riduce ulteriormente l’impatto sull’ambiente grazie all’utilizzo del refrigerante R32, che raggiunge alti livelli di efficienza abbassando al contempo del 41% le emissioni di anidride carbonica, che corrisponde alla piantumazione di 43 alberi.

Una casa riscaldata full-electric con Daikin Altherma 3 H HTEccoci al full electric: Daikin Altherma 3 H HT

La seconda opzione efficiente è al 100% elettrica: la pompa di calore ad alta capacità consuma solo l’energia elettrica necessaria a trasferire all’abitazione il calore naturalmente presente nell’aria esterna. Le performance non sono da meno: operando con temperatura esterna di -7°C e temperatura di mandata di 60°C, la soluzione Daikin arriva a erogare 12kW. Inoltre, la pompa di calore sfrutta l’energia prodotta da fonti rinnovabili ed è così in grado di ridurre del 50% le emissioni di CO2.

Anche la semplicità di utilizzo vuole la sua parte: Daikin Altherma 3 H HT vanta un’interfaccia utente avanzata, ma allo stesso tempo intuitiva, con viste funzionali per aiutare gli installatori o i tecnici di manutenzione. Spicca in particolare al centro il Daikin Eye: un LED colorato che mostra lo stato del sistema in tempo reale.

Missione efficienza energetica: il riscaldamento ibrido o del tutto elettrico genera risparmi economici e riduzione delle emissioni di CO2

RISCO Group punta sui sistemi integrati

Un’evoluzione del concetto di integrazione e dei servizi che attraverso il dato e la sua elaborazione l’azienda è in grado di erogare. È questo il senso delle novità presentate in fiera Sicurezza 2019 da RISCO Group che ha fatto dei sistemi integrati il fiore all’occhiello della propria proposta.

Sicurezza e non solo nei sistemi integrati di RISCO

La prima novità in termine di sistemi integrati si chiama ProSYS PLUS, la centrale ibrida che supporta la video verifica tramite l’adozione di sensori radio dotati di fotocamera integrata, per esterno e per interno, e che può dialogare con le periferiche in svariate modalità. Il vantaggio innovativo è dato proprio dai sensori radio che permettono di applicare questa soluzione in qualsiasi contesto, senza bisogno di alcuna connessione.

VUpoint NVR è la soluzione video di Risco GroupE sempre parlando di integrazione, altra importante novità è VUpoint NVR, la soluzione video a “triplice azione” con video live, registrazione e video verifica dell’allarme.

Progettata per applicazioni residenziali e PMI, consente di effettuare installazioni semplici e professionali. È dotata di tecnologia P2P, abilita installazioni plug&play ed è completamente integrata con i sistemi di sicurezza professionali di RISCO connessi al cloud. Qui l’installatore potrà operare tutte le associazioni logiche affinché la telecamera funzioni con le apparecchiature dell’utente e quest’ultimo, grazie a un’applicazione intuitiva, potrà facilmente gestire l’antifurto, vedere ciò che accade in casa, controllare tutti i sistemi di smart home – temperatura, luci, tapparelle, porte ecc.

Vupoint, inoltre, invia direttamente allo smartphone dell’utente o alla vigilanza le notifiche push in tempo reale con immagini e clip video di 30 secondi; mentre l’infrastruttura cloud assicura ridondanza di archiviazione: immagini e clip restano a disposizione anche nel caso in cui l’NVR sia rimosso o distrutto.

L’evoluzione delle soluzioni in arrivo nel 2020

A completamento dell’ampia gamma di soluzioni tecnologiche e sempre nella prospettiva di integrare tra loro tutte le varie funzionalità, RISCO sta introducendo anche la videocitofonia integrata nel cloud, sempre con protocollo P2P, che permetterà all’utilizzatore di gestire il videocitofono ovunque si trovi, il tutto grazie all’applicazione.

E per finire, ma non certo per importanza, l’azienda presenta RisControl, la nuova tastiera grafica che integra tutte le funzionalità dei sistemi RISCO: antintrusione, video e smart home.

Entrambe le soluzioni saranno disponibili sul mercato entro marzo 2020.

Tecnologia complessa, gestione semplificata

La propensione all’integrazione nasce come proposta dell’azienda ma deriva essenzialmente da un’esigenza espressa dal mondo degli installatori e dal loro mercato di riferimento.

Ivan Castellan, brand manager di Risco Group Italia“Gli utenti finali hanno necessità che, per essere soddisfatte, richiedono di integrare diverse soluzioni” ci spiega Ivan Castellan, brand manager di RISCO Group Italia. “Vogliono avere in casa determinati automatismi, controllare la temperatura, piuttosto che accendere le luci o vedere cosa accade se si attiva l’allarme; non si rendono conto ma stanno chiedendo integrazione tra automazione, antintrusione e video verifica. E per l’installatore significa integrare le diverse soluzioni”.

Se fino a poco tempo fa “l’integrazione era un’operazione complessa e articolata, che obbligava l’utente finale a fare ricorso a dispositivi diversi, ed era una soluzione faticosa da installare per l’installatore e faticosa da gestire per l’utente, oggi invece, grazie al cloud e allo sviluppo di un’apposita applicazione, l’utilizzatore percepisce il tutto come fosse un unico strumento, ma in realtà sta sfruttando proprio soluzioni integrate” presenti su un menù che si arricchisce delle nuove funzioni sviluppate dall’azienda e da lui scelte.

L’integrazione dei sistemi di sicurezza viaggia sul cloud

La formazione dell’installatore

Soluzioni quindi intuitive sia nell’applicazione sia nell’utilizzo, che però richiedono una professionalità puntuale. “Tramite il portale online – a cui tutti i nostri installatori possono iscrivendosi gratuitamente – e attraverso corsi in classe, forniamo agli installatori la formazione necessaria” continua Castellan. A ciò inoltre si affianca anche il programma Stars, ideato per assistere i distributori e gli installatori partner di RISCO.

“In autonomia i professionisti possono seguire i corsi su ognuna delle nostre soluzioni, a termine dei quali, superato un test finale, ottengono una certificazione”.

L’elenco degli installatori certificati sulle diverse tecnologie è poi pubblicato sul sito web dell’azienda. Un valore aggiunto per il professionista che può così facilmente pubblicizzare le proprie competenze. “Riceviamo quotidianamente richieste da parte di utenti finali che vogliono i nostri sistemi e noi li rimandiamo al nostro sito internet in cui possono trovare l’elenco degli installatori certificati e un sistema di localizzazione per individuare quelli a loro più vicini”. Essere visibili è un valore, sottolinea il manager, “e gli installatori che lo hanno percepito ne sono entusiasti”.

Climatizzazione smart: come cambia MCE 2020

Nella casa intelligente, i tradizionali confini tra tecnologie, apparecchi e impianti lasciano spazio a visioni connesse: anche la climatizzazione smart si lascia guidare dalle nuove frontiere dell’integrazione, proprio come la prossima edizione di MCE – Mostra Convegno Expocomfort (FieraMilano, 17-20 marzo 2020) rifletterà, in tutte le sue innovazioni, i trend digitali che uniscono e rilanciano il mercato del comfort.

In che modo? La nuova disposizione dei padiglioni, tanti contenuti su edifici e sistemi integrati e un percorso espositivo del tutto inedito sono la chiave di questo cambiamento.

Climatizzazione smart e IoT nel futuro degli edifici connessi

Il mondo della climatizzazione, storicamente protagonista di MCE, si sta evolvendo davvero rapidamente: efficienza energetica, edifici integrati, smart home e domotica sono concetti ormai imprescindibili dall’impiantistica termica. Questo grazie alla connessione delle differenti componenti tecnologiche della casa “voluta” dalla rivoluzione IoT: uno sviluppo che nel 2018 in Italia ha generato un fatturato di 5 miliardi di euro, in crescita del 35% rispetto all’anno precedente, toccando l’intera filiera.

Dall’azienda produttrice agli installatori, dai progettisti al cliente finale, il valore aggiunto per tutti gli operatori del settore clima sta nel servizio offerto all’utente. Senza dimenticare che lo stesso cliente finale diventa sempre più decision maker del proprio comfort abitativo, guidando di fatto la domanda di soluzioni intelligenti.

A MCE 2020 si parla di integrazione: come cambia la climatizzazione smart nell’unione tra mondo termico ed elettrico

MCE 2020 porta i visitatori nel futuro dell’integrazione

La risposta di MCE 2020 alla trasformazione digitale, integrata ed efficiente del mercato del comfort coinvolge innanzitutto la disposizione fisica dei padiglioni, ripensata per guidare i visitatori professionali nelle opportunità di business e di incontro con le aziende del settore.

A cominciare dal concetto di Indoor Climate: riscaldamento e condizionamento dell’aria si incontrano in percorsi espositivi integrati e pronti a riflettere le reali tendenze del comfort.

Ecco, in anteprima, la configurazione tematica di MCE 2020:

Completano il quadro i padiglioni 9/11, fulcro dell’innovazione tecnologica che accompagna l’evoluzione degli impianti integrati identificata dall’area That’s Smart: il vero punto d’incontro tra mondo termico ed elettrico.

Scopri il nuovo layout di MCE 2020:

Filo conduttore della prossima edizione, dunque, il comfort come stato di benessere per gli utenti, per l’ambiente e per i professionisti. Un circolo virtuoso che aziende e operatori della climatizzazione non possono sottovalutare per essere protagonisti dell’evoluzione del mercato e guadagnare nuove occasioni di crescita.

Oltre gli edifici intelligenti: come fare integrazione Building-to-Grid

È ancora presto per parlare di integrazione Building-to-Grid? Non secondo la “missione” Energy Cloud, più volte descritta dagli esperti di Navigant Research. Un percorso di interconnessione tra edifici smart, reti energetiche e tecnologie digitali che determinerà l’ulteriore passo avanti negli obiettivi globali di decarbonizzazione.

Non è la prima volta che affrontiamo il tema del Building-to-Grid (B2G), ma è ora che il “cosa”- tecnologia, soluzioni e servizi – lasci spazio al “come”. Il passaggio dal tradizionale concetto di smart building a quello di energy cloud richiede ad aziende, utility e clienti finali nuovi investimenti e significativi cambi di prospettiva, per trasformare radicalmente la gestione operativa degli edifici.

Tappa zero: garantire efficienza energetica ed elettrificazione

Tra le prime considerazioni del white paper Building-to-Grid, Navigant Research colloca i suoi potenziali risvolti in termini di decarbonizzazione: si passerà infatti da applicazioni intelligenti stand-alone, per la gestione di un singolo edificio, alla realizzazione di hub connessi a una rete di sistemi di monitoraggio energetico e ambientale.

Alla base di questa sconfinata idea di integrazione, i concetti di efficienza energetica ed elettrificazione degli edifici. Questo significa puntare, fin dall’inizio, su interventi di riqualificazione degli impianti energivori (HVAC, illuminazione, ecc.) e soluzioni energetiche legate a rinnovabili e pompe di calore. Una scelta di fondo concreta da tenere ben presente quando si lanciano progetti di Building-to-Grid.

Roadmap del Building-to-Grid, la via del successo in 6 fasi

Una volta soddisfatte queste priorità, il viaggio del B2G procede in 6 fasi, attraverso tecnologia, risorse energetiche, generazione distribuita e generale assetto del mercato.

Fase 1: la digitalizzazione

Il dibattito sulle tendenze tecnologiche – IoT, cloud computing e outsourcing – viste come modello “as a service” stimolano gli investimenti in soluzioni propedeutiche al B2G. L’aggiornamento digitale del parco immobiliare esistente e la progettazione di nuovi edifici connessi è fondamentale per realizzare integrazione Building-to-Grid.

Qui entra in gioco il boom dell’IoT, che semplifica l’adozione di sistemi aperti e interoperabili: ma i fornitori che hanno finora dominato la vendita di componenti per questo tipo di infrastruttura sono pronti a cavalcare l’onda del cambiamento?

Fasi 3-5: Reti intelligenti, DER e digital energy

Navigant Research parla di flessibilità e resilienza della rete energetica: il peak shaving rappresenta oggi il più comune servizio di rete, mentre ai progetti B2G servirà una nuova generazione di fonti energetiche distribuite capace di supportare la gestione continua e in tempo reale delle apparecchiature, per rispondere alle pressioni localizzate della rete. Un percorso fatto di connessioni infrastrutturali, analisi e controllo via software, convergenza digitale tra asset dell’edificio e singole risorse (es. energy storage). Il tutto sotteso dalla generazione distribuita, che metta al centro le energie rinnovabili e la loro gestione intelligente, con vantaggi in termini economici, ambientali e di comfort degli utenti.

Questo passaggio spetta alle utility dell’energia, chiamate a investire nel grid edge, segmento di rete collocabile tra la sottostazione di distribuzione e le DER (Distributed Energy Resources). Un confine della digital energy che dispiega opportunità anche sul fronte dei nuovi servizi di smart metering: parliamo di sistemi per l’automazione della distribuzione e microgrid.

Soluzioni in grado di comunicare con altri impianti del nostro edificio connesso e generazione behind-the-meter, migliorando l’efficienza energetica complessiva delle strutture. Insomma, la roadmap energetica del Building-to-Grid approda al concetto di DERMS – Distributed Energy Resources Management System – per il controllo intelligente delle rinnovabili e della loro interazione con la rete elettrica.

Fase 6: come ottimizzare il B2G

L’ultima tappa verso il Building-to-Grid definisce la transizione dai servizi tradizionali, limitati e a breve termine, alla reale integrazione delle risorse di rete.

Ne risultano promettenti servizi che riguardano sia il building sia la rete:

Building-to-Grid: da applicazioni stand-alone a una serie di hub connessi a una rete di monitoraggio energetico e ambientale

Il viaggio del Building-to-Grid verso efficienza e decarbonizzazione

Alla base dell’illimitata idea di integrazione del B2G, i concetti di efficienza energetica ed elettrificazione degli edifici

Cosa manca al Building-to-Grid? La sfida della convergenza digitale

Un altro tassello di questo viaggio riguarda l’incontro tra domanda e offerta: il mercato del B2G deve in qualche modo “allineare” i vantaggi tecnologici alle aspettative dei clienti finali.
I fornitori di energia, tecnologia e servizi stanno già affrontando con concretezza gli ostacoli tecnici e finanziari, ma la sfida più grande sembra essere la gestione del cambiamento stesso.

Nuovi approcci al processo decisionale e alle strategie di sviluppo attendono entrambe le parti in gioco.

Il B2G visto dai fornitori

Gli operatori del settore spesso mostrano una certa resistenza al cambio di paradigma, barricandosi nei silos del proprio know-how senza una precisa strategia di accesso all’integrazione B2G. La paura di rischiare rappresenta dunque il primo limite all’approccio di questo mercato dominato da una rapidissima innovazione tecnologica e culturale.

Potremmo riassumere il problema nella necessaria convergenza tra sistemi IT e OT: la sfida è integrare le conoscenze legate a energia e building con quelle informatiche.

Cosa chiedono i clienti finali

Dal punto di vista tecnico e operativo, ai proprietari di immobili e ai facility manager potrebbero invece mancare le giuste competenze per credere nei progetti di Building-to-Grid. Gli operatori sono molto qualificati per trattare sistemi elettrici e meccanici, un po’ meno per il controllo di una rete IT o di una piattaforma BMS integrata alla gestione dell’energia.

Serve dunque formare o assumere nuovi talenti, aperti alle novità dell’integrazione tecnologica, oppure esternalizzare presso partner affidabili la propria strategia B2G.

B2G: come allineare offerta tecnologica e domanda dei clienti finali

Il mercato del B2G deve allineare i vantaggi tecnologici dell’integrazione alle aspettative dei clienti finali

Altri 4 driver del mercato per integrazione Building-to-Grid

Navigant Research analizza infine l’impatto di Energy Cloud e B2G sui 4 principali driver del mercato:

Viste le premesse sul Building-to-Grid tracciate in questo white paper, attendiamo con curiosità gli sviluppi di un settore che farà molto parlare di sé.

Secondo Smart Home League, in Europa c’è tanta voglia di domotica

Philips hue casa domoticaUn recente studio condotto da Smart Home League su 6.000 europei offre cifre interessanti in merito alla voglia di acquistare e utilizzare dispositivi per la domotica.
Se l’interesse è alto, lo stesso non si può dire per il numero di installazioni attive. Lo studio rivela infatti che il 71% degli intervistati non si avvale di alcun dispositivo domotico. Evidentemente molte delle soluzioni oggi disponibili sul mercato non soddisfano le esigenze effettive dei consumatori o risultano troppo care.

Tra questi, però, il 37% intende acquistare un articolo smart nei prossimi dodici mesi, mentre tra chi già dispone di apparecchi domestici intelligenti la quota di chi desidera acquistarne uno aggiuntivo sale addirittura al 68%. Ciò lascia concludere che i consumatori che hanno già raccolto esperienze con la domotica ne riconoscano il valore aggiunto e ne apprezzino i benefici.

Cosa chiedono gli europei alla domotica?

Fondamentalmente i cittadini europei intervistati da Smart Home League cercano di semplificare le attività più noiose, ripetitive o che richiedono molto tempo per essere svolte.

Accendere o spegnere la luce o il riscaldamento, anche da remoto, ma anche attività più impegnative come passare l’aspirapolvere o ritirare pacchi alla posta. Con soluzioni domotiche adeguate i produttori avrebbero quindi la possibilità di raggiungere un’ampia quota di potenziali acquirenti, visto che due terzi (63%) dei partecipanti allo studio hanno confermato di non disdegnare l’idea di abitare in una casa connessa i cui dispositivi li aiutino nella quotidianità.

Tutto sotto controllo via voce e smartphone

Amazon AlexaL’indagine segnala anche che per la gestione degli apparecchi domotici il 40% degli europei intervistati si avvale prevalentemente di app per smartphone. Tuttavia aumenta la quota di utenti che preferiscono utilizzare comandi vocali (28%) grazie alla disponibilità dei numerosi assistenti vocali come Amazon Alexa, Google Home e persino Siri di Apple.

Cogliere le giuste opportunità, semplificando la vita degli utenti finali attraverso l’adozione delle tecnologie più idonee, secondo lo studio di Smart Home League porterà a un raddoppio degli utilizzatori di dispositivi connessi nel giro di pochi anni.

Apre a Prato il nuovo showroom IQP di Mitsubishi Electric

Aprirà i battenti il prossimo 23 novembre il nuovo showroom certificato Installatore Qualificato Professionale (IQP) Mitsubishi Electric a Seano Carmignano, in provincia di Prato.
Il centro, aperto da Termoidraulica Essepi, si aggiunge ai sei showroom già presenti in Toscana, rendendo ancor più capillare la rete IQP di Mitsubishi Electric, che arriva così a più di 65 centri in tutta Italia.

Termoidraulica Essepi si occupa di impiantistica da oltre 20 anni, sia nel settore civile che industriale, offrendo un servizio a 360°: progettazione, installazione, collaudo, manutenzione e gestione degli impianti secondo le normative vigenti. L’azienda fornisce impianti di trattamento aria per ambienti pubblici, capannoni industriali e ambienti destinati alla ristorazione, prestando particolare attenzione agli aspetti legati al risparmio energetico e, laddove sia richiesto, all’aspetto estetico, proponendo soluzioni specifiche in grado di integrarsi al meglio con l’ambiente circostante.

Perché rivolgersi agli IQP di Mitsubishi Electric

Affidarsi agli Installatori Qualificati Professionali IQP Mitsubishi Electric assicura la qualità dei prodotti Mitsubishi Electric unita ai vantaggi dei servizi di consulenza su misura, dell’assistenza tecnica e della garanzia post vendita offerti dall’azienda.

Ad esempio, un professionista IQP si occupa della mappatura degli spazi, dello studio dei flussi d’aria, della verifica delle predisposizioni, esegue una stima della potenza del climatizzatore necessaria all’ambiente e alla sua collocazione, la definizione dei risparmi energetici in funzione delle soluzioni proposte, la visualizzazione digitale degli split negli ambienti domestici e la consulenza fiscale in materia di risparmio energetico.

Vantaggi non solo per l’utente finale, ma anche per gli installatori partner, che possono contare su numerosi servizi e strumenti promozionali, oltre alla formazione garantita da Mitsubishi Electric. Alla rete di showroom IQP è dedicato un sito che consente agli installatori di trovare informazioni su come diventare IQP e agli utenti di comprendere i vantaggi di rivolgersi a uno showroom certificato, individuare quello più vicino e prenotare direttamente online una consulenza gratuita.

Relè differenziale di tipo B a toroidi separati

Il relè differenziale di tipo B è un apparecchio – conforme alla norma IEC 60947-2 allegato M – in grado di rilevare correnti alternate differenziali sinusoidali o a componente continua pulsante unidirezionali o correnti differenziali continue, che potrebbero essere dannose o pericolose.

Nel settore industriale, terziario e medicale vengono utilizzati apparecchi con dispositivi elettronici di controllo e regolazione che possono dare origini a correnti di dispersione con forme d’onda caratterizzate da una elevata componente continua e/o ad alta frequenza.
Non previste per gli interruttori differenziali di tipo AC o A queste correnti potrebbero essere la causa di un non intervento o di un intervento intempestivo.

Campi di applicazione relè differenziale di tipo B

I relè differenziali di tipo B possono essere impiegati in circuiti con:

La soluzione Delta D2-b IME

La soluzione Delta D2-b IMEDelta D2-b IME è un relè differenziale di tipo B a toroidi separati (non integrati nell’apparecchio d’interruzione) in grado di rilevare correnti alternate differenziali sinusoidali o a componente continua pulsante unidirezionali o correnti differenziali continue.

Non un semplice indicatore di corrente differenziale in grado di fornire un segnale udibile e/o visivo finché il guasto persiste (RCM, Residual Current Monitor) ma – in abbinamento ai dispositivi di interruzione con relative bobine di sgancio – svolge funzioni di protezione contro i contatti indiretti, protezione addizionale contro i contatti diretti e protezione contro il pericolo d’incendio. Per questo è classificato come MRCD (Modular Residual Current Device) dalla IEC 60947-2 Allegato M.

Il relè differenziale è a sua volta collegato ad un toroide speciale TDB a nucleo chiuso, disponibile in 4 misure, che rileva le correnti di dispersione negli impianti.

Tra i plus, l’utilizzo di un solo toroide di misura, indipendente dalla soglia d’intervento ipotizzata, su tutte le taglie, e l’assenza di necessità di taratura su campo.

Lo sgancio dell’interruttore associato avviene mediante sganciatore di minima tensione (UVR) o a lancio di corrente (ST).

I relè Delta D2-b con i toroidi – in abbinamento con gli interruttori Megatiker BTicino e bobine di sgancio – sono stati testati per la protezione addizionale contro i contatti diretti Idn <=30mA come previsto dalla norma IEC 60947-2 Allegato M.

Rapporto Enea: con l’economia rallenta anche la decarbonizzazione

Enea ha rilasciato il suo rapporto trimestrale, questa volta incentrato sull’andamento del sistema energetico italiano durante il primo semestre dell’anno in corso.

Un’indagine come al solito molto articolata dalla quale emergono vari elementi di criticità nel processo di decarbonizzazione che coinvolge l’Italia così come le altre economie dell’Occidente. Nella sostanza, vari rilevamenti mostrano come nonostante la fase di stallo dello sviluppo economico nazionale, con il relativo effetto calmiere sulla fame energetica del Paese, la crescita dell’incidenza delle energie rinnovabili si è di molto rallentata, se non addirittura fermata.

Nella premessa del rapporto si sottolinea come nel 2019 la combinazione del quadro macroeconomico europeo e nazionale con la situazione dei mercati internazionali dell’energia sembra determinare un contesto in teoria capace di supportare il processo di decarbonizzazione del sistema energetico.

Ma nella sostanza in Italia la stagnazione dell’economia (con l’arretramento della produzione industriale soprattutto nei settori energy intensive), accompagnata dal crollo del prezzo del gas naturale (ad agosto -60% rispetto a un anno prima) e dal balzo del prezzo dei diritti di emissione (pressoché raddoppiato), non sono stati elementi sufficienti a determinare effetti positivi sulla decarbonizzazione delle fonti energetiche.

Rapporto Enea: primo semestre calo dei consumi energetici primari e finali

Secondo le stime Enea nella prima metà del 2019 i consumi di energia primaria si sono ridotti di circa l’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: il lieve aumento dei consumi del II trimestre (+0,4% tendenziale) ha infatti solo ridimensionato il forte calo rilevato nei primi tre mesi dell’anno (-3%).

Sono stimati in riduzione anche i consumi finali di energia, -1% circa, nella prima metà dell’anno rispetto a un anno fa. E nel primo semestre risulta in lieve calo anche la domanda di energia elettrica (-0,6%), la cui crescita è in rallentamento già dal 2018.

In questo contesto, ragionando sulle fonti energetiche primarie, nel corso della prima metà del 2019 le risorse fossili risultano complessivamente invariate rispetto ai livelli di un anno fa, con l’aumento del gas che è di fatto compensato dalle riduzioni di petrolio e solidi.

Rapporto Enea consumi energetici annui

Consumi annui di gas, petrolio rinnovabili e carbone (somma ultimi 4 trimestri, MTep)

Invece, dopo il forte aumento del 2018, nel primo semestre le Fonti Energetiche Rinnovabili risultano in calo di circa il 2,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

In particolare, il risultato positivo dei primi tre mesi (+5% la variazione tendenziale) è stato più che compensato dal calo del secondo trimestre (-8%). Infatti, se nel corso dei primi tre mesi dell’anno l’incremento della generazione solare ed eolica (+23% tendenziale) aveva compensato il calo dell’idroelettrico (-12%), nel secondo trimestre si è registrato un ulteriore peggioramento della produzione idroelettrica (-20%), questa volta accompagnato soltanto da un leggero aumento delle fonti intermittenti (+3%).

Emissioni di anidride carbonica in rialzo e la tendenza continua

Da tutto ciò è scaturito un effetto allarmante: nel primo semestre 2019 le emissioni di CO2 sono stimate complessivamente sugli stessi livelli dello scorso anno sebbene, come detto, il quadro macroeconomico e la situazione dei prezzi sui mercati energetici ed ambientali abbia aiutato la riduzione dell’intensità carbonica nella produzione di elettricità. E così, dopo le forti riduzioni di emissioni registrate nel primo trimestre (-3% la variazione tendenziale), per quello successivo la tendenza si è completamente invertita, con un netto aumento delle emissioni di CO2, stimato al 4%.

Fra le cause dell’impennata, il rapporto Enea indica sia l’aumento dei consumi di gas per uso riscaldamento, sia il calo dell’apporto delle rinnovabili e le minori importazioni di elettricità, fattori che hanno reso necessario un aumento della produzione interna. E il dato del primo semestre sembra purtroppo trovare conferma anche nei rilevamenti parziali relativi ai mesi successivi: secondo stime preliminari nei primi nove mesi dell’anno le emissioni risulterebbero ancora in lieve aumento.

Rapporto Enea Fonti Energetiche Rinnovabili

Nuova potenza elettrica da FER connessa alla rete (dati trimestrali cumulati, MW)

Come trasformare la casa in una Smart Home e perché conviene farlo

Una Smart Home è un’abitazione intelligente, ovvero una casa in cui grazie alla tecnologia e alla domotica è possibile controllare tutti i dispositivi presenti, programmando e automatizzando la maggior parte delle funzionalità dei sistemi domestici.

Uno degli ingredienti che rende possibile tutto ciò è l’Internet of Things, che connette tra loro e in rete tutti i dispositivi elettronici presenti in casa. Questo li rende controllabili da remoto e l’IoT, le App per controllare gli elettrodomestici, l’Intelligenza Artificiale, ci assistono nella nostra quotidianità.

Proprio grazie a un maggiore controllo, in una Smart Home si risparmia energia, si garantisce il massimo comfort interno e un elevato livello di sicurezza. Sono proprio questi 3 i principali vantaggi e punti di forza di una casa intelligente, che può interamente essere controllata da un telefono.

Come trasformare la casa in una Smart Home

Per rendere la propria casa più intelligente, è necessario fare un investimento, la cui entità però dipende da come si decide di procedere. Infatti, è possibile scegliere di iniziare con alcuni dispositivi, senza svolgere alcun tipo di lavoro invasivo in casa. In questo caso, è sicuramente da prendere in considerazione l’acquisto di un dispositivo che controlli il sistema di riscaldamento e raffrescamento, ovvero un termostato intelligente che regoli l’accensione e il funzionamento dell’impianto e che si colleghi in remoto ad un’app per smartphone e tablet.

I costi di questi dispositivi variano in base al modello e alle caratteristiche, ad esempio alcuni integrano alcune funzionalità con l’IA. Ma, dato che una regolazione efficiente della climatizzazione permette un notevole risparmio energetico ed economico, vale la pena investire in un prodotto che ci offra le prestazioni di cui abbiamo bisogno.

Che cos’è una Smart Home?

Per chi non ha un sistema di riscaldamento autonomo, esistono appositi prodotti per la regolazione dei termosifoni. Ad esempio Tado propone delle Teste Termostatiche intelligenti da installare ai termosifoni, rendendo la regolazione modulabile in base all’ambiente e alla necessità.

Per monitorare i consumi di casa si possono installare delle Smart Plug, ovvero delle prese intelligenti che, oltre a rilevare i consumi degli elettrodomestici collegati, consentono di controllare da remoto la fornitura di corrente attraverso quella presa. Ci sono, poi, elettrodomestici intelligenti di ultima generazione, che oltre a vantare altissimi livelli di efficienza energetica sono connessi e controllabili via app. Un esempio? I frigoriferi intelligenti che ci aiutano a fare la spesa.

comandare l'illuminazione con uno smartphoneUn altro tema importante quando si parla di domotica è l’illuminazione e una possibile soluzione è quella di acquistare delle speciali lampadine intelligenti che, dotate di un controller, integrano ulteriori funzioni a quella dell’illuminazione. Questi dispositivi possono essere controllati da remoto via smartphone e comunicare con sistemi di assistenza virtuale domestici, come Google Home, che offrono la comodità dei comandi vocali.

Un ultimo investimento, per quanto generalmente più costoso, è quello relativo all’installazione di sistemi di videosorveglianza intelligenti. Questi dispositivi aumentano la sicurezza dell’edificio e permettono un’immediata verifica anche a distanza.

Perché farlo? I vantaggi di rendere la casa intelligente

Molto spesso ciò che frena le persone nell’intervenire sulla propria casa e renderla intelligente, è proprio il costo di dispositivi e tecnologie necessarie. Ma, come abbiamo visto, ci sono diversi modi per rendere “smart” la propria casa, da valutare anche in base all’investimento che si è disposti a fare. Ma, per quanto il costo possa essere uno scoglio, va comunque sempre soppesato con i differenti vantaggi propri di una Smart Home.

Innanzitutto, c’è la comodità di poter gestire da remoto gli impianti di casa, incluso il riscaldamento e il raffrescamento domestici, così da poter godere fin dal primo momento in cui si entra in casa del massimo comfort. Questo controllo, unito alla programmabilità, permettono al contempo di ridurre gli sprechi e di gestire in modo più efficiente gli impianti.

Tra i dispositivi controllabili ci sono poi le tapparelle, le tende, l’illuminazione, i sistemi di videocontrollo e in generale gli elettrodomestici. Tutti questi dispositivi possono essere combinati in appositi scenari, in modo da essere attivati contemporaneamente e con precise caratteristiche attraverso un solo comando.

In una Smart Home, inoltre, si gode di un maggior livello di sicurezza, grazie a telecamere e sensori di rilevamento di eventuali pericoli, siano essi presenza di fumo, piuttosto che un’eventuale intrusione. Il monitoraggio è proprio un altro degli importanti vantaggi di una casa intelligente, in cui è possibile tenere sotto controllo i consumi di energia e parametri come la qualità dell’aria o il tasso di umidità.

Quid, la soluzione Vimar per gli impianti tradizionali

Il nome è tutto un programma: Quid, che nella fantasia comunicativa di Vimar, l’azienda di Marostica attiva nel settore dell’elettrotecnica e nell’elettronica, sta appunto a significare “quel quid in più”… In pratica delle soluzioni dedicate al controllo di luci e tapparelle negli impianti tradizionali.

Una gamma di dispositivi dall’installazione semplice e intuitiva, studiati per l’inserimento in contesti fin qui “vergini” dalla domotica.

I dispositivi Quid mettono quindi a disposizione degli utenti, nel segno della massima funzionalità e affidabilità, numerosi vantaggi in ambienti con impianti datati, si tratti di abitazioni, come di uffici e negozi.

Quid, la soluzione per il controllo luci

Per quanto riguarda l’illuminazione, Vimar ha messo a punto il dispositivo Quid per controllo luci, ovvero un relè magnetico (innovativo anche nella maggiore silenziosità rispetto agli standard di mercato) dotato di una tecnologia brevettata dall’azienda e certificata dall’Università di Torino, che lavora sfruttando dei semplici componenti elettrici e magnetici.

Quid per il controllo delle luci è così in grado di abbinare l’elevata silenziosità dei tradizionali dispositivi elettronici all’affidabilità di quelli elettromeccanici, introducendo nuove funzioni evolute, come la possibilità di centralizzare lo spegnimento delle luci tramite un unico comando, cablando tra loro i vari relè presenti nell’impianto con l’impiego di un solo filo.

Vimar sottolinea come si tratti di una soluzione ideale per diversi ambiti applicativi:

Oltre a non essere alimentato, un vantaggio che si traduce in risparmio energetico e rispetto per l’ambiente, il dispositivo Quid comprende un’apposita spia luminosa segnala la presenza di eventuali luci rimaste accese. Un nuovo relè magnetico con caratteristiche di efficienza ma anche di sicurezza: se inavvertitamente il pulsante di comando rimane azionato, non si surriscalda.

dispositivo Quid per controllo luci

L’evoluzione nel controllo delle tapparelle

La funzionalità e affidabilità di questa nuova generazione di dispositivi Vimar è al servizio anche di un altro componente universalmente diffuso nelle abitazioni. Il commutatore Quid per il controllo delle tapparelle supporta infatti funzionalità evolute anche su impianti tradizionali. In particolare, si tratta di un dispositivo che offre la possibilità di automatizzare le tende o le tapparelle abilitandone il controllo a gruppi.

Fra le varie funzionalità che vengono introdotte con la sua applicazione ci sono lo stacco del carico a fine corsa e la memorizzazione della posizione preferita dall’utente, in modo da poterla richiamare con un semplice comando. Inoltre, il dispositivo di controllo Quid è anche in grado di dialogare con eventuali anemometri inseriti nell’ambiente.

In questo modo diventa possibile regolare automaticamente l’apertura e la chiusura di tende e tapparelle in base all’andamento delle condizioni metereologiche.

Il commutatore Quid per il controllo delle tapparelle