Efficientare il patrimonio edilizio

L’efficienza energetica è il principale strumento per affrontare le sfide rappresentate dalla scarsità delle risorse energetiche – che caratterizza soprattutto l’Italia – e dalla necessità di limitare i cambiamenti climatici che sono ormai un tema globale. Ne è convinta Assistal, l’Associazione Nazionale Costruttori di Impianti, dei Servizi di Efficienza Energetica – ESCo e Facility Management (aderente a Confindustria), come capiamo dalle parole del suo presidente, Angelo Carlini.

L’efficienza energetica permette di raggiungere tre obiettivi: decarbonizzazione, sicurezza, contenimento della spesa energetica

Efficienza energetica: agire sugli edifici

Angelo Carlini, presidente di AssistalIl primo e più efficace modo di fare efficienza energetica riguarda gli edifici che abitiamo e viviamo. “L’Italia ha un importantissimo potenziale residuo di risparmio energetico” afferma il presidente “soprattutto nel settore civile – residenziale e terziario –, perché possiede un enorme patrimonio edilizio che è fortemente energivoro e obsoleto”.

Ma perché efficientare il patrimonio edilizio è tanto importante? Perché “permette di cogliere contemporaneamente i tre obiettivi di competitività di cui abbiamo bisogno: la decarbonizzazione, la sicurezza, il contenimento della spesa energetica di famiglie e imprese”.

Una vera e propria strategia “sia in termini di autonomia economica, finanziaria e politica – il presidente sottolinea a tale proposito la differenza dell’Italia rispetto ad altri paesi detentori di fonti di energia (energie fossili) – sia per lo sviluppo di investimenti per la competitività nel mercato ambientale”. Quest’ultimo, oltretutto, rappresenta anche un mezzo per contrastare la fase di crisi economica dalla quale ancora non siamo usciti.

Gli edifici intelligenti

Uno dei più efficaci strumenti per ottimizzare l’uso dell’energia all’interno degli edifici è l’integrazione tra le tecnologie.

“Per questa ragione negli anni è aumentato l’interesse per tutti i sistemi di controllo e di automazione degli edifici” continua Carlini. “La stessa Europa ne ha fatto un elemento importante per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza, introducendo per la prima volta un indicatore di predisposizione degli edifici all’intelligenza”.

Ne parla espressamente la nuova direttiva sull’efficienza energetica – Direttiva UE 2018/844 che l’Italia dovrà recepire entro il prossimo marzo – la quale prevede l’istituzione a livello europeo di un nuovo sistema comune per la valutazione della predisposizione degli edifici all’intelligenza. Lo scopo è “misurare le capacità dell’edificio stesso o dell’unità abitativa di adattare il proprio funzionamento alle esigenze dell’occupante e della rete, così da migliorare la prestazione energetica dell’edificio-impianto”.

Il futuro è proprio questo, spiega Carlini, “la visione di un edificio human-centric ovvero al cui interno vi sia un’integrazione e un’interoperabilità intelligenti tra i sistemi e nella quale la tecnologia sia a servizio del benessere della persona”.

Universo integrazione

Le possibilità di integrazione per efficientare il patrimonio edilizio sono numerosissime e possono spaziare in un universo molto vasto, dall’accostamento di due semplici impianti a sistemi decisamente più complessi.

“In termini di integrazione nell’ambito residenziale consideriamo, per esempio, le caldaie a condensazione con pompe di calore, il fotovoltaico e il solare termico. Il solo abbinamento tra una caldaia e il solare termico, per produzione sia di acqua calda sanitaria sia di energia termica” spiega il presidente di Assistal “è in grado di ridurre il fabbisogno energetico complessivo anche di oltre il 50%. E ancora, l’integrazione di una caldaia a condensazione con pompa di calore e il fotovoltaico può portare a risparmi ancora più elevati”.

La competenza delle aziende per efficientare il patrimonio edilizio

L’evoluzione delle tecnologie e della loro capacità di interoperare hanno avuto un altro effetto di sviluppo per il paese: hanno spinto le imprese italiane ad acquisire nuove competenze.

Il percorso però non è completo, spiega Carlini. “Le nostre aziende stanno per uscire da un livello di crisi notevole, che ancora oggi non è completamente superato. Tutto sta negli investimenti: per fare innovazione bisogna investire, per investire bisogna avere somme a disposizione o, altrimenti, avere norme che consentano alle imprese di poter investire su un credito futuro. Le nostre aziende sono sulla strada giusta, bisogna cercare di aiutarle o, quanto meno, non ostacolarle”.

Ci troviamo in un mercato in continua evoluzione del quale è necessario capire e cogliere le opportunità che propone. “Serve una maggiore visibilità e un approccio a più ampio respiro, che tenga conto delle reali esigenze di questo paese”. Un paese, conclude Carlini “che non ha più possibilità di attendere; deve partire e deve farlo nel modo in cui gli italiani lo sanno fare: con il giusto piglio”.

SMA e LG Chem insieme per una nuova soluzione di accumulo residenziale

SMA e LG Chem hanno lanciato sul mercato una nuova soluzione di accumulo dedicata agli impianti ad alto voltaggio per il residenziale.
La combinazione di inverter con batteria Sunny Boy Storage SMA e batteria RESU 10M LG Chem agevola i proprietari che possono usare in modo flessibile la corrente generata autonomamente, anche in assenza di sole; e supporta gli installatori che beneficiano di una maggiore semplicità di trasporto e di installazione.

Una accoppiata vincente per l’accumulo residenziale

Il Sunny Boy Storage 3.7 è attualmente l’unico inverter per batteria approvato per essere utilizzato con la nuova batteria ad alto voltaggio di LG Chem. La combinazione delle due soluzioni rende superflua l’integrazione di un convertitore CC/CC per l’aumento della tensione di esercizio della batteria: una differenza fondamentale rispetto alle soluzioni di accumulo RESU ad alto voltaggio usate finora. Il collegamento in linea dei singoli moduli consente, inoltre, una forma più compatta, un minor peso e un minore ingombro della batteria. Grazie alla struttura modulare del sistema e alla semplicità di montaggio, possibile anche senza l’aiuto di un seconda persona, i tecnici specializzati possono ridurre i tempi di installazione.

SMA LG Chem Sunny BoyL’accumulatore ad alto voltaggio RESU 10M è la nuova batteria modulare per uso residenziale di LG Chem. Il vantaggio principale deriva dalla sua forma innovativa, ottenuta grazie alla suddivisione in due moduli separati dotati di un’unica copertura. Ogni modulo batteria pesa circa 36 kg e consente, pertanto, una maggiore semplicità di installazione per il tecnico specializzato. Il materiale robusto e il design innovativo consentono l’installazione di questa soluzione sia all’interno, che all’esterno dell’abitazione.

Sunny Boy Storage dispone di un sistema integrato di alimentazione d’emergenza con commutazione manuale, che assicura l’alimentazione di utilizzatori elettrici importanti, anche in caso di blackout. Grazie alla collaudata connessione CA, Sunny Boy Storage è la soluzione flessibile ideale per dotare di batteria ad alto voltaggio gli impianti nuovi o per equipaggiare a posteriori gli impianti già esistenti.

Si amplia l’offerta Omron per quadri di controllo

Omron ha ampliato la propria offerta di dispositivi di controllo dell’automazione industriale basati su una piattaforma di progettazione comune dei quadri di controllo: sono in totale 237 nuovi modelli di dispositivi di commutazione a bassa tensione divisi in 6 categorie.

Con i prodotti Value Design, Omron punta a fornire una soluzione completa ai costruttori di quadri, risparmiando spazio e riducendo il carico di lavoro e il costo totale di proprietà. Il progetto Panel Solution uniforma infatti la configurazione e le dimensioni delle apparecchiature dei quadri di controllo e la tecnologia di cablaggio proprietaria Push-In Plus senza viti.

I nuovi prodotti Omron per quadri di controllo

I nuovi dispositivi di commutazione a bassa tensione (LVSG), le protezioni per i circuiti e gli zoccoli con tecnologia Push-In Plus sono ideali per gli ambienti con forti vibrazioni e completano la più ampia gamma di soluzioni per quadri del settore .
PTF-xx-PU OmronI dispositivi di commutazione a bassa tensione J7KC, J7TC, J7MC, J7KCA e J7KCR con tecnologia Push-In Plus sono ideali per applicazioni relative ai motori tra cui trasportatori e pompe, ad esempio per linee di assemblaggio PCB, macchine da imballaggio e macchine utensili.

La progettazione unificata consente di ridurre il lavoro nella fase di progettazione a monte, gli interventi di manutenzione e l’ingombro, aumentando così l’efficienza della produzione di quadri di controllo del cliente.

La serie S8V-CP di dispositivi di protezione dei circuiti elettronici CC crea diramazioni del carico di 24 V c.c. e offre una protezione affidabile per ciascuna di esse. Rispetto ai protettori di circuiti magnetici termici generici, i modelli a 8 diramazioni possono ridurre la larghezza del 70% circa. Inoltre, è possibile eseguire interventi affidabili con i circuiti elettronici. La corrente di uscita nominale può essere modificata nell’intervallo da 2 A a 10 A, permettendo di rispondere a modifiche di progettazione improvvise. Le morsettiere Push-In Plus contribuiscono a ridurre il lavoro di cablaggio e il ridimensionamento delle apparecchiature.

Gli zoccoli con tecnologia Push-In Plus serie si aggiungono alla serie di zoccoli PTF per relè LY bipolari per ridurre il cablaggio e gli interventi di manutenzione. Con l’introduzione di questo tipo di zoccolo, la gamma Omron di relè G2RS, MY e LY può essere montata su zoccoli Push-In Plus con il metodo di cablaggio unificato e la relativa strumentazione, contribuendo a migliorare ulteriormente l’efficienza.

L’efficienza energetica e il ruolo dell’Italia

Efficienza energetica: come farla, quando, con quali obiettivi. Si parla spesso di questi aspetti, ma a conti fatti, qual è lo stato dell’arte in Italia per quanto riguarda questo così particolare e strategico settore? Per scoprirlo abbiamo interrogato una delle più autorevoli voci in questo campo: FIRE, l’associazione tecnico scientifica che promuove l’efficienza energetica.

Efficienza energetica: l’Italia è tra i migliori

Dario Di Santo, direttore generale di FIREGià il primo dato che ci viene fornito un po’ stupisce, abituati come siamo a credere di essere sempre fanalino di coda, soprattutto in un’Europa in cui gli altri membri sono percepiti come più organizzati di noi. E invece non è così; anzi il posto che ci compete è di assoluto primo piano.

Storicamente l’Italia è stato un paese leader a livello mondiale in relazione all’efficienza energetica” ci spiega in merito Dario Di Santo, direttore generale della Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia (FIRE). “Lo testimonia, in primo luogo, il valore basso dell’intensità energetica, ossia dell’energia consumata per unità di PIL, per la quale l’Italia è il quinto paese al mondo, superato solo dal Regno Unito fra i paesi del G20 – peraltro caratterizzato da un’economia basata sui servizi”. Non solo, l’abilità nostrana è testimoniata anche in alcune classifiche a livello mondiale, come l’International Energy Efficiency Scorecard, pubblicato dall’American Council for an Energy-Efficient Economy (ACEEE).

L’organizzazione analizza le politiche di efficienza e le prestazioni di 25 dei principali paesi consumatori di energia al mondo. Nei suoi report, racconta Di Santo, “l’Italia negli ultimi anni ha stabilmente occupato la prima posizione o comunque il podio”.

Possiamo dirci soddisfatti anche se guardiamo entro i confini del vecchio continente. “In generale siamo in linea con i migliori paesi europei, per quanto” sottolinea il direttore “il raggiungimento degli obiettivi sull’efficienza energetica si sia rivelato più ostico delle previsioni”.

efficienza energetita e Italia: Classifica ACEEE

La classifica per paesi del 2018 International Energy Efficiency Scorecard – fonte ACEEE

Il successo tecnologico

Come a dire, più facile a dirsi che a farsi. Del resto, gli aspetti per perseguire una strategia di vera efficienza energetica sono talmente vari che gli sforzi – grandi o piccoli che siano – hanno spesso un orizzonte temporale più ampio di quanto si possa pensare.

E a proposito delle più efficaci tecnologie messe in campo nel terziario, Di Santo ricorda che “nel corso degli anni l’evoluzione tecnologica ha consentito di conseguire consistenti risparmi energetici per tutti i servizi energetici presenti negli edifici. Per quanto parte dei benefici sia stata compensata dalla penetrazione progressiva di soluzioni come i condizionatori e nuove utenze, per esempio console e sistemi home theater, asciugatrici, sistemi di sicurezza e così via”.

Quali sono state, dunque, le tecnologie che hanno dimostrato di avere più successo in ottica di maggiore efficientamento energetico? “Fra le soluzioni che hanno avuto un peso rilevante negli ultimi anni” continua il direttore “si possono citare senza dubbio le caldaie a condensazione per il riscaldamento e le lampade a led per l’illuminazione, nonché la diffusione progressiva di elettrodomestici e componenti elettroniche di classe energetica superiore. Obblighi minimi sulle performance, etichettature energetiche, incentivi – come le detrazioni fiscali – hanno avuto un forte peso nella diffusione delle soluzioni citate, ma ha senza dubbio giocato anche una progressiva sensibilizzazione di amministratori e famiglie agli aspetti energetici e ambientali”.

La tecnologia quindi ha fatto tanto, ma ha contribuito certamente anche una maggiore consapevolezza dei consumatori.

Edifici efficienti: dall’involucro al ricorso all’AI

Guardando alle prospettive di sviluppo futuro dell’efficienza energetica si può ipotizzare che le tecnologie continueranno a rivestire un ruolo importante. “Nel prossimo decennio ci sarà una forte spinta per la riqualificazione profonda degli edifici, volta a ridurre a livelli molto bassi il fabbisogno energetico” spiega Di Santo. “Ciò avverrà attraverso l’aumento dell’isolamento dell’involucro, per ridurre le dispersioni, l’utilizzo maggiore di fonti rinnovabili – per esempio il solare fotovoltaico e termico – e l’impiego di sistemi efficienti. È anche prevista una maggiore diffusione delle pompe di calore e di sistemi di distribuzione a pavimento o con ventilazione meccanica (VMC), in particolare nelle villette, e una maggiore diffusione dei sistemi di cottura a induzione”.

Saranno però l’integrazione tra le tecnologie e una gestione intelligente degli impianti a farla da padrone. “Un ruolo determinante l’avranno i sistemi di building automation – detti anche BACS –, in quanto per conseguire i risultati auspicati in termini energetici e di comfort – temperatura, umidità, CO2 – è necessario assicurare una gestione ottimale degli impianti. Già oggi” conclude “è facile conseguire risparmi energetici compresi fra il 15 e il 40% con questi sistemi. L’intelligenza artificiale consentirà di ottenere ancora di più”.

L’Italia è ai primi posti nel mondo per efficienza energetica, grazie a tecnologie efficienti e sistemi di building automation

DriWe, installato il punto di ricarica elettrica numero 500

Il primo punto di ricarica DriWe è stato installato nell’estate 2016 nel comprensorio turistico Abano Montegrotto Terme, a due metri dall’ingresso della piscina più profonda del mondo. Oggi, a circa 3 anni di distanza, è toccato all’Iperfamila di San Bonifacio, in provincia di Verona, tagliare il traguardo del punto di ricarica numero 500.

Sin da subito i sistemi di ricarica DriWe si sono dimostrati all’avanguardia grazie all’integrazione con una piattaforma smart e aperta, indispensabile per garantire all’utente finale una facile identificazione dei punti di ricarica e dei sistemi di pagamento tramite Smartphone.

Da DriWe un servizio chiavi in mano

punti di ricarica DriWeDriWe si confronta oggi con le grandi utilities, dalle quali si differenzia per la flessibilità d’offerta e, quindi, per la capacità di progettare stazioni di ricarica “su misura” in funzione delle necessità dei clienti, fra i quali rientrano aziende del settore privato, ma anche comuni e utilities di medie dimensioni.

“Il 70% dei nostri clienti appartengono al settore privato: si tratta di alberghi e centri commerciali che affianchiamo da un punto vista tecnico, progettando la stazione di ricarica più adatta alle loro esigenze, trovando insieme il metodo di gestione e tariffazione più idoneo al loro business. – spiega Luca Secco, fondatore e CEO di DriWe – Spesso gestiamo per loro conto il servizio di pagamento e forniamo supporto telefonico 24/7 agli utenti finali che, magari alle prime armi, si trovano in difficoltà al momento della ricarica. Le nostre soluzioni sono disponibili anche in modalità “chiavi in mano”, per i clienti che intendono gestire in autonomia il servizio di ricarica”.

RedLion di U-Power: sicurezza e comfort ai piedi di chi lavora

Point U-PowerU-Power è una realtà italiana che si occupa di calzature antinfortunistiche.
L’azienda investe in ricerca e sviluppo per offrire soluzioni all’avanguardia e altamente performanti in grado di migliorare sensibilmente la qualità della vita dei lavoratori.

Così nasce la gamma RedLion, che unisce all’affidabilità del marchio U-Power le proprietà di Infinergy, una tecnologia ideata in collaborazione con il gruppo Basf.

Questo materiale, nato per gli sportivi, è il primo TPU espanso (Expanded Thermoplastic PolyUrethan) che combina leggerezza ed elasticità in unico prodotto. Inserito nell’intersuola della scarpa antinfortunistica, consiste in un mix di schiume che trasforma l’ammortizzazione tradizionale in ammortizzazione dinamica, il tutto mantenendo la flessibilità e la stabilità alla calzata. In altre parole, Infinergy permette di recuperare fino al 55% di energia ad ogni passo, riducendo sensibilmente il senso di fatica, grazie a un intelligente meccanismo di “rimbalzo” che rilascia l’energia conservata nelle fasi di aderenza al suolo e di movimento spingendo il piede in avanti.

Da U-Power scarpe per ogni necessità lavorativa

Scarpe antinfortunistiche U-PowerRedLion dà il meglio per chi lavora a lungo in ginocchio o accovacciato, per chi scende le scale ripetutamente, per chi effettua numerosi spostamenti ma anche per chi mantiene a lungo la stessa postura. Articolata in una vasta gamma per rispondere alle esigenze più diverse a seconda dell’attività lavorativa e della stagione, la linea comprende modelli bassi e alti per proteggere la caviglia, ma anche sandali antinfortunistici per far fronte alle alte temperature estive.
Tutti i modelli hanno il puntale integrato in Airtoe Aluminium o in Airtoe Composite con membrana traspirante, nonché tomaie avvolgenti e dal look curato, mentre gli standard di sicurezza variano da S1, S1P, S2 e S3, con protezione antiscivolo SRC nel rispetto delle normative specifiche richieste da ogni singolo settore.

Il fotovoltaico invecchia: perché fare revamping e repowering

In Italia l’energia solare è molto diffusa e rappresenta una fetta importante nel mix energetico nazionale.

Allo stesso tempo, però, l’età media degli impianti fotovoltaici installati è in costante crescita, attestandosi su circa 8-10 anni. Il tasso di crescita del fotovoltaico oggi è più moderato, ma nei primi anni di diffusione, complici anche le politiche nazionali di incentivazione, la crescita è stata esponenziale. Tutti gli impianti installati proprio in quegli anni, ovvero durante il boom del periodo 2009-2011, iniziano ad invecchiare e alzano l’età media del parco fotovoltaico italiano.

La quota rappresentata dal fotovoltaico nel mix energetico nazionale non ne ha risentito per la continua installazione di nuovi sistemi fotovoltaici sempre più efficienti, ma rimane importante occuparsi della gestione e della manutenzione dei vecchi impianti, che perdono gradualmente potenza. Il decadimento è variabile, ma si attesta circa su perdite di efficienza dello 0,4-0,6 % all’anno.

Per assicurarsi di raggiungere gli obiettivi di produzione di energia da fonte rinnovabile dei prossimi anni, è importante intervenire sui vecchi impianti e favorire un aumento della potenza totale installata.

Scopriamo cosa sono  il revamping e il repowering fotofoltaico

Il revamping fotovoltaico è un processo che prevede la manutenzione dell’impianto fotovoltaico

Il revamping fotovoltaico: cos’è e perché farlo

Il revamping fotovoltaico è un processo che prevede la manutenzione dell’impianto fotovoltaico, con lo scopo di migliorarne l’efficienza. Si tratta di una sorta di “ristrutturazione” che serve a riportare le prestazioni del sistema fotovoltaico a un buon livello, se non alle prestazioni iniziali.

Per fare ciò, si possono eseguire diverse operazioni, a seconda delle problematiche e delle caratteristiche dell’impianto stesso. Ad esempio, talvolta si provvede a sostituire alcuni componenti danneggiati o a risolvere particolari criticità reversibili, se non addirittura a sostituire anche alcuni moduli.

Una delle cause che rende fondamentale il revamping fotovoltaico risiede anche nel fatto che, nei primi anni di diffusione del fotovoltaico, spesso venivano usati materiali e tecnologie peggiori rispetto a quelli attuali e si incontravano maggiori difficoltà tecniche in fase di installazione.

I moduli installati oggi, invece, sono tendenzialmente più affidabili e dovrebbero garantire maggior stabilità delle performance anche in futuro.

Con il passare degli anni, infatti, la tecnologia si è evoluta e si sono consolidate anche le tecniche di indagine sugli impianti esistenti, fondamentali per poter intervenire nel modo più appropriato ed efficace. Alcune problematiche che possono essere rilevate riguardano il surriscaldamento di alcune celle, il degrado dei materiali, le perdite di potenza o anche eventuali rotture del vetro del pannello.

Infine, anche l’inverter può essere oggetto di sostituzione, nel caso in cui i guasti o le interruzioni siano frequenti, provocando ripercussioni sulla resa dell’impianto installato. In ogni caso, le prestazioni dell’impianto possono essere tenute sotto controllo per un certo periodo, attivando un sistema di monitoraggio, in base al quale valutare se intervenire e in che modo.

Il revamping diventa necessario anche nel caso in cui l’impianto non sia più conforme alle norme di riferimento, se è necessario trasferire l’impianto o parte di esso o nel caso in cui ci siano scadenze di garanzie dei vari componenti.

Il repowering fotovoltaico: aumentare la potenza

Il repowering fotovoltaico ha lo scopo di aumentare la potenza nominale dell’impianto fotovoltaico installato e accrescere di conseguenza la produzione di energia. Per fare ciò si possono modificare o sostituire i componenti dell’impianto, evitando quindi di rimuoverlo e sostituirlo con uno nuovo.

In un certo senso, il repowering va oltre il revamping e si pone l’obiettivo di ottimizzare il più possibile il funzionamento dell’impianto, eventualmente superando le prestazioni iniziali. Questo processo permette di dare risposta anche ai cambiamenti di necessità degli utenti che possono verificarsi nel tempo.

Il GSE ha posto dei limiti per il potenziamento degli impianti e obbliga ad affidare a un tecnico specializzato il progetto dell’intervento.

Il repowering fotovoltaico, infine, è anche l’occasione per ammodernare l’impianto e inserire componenti attuali che migliorano le performance dei moduli installati. Si possono ad esempio aggiungere ottimizzatori di potenza o batterie di accumulo, per favorire l’autoconsumo.

Il volto sostenibile dell’efficienza energetica

Qual sia la tecnologia più efficace per efficientare l’uso dell’energia nel settore civile è una domanda da non fare. Per quale ragione? Semplice, perché la questione è un’altra. A spiegarcelo è Luca Alberto Piterà, segretario generale di AiCARR, che racconta come efficienza energetica e sostenibilità si completano.

Efficienza energetica: come scegliere la tecnologia giusta

Luca Alberto Piterà, segretario generale di AiCARRDi tecnologie efficaci ai fini dell’efficienza energetica nel residenziale e nel terziario ce ne sono diverse sul mercato, ma la scelta di quale applicare non dipende dalla loro tipologia, bensì dalla destinazione d’uso. Il punto di partenza, spiega Piterà, è “un’analisi precisa che determini gli obiettivi di risparmio che si possono conseguire in una data situazione, dopodiché possono essere scelte varie tecnologie”.

La stessa direttiva europea (Direttiva UE 2018/844) esplicita che “tutte le soluzioni devono essere valutate dal punto di vista tecnico, economico e di fattibilità”; in sostanza, “devono essere funzionali al proprio obiettivo”.

Sicuramente ad oggi, “anche grazie a una spinta verso l’elettrificazione da parte delle normative e direttive europee sull’efficienza energetica”, tra i sistemi che risultano essere più efficaci vi sono quelli in pompa di calore, per la climatizzazione invernale ed estiva, e i sistemi ibridi – che combinano caldaia e pompa di calore in un’unica macchina, gestiti dallo stesso sistema di regolazione. A questi, suggerisce Piterà, si aggiungono gli impianti di ventilazione meccanica (VMC). “Possono essere integrati con altri sistemi e consentono di mantenere una buona qualità dell’aria e, nel contempo, di recuperare calore che altrimenti sarebbe disperso, con un carico ulteriore per l’impianto di riscaldamento”.

Oltre a risultare le più efficaci in ambito civile, tali soluzioni sono certamente anche le più applicate, spiega, in quanto la loro installazione è incentivata da detrazioni fiscali e da altri strumenti quali il conto termico.

Gli step verso la sostenibilità

Accanto al concetto di efficienza energetica, dunque, AiCARR sostiene l’importanza di un uso sostenibile dell’energia. Efficienza energetica e sostenibilità devono andare a braccetto.

In termini pratici, ciò significa “prima di tutto prendere coscienza dei propri consumi” continua Piterà. “Bisogna capire come e quanta energia si utilizza e, a valle di questo, adottare comportamenti virtuosi”. Una scelta spesso trascurata ma in realtà essenziale.

“Si pensi che su una zona climatica come Milano, abbassare la temperatura del riscaldamento di 1°C porta a un risparmio del 7% circa sui consumi di un anno”; una vera risorsa. Allo stesso modo, mantenere il valore della climatizzazione nel range previsto per legge – ovvero 20°C in inverno e 26°C in estate, con 2 gradi di tolleranza – comporta già un risparmio che, sottolinea il segretario generale, “è a costo zero”.

Una volta fatto ciò, si può pensare di utilizzare tecnologie efficienti che, a quel punto, avranno una maggiore efficacia. Dopodiché si può valutare il ricorso a fonti di energia rinnovabili le quali, come sostengono ad AiCARR, “devono arrivare sempre per ultime”. Un ragionamento anche questo poco usuale ma che ha un senso preciso, “prima si deve applicare l’efficienza e, solo quando questa non è più economicamente sostenibile, si applicano le rinnovabili. Solo così si è davvero sostenibili”.

L’ultimo essenziale passaggio, infine, è costituito dalla manutenzione che “è indispensabile e deve essere costante al fine di mantenere l’efficacia e la sostenibilità degli impianti”.

Dai sistemi di controllo all’integrazione

Proprio nell’ambito della manutenzione degli impianti rientra il ricorso ai sistemi di controllo. “Molti edifici nascono con sistemi di controllo efficaci ed efficienti, il problema è che spesso non sono utilizzati, a causa sia di chi gestisce gli impianti, che li utilizza solo in parte, sia e soprattutto dell’utenza che spesso non sa come sfruttare correttamente i propri sistemi. Inoltre se si collega il tutto alla comunicazione e all’integrazione tra i vari sistemi si possono generare risparmi incredibili e un’elevata efficienza, permettendo di modularli in base alle esigenze del momento”.

Resta sottinteso, infine, che rivolgersi a professionisti qualificati e certificati – installatori e progettisti – sia fondamentale. “Come AiCARR” conclude Piterà “insistiamo molto su formazione, aggiornamento e certificazione di queste figure professionali, che devono essere informate anche su tutti gli strumenti fiscali, le agevolazioni e le detrazioni che, di anno in anno, sono messi a disposizione”.

I 4 passi per efficienza energetica e sostenibilità

  1. prendere coscienza dei propri consumi, adottando comportamenti virtuosi
  2. utilizzare tecnologie efficienti
  3. applicare le rinnovabili
  4. effettuare una manutenzione costante

Non bisogna etichettare una tecnologia come la più efficiente, ma capire quale sia quella più giusta per un dato contesto

Comfort sostenibile con le pompe di calore Floor X

La gamma di pompe di calore splittate proposte da RDZ si arricchisce dell’unità interna a pavimento Floor X con un’efficienza energetica in classe A++.
Sono una soluzione efficiente, affidabile e adatta per riscaldare, raffrescare e produrre acqua calda sanitaria nel pieno rispetto dell’ambiente.

Design compatto e salvaspazio sono le caratteristiche che la contraddistinguono.

In uno chassis– con una base quadrata di soli 60 cm – sono predisposti uno scambiatore di calore a piastre saldobrasate, un circolatore primario ad alta efficienza, un vaso di espansione da 24 litri e un separatore idraulico con pompa di rilancio per circuito secondario, comprensivo di accumulo inerziale da 24 L.

Quest’ultimo rappresenta un grande vantaggio per le operazioni di installazione: permette infatti di garantire i minimi contenuti di acqua necessari al corretto funzionamento della pompa di calore, senza dover ricorrere al montaggio di dispositivi esterni. Grazie alla presenza di un circolatore secondario di rilancio privo di perdite di carico interne, si ottengono inoltre ottime prestazioni in termini di prevalenza e portata all’impianto.

L’unità ingloba:

Gestione con un semplice click per Floor X

L’unità interna a pavimento Floor X può essere tranquillamente gestita da remoto attraverso smartphone, tablet o computer. Inoltre, è possibile predisporre il funzionamento anche per fasce orarie regolando la produzione di acqua calda sanitaria secondo le reali necessità.

Installazione semplice e veloce

RDZ ha pensato anche a offrire un’installazione e una manutenzione semplice grazie all’accessibilità frontale di tutti i componenti. I collegamenti idraulici e frigoriferi con l’unità esterna sono posizionati nella parte superiore della pompa di calore. Ciò, permette di ridurre ulteriormente gli ingombri laterali e favorire l’installazione in spazi limitati.

Le pompe di calore Floor X garantiscono un’elevata efficienza energetica grazie alla possibilità di abbinamento con le unità esterne di RDZ – in grado di funzionare con temperature da -20 °C a + 35 °C.

Italia rinnovabile, ma non troppo? Cosa dice il Rapporto Statistico FER 2018

Le rinnovabili faticano a conquistare un ruolo decisivo nel panorama energetico italiano: i dati presentati dal GSE nel Rapporto Statistico FER 2018 schiudono prospettive piuttosto stazionarie sulla produzione di energia green nei settori elettrico, termico e trasporti.

Il monitoraggio annuale degli obiettivi FER pubblicato a dicembre conferma infatti il largo impiego delle fonti rinnovabili e la possibilità di raggiungere il target Ue 2020, ma non denota particolari incrementi sul 2017. Resta comunque un’interessante fotografia del settore, valutabile anche alla luce delle nuove strategie dettate dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima).

Rapporto Statistico FER 2018 per il mondo elettrico: ecco le cifre

Apriamo questo approfondimento con l’energia elettrica, categoria particolarmente rilevante nella transizione impiantistica al full-electric. Il Rapporto presenta i risultati raccolti annualmente da Terna con la compartecipazione del GSE3.

Rapporto Statistico FER 2018: i dati del GSERientrano nell’analisi, gli impianti di generazione green da:

Potenza e produzione delle FER elettriche

A fine 2018, la potenza efficiente lorda degli oltre 835.000 impianti rinnovabili installati in Italia è pari a 54,3 GW.
Una crescita del 2% sul 2017 legata soprattutto alle nuove installazioni di impianti eolici (+499 MW) e fotovoltaici (+425 MW). La produzione lorda si attesta invece a 114,4 TWh: il 39,5% della produzione complessiva di energia elettrica in Italia, in aumento del 10% sull’anno precedente grazie alle performance dell’idroelettrico (+35%).

La fonte che garantisce il principale contributo alla produzione di energia elettrica da FER è dunque quella idroelettrica: +43% della produzione complessiva, in notevole aumento rispetto al 35% del 2017). Seguono solare al 20%, bioenergie al 17% eolico al 15% e geotermia con un piccolo 5% di share.

La Direttiva 2009/28/CE non fa sconti

Se applichiamo i criteri di analisi della Direttiva 2009/28/CE ai fini del monitoraggio degli obiettivi Ue, dove le produzioni eolica e idroelettrica sono normalizzate e quella da bioliquidi non sostenibili è esclusa, il dato complessivo sulla produzione lorda registra una flessione dello 0,5%.

Idroelettrico più performante, mentre le altre FER calano leggermente rispetto alla produzione del 2017

Salvo l’idroelettrico, tutte le FER registrano flessioni di produzione rispetto al 2017. Balza all’occhio quella del fotovoltaico, al -7,1%, causato principalmente dalle peggiori condizioni di irraggiamento, mentre risultano più contenute le riduzioni della fonte geotermica (-1,5%), dalle bioenergie (-1,2%) e dell’eolico (-0,1%).

Rinnovabili termiche: come vanno riscaldamento e raffrescamento

Nel 2018, il 19,2% dei consumi energetici legati al riscaldamento proviene da FER con 10,66 Mtep (circa 446.400 TJ). Di questi, 9,71 Mtep sono consumi diretti delle fonti: caldaie individuali, stufe, camini, pannelli solari, pompe di calore, impianti di sfruttamento del calore geotermico; 0,95 Mtep sono invece di tipo derivato (es. attraverso sistemi di teleriscaldamento alimentati da biomasse).

La biomassa solida resta in testa, ma crescono le pompe di calore

Il GSE pone la biomassa solida come prima fonte rinnovabile del settore termico. Poco meno di 7 Mtep, senza considerare la frazione biodegradabile dei rifiuti, utilizzati soprattutto nel settore domestico in forma di legna da ardere o pellet. Assumono grande rilievo le pompe di calore (circa 2,6 Mtep), mentre i contributi di altre fonti rinnovabili sono ancora piuttosto contenuti.

Saliscendi dei consumi energetici

Rispetto al 2017, il Rapporto Statistico FER 2018 segna una diminuzione dei consumi termici pari al 4,9%, dovuta alla diminuzione degli impieghi di biomassa solida per riscaldamento (non dimentichiamo che il 2018 è stato più caldo del precedente). Tra le altre fonti, bene collettori solari termici, al +4,6%, mentre vanno in flessione la fonte geotermica (-0,5%), il biogas (-4,4%) e l’energia rinnovabile fornita da pompe di calore (-2,0%).

Il 2018 piuttosto “caldo” ha comportato minori consumi di riscaldamento a biomassa solida

Le FER nei trasporti “volano” a doppia cifra

L’ultimo settore di riferimento, quello dei trasporti, registra nel 2018 un’immissione in consumo di biocarburanti (biodiesel e benzine bio) pari a 1,4 milioni di tonnellate. Tradotto, un contenuto energetico di 1,25 Mtep, in aumento del 17,9% rispetto al 2017 se si applicano i criteri di calcolo della Direttiva 2009/28/CE come modificata dalla direttiva ILUC.

Qui, i consumi finali complessivi toccano il 7,7%: un ottimo risultato rispetto al 6,5% osservato nel 2017, anche se l’obiettivo 2020 resta fissato al 10%.

Rapporto Statistico FER 2018: riassunto dei Consumi Finali Lordi

Rapporto Statistico FER 2018 vs target 2020: come siamo messi?

Come già visto sopra, la Direttiva 2009/28/CE per il monitoraggio degli obiettivi europei sulle fonti energetiche rinnovabili al 2020 cambia le prospettive di calcolo. Alla luce della normalizzazione delle produzioni idroelettrica ed eolica e della contabilizzazione dei soli bioliquidi e biocarburanti sostenibili, i Consumi Finali Lordi (CFL) di energia pulita risultano pari a 21,6 Mtep, in flessione di circa 400 ktep rispetto al 2017 (-1,8%). Il motivo? Nel report, il GSE fa nuovamente riferimento al minore utilizzo di biomassa solida per il riscaldamento e al calo della produzione da pannelli fotovoltaici nel settore elettrico.

La quota dei CFL coperta da FER nel 2018 si attesta quindi al 17,8%. Un valore complessivamente superiore al target Ue 2020 del 17% e minore rispetto al 18,3% del 2017. Questo per via di due trend opposti:

In corsa verso l’obiettivo rinnovabile

In sostanza, i target 2020 italiani sulle FER sembrano alla portata. Tuttavia, guardando al lungo periodo, il ruolo delle fonti rinnovabili in Italia dovrà essere notevolmente rafforzato: non dimentichiamo che il PNIEC fissa per il 2030 un obiettivo molto ambizioso in termini di quota dei consumi energetici totali coperta da FER, chiamata a toccare il 30%.