
Gli obiettivi PNIEC faranno decollare le rinnovabili italiane? Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima spinge a 40 GW la nuova potenza installata entro il 2030. Un’unità di misura che non si vedeva da tempo, con un ritmo di crescita nel periodo 2025-2030 nettamente superiore al passato.
Attenzione tuttavia ai facili entusiasmi, ricorda il Renewable Energy Report 2019 presentato dall’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano. Le criticità sono molte e concrete: dalla volatilità dei prezzi attesi all’accessibilità economica dei sistemi di accumulo, fino alle difficoltà legate ai necessari interventi di revamping e repowering sul parco esistente.
La quinta edizione del report fotografa un inedito momento storico legato al clima di attesa e di fermento nei confronti delle grandi potenzialità generate dal PNIEC, da supportare con adeguate riflessioni sulla reale fattibilità di questo nuovo piano nazionale.

Niente obiettivi PNIEC senza manutenzione e revamping
Il report del Politecnico di Milano contiene simulazioni sull’evoluzione di fotovoltaico ed eolico in assenza di strumenti normativi addizionali rispetto a quanto oggi indicato nel PNIEC. E lo fa attraverso due scenari “inerziali”, sulla base di analisi numeriche condotte a seguito di un significativo confronto con gli operatori del settore: il primo non prevede l’apporto degli interventi di manutenzione, revamping e repowering, mentre il secondo quadro ne considera l’impatto.
Ne emerge un quadro non positivo e in discrepanza con gli obiettivi PNIEC, soprattutto nel lungo periodo e per il fotovoltaico. Servono infatti provvedimenti che affrontino la sostenibilità economica degli investimenti, tenendo conto dei rischi legati ad andamento dei prezzi e disponibilità di suolo necessaria a garantire l’installabilità della potenza prevista entro il 2030.
Rinnovabili in Italia: occhio al consumo di suolo
Oltre alla sostenibilità economica, l’altra grande tematica da considerare negli scenari di sviluppo delle rinnovabili in Italia è il consumo di suolo, pensando soprattutto alla crescita di impianti di grande taglia installati a terra.
Il potenziale reale delle aree dismesse potrebbe garantire tra i 5,3 e gli 8,4 GW per il fotovoltaico e meno di 1 GW per l’eolico, rispettivamente tra il 20 e il 30% e tra il 7 e il 12% della nuova potenza prevista, senza il supporto di operazioni di repowering. Bisognerebbe quindi attingere ad aree agricole, ma per l’eolico soprattutto nel Nord-Italia la superficie sarebbe ancora ampiamente insufficiente. Torna quindi con insistenza la “voce” della ristrutturazione degli impianti esistenti.
Quale scenario per gli obiettivi PNIEC al 2025 e 2030?
A questo punto, gli esperti del Politecnico di Milano hanno elaborato due scenari di sviluppo, uno conservativo e uno ottimistico: nel primo, si ha un forte apporto di revamping e repowering dell’installato attuale (50%) e nuove installazioni contenute. Nel secondo, le riqualificazioni degli impianti hanno un peso ancora maggiore, fino al 70%, e il nuovo copre un peso più consistente.
Ecco le previsioni indicate dal Renewable Energy Report 2019:
- scenario 1: si superano gli obiettivi al 2025, ma non si tiene il passo con la sfida al 2030, arrivando a poco meno di 100 TWh rispetto a 115 TWh;
- scenario 2: ampio superamento al 2025 e maggiore crescita nei 5 anni successivi, raggiungendo gli obiettivi al 2030 con circa 120 TWh rispetto a 115 TWh.
Comune a entrambi gli scenari, l’apporto di revamping e repowering sulla generazione complessiva, assolutamente necessario per ottenere risultati soddisfacenti in ottica PNIEC.
“Gli operatori del settore necessitano di strumenti normativi, di mercato e più in generale di sistema per effettuare investimenti sul parco fotovoltaico ed eolico esistente – commenta Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy & Strategy Group -. Il potenziale per uno sviluppo delle rinnovabili in Italia è elevato, pochi Paesi possono contare su un parco così bilanciato: al legislatore, soprattutto, e agli operatori la responsabilità di garantirne lo sviluppo futuro”.