Hardware Forum 2019: un momento di confronto per i professionisti

Dalla sua nascita Hardware Forum, la Fiera Internazionale della Ferramenta organizzata da Koelnmesse – in programma il 25 e 26 settembre a Milano presso MI.CO – non si propone solo come momento espositivo, ma focalizza sulla formazione e informazione di tutta la filiera del settore.

Per saper tutte novità dell’edizione 2019 abbiamo parlato con Thomas Rosolia, amministratore delegato Koelnmesse Italia.

Un’edizione sempre più completa

Rosolia Thomas AD Koelnmesse Italia per fiera Hardware ForumLa prossima edizione sarà ancora più ricca di iniziative ed attività business e svilupperà il proprio crescente potenziale per offrire un’offerta merceologica ancora più completa nelle diverse specializzazioni: ferramenta, utensileria, colore, giardinaggio, sicurezza, antinfortunistica, elettrico.

Una sinergia forte e collaudata che consentirà lo sviluppo di una manifestazione dalla leadership indiscussa: Bricoday si è confermato il più importante evento b2b nel mondo bricolage ed home improvement e Hardware Forum, edizione dopo edizione, sta rafforzando la propria identità professionale di fiera della ferramenta, dal cuore italiano, ma perfettamente inserita nel network internazionale delle fiere tecniche di Koelnmesse per contribuire allo sviluppo di una cultura ferramenta europea.

Tra le novità di questa edizione, si inseriscono i premi al valore della filiera con tutti i suoi protagonisti: Grossisti, Negozi, Produttori “top 100” e Prodotto dell’anno, iniziative create attraverso la collaborazione di Assofermet, Cerved Group e Hardware Forum.

La fiera della ferramenta e That’s Mobility 2019 hanno siglato un accordo: quali sono i benefici per i visitatori?

Tra le novità 2019 si aggiunge anche l’accordo tra Hardware Forum e That’s Mobility 2019, la Conference&Exhibition dedicata alla mobilità elettrica, un’alleanza strategica fra le due manifestazioni in programma su due diversi livelli del medesimo padiglione del MICO, Centro Congressi di Fiera Milano per il coinvolgimento dei visitatori professionali del comparto elettrico e della distribuzione utensileria e ferramenta.

La concomitanza di più eventi sinergici amplia la platea di professionisti: quali sono le aspettative e come coinvolgere le differenti esigenze?

Attraverso la scelta di partnership valorizzanti e confermando la collaborazione sinergica tra diverse manifestazioni, Hardware Forum intende offrire al visitatore una piattaforma unica nel panorama dell’intero comparto ferramenta e bricolage e un’esperienza multicanale sempre più completa. Anno dopo anno, cresce infatti il coinvolgimento di tutti i mondi del mercato nello scenario europeo, tradizionale, professionale, industriale, online e moderno.

Quali sono le sfide deve affrontare il mercato della ferramenta per restare al passo con i tempi a seguito dell’avvento dell’e-commerce e del digitale?

hardware forumDa oltre tre anni, Hardware Forum presenta in esclusiva le evidenze dell’Osservatorio permanente Multicanalità Ferramenta che continua a monitorare il canale off ed online in tutte le sue tendenze più interessanti. Una ricerca qualitativa inedita per determinare le tendenze delle vendite, raccogliendo indicatori economici di fatturati, di aspettative di crescita, criticità e positività del settore tradizionale e di tutti i negozi che già operano in multicanalità, sia attraverso i player internazionali sia con piattaforme proprietarie, le cui evidenze 2019 saranno presentate al Convegno di Hardware Forum a Milano il 26 settembre nel congresso di Assofermet Forum.

L’aggiornamento continuo è fondamentale per i professionisti: quali sono i temi principali di Hardware Forum 2019?

Un programma dei convegni, articolato tra il Convegno Bricoday e il convegno di Hardware Forum con il congresso Assofermet Forum il 26 settembre e il convegno verticale di Colorday il 25 settembre, presenterà infatti gli scenari più attuali e le tematiche più interessanti del mercato italiano ed internazionale.

Nel dettaglio, il 26 settembre il convegno Hardware Forum ospiterà Assofermet Forum con un programma di alto valore istituzionale ed economico, il cui tema sarà – Rinascimento Ferramenta, data driven, innovazione e formazione per aziende in crescita nel comparto ferramenta.

Il comparto ferramenta, estremamente variegato nella sua composizione, sarà analizzato attraverso i dati economici e le performance di vendita del canale tradizionale, professionale ed online nelle analisi di Gfk, di OPFM Osservatorio permanente Multicanalità in Ferramenta e di Cerved group. Un confronto sui numeri del mercato che darà sostanza a nuove visioni e nuovi significati che stanno modificando radicalmente il canale di rivendite tecniche creando un nuovo modello, Master, di utensileria 2.0 e nuovi scenari formativi per il settore commerciale.

Il modo migliore per apprezzare uno strumento di lavoro è utilizzarlo: quali opportunità offre Hardware Forum nelle due giornate di evento?

Fiera della ferramenta Hardware ForumLa proposta di Hardware Forum si arricchisce di tante iniziative collaterali: da Ferramenta World ai Ferramenta World Boulevard. A cornice dell’area espositiva, Hardware Forum offre a visitatori ed espositori un ricco programma di iniziative collaterali che si articola intorno a nuovi focus e alle ultime tendenze del mercato ferramenta in Italia.

Ferramenta World è un’area speciale – collocata all’entrata del padiglione – dove i prodotti vengono presentati su scaffali allestiti come in un vero negozio ferramenta, alternati a servizi innovativi dedicati alla rivendita. Uno spazio dedicato alle rivendite che qui possono trovare prodotti, soluzioni espositive e servizi innovativi per rinnovare o ristrutturare il proprio punto vendita. In questa edizione le rivendite del comparto potranno richiedere consulenze dedicate per ristrutturare il proprio negozio o ridisegnare completamente o solo in parte il layout espositivo della propria attività fisica ed online.

E si inserisce anche la novità 2019 Ferramenta World Boulevard, un innovativo percorso espositivo (già collaudato nella fiera internazionale Eisenwarenmesse) per la presentazione agile delle ultime proposte di una selezione di aziende di produzione e servizi per il comparto. Ferramenta World è un’iniziativa di Hardware Forum realizzata in collaborazione con Selfit.

Hardware Forum offrirà anche quest’anno un servizio esclusivo per le aziende espositrici presenti in un articolato programma di matchmaking di 300 incontri programmati con i principali distributori del mercato nella distribuzione tradizionale, professionale ed online per ampliare, rafforzare o sviluppare il proprio mercato.

Torna anche la fortunata iniziativa – Vola gratis a Colonia, per i negozio ferramenta che visiteranno la fiera della ferramenta in Italia il 25 e 26 settembre 2019 a FieraMilanocity. Compilando una cartolina allo stand Global Competence di Koelnmesse potranno candidarsi e vincere volo e soggiorno gratuito per visitare la prossima Eisenwarenmesse di Colonia, 1 – 4 marzo 2020, la fiera leader a livello mondiale per il settore.

Luce per la Smart City: cosa può fare l’illuminazione stradale intelligente

La città del futuro è intelligente e connessa. Si sviluppa secondo il paradigma delle Smart City, ovvero città intelligenti in cui, grazie alla tecnologia digitale e all’evoluzione delle telecomunicazioni, ogni funziona è integrata e correlata alle altre.

Gli obiettivi? Creare luoghi più vivibili, adeguati e sostenibili, grazie a servizi efficaci, efficienti ed evoluti, maggior sicurezza ed azioni tese alla salvaguardia ambientale e al risparmio energetico. La Smart City supera il concetto tradizionale di città e offre un modello urbano dinamico, che risponde costantemente alle esigenze dei cittadini e del territorio. In Italia, e ancor più nel mondo, sono tantissimi i progetti avviati in uno dei settori di intervento della Smart City. Nel nostro Paese, ad esempio, sono tantissime le città che hanno già investito per un totale rifacimento dell’illuminazione pubblica, trasformando la “rete di luce” in qualcosa di più.

5 motivi per scegliere la Smart Light

L’illuminazione pubblica è fondamentale in città, garantisce la fruibilità dei luoghi pubblici e sicurezza ai cittadini.

I sistemi tradizionali, ormai, sono superati e risultato poco efficienti. Uno degli obiettivi di una città intelligente è quello di risparmiare energia e sostituire l’illuminazione stradale esistente con nuovi sistemi a LED garantisse un notevole risparmio energetico. Inoltre, una volta effettuato l’investimento iniziale, risparmiare energia e poter contare su corpi illuminanti efficienti, garantisce alle amministrazioni anche un importante risparmio economico.

Inoltre, i nuovi sistemi di illuminazione sono più flessibili e migliorano la qualità dell’illuminazione, con un controllo più puntuale delle caratteristiche della luce emessa. Un insieme di sensori, installato nei corpi illuminanti, rileva costantemente la quantità di luce in luogo e, grazie ad un’analisi ed una elaborazione dei dati, permette di adeguare in tempo reale la luce artificiale fornita negli spazi pubblici.

Grazie proprio alla connessione di ogni punto luce, è possibile conoscere in tempi rapidi eventuali problemi e guasti, rendendo più semplice e veloce la manutenzione. Infine, una rete di illuminazione connessa, permette di integrare differenti funzionalità, installando ulteriori sensori.

illuminazione pubblica intelligente per smart city

Cosa può fare l’illuminazione intelligente per la Smart City

Molte aziende si stanno concentrando sullo sviluppo di nuove soluzioni, trasformando in modo sempre più marcato il tradizionale lampione, fino a renderlo un oggetto intelligente e una vera e propria utility a servizio della città e dei cittadini. La tecnologia necessaria c’è, si tratta solo di capire quali funzioni sono le più utili da integrare a quella dell’illuminazione. La rete pubblica si presta a questa integrazione proprio per la sua diffusione, in quanto i corpi illuminanti sono distribuiti sul territorio e presenti in ogni spazio pubblico. Quali sono allora i vantaggi e le opportunità offerti da un “lampione intelligente”?

Innanzitutto, la smart lighting fa evolvere l’illuminazione pubblica e la rende più efficiente. Il telecontrollo dell’intera rete permette di gestire in modo efficace sia l’intera linea, che ogni singolo punto luce, potendo così regolare il flusso luminoso, programmare l’accensione e lo spegnimento, monitorare le performance, l’andamento dei consumi e lo stato della rete pubblica.

Grazie all’IoT, inoltre, si va oltre l’illuminazione efficiente e si integrano altre funzioni. Grazie ai sistemi di sensori e applicazioni, esempio, è possibile integrare alla rete pubblica anche un sistema di sicurezza e videosorveglianza. Oppure, sfruttare la presenza dei punti luce per l’installazione di sensori per il monitoraggio dell’inquinamento e della qualità dell’aria, o ancora trasformare i lampioni in punti di raccolta dati per la gestione dei parcheggi intelligenti. I lampioni possono diventare, poi, dei veri e proprio punti di riferimento anche per i cittadini, trasformandosi in punti di ricarica, totem informativi o punti di accesso a Internet tramite wi-fi.

Giardini d’Inverno: comfort abitativo e tecnologia green

Tecnologie all’avanguardia, materiali sostenibili e riciclabili, comfort abitativo, pannelli fotovoltaici, building automation, sono alcune delle peculiarità che caratterizzano la nuova edilizia residenziale di Milano Giardini d’Inverno.

L’edificio in classe A + – articolato in tre corpi di fabbrica dalle line rigorose ed eleganti – è performante, efficiente e sostenibile. Le 95 unità offrono diverse soluzioni abitative su varie metrature e sono dotate di terrazze e serre, vero elemento caratterizzante dell’intero progetto.

“La proposta non si distingue solo per bellezza formale e validità costruttiva, ma risponde alle esigenze abitative orientate a valori quali innovazione e sensibilità ecologica” ha sottolineato Maurizio Del Tenno, Consigliere Delegato di China Investment – società promotrice del progetto.

Comfort abitativo e servizi al top

residenza Giardini d'InvernoA livello impiantistico, le residenze Giardini d’Inverno possono contare su dotazioni tecnologiche avanzate: il controllo centralizzato degli impianti, il sistema di videosorveglianza h24 e la possibilità di gestire la casa con semplicità grazie alla domotica di Livello 3, minimizzano i consumi e l’impatto sull’ecosistema, migliorando il benessere psicofisico e la sicurezza della persona.

L’impianto di climatizzazione è stato progettato all’insegna dell’efficienza energetica e del rispetto ambientale e curato da Mitsubishi Electric.

La produzione dei fluidi caldi e freddi avviene grazie a 2 pompe di calore polivalenti condensate ad acqua ERACS2-WQ 1302 e da una pompa di calore per la produzione di acqua calda sanitaria ad altissima temperatura EW-HT /0612, tutte a marchio Climaveneta.

Le pompe di calore producono acqua calda e fredda anche simultaneamente, sfruttando il recupero nella produzione di entrambi i liquidi. L’impianto è collegato a sonde geotermiche e gestito dal sistema ClimaPRO, che ne ottimizza il funzionamento, ne monitora i consumi e permette la pianificazione degli interventi di manutenzione.

Infine, i fluidi sono distribuiti in ambiente tramite un impianto di riscaldamento e raffrescamento a pavimento combinato con un sistema di ventilazione meccanica controllata.

Per un maggiore comfort estivo e un efficace deumidificazione dell’aria è prevista l’installazione, all’interno di ciascun locale climatizzato, di ventilconvettori a due tubi, solo freddo.

Green New Deal: il governo alla prova degli investimenti

Il passaggio dalle parole ai fatti ha sempre rappresentato il punto dolente nei settanta e più anni di storia della Repubblica e naturalmente l’auspicio è che la criticità non si ripresenti puntuale dopo il discorso alle Camere del riconfermato premier Giuseppe Conte, sicuramente la presentazione più “green” mai ascoltata in Parlamento.

Tanto celebrativo riguardo il futuro e lo sviluppo sostenibile del Paese, il presidente del Consiglio, quanto generico nell’indicare le mosse concrete che il suo governo intende effettuare nel breve e medio periodo per percorrere questa ambiziosa strada verde. Il primo giudice dell’esecutivo sarà quindi il tempo, quello necessario per varare e mettere in pratica le nuove normative green, con l’avvertenza che ancor più che a Palazzo Chigi, sede del governo, occorrerà guardare a Via XX Settembre, dove alloggia il ministro dell’Economia…

Non è un mistero che in un Paese come il nostro, con il debito pubblico da decenni fuori controllo, i nuovi e grandi investimenti vanno effettuati a costo zero, ovvero i soldi in più che lo Stato deve tirar fuori vengono in qualche modo sottratti da qualche altro capitolo di spesa. Un esempio tipico è quello del superammortamento che attualmente premia sostanzialmente allo stesso modo le imprese inquinanti e quelle più virtuose.

L’Italia rilancia il Green New Deal: come garantire uno sviluppo sostenibile?

Rivedere superammortamento e credito d’imposta quinquennale

Dalle parole di Conte – “La cultura del riciclo che deve sostituire quella del rifiuto” – ci si aspetterebbe una pronta rimodulazione della materia con l’introduzione di un meccanismo incentivante e disincentivante per accedere al superammortamento, dando quindi di più alle aziende che investono nella produzione sostenibile e meno alle altre, nel rispetto del principio del costo zero.

C’è poi una misura fortemente attesa da tante piccole e medie imprese che operano già adesso in un regime di economia circolare. Ci riferiamo alla rimodulazione del decreto crescita nella parte che prevede per gli interventi di efficienza energetica, ad esempio sulle abitazioni, la possibilità per il cliente finale di trasformare la detrazione di legge in uno sconto sul corrispettivo dovuto. Un’agevolazione che però va di fatto a scaricarsi sul fornitore che ha effettuato gli interventi, rimborsato sotto forma di un credito d’imposta spalmato su ben cinque annualità. Una dilazione d’incasso che può essere sopportata, specie nel caso di importi non elevati, da aziende di grandi dimensioni, ma che sta mettendo in difficoltà tante piccole e medie imprese green, che poi in Italia sono l’assoluta maggioranza.

Un salto di qualità negli incentivi alla mobilità elettrica

mobilità elettrica si fa digitaleUn altro capitolo importante e quello della mobilità elettrica ed ibrida, dove il secondo esecutivo Conte è chiamato ad un autentico cambio di passo. Partiamo da un paradosso che è sotto gli occhi di tutti: al momento è più facile incrociare per strada una Tesla da molte decine di migliaia di euro che non una ben più economica Nissan Leaf. Un paradosso che però è facilmente spiegabile. Infatti, ancora oggi la maggior parte dei veicoli elettrici ha un costo superiore ai trentamila euro, mentre coloro che vorrebbero acquistare uno dei pochissimi modelli meno cari vengono spesso dissuasi dalla loro minore autonomia e dalla mancanza o scarsità dei punti di ricarica.

In realtà il primo governo Conte è già intervenuto sulla materia con la legge di Bilancio 2019 che ha introdotto una serie di incentivi per il passaggio all’elettrico o in subordine all’ibrido. Provvedimento lodevole nelle intenzioni ma assai lacunoso all’atto pratico. Intanto il monte complessivo degli incentivi disponibili, 60 milioni di euro, è veramente ridotto. Inoltre, a destare grandi perplessità è la limitazione che prevede l’accesso agli incentivi solo in cambio della rottamazione di veicoli Euro 1, 2, 3 e 4, spesso appartenenti a soggetti che non avrebbero comunque la disponibilità per comprare un costoso veicolo elettrico, seppur scontato.

Rete di ricarica adeguata su tutto il territorio nazionale

Mobilità elettrica per uno sviluppo sostenibileL’auspicato cambio passo dovrebbe consistere nello stanziamento di maggiori risorse per gli incentivi e nell’allargamento della platea dei beneficiari, togliendo il vincolo della rottamazione. Altra questione fondamentale è quella dei punti di ricarica lungo la rete stradale, la cui diffusione è tuttora lenta e a macchia di leopardo, parallelamente a quel che accade ormai da anni per la banda larga.

L’esecutivo ha davanti due possibilità per garantire la copertura capillare dell’intero territorio nazionale con le colonnine: puntare su una società pubblica ad hoc o dare precisi input, con un adeguato programma di incentivazione, ai privati che operano nel settore.

Di certo, nell’ottica del costo zero, non si potranno trovare i soldi tartassando i possessori di veicoli Euro 4 od inferiori, che magari già faticano ad arrivare alla fine del mese. Piuttosto, in un’ottica allargata, occorrerà reperire le risorse intervenendo col bisturi su qualcuna delle infinite voci di spesa nei conti pubblici. Che poi è esattamente quel che ci si aspetta da un buon governo, dal suo presidente del Consiglio e dal suo ministro dell’Economia.

Easy UPS 3M: l’UPS trifase dedicato al mondo elettrico

Facile da installare, collegare, utilizzare e riparare, ideale per le piccole e medie imprese, i data center e altre applicazioni mission-critical: Schneider Electric estende la linea Easy UPS 3M a 200 kVA, l’UPS trifase dedicato al mondo elettrico.

120, 160 e 200 kVA sono i tre nuovi modelli che si aggiungono alla gamma e soddisfano il crescente bisogno del mercato di una soluzione che garantisca disponibilità energetica, affidabilità, facilità di gestione, di uso e di manutenzione insieme ad un’alta qualità.

Con un design compatto e funzionalità avanzate, Easy UPS 3M è un prodotto versatile in grado di proteggere le apparecchiature più critiche dai danni dovuti a interruzioni di corrente, sovratensioni e picchi. Questa unità consente di risparmiare sull’investimento CapEx e allo stesso tempo offre un’efficienza fino al 99% nella modalità ECO a risparmio energetico.

I clienti beneficiano del servizio di avviamento incluso a garanzia di una configurazione corretta e in sicurezza per ottenere le migliori prestazioni, massima affidabilità, sicurezza e tranquillità.

Easy UPS 3M: tanti vantaggi

Come il resto della gamma, Easy UPS 3M è semplice da installare, utilizzare e gestire. Presenta molti plus che ne consentono l’utilizzo in un’ampia varietà di applicazioni:

Schneider Electric Easy UPS serie 3 è una soluzione di protezione dell’alimentazione facile da scegliere e da utilizzare per le moderne imprese connesse

Energia: rinviata la fine del mercato maggior tutela

Il Decreto Milleproroghe ha spostato la fine del mercato tutelato per l’energia elettrica e il gas al 2020. La decisione sembra ormai irrevocabile, e bisogna affrettarsi sulla scelta del fornitore del Mercato libero più adatto alle esigenze.

Il mercato libero è il risultato di un processo di liberalizzazione del mercato dell’energia e del gas iniziato negli anni ’90 con il decreto Bersani e conclusosi nell’agosto del 2017 con l’approvazione del ddl Concorrenza da parte del Senato.

Nonostante la fretta, al momento non esiste alcun decreto o obbligo, a parte la “spinta” dei fornitori e dai loro call center. I dubbi sono tantissimi e il meccanismo sembra già avviato da tempo, visto il numero dei passaggi al mercato libero dei clienti (privati e business).

Una macchina complessa che ha bisogno di alcune pratiche alquanto lunghe come un decreto che istituisca l’albo dei venditori di energia elettrica e gas, per disciplinare il mercato libero e fissare dei requisiti minimi per gli operatori (forse anche questa è una delle ragioni dello slittamento). La revoca è a tutto favore dei consumatori: alzando la competizione tra i fornitori, i prezzi per la materia prima di luce e gas saranno più bassi.

Il mercato: la situazione attuale

La transizione al mercato libero prevede il passaggio di un numero ancora importante di clienti: secondo l’ultima relazione annuale Arera (“Stato dei Servizi” Vol. I, 31 marzo 2019) gli italiani interessati a questo passaggio sono circa 17 milioni: per cui circa la metà delle utenze in Italia, che si stima in 30 milioni, dovrà obbligatoriamente passare alle offerte del Mercato Libero entro luglio 2020.

energia mercato maggior tutela verso mercato libero

Andamento del mercato energia: mercato maggior tutela vs mercato libero – Fonte Arera

Quali sono i fornitori che operano ancora nel Mercato Tutelato?

Mercato Maggior Tutela o Mercato Libero?

Innanzitutto cerchiamo di comprendere la differenza. Nel mercato maggior tutela dell’energia, i consumatori hanno accesso all’energia alle condizioni economiche e contrattuali fissate dall’Autorità per l’Energia; nel mercato libero l’utente negozierà le tariffe con il fornitore.

Oggi le famiglie o le imprese hanno la facoltà di passare al mercato libero. Il cliente dovrà aderire a una fornitura adatta alle proprie esigenza: dual (luce e gas), monoraria (un’unica fascia di consumo per tutta la giornata), bioraria (più fasce di consumo durante l’arco della giornata), gruppo d’acquisto etc.

Se si considera che la direzione presa ormai è irrevocabile, sono molti i vantaggi del mercato libero: il risparmio, i pacchetti che includono servizi aggiuntivi e assicurazioni per la casa e il prezzo bloccato (di solito per 12 o 24 mesi). Ricordiamo che nel mercato tutelato le tariffe vengono aggiornate ogni 3 mesi.

Come muoversi?

Oggi la spesa per la materia prima, nonostante la richiesta e la competizione, è in rialzo. Le materie prime hanno un prezzo sempre maggiore e questo costringe i fornitori a offrire prezzi più alti. Quindi crediamo che sia meglio approfittare del momento prima di ritrovarsi con prezzi non così convenienti.

Il consiglio è sicuramente quello informarsi sui prezzi dei tanti fornitori sul mercato libero e iniziare una comparazione, confrontando prezzi e tariffe.

Secondo una stima di Selectra Italia, scegliendo il fornitore più adatto alle esigenze, è possibile risparmiare fino al 18% rispetto al mercato tutelato.

Auto elettriche: tutto quello che c’è da sapere

Storia dell’auto elettrica

Forse non lo sapevate, ma l’auto elettrica fu tra i primi tipi di auto ad essere inventata, realizzata e venduta. La scoperta risale addirittura al 1835 (circa) quando un imprenditore scozzese di nome Robert Anderson inventò la prima carrozza elettrica.

Invenzione dell'auto elettrica nel 1835

La prima auto elettrica, invece, risale al 1884, più di 20 anni prima della Ford Model T. Si trattava di un prototipo costruito a Londra da Thomas Parker, che utilizzò delle batterie speciali ricaricabili ad alta capacità da lui stesso costruite.

Quattro anni dopo, nel 1888, l’inventore tedesco Andreas Flocken progettò la famosa Flocken Elektrowagen, considerata da tutti come la prima vera e propria auto elettrica del mondo.

A quell’epoca, infatti, le auto a propulsione elettrica fornivano prestazioni, affidabilità e comfort che non potevano ancora essere raggiunti dalle auto a benzina. Tant’è che si stima che all’inizio del XX secolo ne sono state vendute ben 30.000!

Le auto elettriche erano decisamente meno rumorose di quelle a benzina e non richiedevano cambi di marcia anche se, i limiti tecnologici relativi a batteria, carica e trazione, ne limitavano la velocità a soli 32 km all’ora. Ma c’erano anche eccezioni! La Jamais Contente, un veicolo a forma di razzo guidato da Camille Jenatzy, il 29 aprile 1899 raggiunse una velocità di 105,88 km/h.

Con il passare del tempo, l’evoluzione dei motori a combustione ha ridotto i vantaggi delle auto elettriche, rendendo le auto a benzina più diffuse grazie soprattutto ai tempi di rifornimento molto più rapidi e ai costi di produzione, più economici.

Poi la presa di consapevolezza e la svolta. All’inizio degli anni ’90, governi, organizzazioni e associazioni hanno iniziato a chiedere veicoli con emissioni ridotte e a basso consumo di carburante, con l’obiettivo di passare gradualmente a veicoli a emissioni zero. In risposta, alcune case automobilistiche (tra cui Chrysler, Ford, GM, Honda, Nissan e Toyota) hanno dato via alla produzione di modelli elettrici.

Molti paesi, nel frattempo, hanno anche fissato la scadenza per il divieto di vendita dei veicoli a benzina e diesel: la Norvegia entro il 2025, Cina, India e Germania entro il 2030, Francia entro il 2040, Gran Bretagna entro il 2040 o 2050.

Le auto elettriche in Italia

Nel nostro Paese le auto a benzina e diesel rappresentano la fetta più ampia del mercato, seguite a distanza da GPL e metano. Le full electric o ibride plug-in circolanti infatti sono solo l’1% del totale dei veicoli.

Pur rappresentando solo l’1% dei veicoli, quello delle auto elettriche è l’unico comparto con un segno positivo.

Pur essendo oggetto di desiderio di molti connazionali – stando a quanto emerso da un’indagine di ECU Testing – in Italia l’auto elettrica è ancora poco utilizzata.  Pochissimi ne possiedono una, anche se in molti la vorrebbero (pare ben 8 italiani su 10!).

Quali sono quindi i motivi che frenano la crescita dell’e-mobility in Italia? Lo abbiamo chiesto a Daniele Invernizzi – Presidente di eV Now e Vice Presidente di Tesla Owners Italia – che ci ha confermato che sicuramente le causa principale che frena il mercato italiano è l’enorme disinformazione.

La gente non compra l’elettrico perché non lo conosce e perché ha tanti preconcetti. Dal punto di vista della produzione energetica, della rete di infrastrutture e delle installazioni siamo più forti di tanti altri Stati europei. Quello che ci manca è solo l’informazione. Negli altri stati sono state fatte campagne di comunicazione e di marketing molto forti, con giornalisti scientifici impegnati a trattare l’argomento. Da noi questo manca. Tuttavia, sono convinto che abbiamo una potenzialità di recupero abnorme” – ci spiega Daniele Invernizzi.

Una disinformazione che passa principalmente dai social media, ma anche dalla cattiva informazione giornalistica.

Quella della e-mobility è una tecnologia disruptive, ovvero una tecnologia che va a spegnere quello che c’era prima. È normale che ci sia del timore e una conseguente tendenza a parlarne poco o di farla passare un po’ sottotraccia. Ma chi è informato fa i suoi conti e passa senza dubbi all’elettrico” – continua Daniele Invernizzi.

Oltre a una maggiore informazione e agli investimenti da parte delle aziende automobilistiche e dei big dell’energia, a supporto della mobilità sostenibile servono anche politiche nazionali e normative. Vediamo qual è la situazione nel nostro Paese.

Incentivi e detrazioni fiscali per la mobilità elettrica

La Direttiva europea 2014/94/UE stabilisce che, dal 2019, ogni nuova casa costruita o ristrutturata in Europa dovrà essere equipaggiata di almeno un punto di ricarica per i veicoli elettrici.

In Italia, il Decreto Legislativo 257/2016 definisce i requisiti minimi per la costruzione di infrastrutture per i combustibili alternativi, inclusi i punti di ricarica per le auto elettriche.

Sempre in Italia, la Legge di Bilancio 2019 – pubblicata sulla Gazzetta ufficiale in data 31 dicembre 2018 – contiene alcune misure al fine di favorire la mobilità sostenibile. In particolare, la legge prevede l’attuazione di:

Abbiamo chiesto a Daniele Invernizzi se quanto si sta già facendo basta, o se serve altro, e che cosa:

Prima di fare le leggi, la politica deve parlare con chi opera nel settore, consultarsi con chi sa. Ad esempio, ben vengano gli incentivi della regione Lombardia, ma non sono stati pensati per l’elettrico. Si poteva fare molto meglio. Occorre quindi un tavolo tecnico a livello nazionale che metta a confronto chi si occupa di elettricità, energia e mobilità con il politico – che fa un altro mestiere. Noi ne abbiamo già fatti diversi con i ministeri e sono andati molto bene” – ha spiegato Daniele Invernizzi.

Oltre alle norme europee e nazionali, va ricordato che quasi tutte le regioni italiane prevedono l’esenzione del bollo, parcheggi gratuiti e accesso libero alle ZTL. A Milano, ad esempio, le auto elettriche possono parcheggiare gratuitamente sia sulle strisce blu, sia su quelle gialle.

La politica ha lavorato bene, servirebbe solo una maggiore uniformità tra le varie città e regioni, esattamente come si è fatto con il sistema di ricarica. Le colonnine di ricarica infatti, si stanno uniformando e oggi è già possibile caricare ovunque con la stessa tessera. In Italia e in Europa” – ha precisato Daniele Invernizzi.

I vantaggi delle auto elettriche

Dall’indagine di ECU testing di cui abbiamo parlato, è emerso che secondo gli italiani, oltre a costare troppo, le auto elettriche sono meno performanti, hanno scarsa autonomia, la ricarica è lunga e vi è mancanza di disponibilità di colonnine. Ma è davvero così?

I veicoli elettrici fanno bene alla salute, al clima, e all’economia.

Ovviamente è tutto falso. I vantaggi della mobilità elettrica sono enormi e il risparmio a lungo termine supera decisamente il costo iniziale del passaggio dall’auto tradizionale a quella elettrica. Ripassiamo innanzitutto perché un’elettrica è meglio di un’auto a benzina o diesel:

1 – Vantaggi economici

Le auto elettriche sicuramente costano di più (per ora) rispetto alle concorrenti alimentate da fossile. Ma sono davvero così costose come molti credono? Purtroppo, l’errore che si fa troppo spesso è quello di guardare ai costi a breve termine. E infatti …

C’è una cosa di cui tanti italiani non si rendono conto, e non solo in questo settore dell’economia: il Total Cost of Ownership. Un’auto elettrica ha una durata incredibile e può fare mezzo milione di km senza alcuna manutenzione. E dato che gli italiani sono abituati a tenere l’auto come minimo per 10 anni, devono sapere che in quei 10 anni l’elettrico gli costerà di meno. Una macchina elettrica al suo decimo anno avrà le stesse prestazioni che aveva il primo. La termica no” – sottolinea Daniele Invernizzi.

Meno consumi

Per percorrere la stessa distanza, il pieno di energia di un’auto elettrica costa circa un terzo in meno rispetto a quello in benzina. Mettiamo che dobbiamo percorrere 100 km con un’auto di media cilindrata: la ricarica elettrica ci costerà all’incirca 4 euro, per la stessa distanza invece dovremo spendere 12,5 euro in benzina.

Meno manutenzione

Un veicolo elettrico ha molte meno parti motore e pertanto è più resistente rispetto ad un’auto a benzina o diesel. Non ci sono sistemi di scarico, motorini di avviamento, sistemi di iniezione del carburante, radiatori, e così via. Tutto questo si traduce in risparmio sui costi di manutenzione. Basterà tenere sotto controllo lo stato di freni, gomme e sospensioni. È se è vero che, prima o poi, le batterie si consumano e che quindi sarà necessario sostituirle, va anche ricordato che la maggior parte dei produttori di auto elettriche garantisce le batterie mediamente per 8 anni.

Meno tasse e spese quotidiane

Come abbiamo già anticipato, molte regioni prevedono l’esenzione (o comunque uno sconto) sul bollo delle auto elettriche, oltre che alla possibilità di parcheggiare gratuitamente e all’accesso libero alle zone ZTL – zone a traffico limitato.

Indipendenza energetica

Grazie alla e-mobility, si potranno ridurre le perdite economiche dovute all’importazione di combustibili fossili per i trasporti e l’esposizione dei consumatori alla volatilità dei prezzi del petrolio. Questo grazie alla sostituzione del  petrolio importato con energia generata da fotovoltaico ed eolico.

2 – Vantaggi per l’ambiente

Le auto elettriche contrastano i cambiamenti climatici

Fortunatamente, il nostro mondo diventa ogni giorno più eco-consapevole, e le persone guardano sempre più alle auto elettriche come soluzione per ridurre le emissioni di gas e per migliorare la qualità dell’aria.

I trasporti sono la causa del circa 25% delle emissioni di gas serra.

Nulla di meglio quindi per cominciare a limitare i danni causati dai cambiamenti climatici che sostituire le vetture elettriche a quelle termiche. Un’opzione ecologica d’obbligo, per cui abbiamo un tempo massimo di 10/15 anni, ma i cui vantaggi sull’ambiente sono importanti. Vediamoli insieme.

Zero emissioni

Un’auto elettrica non emette né CO2 né NOx e neppure rilascia polveri sottili. Insomma, i veicoli elettrici sono a zero emissioni e quindi contribuiscono a contrastare i cambiamenti climatici e a ridurre l’inquinamento atmosferico causato dai gas di scarico.

Zero sprechi

Le auto elettriche contribuiscono all’economia circolare perché sono prodotte perlopiù utilizzando materiali riciclabili. Non tutte, ma i modelli più recenti hanno le parti interne (sedili e rivestimenti) realizzate con materiali riciclabili. Ad esempio, in un comunicato BMW afferma che un quarto degli interni della sua i3 è realizzata in plastica riciclata e materiali rinnovabili – e che il 95% dell’auto può essere riciclato. E ancora, gli interni e la carrozzeria della Nissan Leaf sono in parte realizzati con materiali provenienti da bottiglie di acqua, sacchetti di plastica, vecchie parti di automobili e persino elettrodomestici riciclati.

Anche le batterie utilizzate per alimentare le auto elettriche possono essere riciclate. Infatti, una batteria agli ioni di litio non più in grado di alimentare un’auto elettrica ha ancora l’80% circa della sua capacità (solo non può più essere ricaricata abbastanza velocemente). Queste batterie vengono quindi impiegate negli edifici per accumulare l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici. E anche quando hanno terminato questo ciclo di vita, possono essere utilizzate per applicazioni a più basso consumo, oppure per estrarne materie prime per nuove batterie.

3 – Vantaggi per la salute e per la sicurezza

Più salute

La riduzione delle emissioni nocive di gas di scarico si traduce in una migliore qualità dell’aria, e quindi in una conseguente diminuzione dei problemi di salute causati dall’inquinamento atmosferico.

Oggi i fumi del diesel (detti anche babykiller perché stazionano ad un metro e venti di altezza e quindi fanno male soprattutto ai bambini), il benzene, e tutti gli ossidi e vapori emessi dalle auto termiche, ammalano le persone e pesano sul sistema sanitario per miliardi di euro ogni anno. Basti pensare che, secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, a causa degli effetti solo del PM 2,5 si contano ogni anno oltre 400mila morti.

Più sicurezza

Dal punto di vista fisico, l’avere la batteria nel pianale permette alle auto elettriche di essere più ancorate alla strada e quindi più maneggevoli. Inoltre, non avendo un motore nel cofano anteriore e avendo spazi più ampi, non c’è il rischio dello sfondamento dell’abitacolo da parte del motore.

Non ci sono fluidi che possono prendere fuoco come la benzina e carburante diesel, che nelle auto termiche ltre ad essere altamente infiammabili, sotto pressione esplodono.

Dal punto di vista tecnico, invece, la coppia che l’auto elettrica riesce a erogare può togliere da brutte situazioni. Con una marcia sola e una coppia disponibile a zero giri, è possibile svincolarsi da situazioni pericolose.

Dal punto di vista elettrochimico, poi, dobbiamo ricordare che le batterie sono molto sicure. Nonostante qualche raro episodio di incendio, portato alla cronaca solo perché si parlava di auto elettriche, va ricordato che dal punto di vista delle percentuali matematiche di probabilità di incendio le auto elettriche sono le più sicure al mondo.

Mobilità elettrica: prospettive future

crescita auto elettriche mondo

Il mercato delle auto elettriche sta crescendo ovunque. Nel 2018 sulle strade del mondo circolavano più di tre milioni di auto elettriche, un incremento del 50% rispetto al 2017. Le vendite, nello stesso anno, hanno raggiunto quota 1,6 milioni di veicoli.

Per quanto riguarda il mercato italiano, le immatricolazioni 2018 delle auto elettriche sono passate dalle 2.020 dell’anno precedente alle 4.996, segnando un aumento del +147,3%. Le ibride plug-in, invece, sono passate dalle 2.865 immatricolazioni nel 2017 alle 4.569 l’anno successivo.

Navigant Research prevede uno sviluppo globale della mobilità elettrica con 127 milioni di auto elettriche plug-in in circolazione entro il 2030. Una crescita che sicuramente sarà stimolata dal minor costo delle batterie, dall’evoluzione delle tecnologie e da un aumento delle politiche governative contro le emissioni inquinanti.

Sempre secondo Navigant Research, il mercato globale delle infrastrutture per la ricarica dalle 1,4 milioni di unità vendute e installate nel 2019 arriverà a oltre 12 milioni di unità entro il 2030. Ma quando la svolta? Lo abbiamo chiesto a Daniele Invernizzi che ci ha spiegato:

L’elettrico comporta una trasformazione totale sia della filiera di costruzione dei veicoli, sia della filiera di gestione di questi ultimi, inclusa la parte riservata al carburante. Proprio per questo motivo ha bisogno di un periodo di transizione, perché rivoluziona completamente gli assetti esistenti. Non possiamo quindi pretendere che ci sia una svolta, il passaggio ci sarà ma sarà molto graduale e richiederà ancora parecchi anni. Il futuro sarà indubbiamente elettrico, ma richiede tempo perché si tratta di un cambiamento epocale”.

Sulla base di quanto stimato dall’E-mobility Report 2018 del Politecnico di Milano, in Italia si assisterà a un impatto reale della mobilità elettrica intorno al 2025. A sostenere lo sviluppo saranno le aziende, i comparti e i servizi collegati. Uno di questi è il leasing, che è molto più conveniente rispetto all’acquisto dell’auto.

Oggi si parla sempre più di Sharing Economy. Il concetto è quello di non avere più un veicolo di proprietà, ma di usare un servizio. Il vantaggio è che ti permette di avere una macchina sempre nuova e sempre aggiornata – ha spiegato Daniele Invernizzi.

Inoltre, non va dimenticata la crescita e la sempre maggiore diffusione di fotovoltaico e dell’accumulo, che permetteranno di guidare consumando energia pulita.

“Ricordiamoci che in casa nostra abbiamo una delle eccellenze energetiche a livello internazionale: ENEL. In Italia, non solo con ENEL ma con tutto il comparto elettrico, abbiamo una delle produzioni di energia più pulite d’Europa. Siamo un’eccellenza da quel punto di vista” – ha ricordato Daniele Invernizzi.

Siamo una delle nazioni che produce più energia pulita e che la esporta in tutto il mondo.

Nel prossimo futuro, infine, potremo anche contare sulla tecnologia Vehicle-to-Grid (V2G), un sistema di ricarica bidirezionale integrata, in grado di trasferire l’energia dalla rete alle batterie dei veicoli elettrici e di immetterla successivamente nella rete locale in caso di necessità.

Auto elettriche: Domande & Risposte

Le auto elettriche vanno piano?

Le auto elettriche al semaforo non si fanno lasciare indietro. L’elettrico ha prestazioni anche maggiori rispetto al termico e accelerazione e velocità sono paragonabili alle vetture tradizionali. Ad esempio, la Nissan Leaf impiega 7,9 secondi per passare da 0 a 100 km/h e raggiunge una velocità massima di 144 km/h.

Quanto costa la ricarica di un’auto elettrica?

Immaginiamo di dover percorrere 100 km con un’auto di media cilindrata: la ricarica elettrica costerà all’incirca 4 euro. Per la stessa distanza invece dovremo spendere 12,5 euro in benzina.

Ci sono ancora poche colonnine di ricarica in Italia?

In Italia, solo ENEL sta installando più di 100 stazioni di ricariche a settimana, poi ci sono tutti gli altri operatori. Probabilmente, nel 2020 arriveremo al pareggio – se non al superamento – delle stazioni di rifornimento di carburante.

Quanto tempo ci vuole per caricare un’auto elettrica?

Le moderne auto con carica rapida possono essere ricaricate tra i 20 minuti e la mezz’ora.

Qual è l’autonomia media delle auto elettriche con un pieno di ricarica?

Ovviamente dipende dai modelli, ma siamo arrivati mediamente a circa 250 km reali.

Si può fare la ricarica dell’auto elettrica a casa?

Le stazioni di ricarica possono essere installate in casa e saranno presto disponibili in sempre più parcheggi e luoghi pubblici.

Quanto dura la batteria dell’auto elettrica?

La durata media della batteria supera il mezzo milione di km su tutte le auto elettriche.

Fotovoltaico: le opportunità alla luce del Decreto FER1

Vuoi conoscere le opportunità che può offrire il fotovoltaico? Vuoi sapere le novità apportate dal decreto per le fonti di energia rinnovabili (FER1)?

L’obiettivo del nuovo Decreto FER1 – pubblicato in Gazzetta il 12 agosto – è quello di sostenere la produzione di energia da fonti rinnovabili, per raggiungere i target europei definiti dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) entro il 2030.

Il nuovo provvedimento punta a incentivare la diffusione delle rinnovabili attraverso l’integrazione con tecnologie come la mobilità elettrica.

Il nuovo decreto, infatti, oltre a premiare l’autoconsumo per impianti fino a 100 kW con una quota di autoconsumo superiore al 40%, stabilisce il meccanismo delle aste per impianti fotovoltaici su tetto in sostituzione dell’amianto.

FRONIUS_Locandina_Decreto FER1Roadshow su opportunità, strumenti e decreto FER1

Per supportare gli installatori e i professionisti del settore, Fronius Italia – in collaborazione con l’Ing. Erica Bianconi, Scame Parre e Geneco Group – presenta un roadshow che analizzerà le opportunità legate agli impianti fotovoltaici con potenza superiore ai 20 kWp – installati sia in autoconsumo sia in totale cessione di energia – secondo le indicazioni del nuovo Decreto FER1.

Durante il seminario verranno approfondite:

Inoltre, saranno presentati esempi di fattibilità economica per diverse tipologie di impianti fotovoltaici, cercando di analizzare i flussi economici ottimali sia nel caso di impianti in totale cessione di energia, sia per impianti in autoconsumo (a cura di Erica Bianconi e Fronius Italia).

Verrà affrontata le tematica relativa alla rimozione dell’amianto con sostituzione di moduli fotovoltaici (a cura di Geneco Group) e l’installazione di colonnine di ricarica per auto elettriche (a cura di Scame Parre), vantaggio sia in termini di autoconsumo, sia in termini di accesso ai registri definiti dal Decreto.

In vista del 30 settembre 2019, apertura del 1° registro, il tour rappresenta un evento da non perdere.

Tutte le tappe del Roadshow

Giovedì 19/09 ore 14-19 – Sede Fronius Via dell’Agricoltura 46 37012 Bussolengo (VR)
Martedì 01/10 – Modena
Mercoledì 23/10 – Catania
Venerdì 25/10 – Roma
Martedì 29/10 – Firenze
Mercoledì 30/10 – Bergamo
Martedì 12/11 – Pesaro Urbino
Giovedì 14/11 – Padova
Martedì 19/11 – Salerno

Come partecipare

Per partecipare al roadshow gratuito “ Fare business con FV ed efficienza energetica: opportunità, strumenti e decreto FER1” è sufficiente iscriversi a questo link.

Protezione perimetrale con il sensore a tenda DT radio

Da sempre impegnata a innovare, RISCO Group – azienda attiva nel mercato della sicurezza e specializzata nello sviluppo, nella produzione e nella commercializzazione di un’ampia gamma di soluzioni di sicurezza integrate – amplia la gamma di sensori da esterno con il sensore a tenda DT radio.

Sensore a tenda DT radio: caratteristiche che fanno la differenza

Progettato per rendere la protezione da esterno più affidabile, il nuovo sensore permette al sistema di sicurezza di identificare un intruso prima ancora che entri nell’area che si desidera proteggere.

Dal design discreto, il nuovo sensore a tenda resiste ad acqua, polveri, pioggia e neve – grazie alla sua conformità al grado di protezione IP65 – e ai raggi UV, evitando l’usura e lo scolorimento dell’apparecchio.

Grazie alla tecnologia di rivelazione DT integrata, che combina microonda in banda K con sensore PIR e sensore luce solare per ignorare gli improvvisi sbalzi di intensità luminosa sulla base di un algoritmo, il nuovo sensore di RISCO minimizza i falsi allarmi.

Inoltre, la nuova soluzione è dotata della tecnologia antimascheramento a infrarosso attivo in grado di segnalare tentativi di manomissione.

Il fascio stretto di massimo 1 m e copertura regolabile fino a 12 m permettono al sensore a tenda DT radio di proteggere gli spazi adiacenti un muro perimetrale come una finestra o un’area aperta. Il sensore avvisa del passaggio di intrusi all’interno del fascio, ma non genera allarmi per chi si muove nelle vicinanze del fascio. In questo modo la zona può rimanere inserita 24 ore su 24, anche mentre ci sono delle persone all’interno degli spazi protetti o che si muovono all’esterno dell’area protetta. Una soluzione per chi desidera lasciare le finestre aperte, rimanendo al sicuro ed evitando situazioni di allarmi generati accidentalmente.

Per una rilevazione perimetrale accurata

Grazie al sensore a tenda DT radio, gli installatori possono beneficiare di una rilevazione perimetrale accurata, oltre alla possibilità di configurazione e diagnostica da remoto con tastiera o software di configurazione.

Oltre alla versione radio, il sensore a tenda DT radio – compatibile con Agility4 (dalla versione 5.15), LightSYS2 (dalla versione 5.80) e ProSYSPlus (dalla versione 1.2.1.17) – sarà a breve disponibile anche nella versione filare per collegamento tramite bus RISCO o relè.

“Siamo da sempre impegnati a sviluppare soluzioni innovative per soddisfare al meglio le esigenze in continua evoluzione degli utenti – ha dichiarato Ivan Castellan, Branch Manager di RISCO Group Italia. – Negli ultimi anni il mercato si è orientato verso le soluzioni a tenda. Sebbene non siamo i primi a proporre questo tipo di soluzione c’è molta attesa su come RISCO abbia interpretato questo tipo di protezione: grazie alla conformità al grado di protezione IP65, permettiamo al nostro innovativo sensore a tenda DT radio di essere installato completamente all’esterno della facciata oppure – date le dimensioni compatte – di essere integrato sui serramenti di porte o vetrate”.

Mercato smart home: quanto è connessa la casa degli italiani?

La casa del futuro non può che essere connessa, ne siamo già testimoni: ma quali sono le tecnologie predilette dagli italiani sul mercato della smart home? Risponde il noto portale Trovaprezzi.it con il recente Osservatorio Smart Home, lanciato in occasione di IFA Berlino e dedicato proprio alle preferenze dei nostri connazionali in fatto di elettrodomestici, apparecchi e prodotti per la casa connessa.

Cosa intendiamo per casa connessa

Negli ultimi anni, il concetto di domotica “senza fili” ha rivoluzionato il modo di concepire spazi, arredi e impianti domestici. Le parole chiave di questa trasformazione sono innovazione, efficienza energetica, comfort e sicurezza. A conferma di questo trend, l’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano assegna alla casa connessa un valore complessivo di 380 milioni di euro nel 2018, in crescita del 52% sull’anno precedente.

Riscaldamento, climatizzazione delle stanze, impianti elettrici, sistemi di controllo per finestre, porte e antifurto, oltre a svariati componenti della casa integrati e controllabili da remoto: tutto è ormai progettato in modo da facilitare le molteplici attività della vita domestica, garantendo al contempo efficienza, riduzione degli sprechi e risparmio in bolletta.

Osservatorio Smart Home Trovaprezzi.it_IFA_Berlino

Infografica Osservatorio Smart Home Trovaprezzi.it_IFA_BerlinoI 5 prodotti più cercati sul mercato della smart home

Analizzando un campione di circa 45 top prodotti connessi o “connettibili”, Trovaprezzi.it ha registrato tra gennaio 2018 e giugno 2019 oltre 126 mila ricerche. Le stime per intenzioni d’acquisto evidenziano un picco massimo negli ultimi due mesi del 2019: oltre 16 mila ricerche a novembre e quasi 14 mila a dicembre, a conferma del crescente interesse per la smart home.

Ecco i 5 prodotti intelligenti più cercati dagli italiani:

Più di nicchia, invece, le soluzioni smart per riscaldamento e climatizzazione: caldaie, termostati e condizionatori connessi agli assistenti vocali capaci di garantire un notevole risparmio energetico.

 

Osservatorio Trovaprezzi.it: casa connessa per tutte le tasche

La survey si conclude con una domanda più che legittima, vista la mission del portale: quanto costa una smart home? La selezione effettuata tra i migliori prezzi e i prodotti più cercati online (TV, comandi vocali, robot aspirapolvere, lavatrici, caldaie a condensazione, interruttori wireless e lampadine smart) parla di una spesa inferiore a 2.500 euro.

L’amore incondizionato degli italiani per il proprio “nido” sembra dunque destinato a transitare in maniera sempre più netta dal mercato della smart home e dalle sue innovative proposte.