Scommettere sulle bioenergie conviene all’Europa

Le bioenergie possono fornire un importante contributo nella decarbonizzazione. La IEA ci crede e l’Europa ha tutto da guadagnare nel puntare su biomasse, bioliquidi e biogas

Nel percorso verso la decarbonizzazione le bioenergie possono fornire un contributo importante. Lo crede l’International Energy Agency, che ha voluto dare il proprio avvallo, assumendo pochi giorni il ruolo ufficiale di facilitatore della Biofuture platform. Si tratta di un network composto da 20 paesi che intendono accelerare lo sviluppo e aumentare la diffusione di moderne alternative sostenibili rispetto ai combustibili fossili e a basso tenore di CO2 in vari settori, dai trasporti alla chimica. Perché la IEA ha preso questa decisione? Lo spiega il suo direttore esecutivo, Fatih Birol, parlando di bioenergy come del “gigante trascurato delle energie rinnovabili”. “Prevediamo che le bioenergie moderne continueranno a guidare il settore e hanno enormi prospettive di ulteriore crescita”. Certo, serviranno politiche avvedute e norme stringenti per assicurare la sostenibilità e per dare pieno slancio alle potenzialità di questa fonte, che comprende forme di energia prodotte da biomasse, bioliquidi e biogas.

Ma già oggi, sottolinea, la quota di bioenergie nel mix di consumo energetico di rinnovabili nel mondo è di circa il 50%, ovvero tanto quanto prodotto da energia idroelettrica, eolica, solare e le altre fonti green.

L’Europa in tutto questo potrebbe ritagliarsi un ruolo prioritario nello scacchiere mondiale. Ne ha tutte le potenzialità.

Bioenergie, principali fonti rinnovabili d’Europa

L’obiettivo della Biofuture platform è accelerare la transizione verso una bioeconomia globale avanzata, a basse emissioni di CO2. Un obiettivo possibile grazie alle bioenergie su cui, però sono state sollevate anche perplessità: per esempio, la biomassa a base legnosa è un argomento controverso e molto dibattuto nelle discussioni sul clima; secondo alcuni scienziati emetterebbe fino al 50% in più di CO2 rispetto al carbone. Tuttavia, i suoi sostenitori, inclusa l’EPA – Agenzia USA dell’Ambiente, la ritengono una fonte di energia “carbon neutral”.

E come fonte energetica green ha sicuramente un peso specifico considerevole. Secondo Cristina Calderón, Market Intelligence Director di Bioenergy Europe, le bioenergie costituiscono oggi la principale fonte rinnovabile in Unione Europea, con una quota del 63,83% nel mix energetico verde. “È anche la più versatile tra tutte le fonti rinnovabili, può essere utilizzata per produrre elettricità e calore e come base per carburanti”. Grazie a questa sua dote, rileva nel report 2018 sullo stato dell’arte delle bioenergie in Europa, è una fonte cruciale per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici UE.

Concorda sul tema il segretario generale dell’associazione, Jean-Marc Jossart, che nello stesso report, segnala come il potenziale di biomassa in Europa, superiore a 700 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, è cinque volte superiore al consumo attuale.

Ma già oggi, anzi nel 2016 (dati Eurostat), per la prima volta hanno superato il carbone in termini di produzione di energia primaria. Tra l’altro, il 95,9% della bioenergia consumata nell’UE è prodotta localmente. Un buon risultato che però non basta a rendere indipendente l’UE dall’import di combustibili, in particolare petrolio e gas.

Per comprendere più facilmente il suo valore sul green mix energetico, è possibile riprendere sempre da Bioenergy Europe una stima: calcolando che l’Europa avrebbe fatto affidamento, dal primo gennaio al 20 ottobre 2018, su energia fossile e nucleare per 293 giorni, per i restanti 72 giorni il fabbisogno energetico sarebbe stato soddisfatto dalle rinnovabili, 43 dei quali grazie alle bioenergie.

Il peso specifico delle bioenergie in Italia

E in Italia? Come segnala l’ultimo rapporto Ispra, dal 1990 al 2016 il consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili è quadruplicato passando da 6,4 a 26,018 Mtep, sul totale biomasse e rifiuti contribuiscono per 13,177 Mtep.

Nello stesso si segnala che: “Le sorgenti di energia rinnovabile prevalenti sono state storicamente quella geotermica e idroelettrica che dal 1990 al 2000 rappresentavano più dell’80% del consumo interno lordo di energia rinnovabile. La restante quota era soddisfatta principalmente da energia proveniente da biomasse e rifiuti. Dopo il 2000 quest’ultima fonte mostra un tasso di crescita considerevole, e dal 2007 supera la quota del 50%. Nel 2016 la quota di energia da biomasse e rifiuti rinnovabili è pari al 50,6% del consumo interno lordo di energia rinnovabile”.

quota relativa di rinnovabile fonte Ispra

Quota relativa di energia rinnovabile per fonte nel consumo interno lordo nazionale – Fonte Rapporto Ispra

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
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