Rinnovabili Offshore: opportunità ed esempi

L’energia rinnovabile è la chiave per la transizione energetica e la decarbonizzazione, per questo è bene sfruttare a pieno anche le potenzialità delle tecnologie Offshore
eolico e fotovoltaico: le rinnovabili offshore

L’energia rinnovabile Offshore “nasce” nell’acqua e può dare un importante contributo allo sviluppo delle fonti rinnovabili. Non è un caso che l’Europa ci scommetta, con la Strategia Energie rinnovabili Offshore e un documento che contiene il piano per favorire la crescita delle tecnologie per la produzione di energia rinnovabile in acqua.

Cosa si intende per rinnovabili offshore? Si parla principalmente di eolico, fotovoltaico flottante e sistemi per la produzione di energia a partire dalle correnti e dalle onde del mare. Del resto il nostro continente ha il vantaggio di godere di numerosi affacci sul mare, per cui i presupposti sono positivi e le previsioni di sviluppo anche.

L’Unione Europea ha previsto per il 2050 la disponibilità di 300 GW di eolico Offshore e 40 GW di energia prodotta dal mare. Chiaramente, per raggiungere tali risultati sono necessari opportuni investimenti, per la realizzazione degli impianti e delle infrastrutture ad essi connesse.

Eolico Offshore

Quando si parla di eolico Offshore, si discute di parchi eolici realizzati sulla superficie dell’acqua, tramite l’installazione di pale galleggianti che sfruttano l’energia del vento, particolarmente intensa e stabile se ci si allontana dalla costa. È per questo che la produzione di energia è maggiore e, per produrre la stessa quantità, sono sufficienti meno pale. Il paese europeo con maggior potenza installata è il Regno Unito, seguito da Germania e Belgio. L’Unione Europea si pone l’obiettivo di passare da 13 GW di potenza installata a 60 GW entro il 2030.

Rinnovabili offshore: eolico

Nel mondo, tra i paesi che si stanno maggiormente interessando a questa tecnologia c’è il Giappone, che si pone l’obiettivo di produrre 45 GW di potenza entro il 2040. Se riuscisse nell’intento, sarebbe tra i primi tre paesi al mondo per produzione, insieme a Cina e USA.

Tra i motivi che hanno inizialmente limitato la diffusione dei parchi eolici Offshore c’è anche quello economico, in quanto gli investimenti per l’installazione e la manutenzione sono maggiori rispetto ai normali impianti eolici Onshore. L’Italia, nello specifico, è ancora indietro rispetto ad altri paesi europei, nonostante il potenziale del mediterraneo abbastanza elevato, seppure non al livello sui mari del Nord Europa, con venti più intensi e fondali meno profondi.

Tra gli altri ostacoli alla diffusione in Italia, però, permangono burocrazia e iter autorizzativi, oltre che tematiche paesaggistiche e tecniche di connessione alla rete ancora da risolvere pienamente. In ogni caso, il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima prevede un traguardo di 900 MW di potenza installata entro il 2030. Un numero importante se si considera che attualmente il contributo di questa tecnologia in Italia è nullo. Questo non significa che non sia realizzabile, ma solo che è importante iniziare a muoversi rapidamente nella direzione giusta, eliminando gli ostacoli e favorendo lo sviluppo degli impianti. L’eolico Offshore, infatti, non è solo un elemento chiave per la transizione energetica e la decarbonizzazione in Italia, ma anche un’opportunità per l’avvio di nuove filiere industriali, con risvolti positivi anche in ambito economico ed occupazionale.

Fotovoltaico flottante

Tra le rinnovabili offshore, troviamo il fotovoltaico flottante è costituito da pannelli solari installati su apposite piattaforme galleggianti, da posizionare sull’acqua. Si tratta di una soluzione interessante in quanto permette di realizzare anche ampie superfici solari e di sfruttare la riflettanza dell’acqua; anche da un punto di vista tecnico i vantaggi non sono da poco, in quanto l’acqua può essere utilizzata per il raffreddamento dei pannelli.

Le applicazioni non mancano e la tecnologia non è certo nuova, basti pensare al premio International Design Award Land and Sea vinto nel 2008 dal Solar Lily Pad a Glasgow per un’installazione di un certo valore, anche paesaggistico.

esempio di fotovoltaico flottante

In Italia le prospettive per questa tecnologia sono abbastanza positive, anche grazie alla grande quantità di bacini idrici presenti sul territorio nazionale, che fanno prevedere all’ENEA un possibile traguardo ottimistico di 15 GW di potenza installata. A differenza dell’eolico Offshore, per il fotovoltaico flottante sono più indicati specchi d’acqua ferma, così da evitare sollecitazioni meccaniche che potrebbero compromettere la funzionalità dei pannelli. Altro vantaggio dei bacini interni risiede nel fatto che, nella maggior parte dei casi, la rete di distribuzione è effettivamente già presente in forte prossimità. Gli utilizzi di questa energia potrebbero essere molti, ad esempio anche in ambito agricolo per l’irrigazione dei campi, per cui si consumano ogni anno grandi quantità di energia.

Alcuni paesi nel mondo hanno avviato già diversi impianti di questa tipologia, ne sono un esempio l’Olanda e il Giappone. In Italia si sono presentati e avviati i primi progetti, ad esempio sulla costa di fronte a Ravenna. Le potenzialità non mancano sicuramente, ma è bene procedere con giusta cautela e attenzione, in quanto non si hanno ancora informazioni certe sull’effetto “ambientale” che questi impianti possono avere su flora e fauna sottostante, molto variabili a seconda del contesto.

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Gaia Mussi

Laureata in Progettazione Tecnologica e Ambientale, da sempre appassionata ai temi della sostenibilità e della tecnologia. Collabora come copywriter con portali, magazine e aziende per la creazione di contenuti inerenti il campo dell’edilizia, della sostenibilità e del risparmio energetico
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