Quanto e come crescono gli smart building in Italia

Il mercato degli smart building in Italia vale 3,6 miliardi e promette bene: parola dello Smart Building Report 2019, che fotografa nuovi modelli di business legati a efficienza energetica ed edifici connessi
Smart Building in Italia, i dati dell'E&S Group - Photo designed by FreePik

Riqualificazione energetica e digitalizzazione rilanciano l’edilizia: con il verbo volutamente al presente, approfondiamo le caratteristiche di un mercato ormai reale e redditizio, quello degli smart building in Italia. Nel 2018, infatti, gli investimenti in edifici intelligenti hanno toccato 3,6 miliardi di euro, aumentando notevolmente la quota di componenti hardware e software orientati all’integrazione impiantistica.

Una tendenza digitale destinata a “sospingere” l’economia italiana ed europea nel prossimo quinquennio. Lo confermano i dati dello Smart Building Report 2019, il primo studio dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano ad affrontare in maniera organica il tema degli edifici connessi e i relativi modelli di business. Tra efficienza energetica, digital energy e sicurezza di persone, cose e dati, ecco un’interessante chiave di lettura per questo mercato tanto articolato quanto vitale per la filiera delle costruzioni.

Il report indaga le categorie di operatori, i modelli di business e le dinamiche di progettazione, realizzazione e gestione degli smart building in Italia

Riqualificazione edilizia chiama efficienza energetica

Il report apre con una contestualizzazione storico-ambientale sul perché gli smart building siano oggi così rilevanti nella trasformazione digitale. In Europa, gli edifici sono responsabili circa del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di CO2, rappresentando il maggiore comparto sul piano dei consumi. Questo perché il 35% delle strutture esistenti ha più di cinquant’anni, e quasi il 75% di esse risulta inefficiente dal punto di vista energetico.

Edifici che fanno bene all’ambiente

Se consideriamo che ogni anno solo un intervallo tra lo 0,4 e l’1,2% del patrimonio immobiliare è oggetto di nuove costruzioni, la riqualificazione edilizia ricopre un ruolo fondamentale nella corsa agli obiettivi Ue. Può infatti aiutare a ridurre i consumi complessivi del 5-6%, con una conseguente contrazione delle emissioni inquinanti del 5%. Non solo, gli investimenti in efficienza energetica e digitalizzazione per gli smart building contribuiscono alla ripresa del settore edile europeo, che vale il 9% al Pil europeo e garantisce oltre 18 milioni di posti di lavoro, favorendo soprattutto le piccole e medie imprese.

Le Pmi sono responsabili di circa il 70% del volume d’affari del mercato edile europeo

Tre benefici della riqualificazione smart

Gli esperti del Politecnico di Milano evidenziano altri tre benefici economici delle riqualificazioni in ottica smart, quantificate in un range di percentuali di aumento:

  • valore dell’immobile: 2-17%;
  • tasso di occupazione degli spazi: 9-18%;
  • valore dei contratti di affitto: 8-35%.

Storia di un “matrimonio” tra tecnologie

Efficientamento e digitalizzazione degli edifici sono dunque temi di grande attualità, ma la storia degli smart building ha inizio oltre un secolo fa. Siamo al 1880, anno in cui un professore americano inventa il primo termostato per ottimizzare comfort e consumi. Un secolo dopo, negli anni ottanta del ventesimo secolo, i computer entrano nel campo del facility management. Ed ecco arrivare i primi Building Management System (BMS) per il monitoraggio e la gestione degli impianti, e anche i primi dati sulle loro prestazioni. Non a caso, nel 1984 il New York Times cita per la prima volta il concetto di intelligent building definendolo come “a marriage of two technologies: old-fashioned building management and telecommunications”.

Il nuovo millennio sigla la consacrazione degli smart building, abilitati dai sistemi di data storage e analysis finalizzati all’ottimizzazione di consumi. Gli ultimi vent’anni, con la diffusione di piattaforme come BIM (Building Information Modelling) e cloud computing, ci conducono infine al concetto di edificio connesso analizzato dall’E&S Group.

Cos’è lo smart building oggi?

Nelle prime pagine del report viene definito come “un edificio i cui impianti sono gestiti in maniera intelligente e automatizzata, attraverso l’adozione di una infrastruttura di supervisione e controllo degli impianti stessi, al fine di ottimizzare il consumo energetico, il comfort e la sicurezza degli occupanti, garantendone inoltre l’integrazione con il sistema elettrico di cui il building fa parte”.

Definizione di smart building secondo il report

I 4 elementi degli edifici intelligenti

Dalla definizione di smart building emergono 4 elementi interconnessi:

  • building devices and solutions: impianti e tecnologie che provvedono al benessere e alla sicurezza degli occupanti come produzione energia, efficienza, security e comfort;
  • automation technologies: sensoristica connessa agli impianti e finalizzata alla raccolta dati e attuatori che impartiscono i comandi elaborati dalle piattaforme di controllo e gestione;
  • piattaforme di controllo e gestione: software di raccolta, elaborazione e analisi dei dati acquisiti dalla sensoristica in campo;
  • connectivity: mezzi di comunicazione, wireless o cablati, che permettono la comunicazione tra sensori, attuatori e la piattaforma di controllo e gestione.

Lato umano degli stakeholder

C’è poi un quinto elemento fondamentale: il fattore umano. Ovvero l’insieme di persone che investono, gestiscono e usufruiscono dei servizi legati agli smart building.

Anche qui, emergono 4 figure chiave:

  • proprietari: soggetti fisici o giuridici proprietari dell’edificio e che effettuano l’investimento;
  • utilizzatori: coloro che più direttamente godono dei vantaggi degli edifici connessi;
  • manutentori: soggetti che effettuano riparazione e sostituzione delle tecnologie impiantistiche;
  • conduttori: chi si occupa del funzionamento degli impianti e interviene (anche da remoto) per migliorarne le prestazioni.

I vantaggi hard e soft dell’investire smart

Il report identifica inoltre due categorie legate ai benefici degli investimenti in soluzioni smart. I vantaggi hard sono quelli direttamente quantificabili: risparmio energetico, ottimizzazione della produttività, manutenzione predittiva e aumento del valore dell’immobile. I soft benefit invece guardano al miglioramento delle condizioni socio-ambientali degli occupanti dell’edificio (es. sostenibilità ambientale, sicurezza, comfort, telecontrollo e interoperabilità).

Tanti benefici per altrettante opportunità di business per gli attori della filiera impiantistica

Smart building in Italia: quantità e qualità degli investimenti

Fatturato 2018 degli smart building in ItaliaVeniamo dunque alle cifre del mercato italiano, che nel 2018 ha registrato un volume di affari complessivo di 3,6 miliardi di euro. La ripartizione tra gli elementi chiave – viene esclusa la connectivity – risulta abbastanza omogenea. La categoria building devices & solutions copre il 41% del settore, per un volume di 1,47 miliardi; seguono gli investimenti in automation technologies, al 31%, pari a 1,1 miliardi, mentre le piattaforme di gestione e controllo producono 1,02 miliardi, il 28% del totale.

Interessante notare come gli investimenti nelle infrastrutture connesse, sommando le componenti hardware e software, siano significativamente superiori agli investimenti nella parte impiantistica, a testimonianza della crescente importanza della componente digitale negli smart building.

Building devices & solutions

Nella categoria building devices & solutions, il report si sofferma in particolare sugli investimenti in ottica smart, ovvero dove c’è integrazione tra impianti, sensoristica e piattaforme di controllo e gestione per la building automation. Domina il comparto energy, al 53% di share con 780 milioni di investimenti, ma il percorso per l’automazione completa sembra ancora lungo.

Building devices and solutions: investimenti smart nel 2018

 

L’automazione non è completa

Guardando agli investimenti in piattaforme di controllo e gestione dei building, nell’80% dei casi si tratta di applicazioni dedicate. Solo il 20% riguarda soluzioni che consentano una gestione integrata e connessa di tutti i dispositivi installati nella struttura o addirittura in gruppi di edifici.

Secondo le stime elaborate dal report, la percentuale di investimenti in smart building rispetto al totale del settore edile risulta ancora minore del 5%

Edifici connessi verso nuovi modelli di business

L’analisi degli smart building in Italia chiude considerandone i principali operatori e il loro agire sul mercato. E lo fa avvalendosi di una raccolta di interviste dirette con oltre 129 player in sette categorie: ESCo, utility, technology provider, software provider, studi di progettazione, imprese di facility managament e TelCo.

I modelli di business evidenziano come il comparto degli smart building sia abbastanza rilevante solo per technology provider e software provider, rappresentandone quasi un quinto del fatturato. Il mercato assume un certo peso anche per le ESCo e per gli studi di progettazione, al 15% di share, mentre risulta ancora marginale per facility management, utility e TelCo.

Gli analisti hanno utilizzato il Business Model Canvas, strumento a supporto dell’analisi strategica utilizzato per valutare, sviluppare o perfezionare modelli di business già esistenti

Professionisti, l’importante è collaborare

Se gli smart building sono il risultato dell’integrazione di tanti “organi” tecnologici, anche i relativi specialisti sono chiamati a interconnettere le proprie competenze. Ecco perché gli analisti dell’E&S Group invitano a non sottovalutare il ruolo delle partnership tra operatori.

Data la complessità del settore e la necessità di integrare diverse soluzioni e tecnologie, i professionisti sono chiamati a stringere rapporti di collaborazione per soddisfare le richieste dei clienti finali. Non semplici contatti operativi, ma collaborazioni di natura strategica, che richiedono una fase di pianificazione e di condivisione di conoscenze per la riuscita del progetto.

Mercato smart building, operatori e settori di intervento

Di che natura sono gli smart building in Italia

Quanto al numero di interventi nei differenti settori, prevale il terziario privato, con i seguenti share:

  • 70% per software provider e studi di progettazione;
  • 50% per ESCo, facility management e TelCo.

Solamente per utility e technology provider, il principale mercato è il residenziale, mentre nessun player vanta una presenza significativa nel terziario pubblico. Il che evidenzia, ancora una volta, la lentezza della pubblica amministrazione nel processo di digitalizzazione e ammodernamento delle proprie strutture.

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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