La Cina punta al riscaldamento sostenibile ed efficiente

La Cina ha il sistema di teleriscaldamento più grande al mondo ma forti problemi d’inquinamento. Occorrono soluzioni per un futuro più sostenibile
inquinamento cina

La Cina si prepara alla sfida verso un futuro più sostenibile e lo affronta con interventi in grado di ridurre sensibilmente emissioni e consumi.

Ha da poco fatto sapere di aver eliminato più di 4.450 stufe a carbone nel 2017, che hanno permesso di ridurre il consumo del combustibile fossile a Pechino di quasi 3 milioni di tonnellate, hanno riferito le autorità cinesi. Inoltre questo intervento ha contribuito a ridurre le emissioni di fumo (5.500 tonnellate equivalenti) e di anidride solforosa (6.600 tonnellate equivalenti), ha affermato l’Ufficio per la protezione ambientale municipale di Pechino.

A riportare la notizia è China News Service, facendo anche sapere che nel 2017 altre 126mila famiglie a Pechino hanno giovato della sostituzione delle vecchie stufe con sistemi di riscaldamento sostenibile (pulito), intesi ad alimentazione elettrica o a gas naturale.

In città pare siano state eliminate circa il 99,8% delle stufe. Per sostituire il combustibile fossile sono stati impiegati gas naturale e “altre forme di energia pulita”, contribuendo alla riduzione della densità media di biossido di zolfo di Pechino: dai 28 milligrammi per metro cubo del 2013 si è passati, verso la fine di ottobre 2017 a 8 microgrammi. Riporta ancora la stessa testata che l’anno scorso, con una spesa di 7,4 miliardi di yuan (1,1 miliardi di dollari), la città ha messo in atto ben 296 progetti di conversione energetica in zone rurali, riducendo l’uso annuale per 2,1 milioni di tonnellate. “Come parte di una campagna lanciata nel 2013, Pechino ha dismesso le strutture di riscaldamento a carbone in 185mila famiglie in 415 villaggi, riducendo in città l’uso di 18 milioni di tonnellate in cinque anni”.

sfida riscaldamento sostenibile in cina contro inquinamento 2

Teleriscaldamento, più efficienza per l’impianto più grande al mondo

La Cina però non è solo Pechino. Occorre agire per migliorare l’efficienza della rete di teleriscaldamento nazionale, la più grande al mondo: riferisce la IEA che nel 2015 ha consumato più energia di tutto il Regno Unito. Il teleriscaldamento esistente non è solo onnivoro, ma anche “sporco”: infatti, è una delle principali fonti di inquinamento atmosferico in molte città cinesi.

Occorre, però, considerare che il calore in Cina è considerato un bene pubblico potenzialmente disponibile ed economico, specialmente nella parte settentrionale del Paese, che ha bisogno di riscaldamento fino a sei mesi all’anno. Su base annuale, le emissioni inquinanti del teleriscaldamento a carbone rappresentano tra il 3% e il 5% del totale degli inquinanti connessi all’energia a livello nazionale. Ma le città settentrionali sono molto più colpite, in quanto l’inquinamento da riscaldamento è concentrato lì.

PechinoIl problema è che i sistemi energetici distrettuali sono alimentati principalmente con questo combustibile fossile. Nel 2016, il 33% della superficie totale è stato riscaldato da caldaie a carbone per la produzione di calore commerciale e la cogenerazione ha rappresentato il 51%, il resto proviene da gas e altre fonti.

Scrive David Benazeraf, responsabile dell’analisi dello sviluppo energetico in Cina della IEA,  che come contributo nella lotta contro l’inquinamento atmosferico e, più in generale, quale obiettivo di sviluppo di un’economia meno energivora e inquinante, il governo cinese incoraggia fortemente le province e i comuni a migliorare la qualità dell’aria attraverso varie misure. Tra queste, i recenti piani annunciati dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme e altri dipartimenti del governo volti a ridurre il consumo del fossile per riscaldamento di 150 milioni di tonnellate tra 2017 e 2022.

“Con il progressivo esaurirsi delle caldaie a carbone, il mix di combustibili per riscaldamento centrale della Cina sta già cambiando rapidamente”, segnala ancora, spiegando che il Paese dispone di ampie risorse per diversificare il mix di riscaldamento impiegando fonti alternative, tra cui rientrano l’eccesso di calore dall’industria e un migliore utilizzo della produzione combinata di energia elettrica e termica.

Il gas per il riscaldamento si sta sviluppando rapidamente e nel 2016 ha raggiunto il 15% della superficie coperta dal teleriscaldamento (incluso il 3% per la cogenerazione del gas). Per esempio, le aree urbane di Pechino sono ora interamente alimentate da quattro grandi impianti di cogenerazione del gas. Ma circa l’80% del gas naturale consumato per il teleriscaldamento è concentrato in sei province.

“Per far fronte a questo significativo aumento dell’uso di gas per il riscaldamento sono necessari più capacità di risposta e di stoccaggio”, evidenzia Benazeraf.

Rinnovabili ed efficienza per tagliare emissioni e consumi

Anche le energie rinnovabili come la geotermia e la biomassa hanno spazio per ulteriori sviluppi: attualmente le fonti rinnovabili contribuiscono solo all’1% circa del teleriscaldamento, rispetto al 28% nell’Unione europea. “Stabilire catene di approvvigionamento di combustibile per i residui agricoli potrebbe contribuire a incrementare la biomassa per l’energia distrettuale, specialmente nelle aree con risorse locali o vicine e con scorte limitate di carbone o gas naturale”, è la proposta del dirigente IEA.

L’efficienza energetica sicuramente può contribuire e molto a migliorare la situazione.

Tre tipi di efficienza possono migliorare i sistemi energetici distrettuali:

  • quella legata alla domanda,
  • quella relativa alla distribuzione dell’energia,
  • quella dell’approvvigionamento energetico.

In questo senso anche il reimpiego efficiente del calore in eccesso – prodotto dalle attività industriali – può offrire alla Cina un’opportunità concreta per ridurre l’intensità complessiva del settore energetico e raccogliere vantaggi economici e ambientali.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
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