Un futuro di smart city sostenibili, inclusive e resilienti

Le smart city sostenibili come laboratorio per sperimentare i vantaggi della convergenza tra innovazione digitale e green, guardando ai criteri ESG con un approccio olistico alle sfide urbane contemporanee
smart city sostenibili: risvolti sociai ed economici

Il connubio tra innovazione e sostenibilità, nelle città intelligenti italiane, offre sfaccettature che possiamo comprendere solo considerando le dimensioni del framework di sostenibilità ESG (Environmental, Social, Governance) e di quello Triple Bottom Line, che agli aspetti sociali e ambientali aggiunge quelli economici. Ne sono convinti i ricercatori dell’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, che nell’edizione 2024-2025 hanno dedicato ampio spazio all’analisi di questi diversi scenari.

Quali tecnologie per fare smart city sostenibili

Partiamo, appunto, dal target ambientale. Le città sono responsabili di più del 70% delle emissioni globali di CO2: la loro evoluzione è fondamentale per la lotta al cambiamento climatico. A livello europeo questa esigenza guida iniziative come Green Deal e Missione Climate-Neutral and Smart Cities. Quest’ultima coinvolge 112 centri urbani nel target della neutralità climatica al 2030.

Tra queste ci sono anche 9 città italiane, che oggi emettono circa 3,6 tonnellate di CO2 equivalente (CO2e) pro capite, nel 90% dei casi imputabili a edifici e trasporti. Le principali iniziative includono modifiche strutturali agli edifici e fonti energetiche a bassa impronta carbonica. L’innovazione digitale, poi, subentra come leva imprescindibile per accelerare questa decarbonizzazione.

In moltissime applicazioni:

  • monitoraggio della qualità dell’aria;
  • sistemi adattivi di efficientamento energetico;
  • progetti di mobilità sostenibile come la Mobility as a Service (MaaS);
  • immagini satellitari e gemelli digitali per individuare il potenziale fotovoltaico degli edifici e le isole di calore.

“Nel 2024 è cresciuta la consapevolezza sull’importanza della gestione e della valorizzazione dei dati per lo sviluppo delle città intelligenti, spinta dall’intelligenza artificiale e da un contesto normativo in evoluzione. Le amministrazioni stanno sperimentando piattaforme avanzate come Digital Twin e Smart Control Room e valutando le potenzialità dell’AI per migliorare i servizi urbani”, aggiunge Matteo Risi, direttore dell’Osservatorio Smart City, durante la presentazione 2024-2025.

Missione 100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030

Sostenibilità sociale, per città eque e inclusive

La dimensione sociale della sostenibilità urbana abbraccia aspetti che vanno dall’accessibilità dei sistemi di mobilità alla sicurezza pubblica. Fino ai servizi di assistenza e welfare. Nonostante l’importanza di queste sfide, la percezione dei cittadini sulle smart city sostenibili rivela criticità. In primis per l’inclusività, con una valutazione media di 5,2 su 10. Poi, sull’accessibilità dei servizi pubblici offerti (5,2) e sul dinamismo economico-sociale (5,2). I giudizi calano ancora quando si parla di innovatività, con 4,4 su 10. La principale criticità “sociale” delle smart city riguarda la mobilità nel comune, nell’85% delle risposte. Questo include sicurezza stradale e accessibilità a trasporti alternativi all’auto a combustibile fossile. La quale rimane, anche per questo motivo, il mezzo preferito per gli spostamenti quotidiani (60%).

Governance e intelligenza artificiale

La sostenibilità della governance rappresenta un altro pilastro delle smart city italiane. Comprende regole, processi e strutture che guidano le amministrazioni locali. In questo scenario, l’AI sta ridefinendo processi decisionali, distribuzione delle responsabilità e gestione dell’innovazione. Serve tuttavia precisare che l’entrata in vigore dell’AI Act, nel 2024, ne modificherà l’utilizzo da parte degli enti pubblici. Il regolamento stabilisce infatti regole precise per gli usi ad alto rischio dell’intelligenza artificiale. Quali per esempio servizi essenziali, gestione di infrastrutture pubbliche e impiego di dati biometrici. Inoltre, l’AI Act richiede criteri di sicurezza, trasparenza e controllo umano. Obbligando le città a migliorare audit, rendicontazione e coinvolgimento degli stakeholder.

Strategie post Pnrr per le smart city sostenibili

Quarto tassello, quello economico. La fine del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), prevista a giugno 2026, trasforma la sostenibilità economica dei progetti di innovazione urbana in una priorità strategica. Le amministrazioni locali dovranno capire come mantenere gli standard raggiunti senza il supporto dei fondi straordinari.

Per garantire questa continuità è necessario:

  • progettare da subito modelli di trasformazione digitale economicamente sostenibili;
  • sfruttare efficacemente le politiche di coesione e i fondi strutturali europei;
  • identificare connessioni chiare tra progetti di innovazione e benefici economici.

I vantaggi economici delle smart city sostenibili, inoltre, emergono maggiormente attraverso un approccio integrato. Come dimostrano il Project Financing e le Partnership Pubblico-Privato (PPP). Basti pensare che le PPP sono ritenute molto utili da più di 1 comune italiano su 3. Ma sono oggi adottate solo da poco meno di 1 comune su 6. Ovvero il 16% del totale.

Digital Divide tra generazioni nelle smart city sostenibili

Cittadino smart: chi è e come si comporta

Infine, la riflessione sui protagonisti delle smart city sostenibili: i cittadini. Con i loro comportamenti e le loro preferenze, infatti, influenzano la creazione di comunità green, inclusive e resilienti. La sostenibilità è già entrata nella loro quotidianità: solo il 4% degli intervistati nella survey dell’Osservatorio dichiara di non contribuire attivamente al miglioramento urbano. Le azioni più diffuse riguardano la riduzione dei consumi energetici (56%) e la raccolta differenziata (sempre 56%). La mobilità sostenibile resta un impegno minore, nel 23% dei casi, senza significative differenze generazionali o territoriali.

Al contrario, si nota un digital divide molto forte tra generazioni. Le app più utilizzate per i servizi urbani riguardano i pagamenti digitali, indicati dal 74% dei Millennial contro il 65% dei Boomer. Ma anche la navigazione delle mappe cittadine (73% Gen Z vs 61% Boomer). Differenza marcata, invece, sulle app per la mobilità smart (sharing, trasporto pubblico, parking), e la vita sociale. Per evitare l’esclusione di alcune fasce della popolazione gli esperti dell’Osservatorio e delle aziende intervenute ritengono cruciale accompagnare i cittadini nella scoperta del digitale. Soprattutto in un questo periodo storico segnato dall’avvento dell’AI.

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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