BACS ed EMS per edifici non residenziali: obblighi, opportunità e incentivi

Un confronto promosso da MCE sul nuovo quadro normativo europeo e nazionale che valorizza automazione, controllo e gestione intelligente degli edifici (BACS e EMS) come leve strategiche per l’efficienza e la sostenibilità
Quale è il ruolo di BACS e EMS degli edifici non residenziali e industriali?

L’efficienza energetica degli edifici entra in una fase decisiva della transizione europea. La nuova direttiva EPBD IV ridisegna il quadro per gli Stati membri, fissando obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione e digitalizzazione del patrimonio edilizio. Gli edifici non residenziali e industriali sono oggi chiamati a diventare parte attiva del sistema energetico, grazie a tecnologie capaci di monitorare, gestire e ottimizzare i consumi in modo intelligente. I sistemi di automazione e controllo (BACS) e i sistemi di gestione energetica (EMS) ne rappresentano l’infrastruttura digitale, consentendo una gestione integrata degli impianti, l’analisi dei dati in tempo reale e una valorizzazione più efficiente delle fonti rinnovabili.

Questi temi sono stati al centro del webinar BACS, EMS ed edifici non residenziali: obblighi, opportunità e incentivi”, organizzato da MCE – Mostra Convegno Expocomfort per orientare progettisti e imprese nel nuovo scenario normativo e tecnologico. L’incontro, parte del percorso di avvicinamento a MCE 2026 (24–27 marzo), ha offerto una visione completa sull’evoluzione delle direttive europee, sugli obblighi per gli edifici non residenziali e sulle opportunità di incentivo per la transizione.

Un quadro europeo sempre più stringente

La decarbonizzazione del patrimonio edilizio europeo si inserisce in una strategia di lungo periodo definita dalla Energy Efficiency Directive, rafforzata con il pacchetto Fit for 55, che impone agli Stati membri di ridurre del 38% i consumi energetici finali entro il 2030, con un ritmo di miglioramento progressivo fino al 1,9% annuo. Un’accelerazione che trova giustificazione in un dato strutturale: gli edifici generano

  • il 40% dei consumi
  • il 36% delle emissioni climalteranti.

Non sorprende quindi che la EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) sia diventata il pilastro della strategia europea per l’efficienza energetica. Dalla prima versione, incentrata sulla prestazione, alla più recente EPBD IV, il focus si è spostato verso un approccio integrato che unisce digitalizzazione, automazione e inclusione sociale, includendo anche la lotta alla povertà energetica. “La nuova direttiva non si limita a imporre obiettivi di prestazione, ma promuove un vero ecosistema digitale dell’edificio, dove dati, controllo e automazione diventano strumenti strutturali di efficienza”, ha spiegato Davide Chiaroni, professore del Politecnico di Milano, cofondatore e vice-direttore dell’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.

L’Unione Europea punta a un risparmio del 16% entro il 2030 concentrando oltre la metà degli interventi sugli edifici meno performanti.

EPBD - Standard minimi di prestazione energetica
L’articolo 9 dell’EPBD IV stabilisce norme minime di prestazione energetica per edifici non residenziali e residenziali

Dal 1° gennaio 2027, con l’introduzione dell’ETS2, anche il comparto edilizio entrerà nel sistema europeo di scambio delle emissioni, attribuendo un valore economico diretto alla CO₂ prodotta. “L’inclusione del costruito nel sistema ETS – ha osservato Chiaroni – genera un doppio stimolo: incentiva gli interventi di efficientamento e introduce una nuova responsabilità economica legata alle emissioni. È una spinta normativa che si trasforma in leva di mercato”.

Mercato, ritorni e valore ESG

Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) aggiornato nel 2024 ha riallineato la strategia italiana agli obiettivi europei, alzando il target di risparmio a 73,4 milioni di TEP entro il 2030. Tra le direttrici prioritarie figurano trasporti, riqualificazione edilizia, diffusione delle pompe di calore e, novità rilevante, la building automation, riconosciuta come leva strutturale di efficienza.

I BACS (Building Automation and Control Systems) non sono più una tecnologia accessoria ma un elemento strategico: valorizzano gli impianti esistenti, riducono i consumi e ottimizzano la gestione energetica senza interventi invasivi. “La vera sfida oggi – ha spiegato Davide Chiaroni – non è costruire edifici nuovi, ma far funzionare meglio quelli che abbiamo. L’integrazione tra misura, controllo e gestione impiantistica è la chiave dell’efficienza”.

Fotografia del mercato dell’efficienza energetica

Nel 2024 il mercato italiano dell’efficienza ha superato i 60 miliardi di euro (complessivo residenziale, terziario, industriale e Pubblica Amministrazione), con circa 600–700 milioni destinati a sistemi di controllo e monitoraggio energetico, suddivisi tra software industriali (232 milioni), pubblica amministrazione (22 milioni) e settore terziario (348 milioni). Un comparto in rapida crescita, sostenuto dagli obblighi introdotti dalla EPBD IV per gli edifici non residenziali:

  • dal 2024 per edifici oltre 290 kW
  • dal 2029 per quelli oltre 70 kW.

Questi sistemi integrano prodotti, software e servizi di ingegneria per il controllo automatico, il monitoraggio e l’ottimizzazione degli impianti tecnici, garantendo un funzionamento energeticamente efficiente, economico e sicuro.

Gli investimenti in efficienza energetica in Italia nel 2024
Gli investimenti in efficienza energetica in Italia nel 2024Elaborazione su dati Enea, Assotermica, Assoclima, GSE, CRESME, ANCI

Oltre ai benefici energetici, i BACS migliorano anche il profilo ESG delle imprese, ormai decisivo per la competitività e l’accesso al credito. Un’indagine del Forum per la Finanza Sostenibile mostra che il 64% delle PMI italiane ha ricevuto richieste di rating ambientale: l’efficienza energetica è tra le azioni più efficaci per migliorarlo. “L’efficienza – ha concluso Chiaroni – non è più solo una scelta ambientale, ma un fattore economico e reputazionale. Ridurre i consumi significa ridurre i costi e accrescere la credibilità dell’impresa”.

Dalla strategia europea al quadro normativo italiano

Il recepimento delle direttive europee ha progressivamente orientato la normativa italiana verso una gestione più digitale ed efficiente del patrimonio edilizio. Come ha ricordato Filomena D’Arcangelo, segretario di ANIE CSI, il percorso è iniziato quasi dieci anni fa con il DM 26 giugno 2015, che per gli edifici non residenziali di nuova costruzione o soggetti a ristrutturazioni importanti introdusse l’obbligo di un sistema di automazione di classe almeno B, secondo la norma UNI EN 15232, oggi sostituita dalla UNI EN ISO 52120-1.

L’applicazione effettiva è rimasta limitata fino al D.Lgs. 48/2020 (recepimento della EPBD III), che ha reso obbligatoria – ove tecnicamente ed economicamente fattibile – l’installazione dei BACS per impianti termici oltre 290 kW dal 1° gennaio 2025. Come noto, la EPBD IV, non ancora recepita in Italia, prevede l’estensione degli obblighi ai sistemi oltre 70 kW. “Con questi decreti – ha spiegato D’Arcangelo – i BACS sono passati da tecnologie opzionali a componenti funzionali della prestazione energetica dell’edificio”.

Parallelamente, i Criteri Ambientali Minimi (CAM) e il PNRR hanno rafforzato il ruolo della digitalizzazione, introducendo premialità per i progetti che integrano sistemi di automazione di Classe A e Building Management Systems (BMS), in particolare nella pubblica amministrazione.

“La nuova generazione di edifici intelligenti – ha aggiunto D’Arcangelo – è progettata per adattarsi alle condizioni d’uso e dialogare con la rete energetica. È un modello in cui l’edificio diventa un nodo attivo del sistema, non più un semplice punto di consumo”.

La prospettiva italiana rispecchia dunque l’approccio europeo: un percorso graduale ma irreversibile, che unisce normativa, digitalizzazione e responsabilità ambientale. Gli obblighi introdotti non sono meri adempimenti burocratici, ma strumenti per modernizzare la gestione energetica e allineare il settore alle logiche della transizione verde.

Le classi di automazione e gli standard tecnici

Nel nuovo scenario dell’efficienza energetica, le classi di automazione rappresentano il parametro con cui si misura l’intelligenza e la prestazione dei sistemi di controllo. “L’efficienza – ha ricordato Davide Chiaroni – non dipende solo dalla qualità degli impianti, ma dalla loro capacità di interagire dinamicamente con l’ambiente e con gli utenti. La vera innovazione sta nella gestione coordinata dei sistemi, non nella somma delle singole tecnologie”.

La norma UNI EN ISO 52120-1:2021 suddivide i sistemi in quattro livelli: dalla classe D, priva di automazione, alla classe C, di controllo base e livello minimo di riferimento, fino alle classi B e A, caratterizzate da automazione avanzata e predittiva.

evoluzione normativa ISO EN 15232
Evoluzione della norma sui BACS/HBES e Smart Readness Indicator (SRI)

Secondo l’Energy Efficiency Report del Politecnico di Milano, le soluzioni di classe A garantiscono tempi di ritorno brevi e riduzioni significative dei consumi, in particolare nel terziario e nella pubblica amministrazione.

Su queste basi si inserisce la UNI/TS 11651, che stabilisce le procedure di verifica e asseverazione della classe di automazione. “È una norma concreta – ha spiegato Filomena D’Arcangelo – perché traduce i principi della 52120-1 in criteri operativi. Se anche una sola funzione è implementata a un livello inferiore, l’intero sistema viene declassato: un meccanismo che impone coerenza e qualità progettuale”.

A supporto dei professionisti, il CEI – tramite il CT 205 – ha elaborato linee guida e schemi funzionali per garantire interoperabilità e uniformità di linguaggio tecnico. “La standardizzazione – ha concluso D’Arcangelo – è la condizione che consente di passare dall’obbligo alla qualità diffusa: solo regole chiare e condivise rendono l’automazione una pratica quotidiana dell’edilizia efficiente”.

Incentivi e strumenti di sostegno

Accanto all’evoluzione normativa, il legislatore ha introdotto nuovi strumenti economici per favorire la diffusione dei sistemi di automazione e gestione energetica. Dopo il Conto Termico 2.0, rivolto soprattutto alla pubblica amministrazione, il Conto Termico 3.0 – in vigore dal 7 agosto 2025 – amplia il perimetro di intervento includendo anche gli edifici non residenziali privati.

L’incentivo, a fondo perduto, copre fino al 40% delle spese ammissibili per l’integrazione dei BACS, e fino al 100% per scuole e strutture sanitarie pubbliche, con un massimale di 60 €/m² e un tetto di 100.000 euro per intervento. “È un passo decisivo – ha commentato Filomena D’Arcangelo – perché riconosce l’automazione come parte strutturale dell’efficienza energetica, non più come semplice accessorio impiantistico”.

La misura sostiene non solo l’installazione dei sistemi di controllo, ma anche la riqualificazione intelligente, premiando i progetti che integrano BACS, sensori, software di gestione e fonti rinnovabili. In parallelo, il Piano Transizione 5.0 – ormai giunto alla sua fase conclusiva – introduce crediti d’imposta fino al 45% per investimenti in digitalizzazione e sostenibilità energetica.

“L’obiettivo – ha spiegato D’Arcangelo – è accompagnare la transizione del settore edilizio con strumenti concreti, che rendano sostenibile l’adozione di tecnologie smart. Gli incentivi possono trasformare un obbligo normativo in un’opportunità di innovazione e competitività.”

Questo sistema di sostegni pubblici accelera la diffusione delle tecnologie digitali e crea un circolo virtuoso tra politiche energetiche, innovazione industriale e qualificazione della filiera, aprendo la strada alla prossima sfida europea: la valutazione della “prontezza smart” degli edifici.

Smart Readiness Indicator: la nuova frontiera dell’edificio intelligente

Tra le novità della EPBD IV spicca lo Smart Readiness Indicator (SRI), un indice che misura la capacità di un edificio di gestire in modo dinamico energia, comfort e funzioni digitali. Valuta non solo l’efficienza impiantistica, ma anche l’interazione con utenti, rete elettrica e fonti rinnovabili.

funzionalità Smart Readness Indicator
Le 3 funzionalità chiave dell’SRI, fonte EU

“L’SRI – ha spiegato Filomena D’Arcangelo – rappresenta la naturale evoluzione dell’efficienza: non si misurano più solo i consumi, ma la capacità dell’edificio di adattarsi, apprendere dai dati e ottimizzare il proprio funzionamento. È il passaggio da un edificio performante a un edificio intelligente”.

L’indicatore analizza 54 servizi smart in nove aree funzionali – dal controllo termico all’illuminazione, dalla qualità dell’aria alla sicurezza – ciascuna con un fattore di peso che concorre a un punteggio complessivo.

È un parametro multidimensionale, che integra digitalizzazione, manutenzione predittiva e connettività.

Domini tecnici dello Smart Readiness Indicator (SRI)

La sperimentazione è in corso in diversi Paesi europei e diventerà obbligatoria da luglio 2027 per gli edifici non residenziali con impianti oltre 290 kW. “Si tratta di un cambiamento culturale – ha osservato D’Arcangelo – perché introduce un nuovo modo di valutare la qualità dell’edificio, basato sulla sua capacità di interagire e adattarsi”.

L’SRI offrirà a progettisti e gestori un riferimento unico per misurare la smartness degli edifici e orientare gli investimenti. “La direttiva – ha concluso D’Arcangelo – invita a recepirlo non come adempimento, ma come strumento di competitività e innovazione, capace di unire sostenibilità, comfort e intelligenza e di trasformare l’edificio da oggetto tecnico a sistema vivente”.

Dalla norma all’adozione diffusa di BACS e EMS

La trasformazione dell’edilizia è ormai sistemica:

  • automazione,
  • digitalizzazione,
  • responsabilità energetica

convergono verso un nuovo modello di edificio intelligente. Dalle direttive europee agli incentivi nazionali emerge un quadro coerente, in cui BACS ed EMS diventano strumenti concreti della decarbonizzazione.

“L’efficienza energetica non è più un’opzione ma una necessità strutturale”, ha affermato Davide Chiaroni. “Le tecnologie esistono: serve saperle integrare in modelli gestionali che uniscano prestazioni, sostenibilità e valore economico”.

Un concetto condiviso da Filomena D’Arcangelo, per la quale “la digitalizzazione è la chiave per rendere stabile l’efficienza: solo un uso consapevole può trasformare l’obbligo in pratica diffusa”.

La spinta della EPBD IV, insieme ai principali strumenti di incentivazione nazionali, sta creando un circolo virtuoso tra innovazione e sostenibilità, in cui il valore energetico si traduce in vantaggio competitivo. L’edificio del futuro sarà intelligente, connesso e consapevole, capace di trasformare l’efficienza da obbligo a valore condiviso: è questa la vera traiettoria della sostenibilità. In questo scenario, Mostra Convegno Expocomfort si conferma osservatorio privilegiato e motore di conoscenza per aziende e progettisti.

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Patrizia Ricci

Ingegnere civile e redattrice di articoli e approfondimenti tecnici per riviste e portali dedicati all’ingegneria, all’architettura, all’efficienza energetica, al comfort abitativo, alla meccanica, all’automazione e all’industria 4.0. Appassionata di trasformazione digitale, innovazione sostenibile e imprenditoriale.
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