Mettere in luce i prodotti alimentari

I colori dei cibi sono in grado di suscitare diverse sensazioni: scopriamo come la luce led e le gamme cromatiche fanno apparire gli alimenti più freschi e genuini
luce led reparto vino Coop

È facile constatare che negli ampi spazi della grande distribuzione alimentare – supermercati, ipermercati – tutte le pareti sono attrezzate per l’esposizione dei prodotti in vendita e per la segnaletica. In alcuni casi – dove è possibile – la luce naturale penetra nell’ambiente interno dalle finestre ricavate nelle zone alte dei muri di confine, oppure dai lucernari in copertura, mentre i supermercati ubicati ai piani interrati non hanno nessuna apertura verso l’esterno.

Nella maggioranza dei casi, dunque, prevale l’illuminazione artificiale con impianti attivi anche durante le ore diurne. Siamo abituati, perciò, a fare i nostri acquisti sotto la luce delle lampade e spesso è una luce potente perché deve favorire l’orientamento in aree di notevole estensione, permettere ai clienti di riconoscere i vari reparti a grande distanza, leggere annunci e scritte.

Lampade adatte allo scopo

Luce led Eataly

Gallerie e piano terreno della sede milanese di Eataly

Di pari passo con la diffusione della grande distribuzione alimentare ha trovato sviluppo la produzione industriale di sorgenti luminose studiate per ottenere la massima resa estetica nell’illuminazione di tutti i prodotti alimentari. Anche in questo ambito l’utilizzo dei LED ha permesso di fare rilevanti passi in avanti nella realizzazione di impianti ad alte prestazioni.

Alcune caratteristiche peculiari sono alla base delle migliori soluzioni. Ci riferiamo, innanzitutto, all’assenza di radiazioni infrarosse nei loro spettri di emissione. In pratica ciò significa che gli alimenti illuminati da luce LED non ricevono radiazioni termiche e quindi la loro temperatura non subisce alterazioni, a vantaggio della loro integrità e conservazione. Si evita il riscaldamento anche nei casi in cui la distanza tra i prodotti alimentari e le fonti luminose è ridotta, come accade negli espositori a scaffali o nei banchi refrigerati.

Con l’illuminazione localizzata si riesce a dare maggiore evidenza sia ai prodotti, sia alle loro etichette e ai cartelli segnaletici.

Il modulo LED più performante in queste applicazioni è sicuramente la strip LED, o modulo lineare, grazie al suo sviluppo in linea continua e alla larghezza contenuta in una manciata di millimetri. Il funzionamento in micro-spazi a bassa temperatura, come nei banchi refrigerati, aumenta il dato dell’efficienza luminosa, già elevato alla normale temperatura ambiente.

Luce LED: resa dei colori

Ma ci sono ulteriori caratteristiche che spiegano la preferenza accordata ai diodi luminosi. Ci riferiamo alla capacità di dare rilievo a quelle gamme cromatiche che fanno apparire gli alimenti più freschi e genuini, promuovendone così la vendita.

La luce diventa il mezzo per attrarre l’attenzione dei potenziali acquirenti rendendo gradevole e invitante l’aspetto del cibo.

Come è noto, la luce di tonalità bianca emessa dal LED è il risultato della trasformazione della luce blu generata dal chip, ossia da minuscolo corpo emittente all’interno del diodo. Il chip è ricoperto da un sottile strato di polveri a base di fosfori che agiscono come un filtro trasformando la luce blu del chip in luce bianca in uscita.

Modulando opportunamente le polveri del rivestimento è possibile ottenere spettri in cui sono potenziate alcune radiazioni. Il risultato, in termini di resa dei colori dell’oggetto illuminato, è il rafforzamento di alcune gamme cromatiche. Ad esempio: i pomodori appariranno rossi come appena colti grazie allo spettro dei LED calibrato per emettere quelle radiazioni che l’alimento riflette, rivelando così all’osservatore il suo tipico colore rosso.

Considerata la richiesta di un settore commerciale in continua crescita come quello della grande distribuzione, è nata un’industria specializzata nella produzione di LED specifici per l’illuminazione di ogni genere alimentare: frutta e verdura, pane e pasticceria, vini e liquori, carni, salumi, pesce, gastronomia. Girando all’interno di un supermercato è facile accorgersi dei cambiamenti delle tonalità della luce utilizzata reparto per reparto.

Le tonalità fredde, con valori elevati di temperatura di colore (=> 4000 K) si trovano in genere nel reparto ittico e dei cibi surgelati, mentre le tonalità calde (=< 3000 K) sono scelte per i prodotti di panetteria e da forno. Casi a parte sono i reparti frutta-verdura e macelleria, dove si usano LED con spettri ricchi di radiazioni rosse e verdi.

La luce led esalta la macelleria Eataly

Reparto macelleria nella sede milanese di Eataly

Apparenza che può ingannare

La scelta degli spettri calibrati richiede al progettista e all’installatore dell’impianto grande attenzione e senso della misura.

Volendo forzare la resa di alcune circoscritte gamme cromatiche dei cibi in esposizione si rischia di generare nei consumatori l’idea di essere in qualche misura “ingannati” dalla luce. Infatti, l’alimento che appare fresco e genuino quando viene osservato nel suo reparto può risultare agli occhi molto diverso se visto, ad esempio, sotto la luce che illumina il piano di lavoro di una comune cucina casalinga, luce con una normale distribuzione di potenza nelle radiazioni. E’ bene che i consumatori siano consapevoli della funzione “promozionale” dell’illuminazione nei luoghi della grande distribuzione alimentare.

In apertura foto del reparto vini di un supermercato Coop

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Gianni Forcolini

Architetto e designer, docente in Lighting Design alla Facoltà del Design, Politecnico di Milano. Autore di libri, saggi e articoli. Si occupa di progettazione di oggetti e installazioni luminose, impianti, apparecchi e sistemi di illuminazione per ambienti interni ed esterni.
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