Come dare luce ai beni artistici

Un impianto di illuminazione deve creare le migliori condizioni visive, soprattutto quando si tratta di beni artistici: la luce non deve causare alterazioni e danneggiamenti
luce ai beni artistici a Palazzo della Ragione

In ogni esposizione di beni artistici permanente o temporanea, l’impianto di illuminazione deve creare le migliori condizioni per la loro fruizione visiva.

Allo stesso tempo la luce non deve causare alterazioni e danneggiamenti, essendo la tutela delle opere d’arte un compito imprescindibile, pena la perdita del loro valore e la necessità di provvedere al ripristino dello stato originario con lunghe e costose operazioni. Dunque sono due i principali obiettivi di progetto: da un lato la messa in mostra per il pubblico, dall’altro la salvaguardia.

illuminazione Altare Monumentale Duomo Milano

Altare monumentale di San Giuseppe Duomo di Milano (progetto luci: arch. G. Forcolini)

Conviene focalizzare l’attenzione sui requisiti veramente importanti, vale a dire la quantità di luce (illuminamenti misurati in lux), l’uniformità degli illuminamenti (in special modo per i dipinti), il controllo delle riflessioni velanti e la tonalità della luce. Se i materiali costitutivi delle opere non sono sensibili all’energia luminosa (per esempio: pietre, metalli non verniciati, ceramiche) generalmente si adotta il valore massimo di 300 lx. Negli altri casi il limite massimo scende a 150 lx (pittura a tempera e ad olio) e a 50 lx (acquarelli, stampe, disegni, strumenti musicali).

Uniformità degli illuminamenti, tonalità di bianco, giusto dosaggio di quantità e qualità della luce per regalare luce ai beni artistici

Uniformità e disuniformità dei lux

L’uniformità degli illuminamenti – requisito fondamentale per tutte le opere pittoriche e grafiche – è data dal rapporto tra l’illuminamento minimo e quello medio sulla superficie esposta. Il valore limite di riferimento è 0.5: in pratica i lux minimi non devono essere mai inferiori alla metà dell’illuminamento medio.

Con una buona uniformità si evitano gli effetti disturbanti delle ombre (ombre proiettate da cornici o altri ostacoli, ombre proprie dovute a riduzioni locali della quantità di luce incidente). Un dipinto contiene segni, simboli, figure, forme che nel loro insieme costituiscono la composizione artistica. Questa finestra fittizia su un mondo immaginato dall’artista ha sempre una sua luminosità data dalla riflessione della luce incidente, luminosità che è determinata dal gioco dei contrasti chiaroscurali e cromatici.

Illuminazione Pinacoteca Ambrosiana

Effetti di ombreggiatura disturbante ad arco sulle opere di Caravaggio e Cagnacci alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano

Diversamente dalle opere pittoriche e grafiche, per quelle a sviluppo tridimensionale (statue, sculture, reperti archeologici, strumenti, oggetti) è necessario graduare gli illuminamenti in modo da ricavare effetti di ombra (ombre più o meno scure e sfumate), in modo da rendere fruibili la tridimensionalità, la plasticità e le textures materiche dei manufatti.

Luce ai beni artistici: le riflessioni velanti

L’ulteriore regola da rispettare riguarda le riflessioni chiamate “velanti”. Si tratta di un fenomeno che si riscontra frequentemente negli spazi espositivi. Le tavole, le tele, le stampe e i disegni (talvolta protetti da lastre di vetro), sono tutte superfici che, non di rado, presentano un comportamento ottico di tipo semi-speculare. Questo tipo di riflessione determina il formarsi dell’immagine del corpo che emette luce in una zona della superficie dell’opera.

Questo alone luminoso ha un effetto coprente, cioè annulla i contrasti o li riduce in grado più o meno elevato in funzione della luminosità della sorgente luminosa. Si genera, dunque, la sovrapposizione di un’immagine estranea all’opera dovuta all’alta luminanza del corpo da cui proviene il fascio luminoso. Dunque queste riflessioni determinano una sorta di velatura, da qui la definizione di “riflessioni velanti”, agendo come un film o una pellicola.

Luce ai beni artistici - Pinacoteca di Brera a Milano

Riflessione velante nell’angolo in alto a sinistra sul dipinto ad olio “Cena in Emmaus” alla Pinacoteca di Brera a Milano

Come si può risolvere questo problema? Bisogna studiare attentamente in fase di progetto la dislocazione degli apparecchi e lavorare sui loro puntamenti in modo da orientare tutti i raggi riflessi più potenti verso zone dello spazio dove non può esserci un osservatore.

Tonalità della luce

Ogni fonte luminosa (artificiale e naturale), quando viene osservata direttamente, presenta una sua tonalità di bianco, più o meno “calda” o “fredda”, in funzione delle radiazioni che sono presenti nel suo spettro.

Si usa la grandezza “temperatura di colore” (unità di misura kelvin, simbolo K) per dare una quantificazione alla tonalità del bianco. Quando varia il valore di questa grandezza cambiano anche i colori riflessi dell’opera. Una luce a bassa temperatura di colore (tonalità calda, =< 3300K) darà risalto alle gamme del rosso, dell’arancio e del giallo. Viceversa, una luce ad alta temperatura di colore (tonalità fredda, > 3300 K) renderà più vivaci i verdi, gli azzurri, i blu e i viola.

Bisogna, dunque, analizzare, valutare con cura e interpretare le opere, in modo da selezionare la giusta temperatura di colore.

Illuminazione Statua del Cardinale Lercaro

Statua del Cardinale Lercaro di Giacomo Manzù alla Galleria d’Arte Moderna di Bergamo (progetto luci: arch. G. Forcolini)

Quando, rispetto a una data temperatura di colore, la distribuzione delle potenze tra le radiazioni emesse si approssima a quella di un modello fisico assunto come riferimento (il cosiddetto “corpo nero”), la sorgente luminosa ha una buona resa dei colori. I colori riflessi sono simili a quelli riflessi dalla luce naturale.

I criteri da assumere per la lettura critica delle opere ai fini delle scelte cromatiche devono considerare, innanzitutto, il soggetto rappresentato e l’intenzionalità dell’artista, ossia la volontà di creare cromatismi, rapporti tra i colori e le loro sfumature che caratterizzano il personale linguaggio poetico.

Per esempio, un dipinto che ritrae delle persone in un teatro è stato concepito in un luogo rischiarato di solito da luce di bassa temperatura di colore. Un quadro impressionista dipinto “en plein air” ha dei colori che l’artista ha scelto per una situazione di luce diurna con tonalità fredda. E’ logico illuminarlo con lampade ad alta temperatura di colore per ottenere la migliore resa dei colori.

Anche rispetto alle prestazioni di ordine cromatico, i prodotti a tecnologia LED sono oggi da preferire rispetto alle lampade tradizionali, per l’ampia scelta delle temperature di colore e per l’elevato indice di resa dei colori.

In conclusione, dare luce ai beni artistici è un compito complesso che impegna il progettista non solo dal punto di vista fotometrico e colorimetrico, ma anche per quanto riguarda la struttura dello spazio espositivo e l’interpretazione dei contenuti artistici.

Foto in apertura – Sala espositiva nella nuova Galleria d’Arte Moderna, Palazzo della Ragione di Verona (progetto luci: arch. G. Forcolini)

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Gianni Forcolini

Architetto e designer, docente in Lighting Design alla Facoltà del Design, Politecnico di Milano. Autore di libri, saggi e articoli. Si occupa di progettazione di oggetti e installazioni luminose, impianti, apparecchi e sistemi di illuminazione per ambienti interni ed esterni.
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