Acqua calda sanitaria: come ridurre i consumi energetici

La produzione di acqua calda sanitaria (ACS) è causa di consumo energetico, tanto da richiedere un’attenta valutazione degli impianti utilizzati, al fine di perseguire l’obiettivo dell’efficienza e del risparmio.
Acqua calda sanitaria: tecnologie e soluzioni per ridurre i consumi

L’acqua calda sanitaria (ACS), quindi l’acqua che viene riscaldata per usi igienico-sanitari come docce, lavabi e cucine, costituisce una voce di consumo energetico importante in tutte le abitazioni, con un peso che varia molto anche in base a numero di persone presenti in casa, alle abitudini e alle tecnologie utilizzate per la sua produzione. Oggi, però, il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni climalteranti e il contenimento dei costi in bolletta sono diventati obiettivi prioritari.

Di conseguenza, anche l’efficientamento della produzione e distribuzione dell’ACS assume un ruolo sempre più strategico. Grazie all’evoluzione tecnologica è possibile adottare sistemi intelligenti e soluzioni sostenibili che permettono non solo di ridurre i consumi, ma anche di valorizzare fonti rinnovabili, come l’energia solare.

I fattori che incidono sui consumi di acqua calda sanitaria

L’ACS, come anticipato, è l’acqua calda destinata agli usi igienico-sanitari, da non confondere con l’acqua utilizzata in molti casi la climatizzazione invernale dell’edificio. Essa viene prodotta attraverso impianti centralizzati o individuali, utilizzando diverse fonti energetiche: gas e elettricità soprattutto, ma anche fonti rinnovabili. La tipologia di impianto può variare a seconda delle caratteristiche dell’edificio e, soprattutto al periodo di installazione, determinante per il livello di innovazione delle tecnologie.

In ogni caso, prima di analizzare le soluzioni tecnologiche più diffuse e soprattutto le migliori oggi disponibili, è importante capire da cosa dipende il consumo di ACS in ambito domestico. Tra i principali fattori c’è indubbiamente il numero di occupanti dell’edificio, in quanto è innegabile che un numero maggiore di persone in casa, richieda inevitabilmente una produzione più elevata di acqua calda.

Oltre al numero, anche le abitudini d’uso possono fare un’enorme differenza. La durata di una doccia, la temperatura media di acqua utilizzata, ad esempio, incidono significativamente sull’energia necessaria per la produzione di acqua calda sanitaria. Oltre al “fattore umano”, però, i consumi energetici dipendono fortemente anche dall’efficienza dell’impianto installato, data sia dal rendimento del generatore, che dalla presenza o assenza di dispersioni anche in fase di distribuzione. L’isolamento di serbatoi e tubazioni, infatti, è essenziale per evitare l’inutile dispersione di calore.

Le tecnologie per la produzione di acqua calda in uso

Ancora oggi, in molte abitazioni si utilizzano sistemi per la produzione di ACS non performanti. Tra le soluzioni più diffuse in Italia si trova senza dubbio la caldaia, il cui limite non è tanto nell’efficienza assicurata, quanto nel fatto che ricorre a un processo di combustione del gas per produrre il calore necessario. La sostituzione delle vecchie caldaie con quelle a condensazione ha migliorato molto la situazione, visto che sono in grado di migliorare il proprio rendimento grazie al recupero del calore latente dei fumi di combustione. Inoltre, le nuove caldaie a condensazione, oltre ad essere predisposte anche per miscele con idrogeno, raggiungono performance molto elevate, riuscendo a ridurre al minimo le emissioni imputabili al loro funzionamento. Chi sceglie la caldaia, quindi, dovrebbe per lo meno orientarsi su modelli recenti e performanti.

Scaldabagni elettrici per la produzione di acqua calda sanitaria

Si stanno abbandonando, invece, i cosiddetti “scaldabagni elettrici”, che riscaldano l’acqua tramite il consumo diretto di energia elettrica. Le loro prestazioni non sono eccellenti e a parità di acqua riscaldata si trovano soluzioni molto più convenienti.

Le soluzioni più sostenibili per la produzione di ACS

Per ridurre il consumo energetico connesso alla produzione di ACS è possibile ricorrere a soluzioni che fanno della sostenibilità uno dei propri punti di forza. Sta crescendo il numero di installazioni di impianti a pompa di calore, utili sia alla climatizzazione dell’edificio, che alla produzione di acqua calda. Si tratta di una soluzione che riduce i consumi anche più del 50/60% rispetto ad altre tecnologie e non utilizza gas. Il funzionamento è paragonabile a quello di una macchina frigorifera e si sfrutta l’energia contenuta in aria, acqua o suolo per generare calore. Il costo di investimento iniziale, però, è più alto se paragonato a quanto è necessario spendere per una caldaia.

La pompa di calore, poi, può essere combinata ad una caldaia a condensazione ad alte prestazioni, costituendo un sistema ibrido. I due generatori funzionano in modo combinato, secondo equilibri dettati principalmente dalla convenienza del momento: lo scopo è generare il calore necessario con il minimo dispendio energetico (e quindi anche economico).
Infine, è importante il ruolo giocato oggi dai sistemi che sfruttano l’energia rinnovabile, come ad esempio gli impianti solari termici, ossia pannelli che sfruttano l’energia solare per produrre acqua calda sanitaria. Il loro utilizzo difficilmente può coprire l’intero fabbisogno, ma possono assicurare almeno una percentuale di ACS prodotta grazie all’energia rinnovabile

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Gaia Mussi

Laureata in Progettazione Tecnologica e Ambientale, da sempre appassionata ai temi della sostenibilità e della tecnologia. Collabora come copywriter con portali, magazine e aziende per la creazione di contenuti inerenti il campo dell’edilizia, della sostenibilità e del risparmio energetico
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