Climatizzazione e costo delle materie prime: ne usciremo indenni?

La preoccupazione sul costo delle materie prime c’è e coinvolge diversi aspetti della filiera del comfort. Ecco le opinioni di alcuni protagonisti del mercato italiano
Costo delle materie prime: la crisi tocca anche la climatizzazione

Quanto pesa l’impennata del costo delle materie prime sul mercato italiano della climatizzazione? Il tema di natura internazionale impatta, in modo pesante, anche sulle attività interne. Potremmo definirla una tempesta perfetta, e non solo per il mondo del comfort.

Durante il lockdown del 2020, le chiusure degli impianti estrattivi e produttivi hanno ridotto la disponibilità delle commodity. Oggi, la forte ripresa economica di Usa e Cina ha causato un nuovo boom della domanda e, in parallelo, un forte rialzo dei prezzi. La sfida dei produttori di tecnologie per il clima sta ora nel bilanciare l’assorbimento di percentuali di aumento elevatissime, con la necessità di non “caricare” questo peso su distributori e consumatori.

Costo delle materie prime: i dati italiani

I rincari, a doppia cifra e addirittura oltre, sono anche molto diffusi. Coinvolgono soprattutto acciaio, rame, plastica, alluminio, petrolio e legno, ma stanno impattando anche il settore agroalimentare. A preoccupare maggiormente la filiera produttiva italiana sono acciaio e alluminio. Secondo il Centro Studi Confindustria, infatti, nel primo trimestre 2021 le relative quotazioni sono aumentate del 40% (+130% tra novembre 2020 e febbraio 2021) e del 18%. Anche il rame non ferma la sua corsa: a febbraio 2021 si registra un rincaro del 26% rispetto a ottobre 2020.

Il tema, naturalmente, tocca anche l’industria della climatizzazione. Come sono cambiate le dinamiche di mercato? Cosa aspettarci nei mesi a venire? Lo abbiamo chiesto ai rappresentanti di quattro importanti aziende del settore.

Costo delle materie prime alle stelle: cosa pensano le aziende italiane

Una reazione a catena

“Il mercato HVAC sta mostrando una forte crescita della domanda, sia per il “rimbalzo” post-covid sia per il consolidamento delle politiche di incentivazione fiscale – commenta Axel D’Angelo, product manager di Daikin Italia -. A questo processo si accompagna anche un incremento dei costi delle materie prime e dei componenti, che impattano inevitabilmente sulla nostra filiera produttiva. In generale, nel settore dell’idrotermosanitario ci siamo resi conto fin da inizio anno del progressivo incremento dei costi sul mercato legati ad accessoristica e semilavorati (in particolare rame e plastica). Purtroppo questo ha provocato l’aumento dei prezzi dei componenti e dei sistemi della filiera HVAC, insieme a quelli di tanti altri mercati. Un impatto che ha toccato anche le diverse filiali commerciali, chiamate ad adeguarsi alla nuova situazione”.

Bilanciare perdite e ripercussioni sul mercato

“Si tratta ormai di un dato oggettivo – aggiunge Attilio Verzilli, Sales Manager di Carrier DX -. Basti pensare a come si realizza un apparecchio di climatizzazione: plastica, rame e acciaio stanno subendo rincari senza precedenti. Ma le materie prime non sono l’unico problema della nostra filiera. Ci sono anche i trasporti globali, rallentati dalla pandemia, e la componente speculativa di questa preoccupante situazione. Noi costruttori dobbiamo cercare di coniugare le esigenze produttive senza riversare i costi sul mercato. La criticità del momento è stata in parte mascherata dagli incentivi statali, che riescono a compensare almeno in parte le perdite. Ma da qui ai prossimi 4-5 mesi dovremo programmare attentamente le attività produttive, auspicando un secondo semestre 2021 di parabola discendente dei prezzi”.

Dal costo delle materie prime al problema dei trasporti

“L’incremento del prezzo delle materie prime è diventato concreto lo scorso aprile, perché i primi mesi dell’anno erano legati ad acquisti effettuati nel 2020 – spiega Gianluca Figini, Air Solution Director di LG Electronics Italia -. Da gennaio 2021, tuttavia, si registra anche un costo maggiore per i trasporti. In questo caso il fenomeno è più complesso perché è legato alla scarsa disponibilità di container. Questi aumenti però non sono stati completamente trasferiti sul prezzo di cessione dei prodotti, che avrebbe pesato interamente sulla distribuzione. Siamo infatti riusciti a gestirli in gran parte al nostro interno grazie al forte aumento delle vendite, che ha cambiato le economie di scala e la nostra capacità di coprire i costi fissi. Lo scenario non si è ancora stabilizzato: l’abilità delle aziende sta nel trovare il giusto equilibrio tra il costo del trasporto e i tempi per rendere disponibili i prodotti”.

Le strategie dell’industria

“La filosofia di Toshiba è quella di non riflettere i rincari sul mercato – racconta Daniele Spizzotin, General Manager di Toshiba -. A maggio, purtroppo, ci siamo dovuti arrendere all’evidenza di un costo delle materie prime praticamente triplicato. Il leggero allineamento del listino previsto nella seconda metà dell’anno non dovrebbe tuttavia impattare negativamente sul business dei professionisti e sui consumatori italiani. Parlando soprattutto del clima residenziale, infatti, i grossisti acquistano circa l’80% del fabbisogno annuo nel primo semestre, quindi hanno già completato gran parte dell’attività del 2021. La speranza, poi, è che non si registrino ulteriori aumenti in chiusura anno. Ogni decisione presa dalla casa madre è funzionale anche alla necessità di continuare a fare innovazione, a investire in attività ricerca e sviluppo e garantire la qualità che contraddistingue i nostri climatizzatori”.

Ripartire dai segnali positivi

“Sappiamo quali conseguenze sta lasciando la pandemia, tra queste rientra anche l’aumento dei costi delle materie prime e della logistica che stanno pesando non solo sulla nostra filiera ma su tutti i mercati e settori – conclude Stefano Negri, Marketing Director Divisione Climatizzazione di Mitsubishi Electric -. Il diffondersi del SARS-CoV-2 ha imposto un cambio non solo nelle abitudini dei consumatori ma anche in quelle dei nostri partner professionali. Ma non tutti i segmenti hanno registrato un segno negativo: per esempio in ambito pompe di calore abbiamo assistito a una crescita (anche significativa) rispetto allo stesso periodo di riferimento dell’anno precedente. In termini generali, il business nell’ultimo trimestre è migliorato e siamo certi che per l’anno in corso il fatturato chiuderà in positivo”.

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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