Un 2021 di investimenti, nuovi impianti e fiducia sul mercato italiano dell’energia pulita: le ultime rilevazioni sull’andamento delle rinnovabili in borsa fotografano un settore in grande fermento, anche dal punto di vista finanziario. Termometro di questa vivacità l’Irex Index di Althesys, che ha superato per la prima volta quota 21.000 punti, segnando una crescita del 12,8% da inizio anno.
Lanciato nel 2008, l’indice segue la performance delle small-mid cap pure renewable quotate su Borsa Italiana. Un benchmark di riferimento per tracciare le performance dell’energia pulita in Italia che comprende 14 titoli, con una capitalizzazione di 3.690 milioni di euro.
“Sta crescendo l’interesse degli investitori per i titoli delle energie rinnovabili e della smart energy – commenta Alessandro Marangoni, economista di Althesys -. Già nel 2020 l’Irex Index aveva registrato un aumento del 62,2%, overperforming rispetto sia all’FTSE All Share sia all’FTSE Oil&Gas. Nonostante la difficile situazione congiunturale, le società dell’Irex nel 2020 hanno continuato a investire”. Lo confermano anche i dati 2020 dell’ultimo Irex Annual Report: 20 operazioni per circa 480 MW. Un trend destinato a crescere, in virtù degli obiettivi climatici Ue e dei fondi in arrivo con il PNRR.
Tornando all’Irex Index, gli analisti evidenziano un rialzo costante da inizio 2021. Ma il vero boom riguarda luglio e agosto: un +24% che stacca nettamente il FTSE All Share, (+ 4% circa) e anche il FTSE Italia Energia sull’Oil&Gas, al +1%.
Insomma, le rinnovabili in borsa dimostrano maturità e performance. E soprattutto riescono a realizzare importanti flussi di cassa nel medio periodo. La transizione ecologica prescritta dal PNRR farà il resto, trainando l’espansione di questo mercato. Ecco perché il mondo finanziario guarda con attenzione a eolico e fotovoltaico, stabilmente profittevoli, ma anche a nuove e promettenti tecnologie green come batterie, mobilità elettrica e idrogeno.
La combinazione tra la maturità di tecnologie come eolico e fotovoltaico e lo sforzo politico nazionale e internazionale per la transizione energetica ha aumentato l’interesse degli investitori
L’interesse degli investitori c’è, gli incentivi a favore della decarbonizzazione un po’ meno. O meglio, procedono a rilento. Lo scorso 5 agosto il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera allo schema di decreto che si occupa anche di potenziare i regimi di sostegno alle energie rinnovabili. Si tratta di incentivazioni (entro i 6 mesi dall’entrata in vigore del DM) con registri e aste su base quinquennale per impianti di grossa e piccola taglia e di incentivi diretti come comunità energetiche e autoconsumo collettivo.
Tuttavia, dato che l’ultimo bando dell’attuale decreto chiuderà a ottobre, si prospetta una nuova frenata dei cantieri. Senza considerare le reticenze delle amministrazioni locali sulle competenze di riferimento e la fisiologica lentezza degli iter burocratici italiani.