
Quando nel nostro Paese si parla degli effetti del cambiamento tecnologico ci si ritrova spesso, volenti o nolenti, ad entrare in “modalità ironia”. Capita anche in questi giorni di fronte alle ultime dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante l’Automotive Dealer Day che si è svolto a Verona.
L’argomento era, appunto, uno di quelli più importanti in tema d’innovazione, la mobilità green, ma prima di entrare nel merito delle parole pronunciate dal ministro, è il caso di ricordare che non mancavano i possibili spunti a sua disposizione per gli approfondimenti del caso: dai pessimi risultati di vendita dei mezzi elettrici in Italia alla scarsa efficacia degli incentivi all’acquisto, dai costi tuttora molto elevati delle auto elettriche alla debolezza della filiera produttiva italiana.
Ebbene, su quale aspetto del discorso del ministro Giorgetti si è inevitabilmente concentrata l’attenzione dei presenti, oltre che dei media? Sulla futura tassazione sulle auto elettriche! E qui, come detto, non può che scattare la modalità ironia per sottolineare che si è trattato davvero di un intervento decisivo per chiarire le idee a coloro, purtroppo già poco numerosi nel nostro Paese, che in questo periodo hanno il dubbio se cambiare un’auto tradizionale a beneficio di un veicolo elettrico…
In relazione all’attuale regime italiano delle accise sulle auto e sullo scenario futuro, il responsabile del dicastero ha spiegato che “il ministero dell’Economia e delle Finanze ha già iniziato a lavorare su questo punto. Bisogna considerare l’aggiornamento della normativa europea sulla tassazione dei prodotti energetici. Pensate all’effetto che avrà l’elettrificazione sullo spostamento delle accise del carburante alle nuove forme di alimentazione”.
Insomma, ministero e governo hanno già iniziato a lavorare per far sì che con l’elettrificazione dei trasporti non si verifichi, come ha precisato lo stesso Giorgetti, “soltanto una riduzione del gettito derivante dalle accise”, ma che in realtà prevalga “una significativa traslazione” del gettito stesso dal comparto dei mezzi con motore termico a quelli con batteria.
Va detto che, pur essendo la tassazione sulle auto elettriche una prospettiva futura ed al momento indefinita, le parole del ministro rappresentano una doccia fredda per un comparto che non ne sentiva assolutamente il bisogno. Il contesto, infatti, è quello di un Paese che per quanto riguarda il mercato della mobilità green è purtroppo la pecora nera fra le grandi nazioni europee. Basti pensare che delle 332.999 vetture elettriche vendute nell’Unione Europea nel primo trimestre 2024 appena 13.226 sono state commercializzate in Italia.
Occorre peraltro evidenziare che la posta in gioco, ovvero il gettito assicurato allo Stato dalle accise, non è assolutamente trascurabile. Secondo i dati forniti da Quintegia, la società di ricerca organizzatrice dell’Automotive Dealer Day, nel 2022 il carico fiscale sull’auto è stato pari a ben 71 miliardi di euro, di cui 31,9 legati al consumo dei carburanti.
In particolare, lo Stato guadagna dai carburanti consumati dai motori termici delle auto circa il 60% di ciò che viene pagato alla pompa quando si effettua il rifornimento. Per dare un’idea della situazione si può fare l’esempio di un litro di benzina venduto a 1,90 euro: soltanto 828 euro rappresentano il ricavo del venditore, mentre il resto se ne va in tassazione, rispettivamente 343 euro di prelievo IVA e 729 euro per le accise.
Nell’attesa di capire come si concretizzerà l’annunciato intervento impositivo sulle auto elettriche, è opportuno ricorrere ad un’ulteriore dose di ironia per osservare come il ministero dell’Economia rischia, suo malgrado, di constatare la bontà del celebre detto: fra il dire e il fare… Un conto, infatti, è intervenire sul prezzo dei carburanti per incassare le tasse, ben altra cosa ottenere lo stesso risultato agendo sulle auto elettriche.
Per prima cosa, aumentare il costo della ricarica presso le colonnine pubbliche servirebbe a “colpire” solo una parte dei possessori di un veicolo elettrico. Riservare lo stesso trattamento a coloro che ricaricano in casa significherebbe far pagare di più la corrente anche ai non possessori di un mezzo elettrico. Senza considerare coloro che per la ricarica non utilizzano proprio la rete potendo contare su un impianto fotovoltaico. L’alternativa sarebbe aggiungere l’equivalente delle accise al prezzo d’acquisto dell’auto stessa. Che però, modalità ironia, già costa molto poco…