Smart mobility in Italia: innovazione, progetti e contraddizioni

Un quinto della somma totale del PNRR è a disposizione per la smart mobility in Italia. I progetti ci sono, avviati e in sperimentazione, e anche sulla smart road ci si sta muovendo. Tuttavia, sono diversi gli elementi contraddittori e critici per uno sviluppo diffuso e articolato della mobilità intelligente
Smart mobility in Italia: come procede?

Per la smart mobility, l’Italia ha a disposizione un quinto dell’ammontare totale del PNRR. Sono stati previsti 34,5 miliardi di euro circa dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, sui 194,4 miliardi complessivi per la mobilità smart e sostenibile. Con questi fondi si devono portare a termine, entro il 2026, 150 investimenti 66 riforme. Parrebbe uno scenario molto positivo, ma è bene ricordare anche alcuni fattori contraddittori e critici, tra cui il parco auto sempre più datato, con un’età media di 12,8 anni (nel 2024 l’età media è in aumento rispetto al 2023).

A ciò si aggiunge la diffusione ancora minimale delle auto elettriche BEV, costituenti solo l’1,5% rispetto al parco circolante. A questi elementi vanno compresi una crescita economica e una produttività lente. Infine, le aree urbane evidenziano esigenze diverse e non connesse tra loro. Sono tutti elementi che vanno presi in considerazione, come pure l’opinione del consumatore finale, del cittadino. A rilevarlo è l’Osservatorio Connected Car & Mobility.

Smart mobility in Italia, dove l’auto endotermica è il principale mezzo di trasporto

L’Osservatorio Connected Car & Mobility, del Politecnico di Milano, ha presentato dati aggiornati sulla smart mobility in Italia e anche sulla smart road.

Inoltre, ha condotto anche un’indagine sul tema, in collaborazione con Doxa, riguardante i mezzi di trasporto abitualmente utilizzati per gli spostamenti. Una delle contraddizioni che evidenzia il nostro Paese riguarda il mezzo di trasporto privilegiato per gli spostamenti. In un’era che dovrebbe essere caratterizzata da spostamenti intelligenti, intermodali e sostenibili, al primo posto – e con grande distacco rispetto alle altre voci – c’è l’automobile di proprietà a motore endotermico. Nell’87% dei casi gli italiani si spostano in auto. Il trasporto pubblico locale compare, al secondo posto, ma a una netta distanza (29% di preferenze).

Si utilizza l’auto a motore endotermico per la flessibilità e indipendenza che offre, ma anche per questioni di efficienza nei tempi di spostamento, costo complessivo, facilità d’accesso, sicurezza.

È il mezzo preferito per gli spostamenti casa-lavoro (nel 38% dei casi) e per raggiungere aree poco servite dai mezzi pubblici o in sharing (37%).

Smart mobility in Europa: si viaggia a differenti velocità

Se la smart mobility in Italia evidenzia, elementi innovativi e critici, anche in Europa si viaggia a diverse velocità. A parte i Paesi del Nord, decisamente più avanzati, le grandi potenze (Germania, Francia, Spagna, Italia), si collocano in uno scenario intermedio. Su 27 Paesi UE, 21 hanno sviluppato un documento ufficiale per definire una strategia per la mobilità intelligente, connessa, sostenibile. Tre Paesi hanno un documento condiviso con altre nazioni. Sei Paesi non hanno un documento nazionale.

Tra i temi applicativi più citati all’interno di questi documenti, al primo posto c’è la mobilità elettrica nel 70% dei casi, seguono la gestione del traffico (52%) e le piattaforme per l’erogazione dei servizi ai cittadini (37%).

Il punto di vista dei Comuni italiani

La smart mobility in Italia passa dai Comuni e dalla considerazione che hanno sul tema. Nel 78% dei casi lo reputano fondamentale (25%) o molto importante (53%). Nel 65% le amministrazioni hanno avviato progetti dedicati nel triennio 2022-24. In tre casi su quattro si tratta di una scelta dettata da una decisione politica: si vuole avviare e portare a termine un progetto per dare lustro al proprio comune, per evidenziare l’impegno su questo ambito.

Smart Mobility in Italia: cosa pensano i comuni

Nel 42% dei casi, invece, lo si fa per accedere a un finanziamento. Ci sono anche Comuni (25%) che hanno avviato progetti per coinvolgere anche un altro ente pubblico, oppure su richiesta di cittadini (20%), o a seguito di iniziative e società ed enti privati (solo il 15% dei casi).

Gli ambiti applicativi: mobilità elettrica in auge, Mobility as a Service in fondo

Quali sono gli ambiti applicativi più sensibili della smart mobility in Italia nei progetti avviati dai Comuni? Dal punto di vista del livello di maturità per ambito applicativo, al primo posto c’è la mobilità elettrica: il tasso di adozione è del 43%, mentre nel 14% dei casi è in sperimentazione.

In fondo, invece, c’è la mobilità aerea (di cui fanno parte gli spostamenti con aerotaxi), la guida autonoma e Mobility as a Service. Quest’ultima, però, può contare su 57 milioni di euro da fondi PNRR, e vede alcune città avanzate (Milano, Napoli, Roma) alla voce MaaS 4 Italy, che rientra nella più ampia strategia Italia digitale 2026 e che intende sperimentare MaaS nei territori, creare una piattaforma aperta per i dati di mobilità e potenziare la dimensione digitale del trasporto pubblico.

Smart Road: diffusione e maturità

Nell’analisi dell’Osservatorio Connected Car and Mobility si è trattato anche di smart road, parte integrante della smart mobility in Italia. Sono 166 i progetti censiti a livello internazionale, con una forte crescita nel 2022-2024, in cui si contano ben 92 progetti. In termini di sperimentazioni attive, nel triennio considerato, sono 21 le iniziative avviate, un po’ in tutta Italia sulla smart road.

Le differenti applicazioni smart road

Per quanto riguarda i servizi più richiesti, nel 54% dei casi si tratta di servizi informativi, mentre il 39% riguardano la raccolta dati e l’analisi delle prestazioni. Ci sono poi progetti di ottimizzazione di guida e di ricarica elettrica smart e dinamica (14%).

Tuttavia, diffusione non significa maturità. Se si considerano i livelli di maturità del servizio, al primo livello si trovano soluzioni per il monitoraggio e la gestione del traffico, oltre a soluzioni per lo scambio di informazioni; al livello intermedio si collocano sistemi adattivi per il traffico e il trasporto pubblico locale, oltre a soluzioni di ricarica smart e dinamica per gli EV.

Al livello più avanzato, diffusi solo nelle sperimentazioni e nei progetti pilota, si collocano soluzioni per il monitoraggio e la comunicazione dei CAV (Connected and Automated Vehicles) e soluzioni per generare energia e per stoccarla.

“L’elemento di interesse è che questi cluster di servizi si vanno a collocare su direzioni di innovazione, strategie portate avanti dagli operatori, che attuano questi progetti. A questo proposito ne abbiamo identificate quattro, focalizzate sulla sicurezza stradale, sull’ottimizzazione del traffico, sulla personalizzazione dei servizi e sull’integrazione dei dati V2X. Queste strategie non sono esclusive, si possono complementare e quindi le troviamo in realtà nei differenti cluster indicati. Tuttavia, un progetto di smart road dovrebbe contemplare tutti questi elementi”, ha evidenziato Elisa Vannini, ricercatrice dell’Osservatorio Connected Car & Mobility.

C’è poi un ultimo tassello fondamentale: la collaborazione tra partner pubblici e privati e con le istituzioni.

Gli elementi utili per lo sviluppo delle smart road

L’Italia conta già su alcuni elementi che possono favorire, abilitare e accelerare lo sviluppo delle smart road e le istituzioni ci stanno interessando. «Da un lato c’è la missione 3 del PNRR “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” con circa 24 miliardi più altri 6 miliardi di fondo complementare, dall’altra c’è uno strumento che è in fase di revisione, ma comunque esiste che riguarda il “Decreto Smart Road”».

le sperimentazioni smart road in Italia

Esistono diversi impegni dal punto di vista delle istituzioni per definire i criteri tecnici e giuridici e per supportare lo sviluppo della guida autonoma e rendere possibile l’autorizzazione su test sulle strade pubbliche. “Un elemento interessante è che, a differenza delle altre missioni, la Missione 3 del PNRR, a maggio 2025, conta già un 86% di risorse erogate e un 91% degli investimenti in sicurezza sia stradale e reti ferroviarie già avviati”, ha concluso Vannini.

Vuoi rimanere aggiornato sui contenuti di ElettricoMagazine?
Iscriviti alla nostra newsletter!



Accetto il trattamento dei miei dati personali per la ricezione di newsletter in conformità con la privacy policy del sito

Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
menu linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram