Auto elettrica: ancora troppe differenze fra le nazioni europee

Il Rapporto Acea 2019 evidenzia come la transizione verso una mobilità ad emissioni zero procede tuttora lenta con situazioni molto diverse fra i vari paesi dell'unione

Non solo la domanda è sempre la stessa, ma resterà tale anche negli anni a venire: a che punto siamo nella diffusione della mobilità elettrica nei Paesi dell’Unione Europea? Purtroppo, come sottolinea il rapporto Acea 2019 diffuso recentemente, ad essere sempre la stessa è anche la risposta: siamo ancora agli inizi… Questo in estrema sintesi, il messaggio che si estrapola da un’indagine che è però ben lungi dall’essere generica, piena com’è di tabelle e numeri che vivisezionano il tema della transizione verso una mobilità a zero emissioni. Una pioggia di dati che evidenzia, ed è questo l’altro messaggio forte del rapporto, come le nazioni europee stiano tuttora procedendo in ordine sparso sulle tematiche più importanti, dagli incentivi all’acquisto di auto elettriche all’installazione delle colonnine di ricarica, con risultati diversissimi nei vari territori dell’Unione.

Emissioni inquinanti delle nuove vetture in risalita

Ad indicare quanta strada ci sia ancora da percorrere ci sono innanzitutto i dati di vendita relativi al 2018 che indicano come soltanto il 2% dei veicoli venduti nell’Unione europea aveva propulsione elettrica (nel 2014 la percentuale era dello 0,6). Cifre insufficienti, anche e soprattutto ragionando nel contesto, come sottolinea Acea, degli obiettivi generali fissati dall’Unione Europea per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di anidride carbonica da parte dei nuovi veicoli. Infatti, la direttiva Ue approvata nell’aprile 2019 prevede un taglio delle emissioni pari al 15% per il 2025 mentre cinque anni dopo si dovrà arrivare ad un -37,5%.

A complicare le cose, poi, c’è un ulteriore problema. Nel biennio 2017-2018, il motore a benzina si è ripreso lo scettro del più venduto nei confronti del gasolio, con una crescita complessiva dell’1,8% delle emissioni di CO2 da parte delle nuove automobili. Un dato che deve far riflettere perché segna un’importante e negativa inversione di tendenza dopo che nel decennio precedente (2006-2017) le emissioni complessive di CO2 da parte delle vetture di nuovo acquisto erano andate sempre in calando.

Il rapporto indica nel dettaglio l’andamento delle vendite di nuove automobili sul territorio dell’Unione nel quinquennio 2014-2018. In particolare, i veicoli a benzina sono passati da 5,358 milioni di unità fino agli 8,532 milioni segnati l’anno scorso. Marcata flessione delle vendite, invece, per le macchine a gasolio, dai 6,599 milioni di unità nel 2014 ai 5,406 milioni del 2018. Quanto alle elettriche, si è passati da 37.517 unità (2014) a 149.737 (2018). Andamento simile per le ibride plug-in (da 32.441 a 151.844), mentre le vendite di modelli ibridi si sono più che triplicate (da 176.525 unità fino a 578.620).

Rapporto Acea 1

In Italia resta molto bassa la quota di mercato delle auto elettriche

Numeri complessivi che però, come sottolineato in apertura, sono frutto di dinamiche assai diverse a seconda delle nazioni prese in considerazione. Se in grandi Paesi quali Francia, Germania e Gran Bretagna la quota di mercato delle auto elettriche nel 2018 è risultata pari o superiore al 2%, l’Italia ha segnato un preoccupante 0,5%. In linea con la media europea, invece, il 4,3% di market share relativo ai modelli ibridi venduti l’anno scorso nel nostro Paese.

Rapporto Acea 2 - marker Share mobilità a emissioni zero

Le stesse marcate differenze territoriali si ritrovano ragionando in termini di infrastrutture. Nel complesso dell’Unione Europea i punti di ricarica per le auto elettriche sono passati dai 34.448 del 2014 ai 143.589 del 2018, con un incremento del 316,8%. Leader assoluto, sottolinea il rapporto Acea, è un “piccolo” Paese come l’Olanda con i suoi 37.037 punti ricarica pari al 25,8% del totale Ue. Seguono Germania (27.459 e 19,1%), Francia (24.850 e 17,3%) e Gran Bretagna (19.076 e 13,3%).

Rapporto Acea 3 -diffusione colonnine di ricarica elettrica

Incentivi all’acquisto soltanto in 12 Paesi dell’Unione Europea

Distanziatissima l’Italia che con le sue 3.562 colonnine di ricarica (2,5% del totale Ue) viene ampiamente battuta anche dalla confinante Austria (4.975 e 3,5%). Una posizione arretrata che viene ribadita anche ragionando in termini di estensione territoriale: il nostro Paese ha il 2,5% dei punti di ricarica nonostante occupi il 6,9% della superficie complessiva dell’Unione Europea.

Sicuramente più lusinghiera la performance dell’Italia in tema di incentivi all’acquisto. Con l’attuale contributo statale fino a 6.000 euro per l’acquisto di un auto elettrica, il nostro Paese si colloca al terzo posto europeo per ammontare dell’incentivo insieme con la Francia, preceduto da Romania (fino a 11.500) e Slovenia (fino a 7.500 euro). Da notare come meno della metà delle nazioni Ue, 12 su 28, prevede attualmente degli incentivi economici per il passaggio all’elettrico, mentre più diffusi sono i benefici fiscali previsti per i possessori di veicoli ad emissioni zero.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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