Il futuro della mobilità elettrica: l’infrastruttura di ricarica in Italia al 2030

Nel suo nuovo report, MOTUS-E traccia gli scenari sulla mobilità elettrica e sulle infrastrutture di ricarica nel nostro Paese fino al 2030
Futuro della mobilità elettrica

Le infrastrutture di ricarica sono presupposti essenziali per lo sviluppo della mobilità elettrica. Ma come si prospetta nel nostro Paese il futuro di tali infrastrutture? A chiederselo è MOTUS-E tra le pagine de Il futuro della mobilità elettrica: l’infrastruttura di ricarica in Italia @2030, report redatto in collaborazione con Strategy& PwC.

Il rapporto, contenente gli scenari di sviluppo delle infrastrutture di ricarica pubbliche e private per i veicoli elettrici nel prossimo decennio, è stato presentato in un recente webinar a cui hanno partecipato i rappresentanti degli operatori di ricarica associati Acea, Assopetroli-Assoenergia, Axpo, A2A, BeCharge, Edison, Enel X e Neogy.

Finalità del report

Il documento realizzato da MOTUS-E, che – ricordiamo – è la prima associazione italiana costituita per accelerare il cambiamento verso l’E-Mobility, si configura come un’analisi di contesto finalizzata a guidare efficacemente il nostro Paese verso la mobilità a zero emissioni.

“Con questo studio – ha dichiarato il Segretario Generale di MOTUS-E Dino Marcozzi – vogliamo fornire una fotografia dettagliata del quadro attuale e delle prospettive future sulla mobilità elettrica a servizio di tutti gli stakeholder coinvolti”. L’E-Mobility, difatti, è una realtà in continuo divenire. Nonostante l’emergenza sanitaria legata al COVID-19, si stima che quest’anno si arriverà a 28.000 vetture elettriche in Italia, triplicando quasi le vendite del 2019. Come puntualizzato dal Segretario Marcozzi, questo trend “conferma che sarà sempre più importante mettere a disposizione degli automobilisti una adeguata rete di infrastrutture di ricarica pubblica e agevolare le procedure di installazione delle ricariche private”. L’obiettivo primario è perciò di sostenere la crescita delle auto elettriche con piani infrastrutturali adeguati alle ambizioni.

Entriamo ora nel dettaglio, analizzando alcuni tra i punti più significativi trattati nel report e durante l’evento online.

L’attuale rete di infrastrutture di ricarica

Ad oggi in Italia si contano sulle 8.500 infrastrutture di ricarica (IdR) con quasi 16.700 relativi punti di ricarica (PdR). Il 95% circa delle infrastrutture di ricarica pubblica offre potenze tra 22-43 kW, mentre la presenza di ricarica ad alta e altissima potenza, superiore cioè ai 100 kW, è molto limitata, in particolar modo lungo le autostrade.

Futuro della mobilità elettrica

Dal report Il futuro della mobilità elettrica: l’infrastruttura di ricarica in Italia – Le attuali infrastrutture pubbliche

Le infrastrutture pubbliche sono per di più concentrate nel Nord Italia e vengono installate soprattutto nelle città metropolitane.

Contrariamente al parco EV, invece, i garage privati sul territorio si localizzano prevalentemente in città minori e nelle aree suburbane.

I possibili scenari

L’ipotesi di sviluppo del mercato degli autoveicoli al 2030 riassunta da MOTUS-E prevede circa 4,9 milioni di veicoli elettrici, di cui:

  • 4 milioni di BEV (Battery Electric Vehicle), ossia vetture elettriche al 100%;
  • e 900.000 PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle), ovvero veicoli ibridi ricaricabili, capaci cioè di percorrere alcune decine di Km in modalità elettrica senza utilizzare il motore termico.

Per le infrastrutture di ricarica, invece, l’associazione ipotizza due scenari. Il primo “Customer experience focused”, che mira cioè a migliorare significativamente l’esperienza di ricarica dell’utente rispetto al livello attuale, prevede uno sviluppo della rete di ricarica pubblica complementare alla rete privata. Su una domanda energetica al 2030 per la mobilità elettrica pari a circa 10 TWh, questo scenario ipotizza un 42% di ricarica privata domestica, un 30% di ricarica condivisa e un restante 28% di ricarica pubblica, con 98.000 punti di ricarica. I PdR sono così distribuiti sulle diverse potenze: 14% slow (3-7 kW), 54% quick (22 kW), 32% Fast e Super Fast (50-350 kW).

Il secondo scenario, denominato “Proximity focused”, cioè basato sulle esigenze di prossimità della ricarica rispetto all’utente e quindi su una maggior copertura, prevede una rete di IdR in cui trovino più spazio punti di ricarica pubblici a bassa potenza. Si tratta di una valida alternativa alla ricarica domestica per chi non dispone di garage, che punta a stimolare la ricarica durante la notte, ispirandosi al modello di alcune città europee come Amsterdam e Londra, con limitata disponibilità di parcheggi privati.

Questo scenario ipotizza che il 62% del fabbisogno energetico verrà soddisfatto con ricariche private e condivise, 32% e 30% rispettivamente, e il 38% con ricariche pubbliche, con 130.000 PdR. In questo caso, come spiegato da MOTUS-E, i 130.000 PdR hanno potenze maggiormente polarizzate: 40% slow (3-7 kW), 45% quick (22 kW), 15% Fast e Super Fast (50-350 kW).

Gli scenari della mobilità elettrica al 2030

Dal report Il futuro della mobilità elettrica: l’infrastruttura di ricarica in Italia @2030 – Gli scenari al 2030

Tra le pagine del report, si sottolinea inoltre l’assoluta necessità di una rete di ricarica ad alta potenza estesa e diffusa al 2030, che garantirà la copertura di autostrade e strade extraurbane, così come lo sviluppo di “Hub urbani” per la ricarica veloce.

Si ipotizzano circa 31.000 PdR ad alta potenza nello scenario “Customer experience focused” mentre circa 19.000 PdR nello scenario “Proximity focused”

La stima prende spunto anche da modelli esteri che dimostrano come la presenza di ricariche veloci rappresenti un fattore abilitante strategico per il maturo sviluppo della mobilità elettrica.

Futuro della mobilità elettrica: le sfide dei prossimi anni

Vista la diffusione dei veicoli elettrici che si evidenzia in questo momento, è importante accelerare anche i piani infrastrutturali. Cruciale appare il tema della ricarica pubblica, in considerazione del fatto che circa il 50% dei possessori di veicoli elettrici non ha a propria disposizione un punto di ricarica domestico o presso il proprio ufficio.

Tra le sfide da intraprendere emerge anche la priorità di installare tecnologie idonee alle necessità degli utenti. Si deve nello specifico puntare sulla ricarica rapida in città e sulla ricarica velocissima in autostrada. L’obiettivo finale è quello di coprire con adeguate tecnologie l’intero territorio nazionale, assicurando il massimo accesso alle infrastrutture di ricarica pubblica.

Nel ventaglio di sfide rilevanti che si prospettano invece sul fronte della ricarica domestica rientra la necessità di abilitare lo Smart Charging, ovvero la possibilità di controllare la ricarica in funzione della potenza disponibile sul contatore nel momento in cui viene avviato il processo. Si tratta di una funzionalità di grande importanza per evitare che gli utenti debbano riarmare i contatori a seguito di supplementi di potenza.

A livello di ricarica residenziale emerge per di più l’esigenza per l’utente privato di realizzare il processo in un posto sicuro, che abbia sufficiente disponibilità di ricarica a un costo sostenibile.

Gli ostacoli burocratici e organizzativi

Uno dei nodi da sciogliere per una diffusione capillare delle infrastrutture di ricarica nel nostro Paese è di natura burocratica e organizzativa. Una grande problematica che oggi vive l’automobilista elettrico nel territorio nazionale è quella di confrontarsi con infrastrutture installate ma che tuttavia non possono essere ancora utilizzate perché i distributori di energia stanno completando l’iter autorizzativo dipendente dagli Enti preposti.

Altro tema cruciale è quello delle ricariche ad alta potenza o High Power Chargers (HPC) che rappresentano un elemento cardine in entrambi gli scenari ipotizzati da MOTUS-E. Per avere una crescita capillare degli HPC è indispensabile riuscire a dialogare in anticipo con i distributori, così da conoscere quali sono i luoghi dove la potenza può essere disponibile nel breve tempo.

L’obiettivo da raggiungere è quello di rendere la mobilità elettrica democratica, facendo sì che i cittadini sprovvisti di un garage o dell’opportunità di ricaricare la propria vettura a lavoro possano comunque scegliere un’auto elettrica al momento dell’acquisto.

La situazione dei fondi: a che punto siamo?

Il Piano Nazionale Infrastrutturale per la Ricarica dei veicoli alimentati ad energia Elettrica (PNIRE) ha messo a disposizione corposi fondi per lo sviluppo delle infrastrutture sul territorio. Il problema per l’utilizzo di questi capitali è dato dal fatto che se vengono erogati a operatori privati si entra nell’ambito del finanziamento statale ad aziende private, ovvero nel contesto dei contributi de minimis che vincolano fortemente l’uso di tali fondi.

L’unica strada praticabile fin dall’inizio è stata di conseguenza quella di rendere destinatari dei fondi gli stessi Enti pubblici. Il percorso si è quindi reso molto più complesso, prevedendo necessariamente un modello di business in cui gli asset devono essere di proprietà degli Enti pubblici. Pur con queste difficoltà, alcune realtà pubbliche hanno bandito delle gare per realizzare dei primi lotti di infrastrutture di ricarica. È il caso della Provincia di Bolzano che, grazie a un bando del 2016, ha permesso all’Alto Adige di divenire una delle aree più infrastrutturate d’Europa rispetto ai punti di ricarica destinati all’E-Mobility.

Le strategie da perseguire

A prescindere dalle attuali difficoltà sul fronte dei finanziamenti, della burocrazia e dell’organizzazione, i dati relativi alla presenza dei veicoli elettrici parlano con chiarezza: la diffusione di queste vetture sta crescendo in maniera esponenziale. Per questo motivo, suggerisce MOTUS-E, “è necessario accompagnare lo sviluppo del mercato veicolare con una adeguata copertura infrastrutturale pubblica e privata del territorio nazionale, attraverso piani di sviluppo condivisi e partecipati tra gli stakeholder e tutte istituzioni coinvolte”. Come puntualizzato dall’associazione, “sarebbe opportuno a questo scopo costituire una regia nazionale, di coordinamento tra Governo centrale, amministrazioni locali e stakeholder di settore che possa pianificare con strumenti adeguati la crescita infrastrutturale per arrivare alla redazione di un PNIRE rivoluzionato nella governance e nelle modalità di erogazione dei finanziamenti”.

Il futuro dell’E-Mobility, insomma, è ben delineato. Unendo forze, competenze e professionalità si potrà fornire un’ulteriore spinta alla transizione verso questa forma di mobilità sostenibile.

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Evelyn Baleani

Giornalista e Web Editor freelance. Si occupa di contenuti per i media dal 2000. Dopo aver lavorato per alcuni anni in redazioni di società di produzione televisiva e Web Agency, ha deciso di spiccare il volo con un’attività tutta sua. Le sue più grandi passioni sono l'ambiente, il Web, la scrittura e la Spagna
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