Sistemi ibridi per il riscaldamento: occorre puntare sulla pluralità tecnologica

Mercato, incentivi, evoluzione tecnologica, esigenze di decarbonizzazione: i sistemi ibridi per il riscaldamento, parte integrante del settore del comfort climatico, guardano avanti confidando sui molteplici benefici che offrono, all’utente finale e alla competitività dell’industria italiana. Ne parla, a proposito, Giuseppe Lorubio, presidente di Assotermica
Confort di casa anche grazie ai sistemi ibridi per il riscaldamento

Il comparto dei sistemi ibridi per il riscaldamento guarda al 2025 come un anno per ora interlocutorio. Serve maggiore chiarezza a livello politico-decisionale, per accelerare sulla strada della transizione energetica e della decarbonizzazione, contando su un sistema incentivante capace di sostenere gli sforzi del settore. Lo evidenzia il presidente di Assotermica, Giuseppe Lorubio, che abbiamo incontrato in questi giorni precedenti a Heat Pump Technologies (Milano, 2-3 aprile), la prima Exhibition and Conference internazionale dedicata alle pompe di calore e alle tecnologie che abilitano la transizione energetica.

Anche Assotermica si prepara a essere protagonista dell’evento, rappresentando la quasi totalità delle industrie produttrici di apparecchi e componenti destinati al comfort climatico ambientale. Con oltre 65 aziende associate, che danno lavoro a più di 11mila addetti diretti cui si aggiungono diverse migliaia di operatori specializzati, e un fatturato di oltre 2 miliardi di euro, la quota di mercato rappresentato dall’Associazione è quanto mai influente. Ma come arriva il comparto all’appuntamento milanese?

Molteplicità tecnologica per gli obiettivi di transizione energetica

Tra gli obiettivi che si è posto da subito, come presidente di Assotermica, c’è il rafforzamento della mission dell’associazione “nel rivendicare una transizione energetica che raggiunga la molteplicità degli obiettivi auspicati rispettando la pluralità tecnologica”. A un anno dal suo insediamento, cosa è stato fatto e cosa occorre fare?

“Innanzitutto, a livello complessivo, per questioni geopolitiche e prettamente economiche, si è resa evidente una forte contrazione della spesa delle famiglie, che si riflette sull’andamento del nostro settore che, in questo momento, è in sofferenza. E di conseguenza anche la transizione energetica ne risente. A livello di policy, abbiamo spinto per politiche un po’ più realistiche a livello UE, dove dopo gli eccessi del tutto elettrico della Commissione von der Leyen I, si è tornati a parlare di neutralità tecnologica. È un elemento positivo, del quale noi di Assotermica parliamo da sempre utilizzando la locuzione di molteplicità tecnologica“.

Giuseppe Lorubio, presidente di Assotermica
Giuseppe Lorubio, presidente di Assotermica

“Un tema che a noi sta a cuore è dare seguito a ciò che è successo con la Legge di Bilancio. Era chiaro che sarebbe arrivata la stretta sugli incentivi fiscali per le caldaie uniche alimentate a combustibili fossili. Ciò che ci preoccupa in questa fase è l’incertezza. Speravamo che venisse espressa una definizione univoca sul concetto, ma siamo a marzo e ancora manca. Questo ritardo crea molto disagio a noi operatori, perché poi si riflette sul mondo dei progettisti e degli installatori. Ciò che c’è da fare, quindi, è fornire certezze, a livello politico e istituzionale, al settore”.

Il mercato italiano e i sistemi ibridi per il riscaldamento

Quale impatto avranno, per il mercato italiano dei sistemi ibridi per il riscaldamento e per la filiera nazionale, direttive quali la nuova EPBD e la Red III? “Il quadro regolatorio di riferimento è il Fit for 55, che – come sappiamo – fissa un obiettivo giuridico di riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra in Europa di almeno il 55% entro il 2030.

EPBD e Red III, correttamente, fanno riferimento alla Legge europea sul clima quale asse portante, anche se questa oggi sembra un po’ persa fra il passaggio dal Green Deal al Clean Industrial Deal. Posto questo, ciò che noi ci aspettiamo è che gli Stati membri attuino le politiche necessarie al raggiungimento degli obiettivi. A questo proposito, intendo politiche a favore dell’adozione di energie rinnovabili nel settore del riscaldamento e del raffreddamento. Se guardiamo al PNIEC si parla tanto sia di pompe di calore sia di gas rinnovabili, in particolare di biometano. Quindi, a nostro parere, quello che ci dobbiamo aspettare sono politiche che spingano nella direzione di rinnovamento degli impianti nell’ottica di una più grande efficienza e di una maggiore integrazione dei vettori rinnovabili.

La forte contrazione di vendite di apparecchi ibridi risente dell’incertezza attuale, trascinando con sé tutto il comparto, anche le vendite di caldaie. Quindi, il cuore della questione è che sappiamo dove vogliamo andare, ma non abbiamo misure politiche che ci indichino la via”.

Decarbonizzare il patrimonio esistente

Resta, però, il fatto che ci sia una chiara esigenza di decarbonizzare l’edilizia, che sconta un problema di emissioni. La Commissione europea ricorda spesso che gli edifici nell’UE sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni climalteranti…

“Certo, resta aperta la questione essenziale della decarbonizzazione del patrimonio esistente, anche se sui numeri è bene fare delle precisazioni. Mi riferisco, in particolare, al dato delle emissioni, che poi ha spinto a promuovere strategie un po’ “aggressive”, mi passi il termine, perdendo un po’ di vista la fattibilità di alcune scelte. Come scritto inizialmente dalla stessa Commissione europea, quel 36% non è relativo alla quota sul totale delle emissioni europee, ma alla quota parte delle emissioni legate all’uso di energia. Sembra una questione di lana caprina, ma non lo è perché non esiste solo l’uso di energia dal punto di vista emissivo. Esistono – per esempio – tutte le emissioni che avvengono in agricoltura, per citare il settore più grande. Quindi, in realtà, se si legge con la giusta attenzione lo studio “Trends and projections in Europe 2024” dell’European Environment Agency, il dato si riduce a circa il 14% delle emissioni totali europee proveniente dagli edifici, non il 36%”.

Perché è importante sottolineare questo dato? “Perché poi sui dati vengono costruite politiche, fissati obiettivi e messi a punto relativi strumenti per raggiungerli. Naturalmente, il tema della decarbonizzazione degli edifici resta forte e prioritario per il nostro comparto, ma assume un’altra portata se lo si considera con i numeri corretti. Fa specie che anche nelle comunicazioni successive delle istituzioni comunitarie si sia perso il riferimento giusto”.

Riscaldamento sostenibile con pompe di calore a gas e apparecchi ibridi

Pompe di calore a gas e apparecchi ibridi che ruolo avranno nel futuro del riscaldamento? Come Assotermica, crediamo molto in queste soluzioni. Spesso, si tende ad accomunare il nostro settore unicamente alle caldaie. Seppure, come ho già avuto modo di dire, esse rappresentano il cuore del nostro comparto, la maggior parte dei gruppi merceologici che rappresentiamo è focalizzato sulle tecnologie rinnovabili. A tale proposito, sistemi ibridi per il riscaldamento e pompe di calore a gas sono tecnologie che devono giocare un ruolo, perché oltre a essere tecnologie efficienti, riducendo il consumo di energia, entrambe integrano le rinnovabili. Così come deve esserci maggiore enfasi sul solare termico che, inspiegabilmente, soffre il confronto con il fotovoltaico, in particolare in virtù della questione degli spazi.

Quindi, nello scenario evolutivo da noi atteso, sono tecnologie che devono giocare un ruolo nel futuro. Il problema che scontano è il loro costo, più alto rispetto alle caldaie a condensazione. Su questo si sta lavorando da tempo per contenere i costi.

Il ruolo della politica nella promozione dei sistemi ibridi per il riscaldamento

“Ci preme molto che il contesto politico-regolatorio che ruota intorno a questo mondo prenda atto che i sistemi ibridi, in particolare gli apparecchi ibridi factory made, tecnologie nate per lavorare sinergicamente, soluzioni nate in Italia e tuttora espressione piena del made in Italy devono essere spinti maggiormente anche dalla politica. Quindi, oltre a favorire la transizione energetica e l’efficienza, sono leve importanti per la competitività dell’industria nazionale. Con tale consapevolezza, serve un sistema incentivante concreto e ben compreso. il vero collo di bottiglia, per noi, non è la riduzione delle aliquote Irpef avvenuta con la Legge Di Bilancio, bensì la cancellazione dello sconto in fattura. Questo elemento ha portato molti a non investire in apparecchi più impegnativi economicamente, malgrado capaci di fornire prestazioni di assoluto spessore e in grado di fornire benefici”.

Quindi, serve una politica stabile di incentivazione? “Premesso che nessun attore della nostra filiera richieda di contare su strumenti incentivanti all’infinito, serve una visione di medio-lungo periodo che garantisca una certa stabilità e permetta di sostenere un settore che può offrire competitività industriale e che assicuri di raggiungere gli obiettivi in termini di efficienza energetica e di decarbonizzazione”.

L’importanza delle pompe di calore ad attivazione termica

Per garantire una maggiore considerazione delle pompe di calore ad attivazione termica tra le tecnologie utili alla decarbonizzazione, è importante evidenziare gli elementi chiave che ne valorizzano il contributo.

“Anche se, purtroppo, scontano anch’esse un costo più elevato rispetto alle caldaie, sono una tecnologia in grado di integrare le rinnovabili, sono molto efficienti e hanno il pregio di integrarsi facilmente nel sistema edificio-impianto, vantaggio considerevole specie in caso di sostituzione dell’impianto, ma anche in ristrutturazioni più importanti. Inoltre, permettono di utilizzare la rete gas, che in Italia ha uno sviluppo capillare, sgravando la rete elettrica, specie in vista del potenziale picco di carico che si troverà ad affrontare in futuro con un’elettrificazione massiccia dei consumi finali” evidenzia Lorubio.

Non solo elettrificazione…

Idrogeno verde e biometano avranno un ruolo nel futuro mix di alimentazione? “Secondo noi sì, senza alcun dubbio. Intanto, sul fronte idrogeno, si comincia ad assistere a sperimentazioni a livello locale. Penso, per esempio, al progetto a Castelfranco Emilia (Modena) per l’impiego di miscele di metano e idrogeno a livello domestico, o al progetto Power-to-Gas a Sestu, a Sestu (Cagliari). 

Idrogeno: cosa serve e le applicazioni in edilizia

Sull’impiego dell’idrogeno, già oggi siamo il settore più pronto a livello tecnologico: pressoché tutte le aziende italiane contemplano impianti in grado di usare idrogeno in miscele al 20% fino ad arrivare a soluzioni già pensate per essere 100% “H2 ready”.

Quello che serve, oltre a un maggiore contributo in termini produttivi di idrogeno verde e blu, è un maggiore impulso dall’industria del gas e dalla politica, unitamente al riconoscimento che la composizione dell’offerta di gas sta evolvendo ed evolverà e non dobbiamo impiccarci al colore dell’idrogeno per far partire il mercato.

Per quanto riguarda il biometano, stiamo assistendo a uno sviluppo notevole e già oggi viene impiegato nella rete, in quanto perfettamente compatibile per l’impiego nelle reti. Tuttavia, non se ne parla abbastanza. C’è, quindi, un mercato in forte espansione, ma serve una maggiore visibilità e comunicazione dell’impiego di questo gas combustibile che già oggi c’è e che potrà solo aumentare in percentuale”.

L’apporto del digitale nell’evoluzione del comparto

Nel percorso che deve affrontare anche la filiera del riscaldamento, oltre alla transizione ecologica, c’è anche la digital transition. “L’apporto del digitale, già oggi contemplata nelle soluzioni tecnologiche del comparto, sarà fondamentale per migliorare i nostri prodotti, di renderli più pronti e con un maggior grado di “intelligenza”. Penso, a questo proposito, che già l’EPBD prevede un ruolo importante dello smart readiness indicator, utile per ottimizzare l’efficienza energetica e le prestazioni complessive”.

Allo stato attuale ci sono soluzioni che contemplano la digitalizzazione: “penso, per esempio, agli smart meter. Le tecnologie di riscaldamento e raffrescamento sono già pronte per utilizzare al meglio gli imput digitali. Si possono immaginare, in futuro, possibili business case legati al digitale che consentano, ad esempio, di sfruttare questa opportunità per fare manutenzione predittiva sugli impianti, contando sulla sensoristica per la diagnostica da remoto. È un trend che aumenterà in futuro. Potremmo aprire un capitolo a parte, poi, sugli apparecchi ibridi factory made che già hanno nell’intelligenza il “cuore” della propria tecnologia, caratterizzati come sono dall’utilizzare diversi sistemi, e che permetteranno di integrare fonti energetiche diverse in maniera dinamica, permettendo una migliore gestione del sistema edificio-impianto ma anche delle reti elettrica e gas che si trovano a monte di questo”.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
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