Progettazione elettrica post Covid-19: l’età del cambiamento

Pensare a un nuovo modo di lavorare e di fare progettazione. Necessario ma persino auspicabile. Anche nel mondo della progettazione elettrica la crisi pandemica ha cambiato le carte in gioco. Intervista ad Alessio Vannuzzi
Pensare a un nuovo modo di lavorare e di fare progettazione

Le sfide, oltre a mettere alla prova le proprie capacità, rappresentano un’occasione di crescita. È così che, dice Alessio Vannuzzi, ingegnere, progettista ed esperto di domotica e building automation, bisogna sforzarsi di guardare lo sconvolgimento causato dall’epidemia di Covid-19: un’opportunità di cambiamento, anche per la progettazione elettrica.

Opportunità: diventare digitali

Alessio Vannuzzi, ingegnere, progettista ed esperto di domotica e building automation“Le maggiori difficoltà si sono presentate per i professionisti che ancora non erano abituati a lavorare da remoto”. Coloro che erano già “nomadi digitali”, come li definisce Vannuzzi, hanno risentito invece di un ridimensionamento degli impegni e della mancanza della “parte più pratica del lavoro di progettazione, svolta in cantiere e a contatto con gli altri”. Ma questo periodo di forzata chiusura può avere anche altri risvolti. “Personalmente vedo questa esperienza come un’opportunità per scoprire tecniche e modalità di operatività diverse rispetto a prima” afferma. “Ho notato in questo periodo un fermento sui social media di attività di condivisione e di autoformazione”, una buona abitudine che potrebbe rimanere anche dopo la fine dell’emergenza.

Cosa cambia per la progettazione elettrica? Organizzazione e strumenti

La maggiore propensione all’aggiornamento professionale e alla formazione continua attraverso i dispositivi digitali non è l’unica buona prospettiva per il futuro post Covid-19. Resteranno come abitudini acquisite anche “una maggiore organizzazione del lavoro, indispensabile per riuscire a incastrare ogni aspetto lavorativo e l’acquisizione di nuovi strumenti operativi. La diffusione di piattaforme di progetto condivise sarà un ulteriore figlio di questo momento”.

Tanto più che “nel settore dell’impiantistica integrata lo stop è avvenuto nel mezzo del procedimento di approvazione del decreto di recepimento della Direttiva 2018/844/UE, la EPBD III (Energy Performance of Buildings Directive) che introduce, tra l’altro, l’indice dell’intelligenza degli edifici, con tanto di obblighi sia di realizzazione sia delle figure professionali che dovrebbero lavorare in quel settore. Ebbene, dopo l’emergenza si dovranno prendere in considerazione anche i nuovi mezzi e prevedere l’utilizzo della tecnologia in tanti ambiati. Sarà però necessario un cambiamento a tutti i livelli, anche da parte del mondo del lavoro”.

“Immagino un mondo più smart: l’emergenza ha dato un’accelerazione a cambiamenti già in corso”

Gli edifici post Covid-19

Come saranno quindi gli edifici in futuro e cosa sarà cambiato grazie all’esperienza acquisita durante la pandemia? Secondo il nostro esperto le tematiche principali saranno:

  • controllo accessi
  • qualità degli edifici
  • sensoristica.

“Potrebbero aumentare i sistemi che permettono alle strutture di avere maggiori controlli di accesso”. In questo senso, spiega, i temi del rispetto della privacy e della protezione e trattamento dei dati avranno grande rilievo, ancor più che in passato.

“Inoltre sarà posta sempre più cura al vivere all’interno delle strutture e delle abitazioni, con una maggiore attenzione alla qualità dell’aria, dell’uso della luce e in genere al benessere negli edifici”. Il tutto tenendo conto dell’aspetto legato alla “sostenibilità”. E per raggiungere questo un obiettivo sarà indispensabile raccogliere e analizzare i dati che riguardano gli edifici.

Un concetto, ricorda Vannuzzi, espresso anche nell’ultimo Smart Building Report presentato a febbraio dal Politecnico di Milano. “Per rendere più sostenibili gli edifici occorrono dati. Di conseguenza sistemi smart di sensoristica in grado di captare dall’ambiente le informazioni per poi elaborarle e migliorare funzionamento e manutenzione dell’edificio, ottimizzare i consumi in ottica di efficienza energetica e la qualità dell’ambiente, ottenendo in ultimo risparmi economici. Non a caso i concetti legati alla building automation sono stati inseriti in tutti i decreti ministeriali e nei CAM – criteri ambientali minimi – della pubblica amministrazione.
Soprattutto sarà importante potere gestire tutti questi aspetti di gestione e controllo tanto in locale quanto in remoto”.

Formazione installatori: da artigiani a imprenditori

L’uso delle nuove tecnologie dovrà entrare nelle abitudini anche degli installatori elettrici, molti dei quali sono ancora poco avvezzi al loro utilizzo. Persino l’approccio al lavoro dovrà mutare: “ci si dovrà organizzare in modo diverso, da imprenditori più che da artigiani. La strada da percorrere però è ancora lunga; purtroppo il mondo elettrico in Italia non ha saputo fare squadra”. Un tema chiave è la formazione dei professionisti dell’installazione: “la nostra scuola, a differenza di quanto accade in altri paesi, non è al passo con i tempi. Occorre una maggiore vicinanza al mondo del lavoro, una simbiosi tra scuola e impresa”.

L’emergenza può insegnare tanto anche su questi fronti. Durante il periodo di lockdown, conclude Vannuzzi, “c’è stato un proliferare di webinar e attività online sull’impiantistica, che dimostra l’interesse – oltre che necessità – di fare formazione continua. Sono fiducioso che le cose cambieranno, ci saranno nuove norme e tecnologie, e le richieste dei clienti stessi varieranno”.

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Raffaella Quadri

Giornalista freelance, lavora da anni nel campo della comunicazione, in particolare nei settori tecnico industriali – tra cui l'elettrico e il comparto delle tecnologie –, esperienza che le ha permesso di sviluppare un approccio multisettoriale.
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