L’abbattersi del coronavirus sul pianeta ha prodotto una tempesta di segni meno sui principali indicatori economici e finanziari. Una congiuntura fortemente negativa che però risparmia proprio alcuni dei settori industriali strettamente legati alla green economy. È il caso, ad esempio, dell’energy storage, come indica un recente report messo a punto da Wood Mackenzie.
Un rapporto accurato che fra l’altro prende correttamente in considerazione entrambe le tipologie di funzionamento che caratterizzano l’energy storage. Si tratta dei sistemi Front of the Meter (FtM), ovvero quelli situati a monte del contatore, ad esempio i grandi accumulatori a batterie che aiutano ad ottimizzare l’impiego dell’energia proveniente da fonti rinnovabili intermittenti. Invece i sistemi Behind the Meter (BtM), a valle del contatore, sono generalmente di minori dimensioni e comprendono anche gli accumulatori domestici collegati a installazioni fotovoltaiche.
Partito praticamente dal nulla, nel 2013, il comparto dell’energy storage è cresciuto vorticosamente con una media annua del 63%, un andamento che nelle previsioni ante-Covid doveva essere confermato pure nell’anno ancora in corso. Ovviamente la pandemia ha cambiato le carte in tavola, ma non così tanto da cancellare il segno più a fine anno, se è vero che Wood MacKenzie prevede per il settore soltanto un calo globale del 17% rispetto alla stima originaria.
A “salvare” il comparto, sottolinea il report, c’è innanzitutto la sua giovinezza, con gli investitori che considerano l’energy storage come uno dei più promettenti fra gli asset che caratterizzeranno lo sviluppo economico dei prossimi anni. “Abbiamo rilevato – ha spiegato Rory McCarthy, analista di Wood MacKenzie – una flessione del 17% nelle installazioni previste nel 2020, ma a bilanciare il prevedibile calo di inizio anno c’è la forte accelerazione che è in corso adesso”.
Ed ancora, se è vero che taluni investimenti sull’energy storage sono stati bloccati dalla pandemia, è altrettanto vero che non è cambiata la tendenza generale verso un bisogno crescente dell’accumulo energetico. Una grande fase di transizione, nelle modalità di utilizzo dell’energia, “che sarà ancor più accelerata – ha spiegato McCarthy – man mano che i governi nazionali vedranno nell’energy storage una risorsa fondamentale per rendere più sostenibili le loro economie”.
Nonostante la crescita impetuosa sopra citata, la capacità complessiva fin qui installata nel mondo dell’energy storage è ancora ben distante dai 100 GigaWatt-ore (GWh). Ebbene, secondo la previsione di Wood MacKenzie nel 2030 si arriverà addirittura a 741 GWh con una crescita percentuale media nel decennio che si dimezzerà ma rimarrà comunque elevatissima: +31%.
Una delle parti più interessanti del report è quella relativa all’andamento stimato delle più importanti aree mondiali, siano esse nazioni o continenti. A fare la parte del leone, da qui al 2030, dovrebbero essere gli Stati Uniti, ribadendo di fatto una posizione di leadership acquisita al nascere del mercato dell’energy storage. In particolare, al termine del decennio gli Usa dovrebbero detenere circa la metà della capacità globale installata (il 49%).
Nella visione di Wood MacKenzie il secondo posto mondiale spetterà alla Cina con una percentuale pari al 21% del mercato e 153 GWh di capacità installata. Gli altri Paesi asiatici destinati a recitare un ruolo importante saranno Giappone e Corea del Sud, mentre spostandosi a sud viene citata l’Australia, nazione/continente che peraltro ha puntato da subito sullo sviluppo dell’energy storage.
E l’Europa? Il report naturalmente non la dimentica, anche se sottolinea come la situazione attuale sia abbastanza frammentata ed il suo protrarsi relegherebbe inevitabilmente il nostro continente ad un ruolo di secondo piano nello sviluppo dell’accumulo della capacità energetica. Nel dettaglio, le nazioni che occupano la leadership sono attualmente Gran Bretagna e Germania e le cose non dovrebbero cambiare almeno fino al 2025.
Quanto al nostro Paese, insieme con la Francia è atteso a un recupero del terreno perduto nel settore dell’energy storage, anche se molto dipenderà dal livello di apertura del mercato nei prossimi anni, con l’auspicabile coinvolgimento di un numero sempre crescente di soggetti, sia dal lato dell’offerta che della domanda. Al riguardo, sottolinea il report, “sarà fondamentale l’aiuto che arriverà alle varie nazioni dalla Commissione europea nell’ambito del raggiungimento degli obiettivi fissati con il green deal“.