
A che punto è la transizione energetica nell’UE? Secondo i dati più recenti (relativi al 2022) riportati da Eurostat, la quota di energia consumata nell’UE generata da fonti rinnovabili è stata del 23%. L’incremento del fotovoltaico, da una parte, e la riduzione dei consumi di energia da fonti non FER, dall’altra, hanno contribuito alla crescita delle rinnovabili, che proseguirà.
Tuttavia, occorre raggiungere l’obiettivo, rivisto, del 42,5% da qui al 2030. Ciò richiede una profonda trasformazione del sistema energetico europeo, anche per cercare di favorire una politica energetica che favorisca un quadro quanto più indipendente dalle importazioni e più stabile rispetto alle incertezze geopolitiche.
Per comprendere meglio cosa si è fatto e si sta facendo in Unione Europea a proposito, il think tank italiano per il clima ECCO ha redatto un primo rapporto che illustra lo stato dell’arte delle politiche in materia di tecnologie per la transizione energetica dell’UE, analizzandone la strategia di industrializzazione green e la relativa capacità produttiva.
In esso si sono specificati alcuni fatti noti che hanno contribuito a indirizzare la politica europea in campo energetico e ad accelerare misure e soluzioni che già erano in evidenza. La pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina hanno evidenziato in tutta la loro urgenza la necessità di misure che rendessero più resiliente l’UE in campo energetico.
A questo fine, quale diretta conseguenza del Green Deal, è arrivato l’annuncio, lo scorso anno, del Green Deal Industrial Plan (GDIP), il cui fine è aumentare la capacità produttiva dell’UE in ambito di tecnologie e prodotti net zero emission. Collegata al GDIP, c’è la Piattaforma delle Tecnologie Strategiche per l’Europa (STEP), istituita per sostenere gli sforzi dell’industria UE e stimolare gli investimenti nelle tecnologie critiche in Europa.
Dalla GDIP derivano due iniziative: il Net Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act.
Il regolamento sull’industria a zero emissioni nette (NZIA) è un’iniziativa finalizzata ad aumentare la produzione di tecnologie pulite nell’UE. “Ciò significa aumentare la capacità produttiva dell’UE di tecnologie che sostengono la transizione verso l’energia pulita e rilasciano emissioni di gas a effetto serra estremamente basse, nulle o negative quando vengono utilizzate”, specifica la Commissione Europea.
Questa legislazione nasce per attirare investimenti e creare condizioni migliori, oltre che un accesso al mercato per le tecnologie pulite nell’UE. L’obiettivo è far sì che la capacità di produzione strategica globale delle tecnologie net zero emission dell’UE si avvicini alla capacità di produzione o raggiunga almeno il 40% del fabbisogno annuale di diffusione entro il 2030.

Nella proposta di Regolamento avanzata dalla Commissione nel marzo 2023, l’elenco generale delle tecnologie di riferimento del regolamento era accompagnato da uno specifico elenco di tecnologie net-zero strategiche. Tuttavia nel percorso di negoziazione che ha coinvolto il Parlamento e il Consiglio europei, la proposta della Commissione è stata modificata, eliminando il cenno sulle specifiche tecnologie strategiche e riunendo in un unico elenco 19 tecnologie di riferimento.
Con il NZIA, la Commissione ha annunciato anche l’istituzione di una Banca europea per l’idrogeno, lo scorso novembre. Con la prima procedura di gara competitiva, avvenuta ad aprile, sono stati stanziati quasi 720 milioni di euro per sette progetti selezionati nel settore dell’idrogeno rinnovabile.
Litio, cobalto, fosforo, magnesio, titanio: sono solo alcune delle materie prime critiche essenziali per la transizione energetica, nell’UE e nel mondo, insieme alla transizione digitale. Ce n’è un grande bisogno di critical raw material.
Proprio per creare le condizioni per un giusto un approvvigionamento costante e sicuro, la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, nel discorso sullo Stato dell’Unione del 2022, aveva annunciato una normativa europea dedicata.
Proposta dalla Commissione nel 2023, il Critical Raw Material Act è stato adottato a marzo 2024 dal Consiglio Europeo. Il testo definitivo individua due elenchi di materie (34 critiche e 17 strategiche) che sono ritenuti fondamentali per le transizioni verde e digitale nonché per l’industria della difesa e dello spazio. Il regolamento sulle materie prime critiche stabilisce tre parametri di riferimento per la copertura del consumo annuo di materie prime dell’UE:
“I progetti di estrazione riceveranno le autorizzazioni entro un periodo massimo di 27 mesi, mentre i progetti di riciclaggio e trasformazione dovrebbero ricevere le autorizzazioni entro 15 mesi”, specifica ancora il Consiglio UE.
Contare su un adeguato rifornimento di materie prime, critiche e strategiche, richiede di costruire solide alleanze e accordi con Paesi per diversificare gli approvvigionamenti e rendere resiliente e quanto più sicura la supply chain. La transizione energetica in UE deve evitare di dipendere da pochi Paesi.

L’Unione Europea, per esempio, ha una forte dipendenza dalla Cina, che attualmente rappresenta il 98% della sua fornitura totale di terre rare, ricorda Anna Vigna dell’Istituto Universitario Europeo. La Turchia esporta nell’UE il 20,63% di boro raffinato e concentrato, ovvero quasi il 98% della domanda di boro dell’Unione Europea.
Calibrare i partenariati internazionali affinché questi possano favorire lo sviluppo di catene del valore sostenibili e la creazione di valore aggiunto locale (si pensi ai Paesi in via di sviluppo e in particolare al continente africano), “può rappresentare in questo contesto un punto di forza dell’approccio europeo rispetto a un attore come la Cina”, sottolinea ECCO.
In tale quadro, negli ultimi tre anni l’UE ha concluso partenariati strategici o accordi sulle catene del valore sostenibili per le materie prime (metalli e minerali) con il Canada, Ucraina, Namibia, Groenlandia, Kazakistan, Cile, Argentina, Giappone, Repubblica Democratica del Congo e Zambia.
A inizio aprile 2024, l’UE ha inoltre lanciato una nuova partnership strategica sulle materie prime critiche con l’Uzbekistan. Mentre a fine maggio scorso l’UE e l’Australia hanno firmato un protocollo d’intesa per un partenariato bilaterale sulle materie prime. Si tratta di materie prime critiche e strategiche per la transizione energetica in UE.
La collaborazione con gli Stati Uniti è un altro importante capitolo della strategia europea sui critical raw material. Un primo passo verso una cooperazione più stretta potrebbe essere rappresentato dalla creazione di un Minerals Security Partnership Forum (MSP Forum), annunciata a inizio aprile 2024 da USA, UE, e gli altri partner della MSP, cui si aggiungono per questa iniziativa anche Kazakistan, Namibia, Ucraina e Uzbekistan.
Infine, “l’Unione Europea (rappresentata dalla Commissione europea) partecipa anche alla Minerals Security Partnership, iniziativa a guida USA lanciata nel 2022, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo di catene di approvvigionamento diversificate e sostenibili in materia di minerali critici”, ricorda il report ECCO.
