
La transizione digitale in edilizia è un presupposto fondante per il cambiamento atteso del patrimonio esistente. Un percorso reso necessario dalla esigenza di innovare e rendere efficiente un settore energivoro e impattante: è sempre bene ricordare che gli edifici sono responsabili del 40% del consumo finale di energia nell’Unione Europea e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra associate all’energia, mentre il 75% degli edifici dell’Unione è tuttora inefficiente sul piano energetico.
La digitalizzazione del sistema elettrico sta cambiando rapidamente il panorama energetico, dall’integrazione delle energie rinnovabili alle reti intelligenti fino agli “edifici predisposti all’intelligenza”.
Lo ricorda la Commissione Europea nel testo dell’ultima versione della Energy Performance Buildings Directive (EPBD), evidenziando che per digitalizzare il settore edilizio, gli obiettivi UE in materia di connettività e le sue ambizioni relative alla diffusione di reti di comunicazione ad alta capacità “sono importanti per abitazioni intelligenti e per comunità dotate di buoni collegamenti”.
Gli Stati membri, oltre a rilevare la necessità di predisporre incentivi mirati a sistemi predisposti all’intelligenza e soluzioni digitali nell’ambiente edificato, capaci di garantire nuove opportunità in termini di risparmio energetico, dovrebbero incoraggiare il pieno sviluppo della transizione digitale in edilizia.
Questo obiettivo include l’adozione di tecnologie avanzate per l’analisi, la simulazione e la gestione degli edifici, estendendo tali strumenti anche alle ristrutturazioni generiche, non limitandosi esclusivamente a quelle profonde. Tali soluzioni digitali permettono, infatti, di fornire ai consumatori informazioni più precise sui loro modelli di consumo e di consentire una gestione più efficiente della rete da parte dei gestori di sistema.

Occorre, quindi, che si compiano passi avanti nella digitalizzazione nel settore edile, cammino già avviato da diversi anni. «Il percorso congiunto dell’EPBD, cominciato nel 2002, ha conseguito, cinque anni dopo, la pubblicazione della prima norma EN 15232-1, che valuta l’efficienza dei sistemi di automazione degli edifici e che ha introdotto una classificazione delle funzioni di controllo degli impianti tecnici degli edifici, per giungere poi ai giorni nostri con l’introduzione dello Smart Readiness Indicator», afferma Nicola Badan, Country Standardization & Regulation Leader di Schneider Electric, membro del gruppo di lavoro autore del position paper Smart Building: la digitalizzazione per il Net Zero, realizzato da Green Building Council Italia.
Negli anni più recenti questo percorso di transizione digitale dell’edilizia ha visto la pubblicazione di alcuni testi di riferimento, uno dei quali – promulgato proprio in Italia – è il Decreto interministeriale 26 giugno 2015, sull’applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e della definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici, in cui si introduceva il tema dei sistemi di automazione dell’edificio e il conseguimento di almeno la Classe B.
Più di recente, va ricordato il Decreto Ministeriale n° 256 del 23 giugno 2022 recante criteri ambientali minimi per l’affidamento di servizi di progettazione e affidamento di lavori per interventi edilizi (CAM Edilizia) e il Decreto Ministeriale 12 agosto 2024 recante criteri ambientali minimi per l’affidamento integrato di un contratto a prestazione energetica (EPC) di servizi energetici per i sistemi edifici-impianti (CAM EPC).
«Quanto sia evidente il bisogno di digitalizzare l’edilizia, lo rileva l’importanza stessa del dato, che permette di abilitare un processo di miglioramento continuo, altrimenti impossibile da cogliere, insieme ai benefici in termini di risparmi energetici che non potrebbero essere ottenuti in altro modo», rileva Badan, portando per esempio la già citata EN 15232-1 e la EN ISO 52120-1 (“Prestazione energetica degli edifici – Contributo dell’automazione, del controllo e della gestione tecnica degli edifici”) che grazie ai fattori BAC vengono resi evidenti i risparmi conseguibili passando da una classe di automazione all’altra.
Proprio queste norme, e la loro adozione, permettono di conseguire risparmi significativi di energia termica ed elettrica. «Sono elementi utili a mostrare, ancora una volta, come la digitalizzazione sia uno strumento indispensabile per raggiungere l’obiettivo Net Zero. È il motivo per cui anche le direttive europee, in primis la recente versione dell’EPBD, ma anche l’ultima direttiva sull’efficienza energetica, stanno introducendo requisiti sempre più digitali, relativi a sistemi BACS o BEMS (Building Energy Management System), oppure a processi (o sistemi) di gestione dell’energia ISO 50001 che permettono di ottenere un risparmio effettivo, operando in maniera razionale». In merito a quest’ultima norma, è bene ricordare che essa si basa su quattro fasi per implementare un sistema di gestione dell’energia (Plan, Do, Check, Act) cui conseguono altrettanti benefici, in termini di conoscenza, consapevolezza e di conseguenti decisioni mirate.
«Così è possibile rendere l’energia disponibile dove serve, quando serve e quanta ne serve. Questo è, a mio giudizio, l’essenza di come la digitalizzazione può essere abilitante per rendere sostenibile ed efficiente l’edilizia», ravvisa il Country Standardization & Regulation Leader di Schneider Electric.
Quanto e come sarà importante implementare soluzioni come BACS, BEMS e digital twin nell’ambiente costruito?
«Soluzioni digitali di questo tipo trovano da tempo spazio, anche nel caso di edifici sottoposti a importanti riqualificazioni di primo livello, mediante il DM Requisiti Minimi che dal 2015 ne richiede l’implementazione. Anche la precedente versione della EPBD (844/2018) forniva indicazioni precise sull’ausilio di questi sistemi a partire dal 1° gennaio 2025, in tutti gli edifici non residenziali con una potenza termica complessiva superiore ai 290 kW, misura recepita anche dal D.Lgs 48/2020. Tali prescrizioni rappresentano una chiara abilitazione per lo Smart Readiness Indicator, e un acceleratore significativo per permetterne l’implementazione estensiva».

Come ricorda la stessa Commissione UE, l’implementazione del framework SRI supporta l’innovazione tecnologica nel settore delle costruzioni e crea un incentivo per l’integrazione di tecnologie intelligenti all’avanguardia negli edifici.
«Non è necessario che un edificio sia nuovo, quanto piuttosto che possa permettere l’implementazione di queste soluzioni tecnologiche, tra cui anche sistemi d’intelligenza artificiale e il digital twin per massimizzarne le prestazioni» evidenzia Badan.
Già nella valutazione della Commissione Europea, l’implementazione massiva dello SRI e di soluzioni digitali può contribuire, a livello europeo, a ottenere un risparmio medio di circa il 30% sui consumi finali di energia. Inoltre, entro il 2040, è stato stimato un enorme potenziale in termini di risparmi, ossia la riduzione delle emissioni di CO2 pari a 23 milioni di tonnellate, dei consumi di energia primaria fino a 160 TWh annui e di oltre 20 miliardi di euro di costi totali stimati per energia, sistemi energetici, benessere e salute.
«Inoltre, adottare intelligenza artificiale e digital twin, consente di raggiungere i valori più alti previsti dallo Smart Readiness Indicator, oltre a tempi di valutazione molto rapidi e in real-time. Quindi, ci sono sicuramente dei vantaggi, non solo di carattere economico ed energetico ma anche in termini di impatto sul comfort e il benessere degli occupanti».
In tema di transizione digitale dell’edilizia, qual è il valore aggiunto del position paper di GBC Italia che ha contribuito a realizzare? «Credo che questo documento possa portare molteplici valori aggiunti. In primo luogo affronta il tema della digitalizzazione in modo molto verticale e approfondito, evidenziando non solo la necessità di digitalizzare ma anche di integrare diverse tecnologie e le soluzioni impiantistiche in una visione che comprenda l’edificio nel suo insieme», risponde Badan.
Inoltre, il documento rende disponibili alcuni casi ma anche strumenti utili per l’applicazione concreta dello Smart Readiness Indicator, ancora poco conosciuto all’interno della filiera, ma che necessita di una debita conoscenza dato che verrà richiesta la sua applicazione a partire da luglio 2027. «Mi riferisco, in particolare, ai due casi applicativi nel residenziale terziario, conformi alla classe B e alla classe A rispettivamente della EN ISO 52120-1. Ciò dimostra quanto un edificio rispondente ai requisiti di legge può permettere di abilitare dei valori molto elevati di SRI».
Un terzo elemento di interesse sul position paper riguarda l’esposizione delle barriere e criticità che devono essere affrontate per riuscire a implementare la digitalizzazione in maniera molto più estesa. «Uno degli aspetti più importanti che abbiamo considerato riguarda l’integrazione dei diversi domini tecnologici, che vanno anche oltre gli energivori, trattando anche il tema della sicurezza (safety e security) e dell’infrastruttura di distribuzione elettrica, altrettanto rilevante quanto quello dell’efficienza e del comfort abitativo», evidenzia ancora l’esperto.
Un altro tema messo in luce dal position paper riguarda la flessibilità energetica. L’edificio è e sarà considerato parte di una rete energetica e implicherà una gestione “intelligente”, richiedendo l’adozione di tecnologie a supporto in grado di assolverla.
L’ultimo punto rilevante pensando alla transizione digitale dell’edilizia, riguarda la creazione delle competenze, basilari per traghettare il nostro attuale parco edile in una dimensione nuova, caratterizzata dalla transizione digitale, di cui dovrà tener conto chi si occupa di progettazione.
«Serve un approccio di progettazione integrata di tipo interdisciplinare e collaborativa; non è più possibile pensare al solo involucro, ma occorre tenere conto della parte impiantistica e renderla intelligente», conclude Badan. Il documento di GBC Italia può essere utile per sensibilizzare, rendere consapevoli e anche essere un abilitatore/facilitatore di dialogo con tutti gli stakeholder della filiera. Inoltre, per illustrare le potenziali strade da percorrere per raggiungere gli obiettivi e garantire i benefici per chi realizza gli interventi, ma anche per chi vi risiede.
