
Cambiamento climatico, esaurimento delle risorse del pianeta, sfruttamento indiscriminato di intere aree geografiche e delle relative popolazioni impongono un cambio di paradigma nel modo in cui produciamo e consumiamo l’energia. All’interno di un quadro così complesso, molte nazioni stanno lavorando per rendere possibile quella transizione energetica capace di invertire (o, quantomeno, di rallentare) un trend che va avanti ormai da qualche decennio.
L’elettrificazione è al centro di questo cambiamento: offre grandi opportunità sia sul fronte della produzione di energia da fonti rinnovabili, sia dei consumi.
È bene però ricordare che tale passaggio è da considerarsi come strumento, non come fine: l’obiettivo è infatti la decarbonizzazione, non l’elettrificazione (che pur rappresenta in molti casi una risposta convincente), e che questo passaggio deve essere sostenibile sotto tutti i punti di vista.
Ce lo ha ricordato Immergas in occasione di una interessante conferenza a MCE 2024, durante la quale sono stati affrontati argomenti complessi e demoliti alcuni stereotipi.
Innanzitutto è bene contestualizzare il quadro normativo e legislativo nel quale ci stiamo muovendo: ci ha pensato Valentina D’Acunti, Responsabile Strategie Normative di Immergas. Il Green Deal, ad esempio, fissa un target molto ambizioso, il Net Zero Carbon al 2050, passando per diversi step intermedi: la prima data importante è il 2030, quando dovremo ridurre del 55% le emissioni di CO2 rispetto al 1990. Per questo la Commissione UE ha preparato un pacchetto di direttive, chiamate Fit for 55, per rivedere e aggiornare le normative e attuare nuove iniziative. C’è poi un altro step intermedio al 2040, che prevede la riduzione del 90% delle emissioni di CO2 (sempre rispetto al 1990).

Ciò include tutti i settori, inclusi trasporti, industria, terziario ed edilizia, ed è supportato da una serie di direttive e regolamenti. Forse troppi (uno tsunami normativo, come lo definisce Valentina D’Acunti). La più recente è la EPBD, la cosiddetta direttiva case green, ma non mancano quella sull’efficienza energetica e la RED III in materia di integrazione delle rinnovabili e quelle legate direttamente al prodotto, come ecodesign, labelling, F-gas ecc.
In ambito residenziale, si tratta di strumenti pensati per avere edifici sempre più performanti dal punto di vista energetico ed ambientale, i cosiddetti NZEB.
A ciò si affianca lo stop agli incentivi legati alle fonti fossili: vedremo a breve l’impatto che questa classificazione ha sulla transizione energetica.
Se da un lato gli obiettivi imposti sono già oggi raggiungibili con le nuove costruzioni, grazie anche all’utilizzo di materiali e tecnologie all’avanguardia, la vera sfida è rappresentata dagli edifici esistenti.
In Italia l’85% degli edifici sfrutta il gas per il riscaldamento. Si tratta di un numero enorme di impianti, la cui trasformazione richiede uno sforzo economico e sociale attualmente insostenibile.
Esistono però degli step intermedi: per raggiungere gli obiettivi si può applicare un approccio più flessibile, che sfrutti tutte le fonti energetiche e le tecnologie disponibili, in particolare quelle più mature e che conosciamo meglio. Naturalmente è fondamentale proseguire con la ricerca di nuove soluzioni per poter contare su ogni genere di aiuto in tal senso.

Questo perché le istituzioni tracciano degli obiettivi che poi devono essere concretizzati, ma è necessario tenere conto della realtà dei fatti: gli edifici sono abitati da persone che hanno una specifica capacità economica, inoltre una ristrutturazione così radicale può essere incompatibile con il contestuale utilizzo dell’abitazione. Emblematico come, nonostante la spinta del Superbonus 110%, il 54,1% degli edifici italiani rimanga ancora nelle classi meno efficienti (F e G).
Un edificio pensato qualche decennio fa per offrire il comfort necessario grazie a impianti a gas ad alta temperatura difficilmente potrà essere aggiornato con una pompa di calore: l’avvento del gas R290 sta modificando questi equilibri, ma se sulla carta si ottiene un salto di 5 classi di efficienza, nella pratica si avrà un impianto non efficiente o che non assicurerà il comfort necessario.
Un assunto sbagliato in tal senso è stato definire come easy to abate il settore del residenziale: i numeri dicono altro, tanto che ora si comincia a parlare di challenging to abate.
In Immergas puntano inoltre il dito contro il divieto di immissione sul mercato delle caldaie a partire dal 2029: quella delle caldaie è infatti una tecnologia che si è evoluta molto negli anni, e se i combustibili sono rinnovabili (pensiamo al biometano e all’idrogeno) lo sono anche le relative tecnologie.
Il lavoro svolto dalle associazioni di categoria ha modificato in parte questo approccio e le caldaie, pur con un incremento nell’efficienza, potranno continuare a essere vendute.
La stessa Germania ha approvato una legge sul risparmio energetico nell’edilizia in cui non solo è consentito l’utilizzo di apparecchi a gas, ma prevede che quello immesso in rete dovrà essere sempre più rinnovabile. Una importante e non scontata apertura in direzione dei gas rinnovabili, che fino a pochi mesi fa erano destinati unicamente ai settori hard to abate.
In questi termini, la decarbonizzazione degli edifici è una sfida complessa ma raggiungibile, a patto di utilizzare i vettori energetici più adatti e le tecnologie migliori in base agli specifici casi applicativi.
Per essere sostenibile, ha aggiunto Francesca Nicolosi, Consulente Marketing Tecnico di Immergas, la transizione energetica deve essere un processo graduale: deve essere fattibile tecnicamente, ma anche sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
Le tecnologie ibride ad esempio, molte delle quali esposte proprio allo stand Immergas a MCE 2024, puntano a soddisfare tali requisiti. Integrare l’utilizzo di due fonti energetiche in un unico dispositivo realizzato da un singolo produttore e pensato per offrire il meglio di ciascuna è oggi un approccio che offre i risultati voluti.

A maggior ragione se verranno utilizzati gas prodotti in modo sostenibile, come il biometano (compatibile con l’intero parco installato attualmente sul territorio), l’idrogeno o un mix dei due.
Ciò non toglie che le pompe di calore rappresentino una opportunità irrinunciabile lungo il percorso di decarbonizzazione, tant’è che la stessa Immergas ha diverse proposte a catalogo pensate per chi può trarre il massimo beneficio da questa tecnologia.
L’azienda lavora inoltre su concept aperti e in fase di sviluppo, ma che non si vincolano a specifiche tecnologie. Un esempio in tal senso è l’adozione dell’idrogeno, per il quale è previsto l’utilizzo sia al 20% all’interno di miscele con metano, sia al 100% con le future caldaie dedicate o con i kit di aggiornamento.
Infine, è bene ricordarlo, per ottenere una reale efficienza in un panorama edilizio come il nostro è opportuno pensare all’edificio nel suo insieme: involucro, impianti e utenti. In particolare gli utenti dovranno utilizzare le nuove tecnologie che man mano si renderanno disponibili non secondo un approccio tradizionale, ma in base a come sono state pensate per funzionare in maniera efficiente.
